30 luglio, 2005

Il colosso di Prodi

L’anno venturo gli Italiani saranno chiamati alle urne per scegliere la coalizione che dovrà governare questa disastrata nazione per il prossimo quinquennio. Premesso che occuparmi di “politica” italiana, anche solamente en passant, mi ripugna, ritengo doverosa qualche considerazione in proposito. La maggior parte dei cittadini si appassionerà infervorandosi al dibattito, alla tenzone tra i due “opposti” schieramenti. I sostenitori del Polo delle libertà accuseranno l’alleanza di “centro-sinistra” di essere responsabile di una gestione dissennata della cosa pubblica nei decenni in cui si sono succeduti i vari D’Alema, Prodi e compagnia cantando, di non avere un programma coerente ed efficace, di essere un coacervo di partiti e di partitini, su cui pesa per di più l’ipoteca dei “comunisti” e via dicendo; dall’altra parte sentiremo le solite doglianze: il “centro-destra” non ha saputo controllare l’inflazione, non ha attuato una politica economica seria, ha privilegiato qualche esponente della maggioranza a discapito degli interessi della collettività... Insomma i soliti battibecchi, le solite litanie, le solite pantomime.

Mi avventuro in una profezia: vincerà l’Unione capeggiata dal Professor Prodi e non perché sia migliore del raggruppamento comandato dal Cavalier Berlusconi, ma in quanto, in un sistema più o meno bipartitico (in realtà a partito unico), i cittadini-sudditi credono di poter scegliere tra due programmi diversi, tra due orientamenti ideologici. Infatti i mezzi di distrazione di massa (l’espressione non è mia, ma di Lalla, simpatica interlocutrice di un forum) sono riusciti a convincere quasi tutti gli elettori che sono in campo due forze tra loro avversarie, come se fossero due gladiatori, un mirmillone ed un reziario, intenti a lottare nell’arena sino all’ultimo sangue. Ma quale lotta politica, quale confronto?

È solo una finzione, una ridicola e grottesca farsa, adatta a mantenere una parvenza di “democrazia”, laddove -lo ripeto- in realtà è un sistema a partito unico sub specie, appunto, rei publicae. Lo stesso Prodi, a mano a mano che si avvicinerà il fatale giorno del responso “popolare”, cercherà di accreditare un’immagine di sé sempre più in opposizione a quella del suo antagonista. L’Unione sembrerà sempre più unita e combattiva, un’armata all’assalto dell’accampamento nemico. Ciò accadrà, nonostante l’Unione non sia un’alleanza di partiti, ma una compagnia di guitti in cui tutto o quasi è sbagliato, a cominciare dal nome scialbo e banale. Perché “Unione”? Io l’avrei chiamata “Parco” o “Giardino” con tutte quelle querce, gli ulivi, le margherite, i garofani... Ci manca solo la “vispa Teresa” che insegue qualche leggiadra farfalla tra l’erbetta. Poi, quali progetti, quali programmi potrebbero rivelarsi fruttuosi, quando ormai il debito pubblico è diventato incommensurabile a causa specialmente del signoraggio? (Vedi la sezione di disinformazione.it dedicata a tale questione economica). Come affrontare e risolvere i problemi ambientali, energetici, sociali ormai inveterati? Si può confidare in questa compagnia di girovaghi? Anche l’ala “radicale”, oggigiorno, è appiattita su posizioni conformiste, appena increspate da qualche proclama sulla pace e sulla Costituzione. Gli ambientalisti? Per ambiente intendono le fioriere dei loro attici con vista su S. Pietro, visto che anch’essi, tranne qualche eccezione, ad esempio, si disinteressano del problema delle scie chimiche. I “comunisti”? Scommetto che non hanno mai letto neppure un rigo di Marx, considerato ormai un economista inattuale. Non parliamo poi di Platone, il primo teorico del comunismo. E gli ebioniti? Chi erano costoro? (Se v’interessa, potete leggere R. Calimani, Paolo, l’ebreo che fondò il cristianesimo oppure i libri di M. Craveri).

In ogni caso, dicevo, vincerà Prodi, che si ergerà come un colosso sulla scena politica italiana ed europea, essendo un economista (di valore, qualcuno sostiene), una persona che da decenni bazzica nei palazzi del potere. Prevarrà perché gli Italiani non sanno ormai più a che santo “votarsi”, poiché la speranza è l’ultima a morire, soprattutto in quanto il gioco è questo: una volta vinci tu, una volta vinco io. Gli spettatori si divertono: che noia se avesse il sopravvento sempre lo stesso gladiatore!!! La tragicommedia continua, a volte è pure un po’ cruenta: tanto i cittadini-sudditi non conoscono né il copione né il regista che ovviamente è uno solo. Se poi il colosso di Prodi è d’argilla e crollerà presto, non importa: le specie vegetali che potranno crescere dalla creta sono numerosissime. Penseremo a fondare il partito della valeriana o della camomilla. Così gli Italiani dormiranno sonni tranquilli dopo essersi inebetiti con il telegiornale e la quotidiana partita di calcio.

Quale lotta politica? Mi figuro i due finti contendenti a cena con i loro più stretti collaboratori. Sono nella loggia di una villa faraonica affacciata sul lago da cui spira una fresca brezza. La loggia è adornata da una trionfale bouganvillea. Mentre i camerieri in livrea servono squisite pietanze e mescono pregiatissimi vini nei calici di cristallo, i due, tra una libagione e un’altra, sghignazzano alle spalle degli sprovveduti cittadini, dicendo: “Che babbei! Pensano pure che siamo avversari politici!”

Buon voto, Italiani, buon voto.

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