18 agosto, 2011

La parcellizzazione del potere nella società contemporanea

Nelle sue ultime opere, il filosofo e storico francese Michel Foucault(1926-1984), analizzando la “fisica” dei poteri, ne enuclea una componente fondamentale. Egli non interpreta tanto il potere nella società contemporanea come luogo da cui si dipartono gli ordini e le regole del comportamento, individuale e collettivo, piuttosto è visto come disseminato nel consorzio umano. Esso si alimenta, più che attraverso una repressione diretta, per mezzo dei meccanismi di censura e di autocensura che vengono indotti negli stessi soggetti, garantendo la stabilità dell’ordine.

Così l’establishment si rafforza mediante l’autocontrollo del singolo, ormai ridotto a mero strumento. Secondo Foucault, la sollecitudine antropologica che, a partire dal XVIII secolo e definitivamente con il trascendentalismo kantiano, trasforma l’uomo nel contempo nel soggetto e nell’oggetto del sapere, non celebra l’avvento di un mondo finalmente civile, ma annuncia la prossima morte dell’uomo.

E’ sintomatico che il “cittadino” stia diventando in questi ultimi decenni il censore di sé stesso, oltre che il ferreo vigile degli altri. La pratica della delazione che la propaganda istiga con messaggi in cui si incita a denunciare il nuovo capro espiatorio, l’evasore fiscale, si tradurrà in una spontanea confessione di delitti reali o presunti? Ci pare che questa sia la tendenza: il “cittadino” è schierato in modo del tutto inconsapevole con l’autorità che lo schiaccia, a tal punto che il potere centrale può quasi dissolversi, delegando ai singoli psico-poliziotti l’amministrazione della “giustizia”. Nella Londra sconvolta dai tumulti dell’agosto 2011, sono stati impeccabili sudditi di Sua Maestà, ad affiancare le forze dell'ordine nella caccia ai saccheggiatori. Gli sguardi dei Londinesi si sono così assommati agli obiettivi delle telecamere, formando un gigantesco occhio, simile a quello di un’abnorme mosca bionica. La perfida Albione, ritratta da Orwell, popolata di sicofanti, è il vestibolo del “mondo nuovo”.

Pare che il senso della subordinazione sia stato introiettato, fino a stratificare una “seconda natura”. Nei nuclei familiari, nelle relazioni interpersonali, nelle interazioni educative… si esprimono rapporti di forza e conflitti: agisce in ognuno di noi una forma di sado-masochismo? E’ comunque uno snaturamento antropologico: la celebrazione illuminista dell’uomo si infila in un vicolo cieco ed itera l’impasse in cui era venuto a trovarsi Nietzsche con l’illusorio vagheggiamento dell’Übermensch.

Tramontato Dio, è sorto il nuovo astro, lo stato, uno stato diffuso in modo capillare: non più istituzione verticalizzata, ma trasversale alla società. Intanto, mentre l’amministrazione centrale può eclissarsi, il potere disperso, parcellizzato in una miriade di regioni individuali, si concentra e consolida: la coercizione è ancora necessaria, ma sono alcune minoranze non integrate ad essere sottoposte alla costrizione ed alla punizione; la maggioranza si castra e bandisce (ed impone) il modello della castrazione. Quanto più si è allineati, da un punto di vista sia “culturale” sia comportamentale, con l’ideologia dominante, tanto più ci si sente appagati. L’unica identità possibile è nell’identificazione con il complesso indifferenziato della collettività.

Ciò spiega il successo del “pensiero” unico incarnato dalla “scienza” televisiva: tale “pensiero” elementare, schematico, acritico, soddisfa da un lato il bisogno filisteo della sicurezza conoscitiva (le cose sono razionali, spiegabili e sono come le presenta il divulgatore "scientifico") sia, nell’equazione tra sapere e potere, consente di condividere una frazione del potere, non più appannaggio di gerarchie esterne.

Intanto la rinuncia alla creatività ed all’indagine personale ingrossano le legioni degli schiavi-padroni, degli ignoranti laureati.

Come Luigi XIV, il cittadino benpensante può oggi dichiarare: "L’Etat c’est moi". "Sono io che denuncio l’evasore, sono io che riprendo con la videocamera il bandito, sono io che promuovo iniziative contro i clandestini…". L’azione del singolo precede l’azione del potere primario, la cui apparente latitanza e debolezza spronano l’intraprendenza del “cittadino”.

Vero è che, se il potere è in ogni dove ed abita in ognuno, i centri di resistenza risiedono dappertutto, in quanto l’opposizione coincide con ciò che Foucault denomina l’elemento “plebeo” presente, in linea teorica, in ciascun individuo ed in ciascun gruppo. Tuttavia si ha l’impressione che questo “nocciolo” sia stato ormai, nella stragrande maggioranza dei casi, disintegrato.

L’ultima frontiera rischia di essere l’autodenuncia, neppure per aver trasgredito una delle innumerevoli, assurde, draconiane norme dettate dal sistema, ma semplicemente per il fatto di esistere, delitto di lesa maestà. La vaporizzazione sarà autoinflitta.

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8 commenti:

  1. Tema interessante!
    Questo articolo cade a fagiolo:

    http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=159973&sez=NORDEST

    E non dimentichiamoci di quel cinese che ha scaraventato la sua bicicletta addosso a uno scippatore che scappava in motorino, facendolo cadere e permettendone l'arresto.

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  2. Il sistema istiga alla delazione, Freeanimals. Ancora una volta la sua profonda, immedicabile immoralità è spacciata per legalità, ma quis custodiet custodes?

    Ciao

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  3. Dopo Foucault, non possiamo proprio più intendere la scienza sul versante strettamente teoretico, come sistema razionale di conoscenze finalizzate all'azione ragionevole. Essa è almeno assieme e al contempo un sistema di potere che produce e sponsorizza le proprie "verità", al fine di allacciare gli uomini e il loro non più libero pensiero, garantendo così la riproduzione del sistema stesso.

    Scienza e società si assemblano così in una sorta di forma di vita che ha a cuore solamente la propria sopravvivenza economica, politica, pedagogica.

    E così che l'uomo muore: viene oggettivato e si fa oggetto di scienza; accede alla grossa categoria 'dell'esistente'; ma ci accorgiamo subito che non è oggettivabile, e dunque che non esiste - non possiamo separare la mente umana dalla cultura che la informa e che si insinua fino al midollo di quella corporeità che ci ostiniamo a connotare come "naturale" .. e se c'è questa continuità tra psiche e cultura, e natura, come possiamo ancora pretendere di separare psicologia, sociologia e medicina? Questa separazione si può solo spiegare come forma di un potere che pretende ancora di far valere le proprie bieche verità

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  4. Commento da incorniciare, Berenietzsche (pseudonimo originale ed ingegnoso). In fondo, la distinzione tra natura e cultura è un'altra delle dicotomie create e gestite dal potere. Richiamandoci a Derrida, potremmo definire la cultura, una "natura differita".

    A proposito della "razionalità" tra scienza e scientismo: non dimenticherei che il lessema "ragione" deriva da una radice che significa "misurare, quantificare", il numero eretto a dio.

    Ciao

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  5. Logos, ratio, termini che ci incitano a tradurre come 'ragione', oppure 'discorso', perdendo la radice matematica della loro genealogia. Credo che il significato strettamente tecnico sia quello del 'rapporto' o 'divisione matematica', così come lo intendono i Pitagorici, i quali tramite l'ana-logia (l' 'eguaglianza di rapporti', ossia la proporzione) possono ancora concedersi il lusso di andare oltre una razionalità strettamente logica

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  6. Anche il cardinal Bagnasco si pronuncia in questi giorni sull'evasione fiscale, ponendola tra i maggiori responsabili delle disastrose crisi economiche dei paesi e esortando il popolo al famoso esame di coscienza: in pratica, ognuno dia il proprio contributo.
    Non parla uno qualsiasi, ma l'uomo che si pronunciò favorevole agli studi sulla creazione della vita artificiale!

    Brillante finale per un articolo pieno di verità.
    Ciao

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  7. Berenietzsche, mi pare sintomatico che ormai i matematici realisti (il numero è nella realtà) siano una minoranza. Credo che il numero appartenga più al Demiurgo che a Dio, ammesso che esistano. D'altronde il G.A.U...

    E' sintomatico che la filosofia contemporanea tenda a "logicizzare" anche se su versanti opposti: così da un lato abbiamo la formalizzazione del Neopositivismo, dall'altro il Linguaggio dell'essere, linguaggio da cui siamo parlati, secondo Heidegger. In Heidegger è il linguaggio poetico, alogico a discostarsi maggiormente dall'oblio dell'essere.

    Sì, l'analogia trascende la logica quadrata, anche se i Pitagorici erano realisti.

    Ciao

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  8. Ginger, so che appartengo ad un piccolo drappello, ma credo che sia proprio il Vaticano a tenere i fili di molte marionette. Naturalmente anche Sion ha il suo ruolo, ma Roma non è ininfluente.

    Ammettiamo pure che la Chiesa di Roma sia composta solo da ignavi, succubi di USraele (ne dubito), non sono meno disprezzabili dei criminali al potere. Il giorno in cui B16 o Bagnasco denunceranno le scie chimiche etc. mi ricrederò. Forse.

    Nessuna misura della manovra riguarderà la Satan seed, nonostante le sue immense ricchezze.

    Tra l'altro pare che Tremonti sia una pedina del Vaticano.

    Ciao

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