19 giugno, 2012

Senz'arte

Nella nostra società sempre più martoriata molti cercano una via di fuga nella letteratura e nel cinema d’evasione. E’ un atteggiamento che testimonia la debolezza dei fruitori e, nel contempo, la forza di un mercato che, attraverso pallidi simulacri della vera arte, crea un’oasi di plastica per uomini ormai incapaci di apprezzare i valori estetici.

Già di per sé il romanzo (ed escludo qui i romanzi aperti e policentrici) è un genere, per così dire, autoritario, poiché il narratore guida il lettore attraverso i percorsi più o meno obbligati della storia. Figuriamoci la narrativa attuale che, priva di qualsiasi profondità e pregio, è concepita per un intrattenimento non meno becero di tante pellicole triviali e delle scadenti serie televisive in voga. Il carattere autoritario e gerarchico del romanzo è qui accentuato: siamo destinatari di prodotti che impongono la loro distorta visione del mondo, traducendosi non solo in una perdita di tempo, ma pure in un volgare indottrinamento.

Il gusto del pubblico medio-basso si muove tra due poli solo apparentemente opposti: tra l’edonismo più piatto che spinge a leggere il romanzetto con cui ci si gode una mezz’ora di svago, e l’attrazione masochistica per cose dove sono esibiti ed enfatizzati i mali del mondo. Ecco allora spiegata la popolarità di dibattiti televisivi che evidenziano l’oscena scena della “politica”, il successo di telefilm che indulgono al grandguignolesco, incorniciato nel solito sciropposo dualismo “buoni contro cattivi”, in cui i “buoni” sono gli intrepidi eroi della C.I.A. e dell’F.B.I., mentre i “cattivi” appartengono immancabilmente ad Al Qaeda o a cellule affini. Le due tendenze sono accomunate da un fine compensatorio e consolatorio: il libercolo mi permette di dimenticare le brutture della vita, la trasmissione ed il filmetto orrendi mi elargiscono la speranza (ingannevole) che, alla fine, trionferà il bene, sotto forma di happy end o di Di Pietro che “non sa parlare, ma dice le cose come stanno”. Oggi poi il volgo trova uno sfogo per le sue frustrazioni nella demagogia di Grillo e nel "Movimento cinque stalle"...

In verità la “letteratura” attuale non si discosta molto da questi cliché per soddisfare i gusti di un pubblico privo del tutto di buon gusto, ignorante e superficiale. L’arte vera non promette fughe in paradisi artificiali né è sinonimo di mera distrazione: l’arte vera è problematica, contraddittoria, critica. Sprona a porsi domande, incalza il fruitore, squaderna il mondo con la sua ineliminabile contradditorietà, le sue sfaccettature.

La lettura o la visione di un quadro, di una scultura etc. sono uno sprone ad interrogare la realtà, attraverso il pensiero e la poetica dell’artista. Così, non solo il saggio, in quanto testo euristico, offre più prospettive rispetto al romanzo (al romanzo medio), ma soprattutto il saggio che si destruttura, rifiutando le facili tentazioni dell’ordine compositivo e della tesi precostituita. Emblematici, a tale proposito, sono gli "Essais" di Michel de Montaigne, libri dove le considerazioni si dipanano senza obbedire ad un rigido criterio, ad un disegno unitario. Anzi, se proprio cerchiamo una parabola negli "Essais", è quella provocatoria ed eccentrica di un discorso che, tra innumerevoli excursus, aneddoti, ricordi, dalle vette delle questioni più alte scende verso la prosaica pianura delle necessità fisiologiche.

Non si intende affermare che l’arte prescinda dal piacere, ma è un piacere raffinato, intelligente, non disgiunto dalla riflessione. Omero scrisse i suoi poemi per un uditorio che cercava il diletto, ma per il quale soprattutto delineò un sistema di valori ed una Weltanschauung in cui i Greci si riconoscevano. Omero fu filosofo, maestro di vita, vate, oltre che egregio poeta.

Possibili verità non sono contenute in un solo testo, piuttosto in un’infinità di opere. E’ proprio ciò che ci sembra meno attuale ad essere di rovente attualità. Le lingue estinte sono più vive che mai, mentre la superfetazione tecnologica è una macchina di morte nata morta. Il programma televisivo incentrato su questioni sociali ed economiche è un’accozzaglia di sciocche menzogne. E’ del tutto inutile ed inopportuno commentare i discorsi dei politici, poiché le loro parole sono o insensate o ipocrite.

La scienza del C.I.C.A.P. è come la pubblicità, falsa e scintillante, volta solo al profitto… piena, però, di cariatidi, invece che di belle donne.

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

8 commenti:

  1. Caro Zret,
    sempre pù spesso il cinema o la letteratura d'intrattenimento sono di infimo livello. Cosa ci resta? Personalmente mi ritengo fortunata a poter attingere alla mia libreria ben fornita di classici, che so bene non mi deluderanno mai.
    Buon pomeriggio, Sharon

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  2. Nel mondo non è se non vulgo, Aurelius.

    Ciao

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  3. E' vero, ci restano i classici, Sharon. Tuttavia anche se compulseremo tutti i libri, qualcosa resterà sempre sigillato.

    Ciao

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  4. Come facciamo a rifugiarci in un passato che non abbiamo neanche la certezza che sia realmente esistito?

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  5. sono d'accordo con te, zret, quando dici che l'arte è ricerca di un piacere raffinato che induce anche alla riflessione. lo studio dei classici e dell'arte aiutano l'uomo colto a conoscere se stesso e il mondo che lo circonda, ma la stessa cosa non vale per il volgo che si lascia facilmente abbindolare da discorsi ipocriti di politici incapaci. cosa ritieni che si debba fare, quindi, per migliorare concretamente la situazione italiana?

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  6. Bella domanda, Light. Se abbiamo ricevuto dei talenti, usiamoli per tentare di sconfiggere le forze arcontiche, ovunque esse si annidino. Sono l'ignavia e l'indifferenza a causare lo sfacelo.

    Ciao

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  7. llsk individua i suoi dubbi, che non sono i miei :la testimonianza umana non è un opinione ma fondamento d' opinione(a qualsiasi livello di conoscenza):molto di cio' che si muove nelle parole di scienziati e storici,dietro una parvenza di rigore non e' che alterazione paranoica di folli :le opere scientifiche di Goethe, nel campo che le e' proprio, sono la sfida piu' alta , eppero' sinora aggirata con pavido silenzio, a codesta follia scientista che spadroneggia

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