14 luglio, 2011

La fine del mondo storto

Mai, come in questi tempi, è necessario trascendere.

"La fine del mondo storto” è un romanzo di Mauro Corona, pubblicato nel 2010. Liquidiamo subito l’opera: è un testo a tesi, piatto e mal scritto, irritante per il suo ambientalismo a senso unico (lotta contro gli autoarticolati che attraversano le valli montane, ma neanche un richiamo alla geo-ingegneria). Vi accenno solo per svolgere alcune riflessioni. L’autore, che è anche scultore, prospetta uno scenario futuro in cui l’umanità deve all’improvviso fronteggiare una realtà senza energia e senza tecnica. Gelo, fame, sete ed immani ostacoli pratici attendono sia i ricchi sia gli indigenti. Corona è facile profeta: anche se le cause del “nuovo Medioevo” non saranno quelle da lui additate, è inevitabile che il mondo precipiti nella miseria e nel buio, pure in senso letterale.

Resteranno come uniche risorse la natura e l’ingegno: la prima, dipinta con le solite pennellate estetizzanti, sarà molto più avara, provata tra l’altro da decenni di contaminazioni, di quanto si possa oggi immaginare; il secondo dovrà vedersela con l’egoismo. Nelle situazioni peggiori, molti uomini riescono a dare il peggio di sé e la discordia fra chi versa in frangenti è la regola. E’ puerile l’appello dell’autore a riscoprire la sapienza dei nonni, mentre è verosimile la cruda descrizione di un mondo dove gli scintillanti oggetti della tecnologia più avveniristica sono perfettamente inutili.

E’ pur sempre una finzione letteraria, eccepirà qualcuno. No! L’avvenire che ci aspetta è probabilmente questo, piaccia o no, sia perché è stato programmato sia perché sarà una lezione per gli uomini di oggi, abituati quasi tutti solo a lamentarsi. Sarà una lezione da cui molti non apprenderanno alcunché: la si veda come un compenso per gli oziosi lamentosi che pullulano nell’opulento Occidente, se esiste una Giustizia superiore. Certo, gli eventi colpiranno nel mucchio e non è escluso che qualche viziato si salvi. Se, però, la tumultuosa storia umana culminerà in un pareggio dei conti, in ultima istanza si raccoglierà quanto si è seminato.

Sarà dunque la fine, “la fine di un mondo storto”, come recita in maniera molto opportuna il titolo. Storto è soprattutto l’uomo di oggi, amputato degli arti che lo collegavano alla natura madre-matrigna. E’ un uomo cui non è stata strappata l’anima, poiché semplicemente l’ha lasciata marcire. La morte fisica è solo il suggello di una morte metafisica, assai più grave. Il sintomo della morte interiore si concretizza nell’indifferenza per tutto ciò che è sacro, sublime, elfico.[1]

L’uomo d’oggi, nonostante (o a causa?) di tutta la sua tecnologia, è una creatura malferma, malata, debole, minorata, eppure, in quanto ignara di tale condizione, arrogante e piena di sicumera. E’ simile ad uno che usi le stampelle per camminare e per percuotere chi gli è antipatico: se gli si tolgono le grucce, lo si rende impotente.

E’ un’umanità di enfants gaté, di schizzinosi e pretenziosi, di incontentabili. L’arte della querimonia è l’unica in cui eccelle. Persino il pensionato che, sovente a ragione, impreca contro il governo ed i partiti per poi comunque votare, è arido oltre che schiavo, come il borghese, di molte comodità date per scontate: ad esempio, aprire il rubinetto e poter usare l’acqua (sia pure inquinata) per lavarsi, bere, cucinare…è un (piccolo) lusso che apprezzerà solo quando dalla cannella non cadrà più una sola goccia. Non chiediamogli poi di comprendere la sacralità dell’acqua.

Ben venga dunque una tabula rasa. Non attendiamoci risoluzioni umane, perché, non solo non esistono, ma anche in quanto, tranne pochi casi, non le meritiamo. Non attendiamo salvatori o soccorritori terreni: persino una società, passata al vaglio della carestia e della guerra, prima o dopo ricade nei suoi usuali errori. Lasciamo ai romanzieri come Corona l’ingenua evocazione di utopie agricolo-pastorali o addirittura silvestri. Lasciamo ai globalizzatori la prospettiva di una “pace” universale. Lasciamo ai sognatori l’idea di un intervento esterno.

La salvezza, per quei pochi che potranno attingerla, sarà nel totale distacco e nell’abnegazione.

[1] Si consideri il valore ambivalente dei termini “sacro” e “sublime”: nello specifico sacro non è solo “santo”, ma pure “estraneo, potentissimo, numinoso, terribile”. Così chi coglie nella natura, lato sensu, solo aspetti gradevoli, scivola in una concezione limitata e turistica; gli antichi di fronte all’enigma dionisiaco dell’essere, erano, invece, estasiati ed atterriti. E’ naturale che questo discorso non può essere compreso dalle beghine.


APOCALISSI ALIENE: il libro

10 commenti:

  1. I libri di Mauro COrona hanno il pregio di restituire un mondo antico, incontaminato, vicino alla natura, pregno di odori e di sensazioni di quella vita autentica che i cittadini non sanno piu' cosa sia

    Fa veramente pensare pero' il fatto che uno scalatore, amante della natura e soprattutto OSSERVATORE della natura, non sappia leggere quelloc he succede nel cielo. Non sa o non vuole? Oppure non può? Quanto a questo non ho risposte sicure.

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  2. Caro Zret, oggi anche a livello lessicale si sostituisce il termine Natura con quello di Ambiente. L'ambiente è terra per ecologisti, turisti, scienziati; è limitazione paesaggistica alla zona metropolitana. Natura, beh, è la fucina delle sostanze, delle energie, è il terreno per la manifestazione del numinoso, è la matrice degli archetipi. Insomma, è ben altro dalle cartoline stereotipate, dal NatGeo, dal pieroangelismo. È madre e matrigna. Per me è camerata, dura a volte ma fidata.

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  3. Me l’hanno regalato e l’ho letto. Premetto che è uno dei peggiori che Corona ha scritto. Quando racconta le sue esperienze di bracconiere e le leggende della montagna è molto più avvincente. Corona è l’idolo dei montanari. Andare a una sua conferenza è un terno al lotto: non si può sapere se si riuscirà a entrare nella sala, di tanta gente che ci va.
    Nel caso specifico, oltre allo stile fastidiosamente naif, il libro ha cominciato a irritarmi quando dice che i sopravvissuti dovranno imparare a cacciare e a macellare gli animali. Perché no le persone umane? E’ possibile che gli altri animali debbano prenderlo in quel posto sia in condizioni di pace e opulenza, che di emergenza e catastrofe? Nemmeno la Natura che si ribella e si vendica (o una punizione divina) riescono a sconfiggere lo specismo? E poi, Corona non dice niente di nuovo: Roberto Vacca, ancora negli anni Settanta, scrisse un saggio intitolato “Il medioevo prossimo venturo”.
    Niente di nuovo sotto il sole, dunque. La nostra cattiva coscienza colpisce ancora.
    Va detto però, a discolpa di Corona, che mesi fa, quando sul Gazzettino si parlava dei misteriosi boati del Fadalto, fu l’unico ad avanzare l’ipotesi che si trattasse di armi segrete adoperate nella base di Aviano. Ricevette parecchia derisione. Finché i geologi non misero le cose in chiaro spiegando che si trattava di frane sotterranee. Se a qualcuno interessa posso cercare i link del Gazzettino dove se n’è parlato.

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  4. Corrado, credo che il dover scrivere per Mondadori sia per Corona una pastoia. Non vede o non vuole vedere il cielo con le diuturne deturpazioni? Credo gli abbiano vietato di guardare, pena la rescissione del contratto con una casa editrice importante. Forse egli ritiene che una piccola battaglia sia preferibile all'inerzia... Non so.

    Ciao e grazie.

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  5. Sì, Angelo, "ambiente" è ciò che sta intorno: tradisce una visione antropocentrica e misera della Natura che è laboratorio alchemico.

    Freeanimals, Vacca era intervistato in televisione una sera sì ed un'altra pure: vaticinava sempre l'avvento del Medioevo prossimo venturo. Non era proprio prossimo, ma venturo senza dubbio... o no? Non costruiremo le Cattedrali, templi alchemici e simbolici. Uccidere e macellare gli animali? Si può vivere senza carne: ci si può nutrire di frutta e di bacche, sempre che si trovino.

    I boati causati da frane? E' una frana la spiegazione.

    Ciao e grazie.

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  6. Roberto Vacca, pochi anni dopo, scriveva: 'Il Rinascimento Prossimo Venturo' in cui ... si rimangiava tutto! Importante secondo me nel tuo articolo è il fatto che questo 'stato di natura' non sarà casuale ma frutto di scelte fatte a monte da qualcuno...chi si ricorda come si spiumano i polli? Saluti, G.B.

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  7. Vacca ha le idee un po' confuse. Sì, Ghigo, credo che gli eventi futuri siano stati decisi: Tremonti, burattino degli Oscurati, sta spianando la strada.

    Ciao e grazie.

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  8. SOLEDAD, non diamo involontaria visibilità a certa feccia.

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  9. giusto...mi importa che lo hai letto tu..facevo meglio a mettertelo in privato..

    un abbraccio Straker

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  10. Vacca però è stato un grande, anche se a singhiozzo.. mi è sempre stato simpatico.. convenzionale ma a tratti coraggioso.. sicuramente uomo d'intelletto superiore.
    @Angelo, mi trovo perfettamente d'accordo con quanto da te scritto, specie sulla enorme e sostanziale differenza tra ambiente e natura.. o Natura..
    Come sempre un caro saluto a te, Zret

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