02 marzo, 2017

Confusione



Mi sorprende che la gente si sorprenda degli scandali esibiti con compiaciuta morbosità dai media: viviamo in un mondo inquinato alle radici, sia in senso letterale sia metaforico. La corruzione e la turpitudine sono in ogni dove: quasi più nulla è immune dal contagio. Il nostro pane quotidiano è veleno.

Gli individui sono sempre più degeneri, stupidi, cattivi. Le eccezioni restano tali. E’ vero: le svolte sono numerose, ma purtroppo sono negative. Dov’è il risveglio delle coscienze così tanto decantato ed ambìto? Non sarebbe bastevole che si ridestasse davvero una sola coscienza per il risorgimento dell’umanità? Allora perché non accade? Si passa di disinganno in disinganno, di disappunto in disappunto: ogni attesa è disattesa.

Un po’ alla volta sono state erose le fondamenta dell’edificio in cui abitavamo: così, prima la costruzione ha oscillato, infine è crollata miseramente.

Cresce la confusione, mentre, gli automi ex umani, accecati dai mirabilia della tecnologia, sbandano sull’orlo del precipizio. Il tempo vacilla come la fiamma di una candela il cui lucignolo è quasi del tutto consumato e soffocato dal residuo del sego. Le albe sono trafitte da aridi dardi di luce.

Eppure… a volte crediamo nell’incredibile, nell’impossibile. Non è speranza, ma la consapevolezza che è necessario, doveroso sanare il bilancio della vita, un bilancio sempre in deficit, finché non ritorna l’amministratore del patrimonio.

Auspichiamo che il tempo dell’aspettativa sia il più possibile accorciato.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

18 commenti:

  1. Mi sovviene un esperimento di M. Erikson: mentre camminava per strada si fermò davanti ad un passante dicendo “sono le ore ….”. Ecco, quello del passante è il nostro “stato d’animo” continuo in cui siamo immersi, quotidianamente, confusione, appunto!
    Come può l’essere umano destarsi da questo torpore ipnotico se non ne prende coscienza e ammette di dormire?
    Tu dici giustamente: “Auspichiamo che il tempo dell’aspettativa sia il più possibile accorciato”.
    Solo noi, individualmente possiamo farlo, e nessun altro, nessun altro…
    In tutta questa confusione sono ancora qui a chiedermi “Cui prodest?”

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    1. Eppure credo che sia pure necessario un intervento "altro". L'uomo è una fragile canna, come ci ricorda Pascal.

      Ciao

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    2. ...un intervento altro?
      Ci hanno provato i grandi del passato, con le buone e/o cattive maniere, e tutti hanno fatto la stessa fine...: Cristo, Gandhi, G. Bruno, Osho, Socrate, Hitler, Cesare, Nerone, Lenin, Stalin, ecc... la Speranza di un intervento "esterno" è ancora un inganno della Matrix in cui il nostro torpore ipnotico la fa da padrone: non ci sono vie sociali al risveglio, sembra proprio che Bene e Male debbano coesistere in un rapporto ineluttabile di 1:1, e chiunque lo voglia alterare sia destinato a fallire...come la Storia dimostra!
      Sempre meglio essere feriti da una verità, che essere consolati da una menzogna...appunto la menzogna della SPERANZA di un aiuto altro/esterno...

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    3. "Ognuno di noi ha un piano che non funzionerà".

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  2. Una visione cruda ma, purtroppo, realistica. Eppure viviamo da sempre nel dominio del Demiurgo ed in questo contesto siamo noi esseri umani l'elemento dissonante, come eterni testimoni della dissoluzione. Osserviamo, deduciamo, raccontiamo e questo filo d'Arianna millenario ci impedisce di degenerare. Il reale ormai (per lo meno ciò che reputavamo tale) è del tutto nelle mani del grande manipolatore. Ora tocca a noi: riusciranno ad immergerci totalmente nella grande matrice? Si lasceranno sfuggire qualcosa?
    Non si tratta di una speranza ma di una deduzione: se fosse stato così facile lo avrebbero già fatto. Ciao, ottimo post

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    1. Se non ci sono riusciti è perché qualcosa o qualcuno si oppone o poiché Essi deve rispettare un piano temporale.

      Ciao

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    2. Errata corrige: "devono" non "deve".

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  3. Un punto di vista con il quale concordo. Il problema sta nel capire fino a che punto arriverà questa corsa scellerata. L'agente Smith di Matrix dice una cosa giusta...l'uomo è un "virus" che intacca e distrugge ogni cosa. A chi vede e comprende non resta che cercare di far sentire la propria seppur flebile voce...chissà che qualcuno, nel turbine della tempesta creata per offuscare le menti, ascolti e si svegli... grazie per la condivisione

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    1. Benvenuta Vitiana. Ritengo che il vero virus del cosmo sia costituito dagli Arconti, esseri degeneri e perversi che poi contagiarono molti uomini.

      Ciao

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  4. L'obiettivo, come sempre, è il controllo: sottomettere l'arbitrio di molti alla volontà di pochi.

    Una volta, il raggiungimento di tale obiettivo, andava accuratamente pianificato, supportato dal lavoro di intelligence e dalla propaganda, oggi, il "controllo totale" richiede un'unica strategia: l'uso massiccio di una tecnologia sempre più sofisticata e dagli sviluppi senza confini.

    Spie travisate, affrontavano grandi pericoli per riferire ai potenti ciò che volevano conoscere, i loro colleghi odierni, siedono comodamente davanti ai monitor.

    Alla stregua di un Moloch, la tecnologia entra in maniera pervasiva nelle nostre vite ed esige un sacrificio: conoscere la nostra intimità, ultima frontiera che dà accesso ai nostri animi.

    Schiere di entusiasti utenti, compulsano senza sosta sulle tastiere virtuali dei devices, rinnovati continuamente nelle forme, nei colori, nelle prestazioni, indispensabili compagni delle loro vite, simili a protesi, senza le quali, non saprebbero più muoversi; un flusso costante di nuovi stimoli orienta la loro attenzione e la fa convergere verso un centro di raccolta, la rete, che cattura così, l'animo delle moltitudini.

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    1. Come in un'abduction di massa...gli utenti silicei compulsivi non si rendono conto di quanto stanno donando di se stessi ai loro carcerieri. Ottime considerazioni Altair

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    2. Un controllo fuori controllo...

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  5. Sì Ghigo, sembra una sorta di abduction, ma, d'altra parte, non siamo solo noi umani ad evolverci; può darsi che "altri", con un percorso più lungo ed articolato del nostro, siedano dietro le quinte del grande teatro chiamato pianeta Terra.

    Io non credo che si tratti degli Arconti, esseri metafisici, come ci suggerisce spesso Antonio, se così fosse, sarebbe anche inutile starne a parlare, essi appaiono davvero troppo potenti.

    Entità biologiche e spirituali, come noi, potrebbero nutrire interesse nei nostri confronti e vogliono prima capire di che pasta siamo fatti; forse dispongono anche dei mezzi per modificare l'impasto, visti i successi raggiunti su più fronti da ricerche molto avanzate soprattutto nel campo della fisica, vero passaggio chiave degli sviluppi futuri; al riguardo può essere molto interessante la lettura di Michio Kaku - La fisica del futuro.

    Su quali interessi li muovano, per il momento è il caso di soprassedere.

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    1. Ha ragione, a mio parere, Giovanni quando evoca il ruolo funesto del Demiurgo pazzo.

      Ciao

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    2. Sulla questione del male e su chi lo nega tempo fa scrissi questa riflessione:



      Un po’ di tempo fa ho incontrato alcuni miei ex allievi con cui ho avuto il piacere di sviscerare, quasi fosse un dialogo di Platone, alcuni argomenti abissali.

      Abbiamo deciso di stabilire il presupposto secondo cui il male non esiste. Tutti gli esseri viventi, in misura maggiore o minore, lo sperimentano, ma si può arguire che il male oggettivamente sussiste? E’ sufficiente una valutazione personale per attestarne la presenza?

      Gli atei e materialisti, manifestando ragionevolezza, negano la presenza del male, poiché reputano che tutto avvenga secondo necessarie leggi di natura. Se il ghepardo sbrana la gazzella, siamo di fronte ad una situazione del tutto naturale. Anche se un astro, esplodendo, causa la fine di numerose e raffinate civiltà galattiche, assistiamo ancora ad un evento normale, inscritto nei processi fisici del cosmo. La natura è quel che è: ciò che gli uomini percepiscono come doloroso o ingiusto, dipende solo da un giudizio di valore, giacché non sussiste nelle cose. Secondo tale concezione, ha torto Siddharta Gautama quando lamenta che “la vita è dolore”. No, la vita è così e basta. La natura può sembrare crudele, ma è perfetta.

      In modo quasi paradossale i new agers, che si piccano di essere spiritualisti, sono d’accordo con i materialisti: essi ripetono che “tutto è perfetto”. Secondo questa interpretazione, pure il caso-limite di uno psicopatico che tortura un bambino per settimane e che lo uccide dopo aver inflitto alla vittima inaudite sofferenze, sarebbe razionale, possedendo una sua logica indefettibile. E’ spiegato con i soliti argomenti: il karma e la necessità di evolvere. Una summa di questo pensiero si può leggere in un articolo di Luciano Giannazza intitolato “E’ colpa tua”: stando all’autore tutto quello che ci accade, di bello e di brutto, sarebbe stato deciso da noi a priori per evolvere… c’est naturel! Prendiamo un altro caso estremo: il giovane che qualche giorno addietro è stato ustionato con l’acido da una sua ex fidanzata, prima di rinascere, avrebbe stabilito che per lui sarebbe stato molto istruttivo e di enorme giovamento sul piano spirituale incorrere in questo piccolo contrattempo. Et voilà: è stato accontentato!

      E’ ovvio che sia i materialisti sia i new agers inciampano in alcune difficoltà teoriche, ma i primi sono maggiormente da apprezzare: infatti, con coerenza, negano il male ma pure Dio e l’immortalità dell’anima. Certo non sanno spiegare né come né perché sorga il male umano, quel surplus di violenza del tutto incompatibile con la struggle for life. Uccidere per sopravvivere è un fatto di natura, ma il seviziare ha una funzione darwiniana? E’ indubbio: anche certi animali seviziano, ma tale comportamento sembra avere una sua valenza biologica: la gatta che tormenta il topolino, dopo averlo catturato, insegna ai gattini come cacciare le prede.



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  6. ...Nel complesso le aporie che devono affrontare i materialisti sono meno ostiche di quelle su cui scivolano i new agers. I materialisti abbracciano anche l’idea del determinismo che è una forma di fatalismo: tutto avviene secondo precise leggi di natura. Giustamente essi non si interrogano sul problema del male, ma sbagliano, come i new agers, quando s’impegnano in crociate contro la superstizione e le ingiustizie sulla Terra. Se non sussiste il male, non ha ragion d’essere neppure l’etica, che è distinzione tra bene e male: perciò di fronte alle sciagure, alle guerre, all’ignoranza, all’oscurantismo, il vero ateo materialista deve rimanere indifferente, come è imperturbabile al cospetto di un ragno che divora un insetto.

    Gli “spiritualisti”, invece, vogliono salvare capra e cavoli: affermano il libero arbitrio, ma lo neutralizzano con l’idea del karma; dichiarano che tutto è perfetto, compiuto, ma spronano gli uomini affinché maturino ed evolvano; siamo noi a costruire l’esistenza ed il mondo, ma seguendo un percorso predeterminato a priori in modo inconsapevole. Ne risulta un guazzabuglio, un’accozzaglia di sciocchezze in cui ogni concetto si disintegra in una contraddizione insanabile. Il fatalismo più radicale si incista nella più recisa affermazione della libertà umana.

    A proposito di incongruenze, ho notato che alcuni atei e materialisti sono propensi a credere nell’immortalità dell’anima. Ebbene, questa è una gigantesca, irriducibile incoerenza: se, infatti, esiste solo la materia-energia, l’eternità è prerogativa delle particelle del tutto prive di coscienza. Dopo il decesso ci attende il nulla e non è poi una prospettiva così spaventosa, se ricordiamo l’insegnamento di Epicuro. La sopravvivenza dell’individuo dopo la morte fisica presuppone che esista un quid immateriale ed imperituro di cui siamo parte o manifestazione: se non ci piace chiamarlo Dio, definiamolo Anima, Coscienza, Assoluto, Essenza, Essere… Raffiguriamolo anche in modo diverso da come lo presentano le religioni tradizionali, magari come un Dio imperfetto o qualcosa del genere, ma non è consequenziale escluderlo. Un irreligioso non può stare con il piede in due staffe: respingere Dio e, nel contempo, aspettarsi di continuare a vivere in un altro piano, per la “contradizion che no’l consente”.

    Tornando al tema del male, è evidente che le argomentazioni dei miscredenti sono, tutto sommato, persuasive, se si prescinde da almeno un aspetto. Il male, che essi riescono ad espellere dalla porta, rientra dalla finestra, quando si considera che l’universo è intrinsecamente irrazionale, solo per il motivo che esiste. Ora l’irrazionalità, sebbene non sia sinonimo di male, implica un risvolto illogico, una mancanza di senso che ci obbligano poi ad arrampicarci sugli specchi per tentare di spiegare l’inspiegabile. Solo il Nulla è perfetto, ma il Nulla non esiste. Visto che qualcosa esiste, quel qualcosa, porta su di sé, come una tartaruga il carapace, il problema del male. Esistere (ex-sistere, ossia stare fuori) significa essere collocato nello spazio e nel tempo: spazio e tempo contengono in sé l’entropia, l’imperfezione che sono difetti del tutto.

    Infine la “realtà” è codificata attraverso la lingua: essa, anzi, per molti versi precede e fonda il “reale”. Dunque se le comunità linguistiche hanno sentito l’esigenza di coniare un termine per designare il male, esso in qualche maniera esiste. Esiste nel lògos (discorso) e, in ragione di una corrispondenza biunivoca e sincronica, esiste pure nel mondo.

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  7. Se il Demiurgo è pazzo, tutto ciò che discende da lui è follia.

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  8. Perdona ma dovrei precisare...personalmente non credo d'aver mai asserito che il demiurgo sia pazzo...se questo ho lasciato intendere mi dispiace...in fondo non vi sarebbe nessuna follia demiurgica...il demiurgo...asserito esista tale malevola entita'...tutt'altro che folle, egli tesse con aumentata applicazione i filamenti dell'inganno in cui stoltamente l'umanita' si dibatte da tempo immemore, disperdendo quotidianamente la sua linfa aurifera. L'Arconte o Demiurgo e' incommensurabilmente e aridamente logico. La follia, invece e', o sarebbe, prerogativa esclusivamente umana e che permetterebbe l'elaborazione in noi stessi del massimo bene universale. La cosiddetta "follia" sarebbe la potentissima forza trasmutativa in dote ai misteri dell'animo e puo' avere un carattere ottenebrato oppure (assai raramente) luminoso. Sicuramente nulla ha che vedere con stati di confusionaria vaghezza interiore o con una compiaciuta eccentricita' e nemmeno con evidenti espressioni di disarticolazioni emotive. Si potrebbe definire "Follia" come pura Lucidita' superiore, che conferisce carattere di autentica intenzionalita' alla nostra identita' sempre piu' manomessa e impoverita. Si potrebbe anche dire, che con l'aver completamente distorto l'idea di follia ha potuto prevalere l'impostazione aridamente e idiotamente razionale dell'attuale societa' massificata. Dovremmo ritenere il demiurgo come il corruttore intenzionale della nostra santa irrazionalita'. Ora ritorta e addensata tanto da essere quasi un'intima gravita' collassata nella coscienza, schiacciata dall'incomprensione. Una fonda incomprensione millenaria sviata dalle religioni, ottenebrata dal Dogma, in ultimo, elaborata in feroce interrogativo radioattivo ripetutamente scagliato verso un confine inesistente.

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