10 agosto, 2011

La misteriosa morte di Dante

Dante Alighieri (1265-1321) morì di malaria o fu ucciso? Il sospetto che Dante fu eliminato serpeggia da un po’ di tempo e, per quanto mi consta, è stata la narratrice spagnola Matilde Asensi ad insinuare che la scomparsa del sommo poeta fu la conseguenza di una trama. L’autrice nel romanzo intitolato “L’ultimo Catone”, affida ad un Guardiano della Vera Croce il compito di inoculare il dubbio nella protagonista, Suor Ottavia Salina, convocata dalle alte gerarchie del Vaticano per decifrare un tatuaggio inciso sul cadavere di un Etiope ritrovato in Grecia.

Lo Staurophylakos (Custode della Croce) sottolinea che Dante si era inimicato papa Bonifacio VIII (al secolo Benedetto Caetani), per aver tuonato contro la sua scandalosa condotta simoniaca. Ricorda poi che passò a miglior vita la notte tra il 13 e 14 settembre del 1321. Era stato inviato come messo a Venezia dal mecenate Guido Novello da Polenta: di ritorno dall’ambasceria, attraversando le lagune della costa adriatica, il “Ghibellin fuggiasco” contrasse le febbri malariche e morì. Il 14 settembre è il giorno della Vera Croce.

Addirittura Francesco Fioretti ha costruito un’intera storia, “Il libro segreto di Dante”, 2011, sul presunto assassinio dell’Alighieri. E’ tuttavia un libro ingarbugliato e pretenzioso, scritto in modo incolore (alla Dan Brown): così, invece di gettare un barlume sulla questione, la banalizza per fini di commerciale intrattenimento. Quindi non ci è di nessun aiuto per provare a sciogliere l’enigma, mentre è più utile il cenno nel titolo dell’Asensi, la cui indagine esoterica è imperniata sul significato simbolico della Croce.

La traccia che si può seguire si riferisce al giorno in cui Dante morì, il 14 settembre, dì dell'Esaltazione della Santa Croce, festività della Chiesa cattolica, della Chiesa ortodossa e di altre confessioni cristiane. In essa si commemora la croce sulla quale fu inchiodato il Messia. La ricorrenza è generalmente collocata il 14 settembre, giorno in cui celebra la consacrazione della Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

Come è noto, la Croce è pure simbolo templare: che Dante fosse un cripto-templare è probabile. La Croce è il più universale dei simboli primari: rappresentando il punto di intersezione tra su e giù, destra e sinistra, implica l’unificazione del dualismo nella totalità. Può assumere valenza sia spaziale sia temporale. Si riferisce a situazioni cronologiche nella cultura dei Sumeri.

Dante era un pitagorico, forse un appartenente alla Confraternita dei Fedeli d’Amore: il suo sapere, in cui erano amalgamate la tradizione esoterica cristiana, quella islamica ed ebraica, trasmesse da una catena di precedenti maestri, si coagula nell’insegnamento anagogico ed ermetico della Commedia, capolavoro cifrato che lascia trasparire simboli poi confluiti, tra gli altri, soprattutto nei Rosacroce, esponenti cinquecenteschi di un antichissimo cenacolo di iniziati.

La Rosa è emblema che nella "Commedia" assurge a notevole rilievo, il cui valore, insieme con quello di altre immagini e dei numeri, fu studiato da René Guénon nel saggio “L’esoterismo di Dante”. Di solito la “candida rosa” descritta nel Paradiso è interpretata come emblema dell’Amore celeste. La Rosa simboleggia il Centro, la Verità, il Cuore, l'Eros mistico ("Eros" è anagramma dei termini francesi ed inglesi "rose"). Nel rosone delle chiese romaniche e gotiche si fondono adombramenti cosmico-cronologici e spirituali.

Che il Nostro fu vittima di una congiura, forse nell'ambito della persecuzione contro i Templari, è ipotesi percorribile, benché gli indizi (la morte tra il 13 ed il 14 settembre, il nascondimento degli ultimi tredici canti del “Poema sacro”, l’appartenenza di Dante ad una cerchia di adepti…) siano , ad oggi, molto labili per tentare di stabilire la verità.

Fonti:

M. Asensi, L’ultimo Catone, 2001, p. 447
Enciclopedia dei simboli, a cura di H. Biedermann, Milano, 1991, s.v. croce e rosa.
R. Guénon , L’esoterismo di Dante, passim, 1925
F. Lamendola, L'esoterismo di Dante, 2010

L. Pirrotta, Dante ed i Fedeli d'amore

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7 commenti:

  1. I Rosacroce sono la massoneria più potente e forte al mondo, un ordine templare di cui faceva parte anche Dante Allighieri, preso ad esempio dagli attuali massoni.

    Omicidi e suicidi indotti sono anche oggi all'ordine del giorno con lo stesso contrappasso di Dante.

    Non mi stupirei che sia stato suicidato proprio per aver conosciuto la vera natura luciferina, che arriva da lontano, molto lontano, ancora prima di Cristo.

    Ottimo articolo che fa pensare molto, (povero dante come è stato mal interpretato nella sua Divina).

    wlady

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  2. Wlady, molti simboli alti e venerandi sono finiti nelle mani di profani che li usano per firmare delitti ed oscure, demoniache trame. I veri Rosacroce, forse oggi una confraternita sparuta, nulla hanno da spartire con le nefande associazioni a delinquere di cui si occupa il noto avvocato.

    Forse Dante fu ucciso, se fu ucciso, per aver scoperto qualcosa di inconfessabile sulla Chiesa.

    Senza dubbio pochi hanno compreso il genio fiorentino.

    Ciao e grazie.

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  3. il goi ha anche una loggia intitolata a dante... qualche legame ci sarà. Così come a garibaldi, carducci, meucci e tanti altri personaggi famosi

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  4. Esseelle, credo si siano appropriati di Dante, come la Chiesa cattolica si è impadronita di Manzoni, rimpicciolito e degradato a santino. Ciò è avvenuto ed avviene anche con i simboli che sono finiti nelle mani di profani e di profanatori.

    Ciao

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  5. Interessante post come al solito. Ho entrambi i tomi a cui fai riferimento. Ho iniziato "L'ultimo catone" e presto passerò anche al libro del Fioretti.
    Cosa ne pensi della ricerca di Giannazza e del suo libro "i custodi del messaggio"?
    Secondo l'autore, il tesoro (segreto?) templare sarebbe sepolti in Islanda e la Divina commedia altro non sarebbe che una mappa per ritrovarlo. L'ultime notizie che ho dell'autore, lo vedevano impegnato nelle ricerce in terra islandese. Pare avessero scoperto alcune corrispondenze sul terreno e anche una cavità sotterranea. Dell'autore, però, non ho più notizia.
    Un abbraccio!

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  6. Giuseppe, ho letto "L'ultimo Catone" ed è stata impresa improba, poiché, pur con qualche sequenza avventurosa, è romanzo lento e, a mio parere, fuorviante. Che cosa se ne cava infine, dopo essersi sorbiti più di 400 pagine? Che i poteri forti nascondono dei segreti assolutamente ridicoli.

    Non ho letto "I custodi del messaggio" di Giancarlo Giannazza, ma vidi tempo fa un servizio televisivo. Sinceramente la tesi di Giannazza mi pare peregrina. E' possibile che la Commedia nasconda un enigma templare, ma dubito possa riferirsi ad un tesoro concreto e per giunta occultato in Islanda.

    Forse per dissipare un po'la nebbia, servirebbe un'analisi esoterica della "Vita nova" che prelude all'allegorismo della "Commedia".

    Preciso che le mie sono soltanto opinioni.

    Ciao e grazie.

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  7. P.s. Le uniche parti che ho gradite del romanzo "L'ultimo Catone" sono quelle in cui l'autrice indugia sulla cucina greca e sulla culinaria alessandrina con il suo melange arabo-copto: si sentono i profumi ed i sapori forti, speziati. L'Asensi è una buongustaia, ma la letteratura è un'altra cosa.

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