01 febbraio, 2013

Appunti e disappunti

Qualcuno l’altro giorno mi ha chiesto se credo nel soprannaturale. Credere... siamo costretti a credere, perché non riusciamo a vivere il sublime. Soprannaturale? Come se sapessimo che cosa sia la natura, di cui oggi aleggiano solo livide larve, come se sapessimo per quale ragione l’universo si sia paralizzato nel mutismo degli spazi vuoti, neri.

Il pianeta sta agonizzando: l’esistenza si consuma sotto un cielo acrilico. Ci hanno cancellato la luce, sottratto il tempo imprigionato nelle scadenze, nei ritmi aridi di giorni tutti uguali, uno più disgregato dell’altro. Ci intossicano la mente ed il corpo.

Di fronte all’enigma alcuni ci sanno solo ammannire teorie: buttano un’equazione qui, una matrice là; snocciolano astrusità e fumisterie e tutto è chiaro, spiegato, finalmente. Altri spiattellano elucubrazioni “esoteriche”, ma sono riti e concetti insulsi, cialtroneschi, caricature di parodie.

Certi si angustiano perché l’umanità, di questo passo, si estinguerà, ma non si sono accorti che l’uomo si è già estinto.

Con chi coabiteremo nel deserto?

Perché tutto questo? Perché il mondo è al contrario? E’ un luogo dove si è costretti a camminare capovolti. Né i dogmi né le astrazioni sono risposte. Cianfrusaglie: ne abbiamo a bizzeffe.

Forse soltanto chi non ha compreso ha intuito, ma la parola che definisca la terrificante meraviglia della vita non è stata ancora pronunciata.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

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