20 agosto, 2012

Debris

Allora io ero là, sulla più alta delle montagne e tutto intorno a me c'era l'intero cerchio del mondo. E mentre ero là, vidi più di ciò che posso dire e capii più di quanto vidi, perché stavo guardando in maniera sacra la forma spirituale di ogni cosa e la forma di tutte le cose che, tutte insieme, sono un solo essere. (Alce nero)

E’ necessario apprendere, prima che siano gli eventi cruciali a costringerci ad imparare. E’ un itinerario lungo ed irto di difficoltà, ma non possiamo esimerci dal percorrerlo. La saggezza resta una meta inattingibile, poiché il baricentro della vita si disloca senza sosta, eppure, bisogna provare, giorno dopo giorno, a costruire le fondamenta del significato. Se la saggezza è a molti preclusa, è possibile, invece, accostarsi, almeno di quando in quando, alla sapienza. La sapienza è letteralmente capacità di assaporare, di gustare: è una forma di conoscenza diretta, perciò imparentata con l’ntuizione. L’intuizione è conoscenza che prescinde dalla logica: è ancora pensiero, ma depurato, decantato, visione dell’occhio interiore.

Si è che nell’esistenza si resta schiacciati dal pensiero che pesa, al cogito ergo… suffero. Così si inverte la prospettiva: ciò che è caduco è eternato e quello che è imperituro muore tra le spire delle incombenze e dei problemi quotidiani, come un angelo dalle ali appesantite dal ghiaccio, incapace di volare.

Bisogna, però, riconoscere che l’uomo contemporaneo è stato defraudato di tutte quelle opportunità che propiziano il redi in te ipsum. Sono circostanze esteriori (la quiete, la bellezza della natura, dell’arte, l’armonia dei rapporti umani, la sacralità e la creatività del lavoro.. ) che si traducono in occasioni di interiorità. Così oggi la vera interiorità è bene più raro dell’iridio. E’ il luogo in cui gli avvenimenti autentici diventano inesprimibili. Scrive Rainer Maria Rilke: “La maggior parte degli avvenimenti è indicibile, si compie in uno spazio che mai parola ha varcato e più indicibili di tutte sono le opere d’arte, misteriose esistenze, la cui vita, accanto alla nostra che svanisce, perdura”.

E’ lo spazio dove, come una stella lontanissima, può baluginare una verità che poi si spegne nel buio della notte. Dal profondo può sgorgare finalmente la risposta che è silenzio pieno di senso: poiché la verità, più che laconica, è muta.

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

5 commenti:

  1. Emerge viva speranza da questa tua considerazione,adesso che le nostre anime sono fragili come fiammelle di candela esposte al vento ci occorre interiorizzare la verità di una realtà inespugnabile dal male.
    Mi esprimerò anche confusamente adesso, ma credo che la condanna nostra attuale è che non possiamo fare da soli, l'uomo non può far da solo, è una condizione insensata quella dell'uomo, contradditoria e assolutamente enigmatica.
    A me sembra che la velenosa new age voglia persuadere l'uomo a "far da solo" con l'iniziazione per sbattimento di palpebre in artefatto stupore, così come l'ancor più velenoso pensiero positivista consacrando la sola ragione t'induce a "far da solo".
    Noi non possiamo nulla confinati come siamo.
    Del resto anche sull'idea della manna dal cielo uno istintivamente sente di orinarci sopra.
    Il dio capriccioso, dispotico, tirannico, desideroso di sacrifici animali è un mio nemico.
    Si chiamasse Giove o Yahweh la sostanza non cambierebbe.
    Se forze invisibili ostili ci torcono all'ingiù devono necessariamente esserci altre benevole preposte a curarci, devono esserci, anche se in questo momento storico ci sentiamo soli e abbandonati in noi stessi, assediati dal non senso.

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  2. Carissimo Giovanni, concordo in toto con quanto scrivi. Da solo il singolo non può nulla. E' hybris e, al tempo stesso, ingenuità ritenere di poter scalare la vetta senza una cordata.

    Ciao

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  3. Ad ogni buon conto, il titolo "Debris", ossia detriti allude ad una ferale disgregazione della realtà e dell'essere. E' tra i cumuli di detriti spesso tossici che, nonostante tutto, riesce a spuntare qualche filo d'erba.

    Ciao

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  4. "un arido vetro ci separa dalla vita, là dove si favoleggia di oceani avventurosi e di lontanissime, obliose beatitudini"

    Non dimenticherò mai questa tua frase che scrivesti tempo fa in un articolo. Ogni volta che la leggo sento una strana, indefinita sensazione. Le parole sono potenti, Zret. Evocano inesprimibili sentimenti, simboli che rimandano ad altre concezioni di esistenza.
    Riusciremo mai a superare L' arido vetro?

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  5. Non ricordavo di aver scritto questa frase, JC. E' verissimo: le parole sono potenti e sono tanto più potenti quanto più sfuggenti nei loro contorni.

    Spero che riusciremo ad infrangerlo presto.

    Ciao

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