23 novembre, 2012

Uno o due Messia? (prima parte)

Chi legga in modo spassionato i Vangeli deve convenire che non di un solo Messia sono narrate le vicende ed è riferita la predicazione, ma di due. Poco importa se essi furono personaggi storici o no: le religioni germinano attorno ad un’idea che può essere incarnata da una figura carismatica realmente esistita, ma pure coincidere con una prodigiosa mitopoiesi.

Saremmo propensi a vedere nei Messia evangelici (compresi quelli tratteggiati nei libelli apocrifi) due uomini che veramente vissero in Palestina tra il I sec. a. C. ed il I secolo dell’era volgare. Per ironia (o frode?) della storia al Cristo politicizzato è stato attribuito un messaggio di amore ecumenico, mentre la placida figura del Messia di Aronne (Yeshua - Gesù bar Abba) è stata o appannata o svilita in malfattore, a tal punto che il vocabolo “barabba” è assurto a sinonimo di “briccone”.

Che cosa induce molti studiosi ad ipotizzare che i Messia fossero due? Gli indizi non mancano: gli Esseni, confraternita nel cui milieu o ai margini del quale si sviluppò il movimento ebionita, attendevano due Messia: uno regale ed uno sacerdotale. La congiunzione Giove-Saturno, che fu forse la stella di Betlemme, adombra la distinzione menzionata. Il Vangelo di Matteo contiene una genealogia regale, laddove Luca riferisce l’ascendenza levitica.

Non solo. I Vangeli di Matteo e Marco riportano due distinti episodi in cui Gesù moltiplicò pani e pesci per sfamare la moltitudine che lo aveva seguito: nel primo (Matteo 14,13-21, Marco 6,30-44) con cinque pani e due pesci rifocillò cinquemila persone; nel secondo (Matteo 15,32, 45, 44. Marco 8,1-10) con sette pani e "pochi pesciolini" il Salvatore ristorò quattromila seguaci.

La prima moltiplicazione è riportata anche da Luca (9,10-17) e Giovanni (6,1-14). E’ probabile che i due pesci siano i due Messia; i cinque pani, in tale contesto, dovrebbero simboleggiare i cinque libri della Torah.

Più di queste tracce è, però, la dicotomia diegetica e descrittiva a deporre a favore della congettura in oggetto. Coesistono nei Vangeli un Cristo combattivo ed uno mite: le loro vicende procedono desultorie non solo per i tagli, le cuciture e le ricuciture del tessuto narrativo, ma anche poiché lo scrittore pare seguire due itinerari, dipingere due attanti principali. La regia è piuttosto scaltrita, ma gli stacchi, le incongruenze affiorano: il montaggio è di tipo sovrano per necessità (e per la difficoltà ad armonizzare ed incastrare sequenze eteroclite) e non per scelta estetica.

Così si giustappongono episodi discordanti e proclami onestamente inconciliabili. Matteo 10, 34-38 scrive: “Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra. Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno i suoi familiari.”

Luca è ancora più bellicoso, anzi incendiario: “Sono venuto a portare fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso! Devo ricevere un battesimo e quanto mi sento angustiato, finché non sia compiuto. Credete che io sia venuto a mettere pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. Perché d’ora in poi cinque persone in una casa saranno divise, tre contro due e due contro tre. Saranno divisi il padre contro il figlio, il figlio contro il padre, la madre contro la figlia, la figlia contro la madre, la suocera contro sua nuora, la nuora contro la suocera.” (Luca 12, 49-53)

Luca 35-38 riporta un dialogo dove all’ordine messianista è stata aggiunta una pacifica coda paolina: "Quando vi ho mandato senza borsa né bisaccia né sandali vi è forse mancato qualcosa?". Risposero: "Nulla". Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37 Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine". 38 Ed essi dissero: "Signore, ecco qui due spade". Ma egli rispose "Basta!"

Ecco che ci si sbizzarrisce con le esegesi metaforiche, simboliche, allegoriche… Spesso sono letture molto brillanti: peccato che brillino di una luce da oggetto di bigiotteria. Piaccia o no, siamo al cospetto di contenuti politici anti-romani maldestramente aggiustati, a guisa di un abito rappezzato alla bell’e meglio. Il Cristo depoliticizzato piaceva a Paolo: faceva alla sua bisogna. I dissidi con Giacomo, fratello del Signore, e gli altri Nazirei erano inevitabili, ma la propaganda nicena li cancellò: fu come propiziare la pace tra Eteocle e Polinice. Tanto chi conosce Eteocle e Polinice e chi era ed è al corrente delle dispute tra l’apostolo dei Gentili e gli Ebioniti?

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6 commenti:

  1. Un Messia oppure due? O magari neanche uno? E chi può dirlo...Si direbbe che le prove storiche fanno difetto. E perchè fanno difetto?
    Il problema esiste anche se i dogmatici ed i fideisti fanno finta che non sia così.
    In tal modo riescono a dormire sonni tranquilli, visto che ci tengono così tanto ai loro dogmi, alle loro certezze e alle loro professioni di fede.

    E allora l'influenza spirituale contenuta nel Cristianesimo chi l'ha infusa? Io non so rispondere. Ma il bello è che nessuno è mai stato in grado di fornire una risposta anche perchè non s'è mai posto la domanda e nemmeno ne sopetta l'esistenza.

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  2. Bisogna tuttavia distinguere fra la cosiddetta fonte Q, che possiede molti tratti in comune con la filosofia dei Cinici e presenta pure ascendenze di sapore buddhista, ed i racconti evangelici veri e propri. I quali si direbbero imparentati se non derivati dagli Atti di Pilato ( 'apocrifi' dunque questi ultimi o non piuttosto antenati dei Sinottici?).

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  3. Da un punto di vista narratologico, i Messia sono due. Sotto il profilo storico, siamo al cospetto di una vexata quaestio.

    La fonte Q potrebbe essere vicina al cd. Vangelo di Giuda Tommaso o è una fonte orale? Il biblista Pesce, pur timoroso di irritare teologi dell'establishment e tautoteologi della domenica come L., ha scritto importanti pagine su un tema intricatissimo.

    Che pensare di Apollonio di Tiana, il cui discepolo si chiamava Damis, proprio come uno dei sodali di Paolo? Che pensare dell'ipotesi di Reuchlin che attribuisce la redazione dei Vangeli alla famiglia romana dei Pisoni... etc?

    Qualcosa suggerirò nella seconda parte.

    Ciao

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  4. Ho tenuto da parte questo link da molti anni, lo sconcerto è notevole sulla cristianità, anche perché ci sono prove della "Catholic Encyclopedias, Preface".

    "La Chiesa fa straordinarie ammissioni sul suo Nuovo Testamento. Per esempio, quando discute l'origine di quelle scritture, "il più eminente corpo di opinioni accademiche mai assemblato" (Catholic Encyclopedias, Preface), ammette che i Vangeli "non risalgono al primo secolo dell'era Cristiana" (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. vi, p. 137, pp. 655-6)."

    Leggete e fatevi una Vostra disamina:
    http://www.xmx.it/nuovo-testamento.htm

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  5. Preziosa segnalazione, Wlady.

    I Vangeli sono gli unici testi dell'antichità in cui le incongruenze tra loro ed interne sono più numerose delle congruenze. Ciò deve essere in qualche modo motivato.

    Le stesse incongruenze dei poemi omerici, molto più antichi dei Vangeli, si risolvono se si usa l'esegesi settentrionalista propugnata dall'ingegner Vinci.

    Ciao

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  6. ...già, l'ingegnere la sapeva lunga, e per i tempi in cui si muoveva era obbligato a celare.

    Mente raffinata il Vinci...

    Ciao

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