26 maggio, 2010

Eppure...

L'eterno silenzio di questi spazi infiniti mi agghiaccia (B. Pascal).

Le ombre fatali degli eventi si allungano sulla vita. Siamo punti sperduti nell'immensità del tempo, attori che non ricordano la battuta proprio quando potrebbe venire a taglio.

Il cosmo è un giardino di meraviglie ed un'infinita, silente gratitudine si innalza come l'inno di un incenso verso gli astri. Eppure, a volte, ci pare di essere le ombre fluttuanti di un sogno sognato da un altro. Dove siamo? Perché questi gesti si perdono nel dedalo dei giorni? Immobili procediamo lungo il sentiero che serpeggia nella notte. Siamo riflessi sulla superficie del cielo, immagini che si dissolvono all'imbrunire.

Che cos'è la realtà? Dov'è? Nella nostra testa o nella coscienza di Dio? O esiste un pur labilissimo simulacro là fuori? Siamo idee che ora sgorgano nella mente, ora muoiono, come flutti che il vento suscita sul mare per spegnerli infine sulla riva. Agìti, quando crediamo di agire, ci aggiriamo in mondi immaginari. La concretezza, muro dilavato da una pioggia di sangue, si sgretola ai nostri piedi.

Tutto è perfetto ed un giorno forse non lontano l'orizzonte si svolgerà in un filo d'oro. Tutto è perfetto: il senso è ignoto, ma implicito. Tutto è perfetto, eppure...



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APOCALISSI ALIENE: il libro

3 commenti:

  1. Voglio continuare quello che hai lasciato in sospeso:

    "eppure" ...
    eppure mentre la vita umana giaceva sulla terra, turpe spettacolo, opressa dal grave peso della religione, che mostrava il suo capo dalle regioni celesti con orribile aspetto incombendo dall'alto sugli uomini.

    Per primo un uomo di Grecia ardì sollevare gli occhi mortali a sfidarla, per primo drizzarlesi contro: non lo domarono le leggende degli dei, ne i fulmini, né il minaccioso brontolio del cielo.

    Anzi tanto più ne stimolarono il fiero valore dell'animo, così che volle infrangere per primo le porte sbarrate dell'universo.

    E dunque trionfò la vivida forza del suo animo e si spinse lontano oltre le mura fiammeggianti del mondo.
    "Questo è l'Elogio di Lucrezio"

    Epicuro diceva:
    L'uomo deve aspirare a diventare um dio, a vivere come un dio fra i mortali, cioè a realizzare il messaggio della salvezza dell'anima, a raggiungere con la prudenza la soavità della vita.

    wlady

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  2. Nulla è perfetto. La perfezione, concetto inventato dall'uomo, si contrappone al fatto, che è sotto gli occhi di tutti: un grande caos.

    Non ci saranno giorni, nè vicini, nè lontani, nei quali l'orizzonte si svolgerà in un filo d'oro.

    Pochissimi hanno varcato e continueranno a varcare la soglia che introduce alla consapevolezza; io, che quella soglia non ho varcato e dalla quale temo di essere lontano, sospetto che oltre il varco i pensieri e le parole non siano più necessari, miseri strumenti della condizione umana.

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  3. Wlady, è possibile continuare nel modo in cui hai seguitato tu con i versi di Lucrezio e le parole del suo ideale Mentore, Epicuro, oppure evocando l'eco del crollo primigenio.

    Altair, in "tutto è perfetto", venato di acuta ironia, si potrebbe leggere il latino "perfectum", quindi "compiuto" e quindi "finito". Consummatum est: così la perfezione si spegne nella consunzione.

    Non credo che l'universo sia caotico ed entropico. Tuttavia è vero che qualcosa non torna ab origine.

    Sì, oltre la soglia le parole saranno superflue, ma chi la varcherà?

    ciao e grazie.

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