20 aprile, 2014

Crisi economica e snaturamento dei ruoli all'interno dei nuclei familiari


L’attuale crisi economica, in verità un declino programmato, sta causando innumerevoli danni e tragedie: inquietano soprattutto i suicidi di imprenditori oberati di debiti (o - non sembri paradossale - di crediti pressoché inesigibili) e taglieggiati dal fisco. Addirittura ogni due giorni e mezzo si uccide un lavoratore autonomo. E’ una carneficina che grida vendetta e di cui sono diretti responsabili i governi, vere associazioni a delinquere.

Il crollo produttivo ed il dissesto sociale incidono pure sugli equilibri dei rapporti familiari: com’è noto, i giovani, non trovando impiego, privi del tutto o quasi di un reddito proprio, restano a vivere con i genitori. In questa maniera il vincolo con il nucleo familiare non è reciso e l’adolescenza si prolunga indefinitamente. Questo è un fenomeno che è stato studiato, mentre non si attribuisce la debita attenzione al fatto che, se le nuove generazioni permangono in un limbo, anche padri e madri smarriscono la loro posizione ed identità, dimostrandosi non di rado più puerili e fatui della prole. Ne sanno qualcosa gli insegnanti che devono confrontarsi con adulti infantili ed iperprotettivi, più immaturi dei loro rampolli. Soprattutto i parenti non comprendono che i figli hanno bisogno di autonomia, di spiccare il volo con tutti i rischi connessi. Viene in mente un monito del sensibilissimo scrittore libanese Kahil Gibran: “Ricorda che i tuoi figli non sono i tuoi figli”. E’ così: essi sono individui che, una volta procreati, hanno già in nuce il loro destino, la loro dimensione.

Come il Profeta i figli dovrebbero risolversi per l’egira, ossia per una “rescissione dei legami” familiari. E’ questo, infatti, il vero significato di egira, tradotto dagli ignoranti ora con “fuga” ora con “migrazione”. E’ evidente che spezzare certe catene è difficile e doloroso: spesso le catene sono d’oro. Eppure è necessario, se si intendono evitare attriti ed incomprensioni, se ci si vuole costruire un’esistenza autentica nonché evitare lo snaturamento del proprio ruolo: chi nel mondo attuale sa vivere e sa morire a prescindere dall’età anagrafica?

E’ necessario ma, nella stragrande maggioranza dei casi, oggi non è possibile e non solo per situazioni empiriche. Sono lontani i tempi in cui ad ogni età dell’esistenza corrispondeva un modo di essere, uno stadio interiore, una visione del reale. Oggi ci si incammina verso la fine impreparati e si vive, senza aver mai vissuto.


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3 commenti:

  1. Carissimo Zret, voglio fari un regalo e a tutti i lettori di questo blog (non so se lo hai già visto), è uscito il film documentario di Hawking 2014 nuovo nuovo, va detto che Hawking ha 72 anni con una mente eccelsa.

    Io lo sto guardando ora mentre scrivo, tu/voi guardatelo, prendetevi un pochino di tempo spegneta la TV e guardatelo ne vale la pena.

    Un abbraccio;
    wlady

    Il link:
    http://www.cineblog-01.net/?s=+Hawking+%E2%80%93+Questa+%C3%A8+la+mia+vita+%282014%29

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie infinite della segnalazione, Wlady.

      Lo guarderò appena possibile.

      Ciao

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  2. un pò difficile andar via di casa quando fuori c'è solo lavoro stabilmente precario...

    ciao Zret

    RispondiElimina

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