06 ottobre, 2006

23 gradi e cinque

Gary Osborn è autore di un pregevolissimo studio intitolato 23,5 degrees, in cui il ricercatore, ripercorrendo la storia antica, medievale e moderna, rintraccia i simboli che, nell’arte, nella letteratura e nella tradizione esoterica, codificano il riferimento all’inclinazione dell’asse terrestre pari a circa 23 gradi e 5 primi.

È noto che da tale inclinazione dipende sia l’avvicendamento delle stagioni sia, insieme con il moto della Terra a mo’ di trottola, il fenomeno precessionale con la successione delle ere astrologiche. Sorprende scoprire il valore numerico in esame in una raffigurazione del tempio di Abydos, risalente al 1300 a.C. circa, con al centro lo Zed (o Djed), interpretato in genere come la colonna di Osiride, nonché in molte altre opere: in affreschi medievali, nell’uomo di Vitruvio, in quadri barocchi sino all’infame piramide effigiata sul dollaro.

Secondo lo studioso, l’allusione criptica all’inclinazione dell’asse terrestre potrebbe indicare la volontà di trasmettere, attraverso una linea esoterica, il ricordo di quando questa spina dorsale terrestre era verticale sicché alcune regioni del pianeta godevano di una perenne primavera, trasfigurata nei miti che narrano dell’età dell’oro. Intorno al 10.500 a.C., un cataclisma cosmico causò lo spostamento dell’asse e l’inizio delle età precessionali. A prescindere da questa tesi che non risulta, ad oggi, suffragata del tutto da prove geologiche e cosmologiche, senza dubbio convince l’interpretazione dell’autore, per il quale non può essere casuale il riferimento all’"asse del dio" nella memoria iniziatica che si espresse nell’iconografia e nelle religioni.

I culti egizi, il Cristianesimo segreto, il filone nascosto medievale e rinascimentale da Dante a Botticelli a Leonardo, solo per citare gli artisti più noti, testimoniano di una costante allusione a conoscenze astronomiche considerate nel loro significato simbolico e storico. In una ricerca di qualche mese or sono, ho individuato un presunto disegno astronomico nel I canto della Commedia, dove il veltro è identificabile nel Canis maior che splende nel cielo primaverile. Il veltro celeste rincorre sulla terra la lupa, allegoria di Roma, la sede della chiesa corrotta e simoniaca. Cenni alla precessione sono stati scorti all’interno del “poema sacro” da alcuni studiosi.

Bisogna, a questo punto, chiedersi per quale motivo le civiltà antiche erano quasi ossessionate dalle oscillazioni dell’asse terrestre, dall’orologio precessionale ed occorre altresì domandarsi per quali occulte vie un sapere venerando fu trasmesso.(1) Congetturare che popoli antidiluviani e postdiluviani vollero avvertire, attraverso il linguaggio immortale dell’arte, le generazioni future a proposito di catastrofi legate ai cambiamenti precessionali, implica l’idea che quei popoli furono saggi e pieni di sollecitudine. Ciò tuttavia non corrisponde alle acquisizioni circa Egizi e Sumeri che, nonostante le luminose conquiste in campo culturale e scientifico, furono dominati da classi dirigenti composte per lo più da scaltri e malvagi sacerdoti e principi. Forse qualche “dissidente” riuscì a carpire i segreti custoditi dai potenti ed a codificarli attraverso i secoli. Questi iniziati, in conflitto con l’establishment, preservarono conoscenze che, col passare del tempo, sono state filtrate e rielaborate, talora alterate, così che oggi risulta difficile comprenderle appieno?


(1) A questa domanda tenta di rispondere Alan Alford. Dedicherò alle sue teorie un intervento, non appena possibile.

Ringraziamento

Volevo esprimere la mia gratitudine a Menphis 75 che, con le sue instancabili ricerche, mi ha consentito di scoprire il testo che ho recensito.

Fonti:

5 commenti:

  1. Se c'è qualcosa di vero nel potere di certi numeri, è chiaro che questa conoscenza risede nelle mani dei "soliti" potenti che le detengono in modo esclusivo. Qualcuno si è mai chiesto come mai le costruzioni antiche che riflettono precisi parametri architettonici (un esempio su tutti: le piramidi)oggi siano ancora lì a testimoniarci la loro grandezza?

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  2. Credo che certe conoscenze siano appannaggio dei potenti, ma altre no: si pensi ai Catari sterminati perché sapevano troppo in merito alle vere origini del Cristianesimo. Si suppone che anche Dante fisse cataro: certo non era cristiano, come ripetono i piatti e menzogneri manuali scolastici e non solo. Ciao

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  3. Io sapevo che era 23,4 e di conseguenza la restante parte era inclinata di 66,6 numero oggi sempre piu' in voga e presente ovunque in modi sempre meno occulti. NN devo spiegare a te la simbologia che rappresenta questa cifra, ma nn vedo veramente altre spiegazioni, un'invenzione codificata che nn rappresenta la realta' ma un'ipotetico sistema di palle che girano, mai per' altro dimostrato.

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    1. In origine il numero della Bestia era 616 non 666. Da non dimenticare che non pochi teologi e storici considerano l'Apocalisse un testo spurio. Se non erro, la Chiesa ortodossa lo accolse nel canone solo nel X sec. dopo mille tentennamenti.

      Per comprendere il tema ti consiglio di leggere Il mulino di Amleto.

      Ciao

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