31 luglio, 2014

Collezionisti


Quanti collezionano oggetti! Chi colleziona i classici francobolli, chi insulse schede telefoniche o figurine di calciatori, soldatini di piombo, orologi a cucù… Qualcuno raccoglie libri che non leggerà mai, un altro dischi che non ascolterà.

Che cosa li spinge ad accumulare cose su cose, a riempire mensole, scrigni e scatole di carabattole? E’ una sorta di horror vacui, un modo per tentare di riempire l’incolmabile vuoto della vita. E’ una coazione a ripetere: si aggiudicano un francobollo raro che mancava alla collezione ed un brivido di estasi li percorre. Già, però, dopo pochi giorni l’aura di quel prezioso cimelio è quasi del tutto svanita e ricomincia la queste per appropriarsi di qualcos’altro. E’ una ricerca interminabile.

A ben vedere, pochi sono immuni da questa mania. Qualcuno, come Casanova, colleziona amanti, un altro automobili e la differenza è sottile. L’impulso ad accumulare è anche nell’avido che simbolicamente impila monete su monete, ma pure nell’asceta. Costui allinea trionfi sulla carne e sulla concupiscenza.

Qualche cupido erede cercherà nella chincaglieria ammassata dal collezionista un oggetto di valore per rivenderlo. Si disferà, infastidito, di tutto il resto.

Che cos’è poi l’esistenza, se non una collezione di istanti, settimane, mesi, giorni, anni, spesso dolorosi?

Guardiamoci attorno: tutto è collezione. L’universo è una collezione di corpi celesti. Il collezionista annovera nel suo armamentario milioni di galassie, stelle, quasar, pulsar, buchi neri, miliardi di esseri viventi, dalle sembianze più disparate, dispersi su miliardi di pianeti. Ammucchia cadaveri nei cimiteri, neonati nelle nursery forse per pareggiare i conti e sembra non stancarsi mai: al momento seguitano a sbocciare astri e gli entomologi non hanno ancora finito di classificare gli insetti.

Che senso ha il collezionismo? Forse è un tentativo di durare oltre il tempo, oltre la morte. E’ la proiezione di parte del proprio essere nelle cose, consci che esse resteranno, quando la vita sarà svaporata.

E’ come se, attraverso tutto quel coacervo, il trapassato intendesse dire: “Io sono tuttora qui..." E non è così.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

4 commenti:

  1. E' vero Zret, spesso ci penso e non è solo questione di collezionismo o di accumulo ma di desiderio di cose delle quali, a pensarci, ce ne chiediamo l'utilità.
    Ne sono vittima purtroppo, e la cosa brutta è proprio che, una volta ottenuto l'oggetto, ci si sente svuotati dentro, aridi, tristi e quindi ci si chiede a cosa sia servito.
    La risposta è ancora più angosciante, perché si scopre il vuoto dal quale siamo circondati e del quale cerchiamo un'efficace medicina nella materialità compulsiva.
    In parte è colpa dell'individuo, è vero, ma concorso di causa è anche la realtà che ci circorda ed il vuoto che colma la mandria umana con la quale siamo costretti a convivere ed interagire, le scarse soddisfazioni che la vita ci riserva e le continue lotte per ottenere una briciola di pane.

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    Risposte
    1. E' come scrivi, Embraze.

      Qualcuno ha scritto (non ricordo l'autore) : "Cerchiamo l'infinito e troviamo solo cose". Mi sembra una massima quanto mai vera.

      Ciao

      Elimina

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