24 aprile, 2017

L’enigma della Pietra nera



La Kaaba (cubo) è il noto edificio sacro di forma cubica situato presso La Mecca. Contiene l’Al-hajar al-aswad, la Pietra nera, forse un meteorite. L’oggetto litico era adorato dagli Arabi pagani e, dopo che Maometto conquistò La Mecca, fu integrato nella religione islamica.

Secondo alcune leggende musulmane, il sito fu scelto per la sua connessione con Abramo. Il patriarca fu condotto in Arabia da un vento di tempesta inviato da Allah che ordinò all’uomo di erigere un santuario nel luogo in cui il vento l’avrebbe portato. Mentre Abramo stava costruendo l’edificio, si fermò su una delle pietre dove rimase l’orma del piede. La Pietra nera, portata nel santuario dall’arcangelo Gabriele, era un tempo bianca, ma diventò nera a causa dei peccati degli uomini.

In un’altra tradizione fu Adamo il fondatore della Kaaba. Dopo che il progenitore fu espulso dall’Eden, egli si recò alla Mecca dove Allah depose una tenda di giacinto rosso in cui Adamo potesse vivere. La tenda, che era un angelo, in seguito divenne la Pietra nera. Quando il protoplasta stipulò un patto con gli uomini, essi siglarono un documento che fu dato in pasto alla Pietra. Nel giorno del Giudizio, la Pietra estrarrà la lingua per rivelare il nome di tutti i reprobi e di tutti gli eletti.

Quello della Pietra nera è un vero rompicapo: la sua origine è avvolta nelle nebbie di un passato lontanissimo. Scrive John Keel a proposito di questo monolite: “Alcuni dicono che fu consegnato ad Abramo o a suo figlio Ismaele (il progenitore degli Arabi, n.d.r.) da un angelo, altri sostengono che fu nascosto per secoli nella Grande Piramide, costruita appositamente per custodirlo, finché, sotto la minaccia di una guerra o di un terremoto, i sacerdoti egizi decisero di portarlo in salvo in Arabia. [...] Gli scienziati arabi che lo hanno visto, lo descrivono come un agglomerato di metallo, simile agli agglomerati di ferro e nickel delle meteore che cadono sulla Terra. Qualunque cosa sia, quando un uomo gli si avvicina, è folgorato dall’energia cosmica, la sua mente si spalanca e, in un breve istante di illuminazione, vede l’intero cosmo così com’è e non come lo immaginiamo ed è assalito dal desiderio irrefrenabile di difendere la miracolosa pietra al costo della propria vita. In epoca pre-islamica, il masso fu trasferito nel villaggio di Macaroba (La Mecca) e custodito all’interno di un robusto parallelepipedo di granito, foderato di seta nera”.

Le tribù beduine si contesero in sanguinosi conflitti il possesso del meteorite: nel secolo XII i Crociati tentarono di conquistare Macoraba per impadronirsi della Pietra. Lo stesso Maometto, pur ordinando la distruzione degli idoli venerati dai Meccani, aveva deciso di preservare sia l’oggetto sia il Cubo sacro, incorporandone il culto all’interno dell’Islam: da allora ogni musulmano è tenuto a recarsi in pellegrinaggio almeno una volta nella vita per rendere tributo alla Kaaba. E’ notevole che la Piramide di Keope (o Kufu) ospiti nella camera superiore un “sarcofago” litico che ha le dimensioni esatte della Kaaba.

Mutatis mutandis, la Pietra nera, probabilmente un betel, una “casa del dio”, ossia uno dei tanti massi e meteoriti onorati dalle popolazioni semitiche che abitavano il Medio oriente nell’antichità, ricorda il monolite di “2001 Odissea nello spazio”, la celebre pellicola di Kubrick, tratta dal romanzo di Arthur C. Clarke. Sono tutti oggetti dai poteri misteriosi ed immani, un po’ totem, un po’ strumenti per comunicare con entità invisibili (e sinistre? Extraterrestri, intraterrestri, alieni, demoni), un po’ stargate, un po’ centro di controllo dell’umanità, ma soprattutto simboli.

In quanto simboli, si stagliano sul sottile orizzonte dell’enigma, là dove la più tetra serenità e la più radiosa disperazione si fondono nel significato ultimo della Vita, significato di cui non ricordiamo più neppure l’esistenza.

Fonti:

J. Keel, L’ottava torre, Roma, 2017, pp. 204-206
A. S. Mercatante, Dizionario dei miti e delle leggende, Roma, 2001, s.v. Kaaba


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APOCALISSI ALIENE: il libro

14 commenti:

  1. Da tanto che aspettavo un suo post sull'argomento. Ho sempre pensato alla pietra nera come ad un canalizzatore di energie; mi riferisco alle cinque preghiere quotidiane che si eseguono rivolti alla Mecca e allo stesso orario.

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  2. Ciao Zret cosa ne pensi dell'ipotesi finale del libro di Keel?

    Il progresso che negli ultimi secoli ha avuto un'accelerazione senza precedenti è finalizzata a rigenerare quel software forse un insieme di kaaba che genera frequenze che controllano l'uomo dalla fine dell'età dell'oro? E le scie chimiche viste come griglia ubiqua hanno a che fare con tutto ciò?

    E' forse l'adorazione di questo software o Arconte che sia che manipola gli uomini per autorigenerarsi nelle ere è il segreto più riposto di tutte le massonerie?

    E' forse nella consapevolezza dell'uomo togliere ossigeno a questa rete? Ma a quali frequenze cerebrali ciò potrà avvenire?

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    1. Ciao Ron.

      non è facile argomentare: io direi che l'ipotesi di Keel è plausibile ed agganciata a supposizioni di molti altri studiosi, ad esempio, Lamb. In fondo Keel squaderna uno scenario di matrice quasi gnostica, in cui l'Arconte è una sorta di mega-computer (vedi anche HAL in 2001, Odissea nello spazio). Ciò che non mi convince del libro di Keel è la sua conclusione, secondo cui vivremmo in un universo ostile senza Dio: questo mi pare discutibile oltre che disperante.

      Certamente le scie servono anche a schiavizzare la mente, attraverso certe frequenze e risonanze. Tuttavia -penso- non tutto è materia-energia e lo sbocco è nell'apertura alla trascendenza. Qui, però, sta l'abnorme difficoltà! Siamo capaci di compiere questo salto?

      Ciao

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    2. Già l'assenza di Dio è anche secondo me irragionevole. Anche se non vogliamo chiamarlo Dio sono fermamente convinto dell'esistenza di un campo di energia mossa dall'amor (Dante, Dante!) ...

      Ho conosciuto una grande maestro cinese che ad un seminario di QiGong disse "Pochi riescono ad andale nel tao dopo la molte. Sono in contatto con molti maestli ... Lao Tze ...nel tao ... Io ... io Qigong pel andale oltle tao ..."

      Per quanto riguarda le frequenze cerebrali tempo verrà che accederemo alla banda gamma (dopo la beta) espandendo la coscienza senza limiti (oltle tao?) . Chi ci ha provato oggi ha riportato sensazioni fisiche e mentali orribili. Forse non siamo ancora preparati come non lo eravamo alla frequenza beta nei tempi in cui udivamo la voce degli dei.

      La domanda è: chi è che decide quando saremo pronti?

      Sì una scappatoia c'è comunque: scendere in theta (emisfero destro) e sincronizzare i due emisferi destro e sinistro. Lì c'è un universo da scoprire ....

      Infine per quanto riguarda le scie chimiche. Chiesi al Maestro cinese che cosa pensasse delle scie chimiche ed ebbi come risposta: "Sì sì vedo ... enelgia oltle ... oltle"

      Energia = Qi che probabilmente dobbiamo coltivare per non finire nella Caina o giù di lì. Quella è stata già prenotata da altri ... ad esempio senza saperlo dai disinformatori e Co.

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  3. Ipotesi più che plausibile, anonymouse89. Si canalizzano energie a beneficio di tenebrosi "dei" come ipotizza Salvador Freixedo? Non mi sento di escluderlo.

    P.s. Di solito il cinque è considerato numero infausto, sebbene gli Sciiti preghino tre volte al dì. Da non trascurare il legame di alcune culture protostoriche con Saturno: la falce sulle bandiere dei paesi islamici adombra il pianeta con gli anelli e non la Luna.

    Ciao

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  4. Gli Arconti nei manoscritti di Nag Hammadi e gli alieni nella xenologia

    Il mondo antico offre sovente delle risposte a noi uomini d’oggi, ma preferiamo pascerci di illusioni, indulgere all’ignoranza ed all’inerzia.

    I codici di Nag Hammâdi sono una raccolta di testi gnostici, rinvenuti nei pressi di Nag Hammâdi (Alto Egitto) nel 1946. Sono tredici papiri reperiti in una giara di terracotta da un abitante del villaggio di al Qasr, presso un monastero pacomiano nell'isola di Nag Hammâdi, nota anche come Isola elefantina. I documenti sono, per la maggior parte, scritti gnostici, ma includono anche tre opere appartenenti al Corpus hermeticum ed una traduzione parziale della “Politeia” di Platone. Così alle tendenziose testimonianze degli scrittori “cristiani” (Ireneo, Ippolito, Epifanio etc.) ed agli scarsi testi originali si sono aggiunte quarantaquattro opere gnostiche.

    Nonostante il carattere talora frammentario e l’oscurità che esaspera anche gli studiosi più pazienti, i testi in oggetto sono una miniera di preziose notizie. Si pensi ai Vangeli e agli altri libercoli che evocano il dominio degli Arconti. Essi sono dipinti come una progenie imitatrice. “Arconti” significa sia “reggitori” sia “esseri del principio”, giacché nacquero prematuramente, donde l’analogia con l’aborto spontaneo nei papiri di Nag Hammâdi. Questa genia deviante venne alla luce prima che si formasse la Terra: a differenza degli uomini e delle altre specie, gli Arconti non originarono dalla Luce, ma dalla materia inorganica.

    In principio gli Arconti non possedevano un habitat, ma brulicavano attorno alla Terra a guisa di cavallette fameliche, attratti da Sophia, da cui furono respinti. Queste creature sono prive di ennoia, ossia volontà ed intenzione, rappresentando un’aberrazione cosmica.

    Nei codici sono tratteggiate le loro sembianze: assomigliano a feti prematuri o ad insetti dagli occhi abnormi. Dalla legione degli Arconti, attraverso una mutazione, eruppe poi una razza leonino-draconiana. I due generi di Arconti purtroppo sono appena delineati nei manoscritti, da cui comunque si evince che le creature draconiane, dal temperamento aggressivo, tendono a dominare il gruppo dei “feti” di indole passiva.[1]

    Gli Arconti non possono creare alcunché, ma solo scimmiottare: la loro capacità mimetica è definita “phantasia”, cioè immaginazione delirante, distinta dall’”ennoia”. Nel “Vangelo apocrifo di Giovanni” le dimore celesti generate dagli spiriti menzogneri sono riproduzioni tridimensionali, simili ad un ologramma. Su questo regno fittizio impera il Demiurgo, Yaldalbaoth. I codici spiegano che il cosmo proiettato dal Demiurgo è virtuale, una simulazione meccanica, priva di vita, affine ad una rappresentazione di un paesaggio formata da pixel. Usando la parola HAL, “contraffazione” in copto, gli autori degli opuscoli gnostici, sottolineano il carattere spurio dell’universo arcontico. Singolare: HAL è pure il nome del dispotico elaboratore nella nota pellicola “2001, Odissea nello spazio”.

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    1. Sì le analogie tra i testi gnostici e John Keel sono molte.

      Di quest'ultimo interessantissima la diesamina di tutti gli avvistamenti UFO, Big Foot, Man in Black e rapiti ...

      Probabilmente "il mio regno non è di questo mondo" del maestro Gesù e l' "Oltre Tao" del maestro cinese sono verità non intuibili con la nostra mente attuale.

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    2. Sì, Ron, molto intrigante e probabile la lettura proposta da John Keel circa l'insieme dei fenomeni fortiani.

      E' proprio quel "regno" cui dovremmo mirare: sarebbe auspicabile la liberazione in vita o almeno una buona prassi propedeutica.

      Ciao

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    3. L'unico modo che abbiamo per batterli è quello di ricordare il nostro vero potere.
      Intrappolati in questa tuta biologica limitata ai soli cinque sensi noi siamo svantaggiati.
      Non riesco a trovare una via d'uscita..
      Notte Zret

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  5. Non posso che darle ragione. Essendo musulmana e studiando la Sunna e non soltanto il Corano, certe esperienze del Profeta assomigliano tanto a delle vere e proprie abduction!

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  6. Il "regno" non è lontano da noi.

    Liberare la mente dai "veleni".

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