04 febbraio, 2013

La lunga storia dei capelli lunghi

E’ arcinota la storia di Sansone, raccontata nel Libro dei Giudici (13-16). Sansone è un eroe israelita, figlio di Manoach, ma, come è stato dimostrato da insigni studiosi, tra cui Garbini, il suo nome è tipicamente indoeuropeo e dovrebbe significare “dio del sole” o “figlio del sole”.

Le rocambolesche vicende del personaggio adombrano probabilmente significati astronomici. Gli avvenimenti sono in modo maldestro embricati ad episodi storici relativi al conflitto tra Giudei e Filistei (Peleset), popolo indogermanico insediatosi nella striscia costiera di una regione che da loro prese il nome di Palestina.

Nella storia di Sansone è centrale il motivo dei capelli lunghi in cui risiede una forza eccezionale. Allevato secondo le usanze dei Nazirei, infatti, sul capo dell’uomo non passa mai il rasoio. La chioma prolissa è allusione all’energia del sole e più in generale ad una potenza insita nella natura, una potenza che è concentrata in una capellatura fluente. [1]

La descrizione fisiognomica del Messia, meglio dei due Messia, con i capelli lunghi e la barba, induce a pensare ad una continuità con l’antico Nazireato, mentre l'abitudine a vestirsi di bianco attiene alle consuetudini proprie degli Esseni, che peraltro hanno anche la fama di essere grandi guaritori e medici.

Nell’iconografia religiosa ad un Cristo imberbe ed efebico spesso modellato sulla figura del cantore Orfeo, rappresentazione del III-IV secolo dell’era volgare, sottentra, un po’ alla volta, l’immagine del Salvatore barbato e con la chioma che ricade sugli omeri. E’ possibile che l’avvento e la diffusione di tale paradigma iconografico nasca dalla convergenza fra l’acquisita natura solare del Cristo e le tradizioni dei Nazirei? Il contatto tra il retaggio pagano e concezioni ebraiche generò tale schema?

Anche i penitenti e gli anacoreti si lasciano crescere i capelli: si pensi a Giovanni Battista ed alla leggendaria Maria Egiziaca.

Nella tarda antichità e nell’alto Medioevo si afferma la nazione dei Franchi con la dinastia dei Merovingi: il particolare dei capelli lunghi accomuna i re Merovingi ai Nazirei. E’ un collegamento molto tenue e non è sufficiente per avvalorare l’origine israelitica dei Sicambri, derivazione da loro millantata probabilmente per confermare il loro rango di re semidivini, in quanto successori del Messia di David. E’ vero, però, che i capelli ricadenti sulle spalle, come si è accennato, caratterizzavano i consacrati a YHWH. I capelli sin sulle spalle erano, per così dire, raggi da cui si sprigionava una forza soprannaturale.

Gregorio di Tours nella Historia Francorum scrive: “Emersero nell'antica tradizione nazirea per diventare i re pescatori dai lunghi capelli". Egli inoltre ricorda che, dopo la morte di Faramondo, occorsa nel 428, gli sarebbe succeduto il figlio, Clodione il Capelluto (Clodion le Chevelu), reputato dal vescovo di Tours il primo re del popolo germanico in oggetto. All’ultimo re merovingio, Childerico III, quando è deposto dal trono, in seguito alla opportunistica alleanza tra i Pipinidi e la Chiesa di Roma, sono tagliati i capelli. Una gloriosa dinastia è spodestata con un potente gesto simbolico.

I capelli fluenti sono tenuti in gran conto pure nell’ambito del nazismo occulto: Karl Haushofer nel 1919 fonda la Vril Gesellschaft, un’associazione esoterica, al cui interno operano due sensitivi, la croata Maria Orsic, ed un certo Sigrun. Maria Orsic e le altre donne della confraternita reputano che capigliature lunghissime, a guisa di fili, le colleghino ai mondi invisibili.

Mutatis mutandis, dagli antichi profeti e sacerdoti sino ai capelloni degli anni ‘60 e ’70 del XX secolo, tra velleitaria trasgressione e sogni di libertà, un’aura ieratica, eppure con alcunché di negletto, si associa al volto maschile incorniciato da una chioma copiosa.

[1] Il nazireato era una particolare forma di consacrazione a Dio, normalmente a tempo determinato. Comportava un assoluto rispetto delle regole, comprendente l'astensione dalle bevande inebrianti e dal taglio dei capelli che poi venivano sacrificati, gettandoli nel fuoco.

Fonti:

A. Grabar, Le vie della creazione nell’iconografia cristiana, Milano, 1983
A. Mercatante, Dizionario universale dei miti e delle leggende, Roma, 2001, s.v. Sansone
Enciclopedia dei simboli, Milano, 1999 s.v. inerente
Garbini, I Filistei, gli antagonisti di Israele, Milano, 1997
Zret, I Merovingi tra storia e leggenda, 2012


APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

3 commenti:

  1. http://scienzamarcia.blogspot.it/2013/02/ennesimo-calciatore-morto-sul-campo-da.html

    RispondiElimina
  2. È stato notato che gli indiani pellerossa che venivano arruolati dall'esercito USA perdevano molte abilità (tra le quali uno spiccato senso d'orientamento e la capacità di mantenere un elevato stato d'allerta anche durante il sonno) quando venivano tagliati loro i capelli.

    Un saluto

    RispondiElimina

ATTENZIONE! I commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.

AddThis

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...