27 giugno, 2015

I Men in black di Craig Warwick



Il libro di Craig Warwick, scritto in collaborazione con Caterina Balivo, “Tutti quanti abbiamo un angelo”, biografia del sensitivo nato a Londra, contiene un capitolo, “Men in black”, che è di notevole interesse, in quanto conferma, secondo un’angolazione eccentrica, le principali informazioni a proposito degli enigmatici “Uomini in nero”.

Bisogna qui precisare che quasi certamente l’autore non è a conoscenza della tradizione xenologica circa i Men in black, risalente agli anni ’50 del XX secolo, ma, come la maggior parte delle persone, il suo immaginario è condizionato dalla pessima saga cinematografica con protagonista un patetico Will Smith. Eppure Warwick offre un ritratto somatico e psicologico dei M.I.B. quasi del tutto coincidente con le descrizioni fornite dai testimoni nei primi decenni dell’Ufologia: è un quadro in contrasto con l’edulcorata raffigurazione hollywoodiana.

Warwick riferisce che, recatosi a New York, in occasione del diciottesimo compleanno, cominciò a frequentare una “scuola” per sensitivi, illudendosi di poter migliorare le sue già ragguardevoli capacità. Il giovane si accorse, però, che l’istituto, i cui locali si trovavano in un anonimo edificio della Grande mela, era probabilmente la copertura per sinistre operazioni dei servizi segreti. Perciò, dopo un po’ di tempo, egli si allontanò di soppiatto per rifugiarsi nella sede del consolato britannico.

Lo scrittore riporta la sua insolita esperienza nei seguenti termini: “Ero completamente insoddisfatto di come stava andando il mio soggiorno newyorkese. In più c’erano alcuni comportamenti del personale che mi lasciavano perplesso, per usare un eufemismo. Ogni sera, infatti, arrivavano nelle nostre stanze dei personaggi vestiti completamente di nero: giacca, pantaloni, cravatta, persino gli occhiali da sole, anche se il tramonto era già passato da un pezzo. Ricordavano un po’ i Men in black del film con Will Smith. La differenza era che in quella pellicola era raccontata una storia divertente: qui, invece, c’era poco da ridere [...] Questi personaggi mi inquietavano. La cosa più strana era che, pur concentrandomi al massimo, non riuscivo ad entrare nelle loro menti. Non potevo leggere alcunché di quello che sapevano o pensavano, nonostante in quel campo stessi compiendo molti progressi. Era come se fossero vuoti ed impermeabili”.

I Men in black appartengono al novero delle leggende metropolitane o qualcosa di vero si annida nei resoconti che li riguardano? Esistono anche delle registrazioni video che li immortalano. Il rebus pare lungi dall'essere risolto...

Fonti:

C. Warwick con C. Balivo, Tutti quanti abbiamo un angelo, Milano, 2011, pp. 83-94
R. Malini, U.F.O. il dizionario ufologico, Firenze, 2007, s.v. inerente. L’autore ci ricorda che il primo a scrivere dei M.I.B. (agenti di un potere occulto? Alieni dotati di straordinari poteri telepatici? Androidi?) fu l’ufologo Gray Barker nel 1956 il primo a scrivere di M.I.B., sebbene la prima segnalazione sia del 1947.
N. Redfern, The real Men in black, 2011


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13 commenti:

  1. E se i cosidetti ufo fossero solamente una manifestazione malignia demoniaca extradimensionale? Tanti cominciano a pensarlo...non solo ricordiamo che l'area 51 è nata dopo un immenso rito satanico (il piu grande rito satanico della storia) realizzato da Aleister crowley, jack Parsons, genio della missilistica Nasa, e Ron Hubbard. Il Babalon (o Babylon) working...e il ritratto di Lam? Ricorda perfettamente i grigi,,,di anni dopo!...Sicuramente in quell'Area militare supersegreta qualcosa di nascosto esiste!

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  2. ...scusate ho perso una -d- per strada!

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    1. Ci troviamo di fronte ad un’altra biforcazione, oltre alla dialettica che ho riassunto (e semplificato) nel diagramma Hopkins vs Mack. L’ipotesi extraterrestre si oppone a quella parafisica, mal conciliandosi con essa. Eppure, a ben vedere, i due orizzonti non sono così lontani: è possibile che una civiltà, dopo aver toccato il culmine del “progresso” tecnologico, abbandoni la tecnica per procedere lungo la via dei poteri psichici, del dominio della materia e dello spazio-tempo attraverso il pensiero. Ad esempio, nell’India vedica dèi, semidei ed eroi ora impiegano la tecnologia ora ne sono svincolati. Lo stesso termine “loka”, in sanscrito, designa sia il pianeta fisico sia un mondo sovradimensionale: invero, realtà fisica ed iperfisica coesistono e si compenetrano, anche se, quasi sempre noi percepiamo solo la prima, anzi una sua piccola frazione. Un Venusiano non deve per forza provenire dal pianeta materiale che chiamiamo Venere.

      Pertanto se nella Bibbia ed in altri libri tradizionali alcuni specialisti scorgono “angeli” in carne ed ossa nonché macchine volanti, mentre altri ricercatori vedono immagini sciamaniche e fenomeni eterici, probabilmente hanno ragione entrambe le categorie di studiosi. Si tratta di stabilire dove il testo descrive un referente concreto e dove, invece, un simbolo, pur nella consapevolezza che tale distinzione può essere sfumata.

      Occorre provare a superare la tradizionale separazione tra empirico e meta-empirico. La scienza ortodossa si ostina ad ignorare le cosiddette energie sottili nonché la sfera metafisica: in questo modo si preclude dogmaticamente una visione più ampia ed approfondita. La vera ricerca, però, non può prescindere dall’indagine, sempre critica e prudente, di territori liminali. In molti casi l’osservazione del “fatto concreto” dà l’impulso per un’indagine che, un po’ alla volta, travalica i confini dell’empiria, lasciando intravedere inattesi paesaggi. Chi studia la Biogeoingegneria, dopo averne valutato i risvolti nell’ambito del clima, dell’economia, della geopolitica etc., è indotto da una serie di concatenazioni ad enucleare addentellati che sconfinano dal tangibile. Qui le implicazioni umane lasciano affiorare un substrato non umano,(sub-umano?). Per questo motivo le chemtrails si rivelano non solo come il crimine più efferato di tutta la storia, ma pure come la stretta fenditura oltre la quale si estende un regno dai contorni sfuggenti. La resistenza ad accettare la realtà della Biogeoingegneria, anche per opera di persone intelligenti, dipende in gran parte dalla difficoltà a rinunciare all’antropocentrismo ed all’idea (inganno?) del libero arbitrio: si preferisce flagellare l’umanità ed anche autoflagellarsi piuttosto che pensare ad una mano nascosta. Ancora, le scie tossiche sono una pietra di paragone: se nelle comunicazioni di presunta matrice aliena, soprattutto quelle incentrate sulla necessità di preservare la natura, sono assenti, si deve pensare che i messaggeri non sono affidabili. Purtroppo è quanto accade, come avviene nell’accozzaglia di scempiaggini pseudo-spirituali, riconducibili sovente all’universo della New age.

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    2. Eccellente sintesi Zret, complimenti. Ciao

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    1. Viviamo in tempi di menzogna e di violenza, Prank.

      Non liquiderei l'ufologia "viti e bottoni", poiché è evidente che in molti casi gli U.F.O. sono oggetti tecnologici, di una tecnologia avanzatissima, né confonderei gli alieni con i demoni, sebbene molto spesso i primi rivelino intenzioni malvagie. Vero è che, se anche se prescindiamo da differenze terminologiche ed ontologiche, siamo al cospetto della più plateale, sfacciata, gigantesca, mortale truffa ai danni di un'umanità stordita ed ebete.

      Ciao

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  6. Vi è un bel libro Zret,...a te che sei storico come me,,,molto carico di simbologia! Costa parecchio ha circa 1000 pagine,,,immenso. Da Leggere per chi è interessato all'argomento simbologia e massoneria satanica!

    http://www.macrolibrarsi.it/libri/__massoneria-e-sette-segrete.php

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    1. Purtroppo Epiphanius, nel suo pur pregevole tomo, dimentica il ruolo nefasto della gerarchia cattolica, ruolo che è centrale nel mondialismo e nel satanismo, come dimostreremo in un articolo che pubblicheremo presto su TE.

      Ciao

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    1. Ti indicherò la bibliografia appena possibile. Non è facile reperire dei testi in italiano, essendo un argomento tabù.

      Ciao

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