22 agosto, 2010

Il passato che non passa

Le seguenti sono note senza alcuna pretesa di stabilire una verità.

Occorre un impegno immane per conferire un senso al passato e riscattarlo dalla sua irrazionalità, si tratti del passato individuale o di quello che appartiene al genere umano. Vero è che, a distanza di tempo, eventi trascorsi rivelano la loro logica all'interno di un disegno che era apparso casuale. Tuttavia non solo non sappiamo se questa logica sia in parte un significato dato a posteriori e per di più soggettivo, ma anche restano scorie emotive, errori, iniquità che non si incastrano nella strettissima feritoia del senso.

Il passato continua a pesare sulla vita, il cui valore è quello di non acquisire valore nei confronti del tutto, poiché il suo valore è confinato nella contingenza che lo riduce ad un’incognita. Bene scrive l'ottimo Horkheimer nel saggio “Eclissi della ragione” (1947): "La coscienza che il mondo è fenomeno, che non è la verità assoluta, la quale è la sola realtà ultima. La teologia è - devo esprimermi con molta cautela - la speranza che, nonostante questa ingiustizia che caratterizza il mondo, non possa avvenire che l'ingiustizia possa essere l'ultima parola." Il filosofo tedesco è conscio che la giustizia non potrà essere mai essere realizzata nella storia, poiché "quando anche la migliore società avesse a sostituire l'attuale ordine sociale, non verrà riparata l'ingiustizia passata e non verrà tolta la miseria della natura circostante".

Con intelligenza, Horkheimer vede sia nella natura, sulla scorta di altri pensatori, sia nella storia i chiodi che non si possono sradicare dal muro. Egli poi concepisce la fede come un'apertura di credito a favore di Dio, l'espressione di "una nostalgia, secondo la quale l'assassino non possa trionfare sulla vittima innocente". Così fa tabula rasa del giustificazionismo teologico e filosofico, per cui ogni avvenimento (dallo sbocciare di un fiore ad una strage di stato) assurge a punto significativo, eppure insignificante nella sua perfetta intercambiabilità con gli altri punti. Nell'economia del tutto, ciascun punto, insieme con infiniti altri, concorre a formare la perfetta, razionale linea del progresso storico e dell’evoluzione cosmica. Da qui il laissez faire per cui qualsiasi cosa accada, comunque sarà il migliore degli avvenimenti possibili, poiché incapace anche solo di sfiorare la perfezione dell'essere e perché inquadrato in un piano imperscrutabile, ma - si afferma – coerente ed armonico.

Se il male, nelle sue numerose incarnazioni (ed alcune sono imprescindibili e persino utili), si dispone ad essere oggetto di un'appropriazione e significazione postuma, il compito dell'uomo è appunto in questa "sfida al labirinto", come di chi continui imperterrito a gettar via l'acqua con un secchiello da un'imbarcazione che sta affondando, pur consapevole che la barca s’inabisserà.

Il dilemma decisivo inerisce alla questione circa la razionalità del reale. Il reale lo è o non lo è: una risposta intermedia non pare probabile.[1] Se, come credo, il mondo non è Ragione, il passato può essere redento solo con la dimenticanza. Il passato va perdonato, ma il perdono non è riconciliazione. Giacché non è possibile (ri)conciliare l'inconciliabile, il perdono è dono di oblio. L'essere stesso è forse proteso verso un oblio che cancelli, mercé un colpo di spugna, non solo il passato con il suo strascico di innumerevoli falle, ma anche la sua memoria.

Questa cancellazione, affinché sia una vera catarsi, per giunta non deve riguardare solo le creature, ma anche l'essere.

[1] Quando mi riferisco ad irrazionalità del mondo, escludo qualsiasi valutazione emotiva e psicologica, come pure il riferimento al male. L’universo è irrazionale poiché viola il principio di non contraddizione. Scrivevo nel testo Il mondo, la coscienza ed il nulla: “Perché il reale è autocontradditorio? Perché, assimilato il reale a 1, esso è diverso da 0, ossia il nulla, ma non si spiega come dal nulla assoluto possa scaturire il reale. Bisogna quindi accettare che 1 è uguale a 0 e viceversa. Il paradosso è il seguente: lo 0 è più denso di 1, il nulla più creativo del tutto. Il cosmo è simile ad un enorme macigno in bilico su un abisso infinito. La sostanza del reale è il nulla.” D’altronde, pure la fisica quantistica, di fronte ai paradossi del microcosmo, ha dovuto postulare un nulla da cui tutto affiora, un nulla instabile.



APOCALISSI ALIENE: il libro

10 commenti:

  1. "quando anche la migliore società avesse a sostituire l'attuale ordine sociale, non verrà riparata l'ingiustizia passata e non verrà tolta la miseria della natura circostante"

    Agghiacciante verità.

    RispondiElimina
  2. Sei andato dritto al cuore dell'articolo, Iniziato.

    Intanto, mentre noi ce ne stiamo nel nostro infernale paradiso, l'ingiustizia continua a regnare incontrastata, condannando milioni di esseri viventi alla miseria, alla fame, alla tortura etc. Quando finirà tutto ciò, se finirà?

    Horkheimer non offre il sedativo della risposta e della teodicea: per questo anni fa, quando lessi le sue opere, avvertii una consonanza spirituale con un autore che aveva dato voce ai miei pensieri.

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  3. Caino è stato perdonato, nonostante il sacrilegio dell'omicidio di Abele, e la stirpe di Set il terzo nato, non sembra che in passato abbia creato una scietà diversa con gli insegnamenti del Dio YHWH, che era iroso e vendicativo.

    Nell'immenso universo (multiverso) le cose non vanno meglio, sono di più le cose nascoste che quelle visibili ai nostri occhi; l'istabilità sembra essere una costante, di creazione e distruzione.

    L'essere umano non sembra che debba distaccarsi da questa continua lotta del male visto come l'estrema razio con la morte dell'ivolucro.

    Siamo così efimeri e precari, che non abbiamo il tempo di soffermarci su quell'albero del sapere, dove abbiamo consumato tutte le nostre energie per carpire il segreto della vita eterna, (Gilgamesh e Alessandro ne sono un esempio del passato) tralasciando la spiritualità della luce interiore, oscurata dalla cultura della morte, che ci è stata cateterizzata da tutte le religioni monoteistiche.

    La morte del corpo fisico, inizia dal concepimento, e si protrae con eterne sofferenze per tutta la vita terrena, un continuo perpretarsi e susseguirsi di vita e morte, e se non bastasse infliggiamo ai nostri simili il male più profondo per distruggere quella fiammella che potrebbe salvarci dal baratro.

    Caino non ci ha mai lasciati, è dentro di noi con i suoi geni mitocondriali, e ci ha privati della terza elica del DNA/RNA, faffigurata sul Caduceo, sembra guardarci con aria sorniona da millenni, per dirci che al genere umano è stato dato il sapere ma non la vita eterna.

    wlady

    RispondiElimina
  4. Già, nel multiverso, le cose non sembrano andare meglio, se consideriamo certi eventi e resoconti.

    Wlady, citi Caino e mi viene in mente l'articolo di Mike Plato (ultimo numero di Fenix) su questa figura biblica che egli considera, in un'ottica più simbolica ed esoterica che storica, un antesignano di Cristo, collegando l'etimologia di Caino al greco "kainòs", nuovo. Per Plato Caino sarebbe il simbolo dell'uomo rigenerato che valorizza le energie interiori per trascendere la materia ed avvicinarsi al divino.

    Che ne pensi?

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  5. Caino nella Bibbia viene esiliato e non condannato, a mio parere è perché detiene il vero gene dell'umanità fatta ad immagine e somiglianza degli Dei che hanno creato il lavoratore primitivo, infatti ricollegandosi alla senina ... Abele ha fatto la fine che noi tutti sappiamo, e non è un caso che sia stato eliminato (e io credo con parere favorevole da parte degli dei stessi) il caino era un lulu amelu perfetto per il lavoro di fatica mentre Abele era più contemplativo nel pascolare gli animali e non adatto al lavoro duro dei campi.
    come gli dei volevano.

    Rimane il fatto che nonostante Caino fosse un agricoltore, gli dei preferivano la carne, donatagli in sacrificio da abele, e i prodotti della erra erano destinati agli Adamo, come era nel paradiso terrestre, e comunque ci ricolleghiamo sempre al vegetarismo/fruttifero, infatti nei templi Ebraici e nel grande tempio più volte distrutto era consuetudine ofrire in olocausto degli esseri viventi, mal era vista una derrata di semi e granaglie dagli dei; non dimentichiamo poi Abramo che come sacrificio per provare la sua fedeltà le è stato chiesto il massimo olocausto quello di Isacco.

    Il divino come noi lo intendiamo dalla religione monoteistica è ben diverso dal divino che anche gli dei stessi del genere umano credono; l'avvicinarsi di Caino al divino (per me) va inteso come schiavo e servitore del creatore del genere umano, creato per svolgere il lavoro duro che gli Eloim/Anunnaki, non vollero più fare e portare il giogo che per troppo tempo hanno dovuto sopportare nelle miniere dell'Abzu in Africa meridionale.

    Io dico: come può un Caino che coltivava i campi, essersi macchiato dell'ifamia di omicidio? Si presume che sia stato vegetariano come lo era tutta l'umanità di quei tempi, qualcosa ci viene nascosto ancora o narrato dalla Bibbia in modo falsato, come sono stati falsati tutti i Vangeli canonici.

    :-) wlady

    Ps: Zret hai letto su CDC, l'articolo delle schie chimiche e i commenti ironici annessi?
    Puerile e patetico, hanno solo sfiorato la superfice giustificando, omettendo il 90% della verità.

    RispondiElimina
  6. Wlady, dalla tua dissertazione evinco che le interpretazioni simboliche e quelle storico-genetiche non sono quasi mai conciliabili. Credo che il valore letterale dei testi antichi sia quello più importante: ad esso si sovrapposero sedimenti esoterici che talora sono riferibili a contesti culturali antichi, ma più spesso sono stratificazioni ed invenzioni posteriori. Così le idee di Plato, pur ingegnose, sono forse, in alcuni casi, delle elucubrazioni originali, ma lambiccate.

    D'altronde YHWH, dopo il diluvio, è attratto dall'odore della carne arrostita.

    Forse, con Freixedo ed altri, bisogna pensare che le religioni monoteiste medio-orientali sono creazioni degli Elohim per controllare l'umanità. Ne è convinto anche l'acuto Kerner.

    Circa il brogliaccio pubblicato da CDC, è evidente che è disinformazione mascherata, uno zibaldone costruito per confondere tutto. Il gruppo Belfort è come l'équipe di sciechimiche.org, formata da ciarlatani falsi e bugiardi ma con "credenziali" di ricercatori indipendenti.

    Che tristezza...

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  7. "Il passato va perdonato, ma il perdono non è riconciliazione. Giacché non è possibile (ri)conciliare l'inconciliabile, il perdono è dono di oblio."

    ELOGIO DELLA DIMENTICANZA

    Buona cosa è la dimenticanza!
    Altrimenti come farebbe
    il figlio ad allontanarsi dalla madre che lo ha >allattato?
    Che gli ha dato la forza delle membra
    e lo trattiene per metterle alla prova?

    Oppure come farebbe l'allievo ad >abbandonare il maestro
    che gli ha dato il sapere?
    Quando il sapere è dato
    l'allievo deve mettersi in cammino.

    Nella casa vecchia
    prendono alloggio i nuovi inquilini.
    Se vi fossero rimasti quelli che l'hanno >costruita
    la casa sarebbe troppo piccola.

    La stufa riscalda. Il fumista
    non sa più chi sia. L'aratore
    non riconosce la forma del pane.

    Come si alzerebbe l'uomo al mattino
    senza l'oblio della notte che cancella le >tracce?
    Chi è stato sbattuto a terra sei volte
    come potrebbe risollevarsi la settima
    per rivoltare il suolo pietroso,
    per rischiare il volo nel cielo?

    la fragilità della memoria
    dà forza agli uomini.

    B.B.

    RispondiElimina
  8. Infatti, Tristano, la dimenticanza è necessaria ed auspicabile. L'acme sarà toccato, allorquando l'oblio diverrà... obl-io.

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  9. Una lirica di C. Michelstaedter, pervasa da un desiderio di oblio.

    Cade la pioggia

    Cade la pioggia triste senza posa
    a stilla a stilla
    e si dissolve. Trema
    la luce d'ogni cosa. Ed ogni cosa
    sembra che debba
    nell'ombra densa dileguare e quasi
    nebbia bianchiccia perdersi e morire
    mentre filtri voluttuosamente
    oltre i diafani fili di pioggia
    come lame d'acciaio vibranti.

    Così l'anima mia si discolora
    e si dissolve indefinitamente
    che fra le tenui spire l'universo
    volle abbracciare.

    Ahi! che svanita come nebbia bianca
    nell'ombra folta della notte eterna
    è la natura e l'anima smarrita
    palpita e soffre orribilmente sola
    sola e cerca l'oblio.

    RispondiElimina

ATTENZIONE! I commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.

AddThis

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...