20 giugno, 2009

L'Egitto del passato senza futuro

L'Egittologia ormai segna il passo. Trasmissioni televisive e riviste più o meno specializzate continuano a dedicare programmi ed articoli all'antico Egitto e, mentre l'archeologia ufficiale, in ostaggio del presuntuoso Zawi Hawass, sa solo annoiare con scoperte di sarcofagi e di reperti appartenenti ad oscuri faraoni, la ricerca indipendente si è arenata su Orione. Dopo che Robert Bauval scoperse che le piramidi di Gizah riproducono sulla terra la cintura del Gran cacciatore celeste, non si sono compiuti grandi progressi. Recentemente lo studioso Droj Vasile ha individuato nel gonnellino dei sovrani egizi la diagonale della cintura. Le sue indagini, suffragate da calcoli, correlano aspetti iconografici ed architettonici al firmamento. Non di meno il lettore che vorrebbe comprendere il vero significato di queste connessioni, si perde in un sottobosco di investigazioni tra archeologia, archeoastronomia, paleontologia, simbologia, ufologia etc.

La datazione delle piramidi e della Sfinge seguita ad essere controversa: gli accademici, arroccati pervicacemente sulle loro posizioni, le attribuiscono alla IV dinastia, mentre i ricercatori eretici si lambiccano in elucubrazioni criptiche, fantasiose o astruse, anche se sovente alcune loro premesse persuasive. Alla fine, in questa ridda di ipotesi in contraddizione tra loro, si rischia di offuscare la tradizione sapienziale egizia ed il suo collegamento con la cultura ebraica e con il Cristianesimo: si va dalle ricostruzioni moderate di Flavio Barbero che riconduce episodi eccentrici a fenomeni naturali o a eventi reinterpretati in chiave empirica, alle teorie estreme di chi chiama in causa extraterrestri e camere segrete in cui sarebbero custoditi testi con la vera storia di Atlantide. Forse in questo caso la verità non sta nel mezzo. Pare che, a causa della censura o di uno slittamento nell'erudizione fine a sé stessa, anche gli archeologi di frontiera non riescano a portare contributi determinanti. Chi erano gli dei del Nilo? Chi veramente costruì i grandiosi monumenti di Gizah? Con quale scopo? Da dove provenivano gli Egizi? A queste ed altri quesiti la trasmissione "Rebus", condotta da Maurizio Decollanz, ha cercato di fornire delle risposte: gli interventi di Carpeoro ci sono sembrati inconsistenti, mentre la Bortoluzzi e Devana, pur aprendo squarci stimolanti (soprattutto Devana), sono state mortificate da un'impostazione alquanto convenzionale del programma e dallo scarso tempo a disposizione.

La ricerca non solo si è impantanata, ma si è pure sclerotizzata in scuole egittologiche contrapposte, ognuna facente capo ad un Maestro indiscusso da cui si attende una rivelazione dirompente (una camera segreta sotto la Sfinge con documenti antidiluviani o che cos'altro?). Questa stanca reviviscenza di un'egittologia-guazzabuglio, è segno di un riflusso: dopo la stagione gloriosa dedicata, pur con alcuni limiti di regia e di tempi, al signoraggio ed alle scie chimiche, "Rebus", a causa di pressioni, di pesanti attacchi e di tagli nei finanziamenti, arretra un po' verso un accademismo della ricerca non accademica, laddove uno sguardo lucido e disincantato al passato potrebbe svelare l'azione corrosiva di problemi attuali. Si pensi al tema della realtà multidimensionale, sfiorato con equilibrio da Devana e che potrebbe aprire delle brecce in temi inquietanti e granitici come gli esperimenti militari.

Un approccio onnicomprensivo amplierebbe gli orizzonti della conoscenza e stimolerebbe la ricerca di possibili verità.



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6 commenti:

  1. Caro Zret riesci sempre a cogliere lo spirito del tempo, quello autentico, fatto di linee insondabili, di Egitto prima delle sabbie, di misteri che ritornano. Sull'Egitto si è detto, scritto, sussurrato di tutto. Dagli accademici che sanno tutto magari sulla semantica e nulla sul perché di una civiltà; agli autori alternativi che son specialisti a chi la spara più grossa e, in questo, gli anglosassoni sono maestri (caz..ri). Personalmente ho imparato a conoscere i continenti sommersi della memoria, le civiltà prima del diluvio, dagli scritti di uno sconosciuto scienziato italiano del novecento, frate e iniziato. Già, perché devi sapere che tra i professorini di Santa Romana Chiesa l'ignoranza e la supponenza vanno di pari passo, poi magari ti imbatti in un umile fratonzolo e scopri che è un genio. Tra l'altro era in contatto con scienziati di livello mondiale tra i quali Einstein, e iniziati d'Oriente e d'Occidente. Ebbene, ebbe da fonti dirette dati ed elementi da far impallidire gli odierni scrittori di cose esoteriche. Da piccolo - correvano gli anni 60 - lo conobbi perché abitavo nel comune dove risiedeva la sua abbazia e mia madre mi ci portava a pregare...poi...

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  2. Angelo, perché non scrivi un articolo su questo frate e sui suoi intriganti studi, magari rivelando solo qualcosa? Credo sia ora di imprimere una svolta alle ricerche sull'antico Egitto e non solo.

    Intanto, rivedendo il testo, mi sono accorto di aver scritto "interdipendente", invece di "indipendente". Colpa del bario...

    Ciao e grazie.

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  3. L'Egitto, carissimo amico di ricerca, farà risentire la sua luce-suono, dopo millenni di polvere e morte. Prendo al balzo il tuo consiglio. Hai stimolato in me alcune corde che da tempo erano sepolte, appunto, sotto le dune del deserto che cresce. I molti misteri che ci circondano trovano qui, su questo nostro amato mondo, la chiave per aprirne gli scrigni. Dal web, da questa rete fatta di silicio gnostico, potranno trovarsi sentieri di verità. Non faremo i soldi come gli autori inglesi/americani, ma che ci importa. Alcuni maestri genuini e silenti, mi onorarono della loro amicizia, semi fruttificarono...forse è tempo di ritrasmettere quanto ricevuto. Ho già iniziato, ora bisogna muoversi tutti.

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  4. Angelo, attendiamo che la sfingea Sfinge cominci a rivelare il segreto sigillato da molti millenni.

    Qualcosa sta succedendo: ho letto che il patriarca della Chiesa copta d'Etiopia intenda rivelare in quale santuario è custodita l'Arca dell'Alleanza. A me pare una decisione avventata.

    Ciao e grazie.

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  5. Quello che veramente ci interessa della Tradizione Egizia è l'aspetto sapienziale, esoterico mentre le notizie a sensazione rappresntano al massimo il contorno di ciò che precede. Per di più delineare la fisionomia di un passato tanto remoto risulta pressochè impossibile visti i limiti imposti dalle condizioni cicliche.

    Di intrepretazioni esoteriche i libri dell'egittologo non pofano René Schwaller de Lubicz ne offrono a volontà. Essi ci aiutano a comprendere 'sub specie interioritatis', ammesso che ne siamo capaci, molti se non tutti i principali aspetti spirituali della Tradizione dei Faraoni.

    Fra le acquisizioni fatte negli ultimi decenni da studiosi indipendenti, pare acclarata la parentela dell'Egitto arcaico con il pianeta Marte. Il popolo nilota traeva forse le sue origini dal pianeta rosso, prova ne sia l'analogia fra la sfinge marziana e quella sita nei pressi del Cairo.

    E non solo Marte nel passato dell'Egitto ma anche Sirio ed Orione, essendo quelle le probabili vere culla stellari degli Egizi. Egitto terrestre dunque che si proponeva di rispecchiare nel miglior modo possibile l'Egitto celeste.

    Quanto poi alla natura del Cristianesimo,con buona pace di tutti i fanatici cattolici di questo mondo, ebbene sì esso non è altro che un riadattamento ed una riproposizione della Tradizione spirituale egizia che per motivi senz'alro provvidenziali s'è travasata nel filone cristiano. E' addirittura mia convinzione
    - e non vorrei essere il primo al mondo ad affermarlo - che i poteri spirituali del Sacerdozio cristiano derivano per catena ininterrotta dal Sacerdozio osirideo per l'intermezzo della setta dei Terapeuti, i quali veneravano notoriamente Serapide, precursore della figura del Cristo.

    E poi la resurrezione del Cristo non è altro che la resurrezione di Osiride riproposta in termini un pò differenti e riadattata ad un nuovo contesto.

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  6. Perfetta integrazione, Paolo. Il riferimento a Marte è doveroso: d'altronde Il Cairo significa Marte.

    Non credo sia casuale se i primi cristiani, prima di essere definiti tali ad Antiochia ed altrove, erano denominati Terapeuti (Therapeutai). I fili sono annodati.

    Ciao e grazie.

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