01 gennaio, 2011

Cara carne

A.C. Grayling, nella silloge di elzeviri “La ragione delle cose”, dedica una riflessione alla carne. Nell’articolo intitolato appunto “Carne”, annota: “I costi del consumo alimentare di carne sono immensi. Le argomentazioni contro di esso sono, ciascuna a suo modo, persuasive e, prese nell’insieme, stringenti. Ragioni di natura economica sottolineano come mezzo ettaro di terra usato per l’allevamento di bestiame produca di che nutrire due persone, contro le venti se la stessa superficie viene coltivata a frumento. Altre motivazioni si concentrano su ragioni igieniche, affermando che la carne è piena di grassi e di batteri e (se non proviene da allevamenti biologici) anche di antibiotici, ormoni della crescita e vaccini. L’argomento più valido di tutti è quello di natura morale che condanna l’abbattimento (sic) di creature dotate di sensibilità solo in nome del nostro piacere, quando non ci sarebbe alcun bisogno di farlo per vivere bene e saggiamente. Sarebbe opportuno prendere sul serio la motivazione igienico-sanitaria. Noi non mangiamo carne fresca, ma carogne; la carne fresca, infatti, sarebbe troppo dura per via del rigor mortis ed è solo una volta cominciati i processi di decomposizione che la carne diventa abbastanza morbida per essere cucinata e mangiata…. I microbi sono i grandi amici del carnivoro: senza di loro, non ci sarebbero bistecche tenere, arrosti succulenti e costolette gustose… Quando le proteine di una carogna vanno incontro al processo di caseificazione è perché entra in scena Piophila casei. … I batteri, che in dieci ore si moltiplicano da cento a cento milioni, consumano tutto. Ebbene: essi sono presenti nelle stesse quantità sulla carne che prepariamo in cucina.”

L’autore ritiene che, se le considerazioni di natura sanitaria ci suggeriscono misure prudenziali, un’onesta riflessione sulle sofferenze che sono inflitte agli animali allevati per essere uccisi nei mattatoi, dovrebbe suscitare una ripugnanza ben maggiore del racconto sui micro-organismi.

Eppure, nonostante tutti questi ragionamenti, il consumo di carne è all’ordine del giorno, soprattutto nel mondo occidentale, abituato a laute imbandigioni. A ciò concorrono diversi fattori, non ultimo un aspetto culturale: l’allevamento del bestiame ad usi alimentari risale alla preistoria. Nelle culture antiche il bue o il montone ingrassati e macellati non sono solo nutrimenti degli uomini, ma anche offerta per gli dei. Le religioni del Libro sono, pur così differenti tra loro, concordi nella valorizzazione del sacrificio animale: anche se – come ci rammentano alcuni interpreti - Elohim creò Adamo ed Eva vegetariani e che tali furono gli Habiru per alcune generazioni, alla fine l’olocausto diventò la forma di immolazione per eccellenza presso gli Israeliti. Cristiani ed Islamici celebrano festività in cui… si fa allegramente la festa ad agnelli e capretti. Vero è che i Nazirei, ossia i Cristiani delle origini, erano vegetariani, probabilmente più per motivi rituali che etici, ma tale regola, pur seguita ed anzi caldeggiata da molti Padri della Chiesa dei primi secoli, passò poi in cavalleria.

Lo stesso Shaul-Paolo (o chi per lui) pur così vicino cronologicamente ai Nazirei, nelle sue "Lettere", piene di prescrizioni, consigli, moniti, considerazioni morali e teologiche… non accenna neppure al precetto proto-evangelico del vegetarianismo. Il concetto di sacrificio di Cristo, vittima innocente del Sinedrio, secondo l’esegesi dominante, rischia di avallare, per metonimia e con la forza del simbolo espiatorio, il sacrificio degli animali.

D’altronde nell’Antico Testamento YHWH mostra una particolare predilezione per le bestie immolate, per l’odore della carne cotta, effluvio che si eleva dall’ara. In Genesi 8, 20-21, si legge: “Noè eresse un altare al Signore, prese di tutti gli animali puri e di tutti gli uccelli puri e li offrì in olocausto sull’altare. Il signore odorò quella soave fragranza e disse: ‘Io non maledirò più la Terra’”.

Chi, come Mario Biglino, è convinto che i significati letterali sono alla radice del testo biblico, scorge nell’attrazione di YHWH per l’olezzo della carne sul fuoco, il ricordo di avventure spaziali. YHWH intese riassaporare un antico aroma?

Abitudine cruenta e crudele, il consumo di carne è, piaccia o no, un ingrediente della cultura che molte religioni hanno contribuito a diffondere. Furono, infatti, soprattutto i sacerdoti a promuovere i sacrifici degli animali: agli dei si offriva il fumo che esalava dalle carni ben cucinate; agli officianti erano riservati i tagli più opimi, saporiti e succulenti. Al popolo, che assisteva al rito, si lasciavano le parti meno pregiate.

L’idea di Agnus Dei, come si diceva, è stata in parte all’origine di una retorica della sofferenza di cui hanno pagato il fio gli animali. Questa retorica non è estranea alla religione ebraica. Eppure in Genesi si legge: "Ecco vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra ed ogni albero in cui è il frutto che produce seme: saranno il vostro cibo"… "Non dovreste mangiare la carne, con la sua vita, che è il sangue". Abitudini sacrificali furono accolte anche nella fede musulmana. Terribili carneficine, in particolari ricorrenze, lo testimoniano, quantunque il Profeta fosse vegetariano. Maometto affermò con saggezza: "Chi è buono verso le creature di Dio è buono verso sé stesso". In seguito si assisté alla solita distorsione, non si sa quanto accidentale, degli insegnamenti originari.

I buongustai asseriscono che le carni sono molto gradevoli al palato: in verità sono più che altro le erbe aromatiche, gli intingoli e la spezie a conferire gusto alle pietanze carnee. Vero è che le macellerie sono luoghi che esprimono la tradizione di un paese: Italo Calvino in una pagina di “Palomar”, la raccolta di testi in bilico tra descrizione in stile “école du regard” e filosofia, inquadra il banco di una macelleria, indugiando con occhio avido ed indagatore sui vari tagli in bella mostra sul banco: di ogni taglio deliba ascendenze culturali ed usi gastronomici. Inoltre il rosso delle carni, che risalta grazie al verde del prezzemolo, è spettacolo piacevole; lo spettacolo di un macello, con le carcasse grondanti sangue, lo è un po’ meno. L’artista irlandese Francis Bacon fu a tal punto ossessionato da queste truculente immagini di squartamenti da tradurre la sua pittura in un “teatro della crudeltà”.

Se il “peccato originale” è un concetto polivalente e se ha una sua ragion d’essere, credo che si potrebbe considerare pure come la decisione (obtorto collo?) per opera degli uomini di nutrirsi con la carne degli animali. Non riesco ad immaginare un Adam perfetto che alleva pecore e capre per poi sgozzarle.

Senza dubbio anche gli erbaggi ed i frutti, di cui si nutrono vegetariani e vegani, soffrono quando sono sradicati, tagliati, cotti, ma non siamo stati noi a creare una natura in cui la vita si alimenta della morte. Inoltre la sensibilità delle piante è inferiore a quella delle bestie. In modo consequenziale i Giainisti, che non mangiano neppure vegetali, considerano gli agricoltori degli assassini.

E’ opportuno evitare fondamentalismi e generalizzazioni: è evidente che intercorre una notevole differenza tra un nativo americano che caccia ed uccide un cervo con una freccia, evitando che l’animale soffra in modo eccessivo e le torture inumane (o propriamente umane?) che sono inflitte a maiali, mucche, polli, oche… negli allevamenti industriali. Se il cacciatore americano ringrazia il Grande Spirito che gli elargisce il necessario di che vivere, le industrie zootecniche sono volte solo al profitto: l’animale è trattato alla stregua di una cosa. [1]

Comunque la si pensi, è probabile che l’alimentazione carnivora, che alcuni hanno tanto cara, non apparterrà ad un'umanità veramente rinnovata, se mai ciò accadrà.

[1] Il consumo di carne può anche assumere, se vi soggiacciono particolari principi, una valenza trasmutatoria, ma è tema delicato sul quale qui non mi soffermo.



APOCALISSI ALIENE: il libro

33 commenti:

  1. In un mondo da lungo tempo desacralizzato come il nostro, l'animale viene effettivamente trattato come un oggetto.
    Ma in una società tradizionale anche la macellazione era un evento rituale e pertanto non profano. La stessa attività venatoria rivestiva elementi di ritualità.

    Che dire dunque del cacciatore primitivo il quale chiedeva permesso al genio dell'animale che incontrava sul suo cammino il permesso di abbatterlo?

    Nel nostro mondo decaduto il consumo di carne è stato spesso un passaggio obbligato onde evitare la fame e l'inedia. Teniamo pure conto del fatto che la nostra cultura spirituale trae linfa e giustificazione a partire da certi culti misterici quali quello di Dioniso trasporto poi in chiave cristiana nel sacrificio della Croce.

    Lì si consumma non la carne di un animale ma la carne stessa del Dio! Più di così cosa volevi?

    E' chiaro: in un mondo redento e trasfigurato quale l'Arcadia dei Filosofi ovvero l'agreste e bucolico, per quanto al momento solo ipotetico, mondo futuro tali problemi sarebbero per sempre risolti e superati.

    Ma per il momento vige la dispensa che consente il consumo di carne anche se in quantità sobria, limitata.

    P.S. I Nazirei erano ebrei che osservavano regole ascetiche assai strette e credo non avessero nulla a che vedere con il Cristianesimo.
    Per giunta una cosa quale il Cristianesimo primitivo non è mai esistita se non nella fantasia dei frequentatori delle canoniche aggrappati alle sottane dei preti quasi fossero le sottane della loro madre.

    P.S. Come si fa a dire che i Cristiani primitivi erano vegetariani?

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  2. Se partiamo dal presupposto che ogni persona possiede una bioenergia tra 0 e 11000, allora possiamo asserire che: gli alimenti in base alla bioenergia si dividono in Alimenti Superiori, di Appoggio (6500-3000), Inferiori e Alimenti morti (energia 0).

    Ogni essere vivente in piena salute ha un valore vibrazionale attorno ai 6200-7000 Angstroms (campo bioenergetico).

    Gli alimenti superiori con 6500A sono: frutta fresca matura e i succhi di frutta ricavati dalla estemporanea spremitura ( fatti e consumati al momento ) ortaggi e legumi crudi o cotti mantenendo la temperatura inferiore a 70°. I cereali, farina e pane solo se è integrale.

    un'altra categoria energetica compresa tra gli alimenti superiori è quella rappresentata dalla frutta oleaginose e i loro oli essenziali: olive, mandorle dolci, semi di girasole noce di cocco, soia, pinoli e nocciole.

    Ci sono poi gli alimenti inferiori: Alimenti inferiori, la vibrazione è inferiore ai 3000 A di questa categoria purtroppo, rientra una notevole parte dei composti di cui ci nutriamo quotidianamente: la carne cotta, i salumi, le uova dopo due settimane, il latte bollito ed il caffè, le marmellate, il cioccolato il pane bianco (non integrale) e i formaggi fermentati.

    Infine ci sono gli alimenti "Morti" e sono: da 0 A e non è possibile rilevare energie di alcun tipo, tutte le conserve di tipo industriale indipendentemente, dall'alimento contenuto hanno quest'effetto sul cibo, stesso discorso per i prodotti da forno industriali, gli alcolici e lo zucchero bianco.

    Un'ultima cosa da considerare è il forno a microonde danneggia i cibi e l’ energia in essi contenuti, compresa la bollitura e la cottura a oltre i 70°.

    Io sono prevalentemente un vegetariano da circa 25 anni, e non un vegano estremista, e mi sono fatto una discreta cultura sul come alimentarsi, al di là delle religioni, e dall'infliggere atroci torture agli animali cresciuti in batteria, che comunque condanno a priori.

    Del tipo dimmi come mangi e ti dirò a quali malattie (conseguenziali) andrai incontro.

    Comunque abolire o diminuire il consumo di carne, (e non parlo solo della carne ma di tutti i suoi derivati come: salumi insaccati ecc.) non solo è doveroso ed auspicabile, ma dimostra compassione e rispetto ai nostri fratelli di un Dio minore, quali sono tutti gli animali, come si può amare un gatto e un cane, si può amare un bue o un agnello, o un voltatile, quale è la differenza?

    Per approfondimenti: http://www.naturopataonline.org/index.html

    wlady

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  3. E'tema dalle numerose implicazioni su cui è doveroso confrontarsi senza settarismi. A margine dei vostri doviziosi commenti, aggiungerei, per ora, il noto aforisma di Feuerbach: L'uomo è quel che mangia. Pare, però, che il filosofo avesse scritto: L'uomo è quel che è. In tedesco ed in latino i verbi "essere" e "mangiare" sono simili: è una bella e forse non casuale imboscata linguisica.

    Ciao e grazie.

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  4. Scusate per il ritardo!
    Stavo litigando qui:

    http://www.stampalibera.com/?p=20013

    E qui:

    http://www.stampalibera.com/?p=20210

    Grazie Zret per il preannunciato articolo. E’ un universo vastissimo, quello della morale umana. In parte già sapete come la penso, ma posso aggiungere che anche sui siti alternativi, come da due esempi sopra riportati, si trovano persone che all’alimentazione vegetariana oppongono le stesse obiezioni che provengono da carnivori convinti e da assassini di animali, che problemi etici non se ne pongono, avendo scelto di cacciare, pescare, macellare e via discorrendo.
    Dunque, per quanto mi riguarda, preferisco avere un nemico chiaro e netto da combattere frontalmente, piuttosto che un presunto amico che mi pugnali alle spalle. Non tanto per me, poiché qui si parla per metafore, quanto per gli animali che possono essere uccisi sia fisicamente, che moralmente, con tutte le giustificazioni più o meno strampalate, più o meno basate su fondamenti scientifici.
    Se posso azzardare una lista di obiezioni al vegetarismo, al primo posto metterei quella che anche le piante soffrono. Seguono altre giustificazioni della propria condotta, come per esempio che se gli animali si mangiano tra loro, anche noi umani possiamo mangiare loro, secondo una presunta visione darwiniana.
    Zret scrive che anche le piante soffrono quando vengono tagliate. Con la gentilezza e la pazienza che ti contraddistingue, caro Zret, mi potresti dire come sei arrivato a questa conclusione? Ti prego di non citarmi Ron Hubbard, quello di Dianetics, o gli scienziati russi che hanno fatto sentire musica classica e rock alle piante, osservando come esse si avvicinassero alla prima e si allontanassero dalla seconda, perché mi sa molto di proiezione freudiana.
    Perché vedi, se fosse vero che le piante soffrono, nonostante non abbiano sistema nervoso, e volessi vivere una vita “cruelty free”, dovrei scegliere uno stile tipo giainista, piuttosto che accusare i vegetariani, come fanno tutti coloro che sollevano questa obiezione, di essere ipocriti e continuare a mangiare sia piante che animali, fregandomene delle une e degli altri.
    Questo ragionamento è solo un abbozzo, che proverò a sviluppare, ma vedo che c’è molta tetragona pervicacia in persone che adottano tale giustificazione e che le rende irremovibili.
    Un saluto e grazie ancora.

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  5. Se uno non vuole che gli esseri senzienti soffrano - ma, attenzione, anche i minerali possiedono una loro sensibilità e pertanto 'soffrono' quando li si manipola con la calcinazione, la fusione, la corrosione ecc. ecc. - tanto vale che esca volontariamente da questa dimensione fisica auto-sopprimendosi.

    Attingerà così al sogno caro a certi Gnostici dell'Antichità molto influenzati dalla filosofia orfica e platonica di abdicare almeno per un periodo al corpo fisico inteso come prigione suprema.

    Ma le diete son tutte fisime, quale più quale meno.Che ciascuno mangi quel che si sente senza però mai abdicare alla regola aurea della parsimonia e così sarà certo di non sbagliare.

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  6. Secondo il tuo ragionamento, Paolo, anche la carne umana andrebbe mangiata con molta parsimonia, e invece i nostri antenati cannibali si facevano certe abbuffate! Perfino quel famoso cannibale russo, tuttora vivente, che aveva mangiato 70 donne, chiese al giudice, nell'aula di tribunale, che gli venisse data la pena di morte. Non si giustificò dicendo che era molto sobrio e parsimonioso nel degustare il suo piatto preferito, ma forse, nel suo caso, era stato plagiato dalla polizia a ragionare così.
    Normalmente, coloro che intendono continuare a fare i loro comodi, senza porsi problemi etici, oppongono l'obiezione che anche le piante soffrono, ma tu ti sei spinto oltre: non avevo mai sentito che anche i minerali sono dotati di sensibilità. Mi ricorda quella concezione induista in base alla quale anche gli atomi e le molecole sono dotati di intelligenza. Quante belle storielle, s'inventa la mente umana!
    Comunque, anche Saulo di Tarso, Francesco d'Assisi e perfino il Dalai Lama hanno detto ai loro discepoli di mangiare quel cavolo che gli pare. Dunque, sei in buona compagnia!

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  7. Ciao Zret.
    Siamo esseri sensibili ma difficilmente possiamo giungere a “sentire fisicamente” la sofferenza di un’altra creatura (lungi da me escludere l’esistenza di persone con particolari doti percettive). Noi esseri umani in gran parte siamo fatti così, con i nostri limiti: non si può dichiarare come e quanto un minerale risenta se sottoposto a qualche strano trattamento, al massimo si può intuire se di quel materiale se ne fa un uso scorretto.
    Questo non toglie l’abilità ad osservare le reazioni che hanno le creature viventi a qualunque stimolo esterno, che penso si possano interpretare come indicazioni per la coscienza. Potrebbe già essere un traguardo lusinghiero per gli abitanti di questa Terra rendersi conto e rimediare qualora si accorgano che un'azione conduce ad una sofferenza manifestata chiaramente con il pianto o il lamento di un altro essere umano o di un animale. Si può sbagliare, ma perseverare è davvero diabolico. Le piante: è vero, loro non si lamentano, non parlano e in compenso possono dare molto conforto...Come si fa a dire quanto possano soffrire? Di certo quando si maltrattano consapevolmente distruggendole con cattiveria o facendo loro mancare ciò di cui hanno bisogno per vivere si dimostra un'avversione; forse non si può paragonare alla cattiveria con cui un essere umano viene picchiato o lasciato morire di fame, ma è pur sempre una mancanza di rispetto per la Vita.
    Non credo sia corretto etichettare le persone in base alle abitudini alimentari (anche perchè spesso intervengono fattori secondari a complicare le cose: non siamo sempre totalmente liberi di poter mangiare ciò che vorremmo in qualunque momento). Tutti abbiamo il dovere di fare il meglio per evitare le sofferenze ad altri esseri di qualunque forma. Però bisogna mangiare e bere, possibilmente senza rinchiudere la coscienza in uno sgabuzzino mentre ci si abbuffa di qualunque cosa.
    Faccio un esempio che forse può meglio chiarire come la penso.
    Una persona potrebbe sentirsi a proprio agio mangiando regolarmente frutta, verdura, ortaggi e limitando gli alimenti di origine animale, in particolare la carne; e quando si ritrova ospite di qualcuno a pranzo o a cena, mangiare l'eventuale carne che viene servita con rispetto e disinvoltura nei confronti dei gentili e magari ignari padroni di casa, senza storie e senza deleteri conflitti interiori.

    Saluti cordialissimi a tutti.

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  8. Ciao a tutti; sono convinto che l'alimentazione vegana sia la migliore per far funzionare perfettamente il corpo. Detto questo, è doveroso constatare che ci sono anime nere tra i sostenitori di frutta e verdura(do you know the most important italian oncologist?) e anime piu' pulite e degne tra gli onnivori.Rob

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  9. Ginger, conosci la differenza tra forma e contenuto? Sicuramente! Il tuo intervento ha un buon profumo, un profumo di moderazione e saggezza. La sua forma è accattivante, ma il contenuto è condannabile. In pratica stai dicendo che non creare turbamento nell'anfitrione è preferibile anche quando l'ospite è vegetariano e quest'ultimo può benissimo accantonare i propri principi per non offendere la sensibilità del padrone di casa.
    Quindi, secondo te, i principi etici possono essere così elastici da poterne fare a meno in qualsiasi occasione. Come mai tanta magnanima accondiscendenza solo quando si tratta di mangiare carne animale? Forse perché sai di non correre il rischio di essere invitata a cena in casa di antropofagi. Il che mi fa venire in mente quel detto un po' volgare ma che qui capita a fagiolo: "Tutti sono froci col culo degli altri". Tanto a morire ammazzati sono solo animali. Che volete che sia? In certi casi la moderazione è fuori luogo. Se per te gli animali sono persone, non puoi ragionare come hai fatto nel tuo intervento. Se invece per te gli animali sono oggetti, allora il tuo ragionamento fila benissimo e puoi anche non limitarti a mangiarli, ma puoi anche fucilarli, pescarli, vivisezionarli, scuoiarli e sottoporli a tutto ciò che la fantasia ti suggerisce. Che è esattamente ciò che l'intera umanità sta già facendo, da sempre. Dunque, che apporto costruttivo intendi proporre per ovviare a questa antica ingiustizia? Mi sa che tu non hai granché da offrire, in fatto di elaborazione etico-filosofica. Gli animali ti guardano storto. Anzi, in cagnesco!

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  10. Caro Freeanimals, sei liberissimo di considerare le dottrine esoteriche come 'tante belle storielle' che la mente umana si sarebbe inventata. Peccato che sia tu, date le tue premesse grossolanamente materialiste, quello che sta sbagliando.

    Ahimè, la presa di coscienza individuale è molto lenta e può durare periodi di tempo smisuratamente lunghi. Di conseguenza, nel tuo caso come in tantissimi altri, non bisogna perdere le speranze.

    Riguardo alla sensibilità dei metalli e del Regno minerale in generale, ho riportato i concetti esposti nelle teorie alchemiche sia d'Oriente che d'Occidente.

    I metalli dispongono di una loro sensibilità per quanto profonda, viscerale. I veri Artisti li lavorano con dolcezza e soavità mentre i satanisti, fra cui gli uomini della in-civiltà industriale, si divertono a tormentarli e a violentarli.

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  11. Potresti spiegarmi, Zret, perché hai censurato la mia risposta a Ginger?
    Grazie. Ciao

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  12. Freeamimals, non ho censurato alcuna tua risposta. Se il tuo commento non è stato pubblicato, ciò si deve ad un malfunzionamento del sistema.

    Ciao

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  13. Purtroppo, per motivi cogenti, non posso intervenire con il mio modesto parere in questo interessante dibattito. Rimedierò, appena possibile.

    Grazie a tutti della pazienza.

    Ciao

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  14. Un attimo separa il Paradiso dall'Inferno.

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  15. Grazie Zret, mi hai sollevato il morale! Perché a censurare gli interventi degli altri sono capaci tutti. Lino Bottaro, con il suo sito "Stampa Libera", dice che non censura mai nessuno. Spero di poterti annoverare tra i non censori, in base all'idea che mi ero fatto di te finora.
    A Ginger, riassumendo, avevo scritto che è troppo facile per lei dire ciò che ha detto, perché non corre il rischio né di essere macellata e mangiata, né di essere invitata a cena a casa di antropofagi.
    A Paolo, che mi accusa di essere materialista (e magari ha anche ragione!), dico che qui si parla di miliardi di creature senzienti torturate e macellate, per essere ridotte a brandelli, e lui se ne viene fuori con l'amore che gli orafi portano verso i metalli! Perché, Paolo, non mi parli delle partite di calcio o dell'arte dell'uncinetto? Che tanto c'entrano come i cavoli a merenda esattamente come la presunta sensibilità di piante e minerali.

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  16. A proposito di animali, vittime della crudeltà "umana", segnalo il seguente articolo:

    http://nonvotarechitiavvelena.blogspot.com/2011/01/moria-di-volatili-dallarkansas-alla.html

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  17. “Le cose da cui proviene la nascita alle cose che sono, peraltro sono quelle in cui si sviluppa anche la rovina, secondo ciò che deve essere: le cose che sono, infatti, subiscono l'una dall'altra punizione e vendetta per la loro ingiustizia, secondo il decreto del Tempo”.

    (Simplicio, Commento alla "Fisica" di Aristotele)

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  18. Se volessi esprimere la mia opinione, servirebbero centinaia di pagine. Dunque mi adatto a scrivere poche righe, compatibilmente con il tempo esiguo che ho a disposizione. La sofferenza è consustanziale alla vita (bios, vita e bie, violenza sono parole che si assomigliano in greco, come vita e vis in latino). Dunque, sebbene in misura limitata, anche le piante soffrono, sebbene non siano dotate di un sistema nervoso, ma in quanto esseri viventi.

    Comunque coloro che accusano vegani e vegetariani di essere incoerenti, poiché si nutrono di ortaggi e di frutti, mi pare usino un argomento strumentale, utile per lasciare che rimanga tutto com'è. Un lungo viaggio comincia sempre con un primo passo: compiamo il primo passo.

    In un mondo rinnovellato gli esseri vivranno senza uccidere, senza causare patimenti di sorta, se mai quest'era sorgerà.

    A conclusione di questo mio brachilogico e rapsodico commento, mi chiedo se la materia non sia male: è questo un orizzonte gnostico, a moltissimi inviso, ma reputo che si non si possa escludere quanto scrivevo, sulla base di Anassimandro (vedi La caduta) che l'errore è in qualche modo, ab origine.

    "Se io fossi..."

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  19. Mi sono imbattuto in uno dei tuoi molti nemici (molto onore?), Zret, conosciuto su Stampa Libera. Egli, steineriano di ferro, ti accusa di non aver saputo rispondere, da anni ormai, ai suoi quesiti, perché tu hai studi umanistici che non ti permettono di capire Steiner. Sul quale, secondo lui, si continua a equivocare: noi in Italia lo abbiamo etichettato come filosofo, mentre in realtà è uno scienziato, scienziato dello Spirito.
    Riferisco così come mi è parso d'intendere, ma, in ogni caso, non c'è niente di male ad aver fatto studi umanistici e nessuno ha la scienza infusa. Noto però che sia tu che lui sottolineate molto l'importanza della misteriosa materia. Mi chiedo come mai anch'io non mi ci arrovelli: perché non mi sembra così importante?
    La materia, secondo me, in se stessa non soffre. Ha bisogno di essere attraversata da nervi, ovvero da una componente elettrica. Piante e minerali, questi benedetti nervi, non li hanno. Gli animali sì, almeno quelli cosiddetti superiori, che rientrano, loro malgrado, nel menù di Homo sapiens. Voler prendere a pretesto la sensibilità delle piante, come l'eliotropismo o il geotropismo, in virtù di una presunta fratellanza cosmica che rende anche virus e batteri nostri fratelli, e ricavarne da questo la rassegnata decisione di continuare a macellare gli animali, è semplicemente rivoltante e disgustoso. Eppure, lo leggo in tanti siti alternativi, scaturito da menti che si pongono contro il Sistema e si credono illuminate. Questa mia affermazione non è rivolta precisamente a te, Zret, ma se ti dovessero venire dei sensi di colpa, non sarebbe poi tanto male, in fondo.
    Al signore steineriano che ti accusa di aver glissato sistematicamente sulle sue domande, dirò che siamo tutti specializzati in qualcosa, l'impossibile lo facciamo subito, ma.....per i miracoli ci stiamo organizzando.

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  20. Freanimals, non so chi sia codesto steineriano duro e puro e non so quando mi abbia sfidato a singolar tenzone.

    Hai toccato molti aspetti del problema, ma la questione vera è la comparsa dei nervi e della coscienza e con essi del dolore. La materia è un vero mistero: era necessaria o è stato un errore generarla, ammesso che non esista ab aeterno? In fondo è la domanda di Leibniz: perché l'essere, invece del nulla, soprattutto se l'essere, aggiungo io, è così sangunante, lacerato, straziato, come ben vediamo appena etriamo in un carcere, una camera di tormenti, un ospedale, un manicomio, un macello, un allevamento, una caserma, una città bombardata etc. etc.?

    Continua.

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  21. Allo steineriano di stretta osservanza e ad altri scienziati ed umanisti dogmatici, rispondo che la cultura sia scientifica sia letteraria NON SERVONO A NIENTE, quando si tratta di rispondere alle domande fondamentali, atroci, brucianti, ulceranti.
    Sfido chicchessia a costruire una teodicea anche laica che renda conto in modo stringente ed incontrovertibile del Male in tutte le sue poteiformi manifestazioni.

    Io ho la mia risposta netta, apodittica, assoluta, indefettibile ed è la seguente:


    ?

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  22. Sei troppo forte, Zret! Le tue risposte me le rileggerò più volte, con calma. Ora vado a cena.
    Un abbraccio immateriale.

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  23. Buon appetito, Freeanimals, ma senza carne...

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  24. ecco...all'amico Freeanimals direi di meditare meglio gli interventi di Paolo...noi non siamo solo materia né vorremmo essere solo pupazzi mistici, per nulla spirituali perché spiritualità è saper convertire nella Materia, in questa Materia l'armonia celeste che la governa...come intesero Dante, Giotto, Beato Angelico e chi edificò le chiese Romaniche e Gotiche o ancor prima chi edificò i Templi megalitici o il Pantheon qui a Roma o affrescò Pompei...quest'avanzata "formattazione" planetaria genererà un collasso universale...solo interiorizzando il più puro amore potremo contrastare il non-senso assoluto che sta per ingoiarci..è evidente che con gli anni dobbiamo piegarci ad una volontà a noi estranea che ci torce l'animo ad un senso contrario la sua iniziale aspirazione e dobbiamo adattare la postura interiore a questa forza direttrice che spesso ci spinge verso il basso a mirare il solo terreno dove sputiamo e defechiamo...talvolta il senso di Dio della Suprema Divinità Madre-Padre ci dovrebbe alleviare (momentaneamente) da questa tensione atomica trasfigurandola in chiara speranza e beatitudine...come dire...noi...né solo animali né solo pneumatici ma impasto di fango e merda angelica, siamo pure enigmatico Ego vulcanico sopito, conteniamo una camera di magma ardente che necessariamente deve essere convertita in terreno fertile...qui entra il senso dello Spirito dei Metalli...poi non so se leggerai questo mio tardivo intervento (23esimo) comunque affettivo...la stessa cosa volevo dire a Bojs stasera...per inquietudine, ma chi non è afflitto del resto?

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  25. Giovanni, ti ringrazio. Trovo il tuo apologetico intervento, in difesa di Paolo, sia escatologico che tellurico. Peccato che non abbia capito granché. Non vorrei impersonare a tutti i costi la parte del materialista, ma al di là dei bisogni immediati, nostri e degli altri (intendendo nel concetto di altri anche gli animali), non vedo il motivo di andare oltre, di speculare sulle nuvole e il sesso degli angeli, facendo discorsi di lana caprina. Tu saresti vissuto bene in epoca medievale, vestendo i panni di qualche monaco erudito alle prese con l'esegesi biblica e altre occupazioni frivole e inconcludenti.
    Al giorno d'oggi, con problemi immanenti e prospettive fosche, dedicare il proprio tempo alla speculazione filosofica mi sembra un rifugio, una protezione e una corazza. Serve solo a te. Noto questo fenomeno in tanti di coloro che bazzicano il web. E io non me ne chiamo fuori.
    Il Male, la Materia, l'Essere e il Nulla, sono tutte cose interessanti, ma lasciano il tempo che trovano. Chiariamo alcuni principi validi, una volta per tutte (tipo Regola Aurea) e atteniamoci a quelli, senza tante deviazioni e contorcimenti cerebrali. Questo è quanto di più "saggio" sono riuscito a elaborare finora. Magari domani cambierò idea!

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  26. Ecco, cercare un modus vivendi che "non sia né il suicidio né la sopravvivenza", come scrive Montale o forse neppure un modus vivendi, ma...

    Ciao

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  27. beh! che dire altro..ognuno ricava il proprio destino dagli Dèi che si sceglie...definire la speculazione della sublime Civiltà medievale frivola e inconcludente la dice lunga sulla qualità interiore del nuovo tipo umano che Freeanimals tiene ad incarnare...e poi neanch'io amo la speculazione fine a se stessa, io sono solo un nano che valorizza o che tenta tormentosamente di valorizzare la materia...impasto la materia...ci affondo tanto da essermi vomitato il buco del culo più di una volta...ognuno serve tanto se stesso come la gente cui appartiene...e siamo pure matti

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  28. Vedo molte convergenze in queste apparenti divergenze: ognuno cerca una direzione, un senso ed una visione esaustiva della vita e del mondo con i talenti, gli strumenti ed i choppers di anima che ha. La speculazione non è mai fine a sé stessa, come scrivevo in Discorso sul metodo, scienziati si può essere o non essere, ma filosofi non si può non essere.

    Alla fine credo che scivoleremo tutti nella risposta. Come attratti dal mulinello dell'acqua in un lavandino, finiremo nel tubo. Il tubo come metafora della risposta... non è una bella immagine, ma credo renda.

    Ciao a tutti.

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  29. Giovanni, se mi è permesso esprimere una valutazione dei tuoi interventi, direi, con rispetto parlando, che essi promanano da una personalità anale, per dirla alla Freud. Tuttavia, io continuo a non capire cosa stai dicendo!

    Zret, se ho capito la metafora dell'acqua risucchiata nel tubo del lavandino, la risposta alle nostre domande metafisiche (chi se le pone e chi no) è la MORTE!

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  30. Freeanimals, Giovanni è un pittore e di talento. Egli è abituato ad impastare la materia dei colori.

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  31. http://www.byoblu.com/post/2011/01/09/INFERNO-ANIMALE.aspx#continue

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  32. un articolo e una discussione molto interessanti!
    Saluti a tutti, questo è il mio primo post.. un po timido forse, visto che è qualche giorno che leggo in silenzio..

    partirei quindi 'dal basso' e risponderei in primis a freeanimals e alla sua concezione della flosofia come speculazione, rifugio, corazza.. da dilettante filosofa ancora disorientata dal regno delle idee, una cosa mi è ben chiara: l'incomprensione altrui verso ciò che anima ogni attività umana e la connessa incapacità del filosofo a presentarsi. zret afferma che non si può non essere filosofi, ed in effetti è vero: ma per potersi presentare come tali bisogna che ciò che si fa, il proprio stile di vita, sia aderente a ciò che si pensa. però attenzione, qui non si tratta di coerenza tra pensiero e azione, bensì di vivere autenticamente quell'obbligo che ha origine dal pensiero e che impone di muoversi in una certa direzione. io la intendo così la filosofia, da filosofa alle prime armi, forse un po ingenua e credulona ad oltranza... come dice zret, la teoria serve poco a rispondere alle domande fondamentali, ma il nostro modo di vivere può sopperire alle lacune della teoria: non sappiamo chi siamo, dove andiamo e da dove veniamo? non sappiamo perchè l'essere piuttosto che il nulla? poco importa, se nella prassi rispettiamo ciò che siamo, da dove proveniamo e dove andiamo, se abbiamo buone maniere con gli esseri e, perchè no, anche con il nulla...!!

    scusate la divagazione! vorrei ora entrare nel nucleo tematico: il dolore! concordo con Zret quando afferma che anche le piante soffrono, ma che non è lecito strumentalizzare questa argomentazione contro vegani e vegetariani. Questa sofferenza è comprensibile con un semplice esperimento: provate a farvi in casa i germogli di girasole e a piantarli invece di mangiarli... la vedete ora la sofferenza?
    in effetti, penso che il primo passo autentico verso una dieta vegetariana dovrebbe essere il riconoscimento che la vita è intrinsecamente dolore e che viviamo a spese altrui.

    condivido quanto dice ginger riguardo un alimentazione vegetariana 'flessibile': nella mia gerarchia dei valori l'ospitalità viene prima dell'alimentazione, quindi quando sono ospite mangio quanto mi viene offerto (tranne il pollo :P). e rispondo a freeanimals che nn esistono solo dualismi categorici: gli animali non sono nè soggetti (hanno i nostri diritti? non mi pare), nè oggetti; finche limitiamo la nostra ontologia a queste due reiterate categorie, di strada ne faremo ben poca!

    mi fermi qui, anche se vorrei parlare ancora. ma come primo post mi sembra sufficiente! saluti!

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  33. Gentilissima, il tuo commento è molto equilibrato ed assennato. Mi piacerebbe riprenderne molti punti per estrarne il succo ed intrecciare un dialogo, ma purtroppo il tempo a mia disposizione, in questo periodo, è molto scarso e posso dunque solo ringraziarti per il Tuo contributo a questo proficuo dibattito sul dolore, perché in fondo di questo si tratta.

    Ciao e grazie.

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