28 luglio, 2006

Non siate Benigni

Qualche sera fa, a Firenze, Roberto Benigni si è esibito in un’atellana durante la quale, dopo aver motteggiato Belzebusconi ed il Dottor Balanzone, ha, come è suo costume da alcuni anni, fatto strame della poesia dantesca. Ormai priva di qualsiasi mordente la “satira” del guitto toscano ha tentato di azzannare con denti consunti alcuni fantocci di pezza della “politica”, suscitando solo un senso d’immenso squallore, ma transeat. Che cosa ci si può attendere da un regista ed attore che ha non di rado stancamente ripreso i tòpoi del teatro plautino, per poi degenerare nella retorica sdolcinata della trasposizione di Pinocchio? La favola-fiaba di Collodi è stata condita da Benigni per gli spettatori-commensali con una disgustosa salsa hollywoodiana, ma con l’ambizione di realizzare un capolavoro cinematografico. Se questo è cinema…

Non pago di aver profanato Collodi, colui imperversa da anni, spesso con il plauso dei critici benpensanti, con indegne letture dantesche. Eccolo allora recitare il I canto dell’Inferno o il celebre episodio del Conte Ugolino per poi “culminare” nell’enfatica e mielosa declamazione della Preghiera alla Vergine che è, in realtà, la dea Iside. Il pubblico, mesmerizzato e rapito, si sente compenetrato di una sublime, divina emozione, laddove gli si sta propinando un prodotto kitsch, spacciato per originale.

Quello che più ripugna è la volgare volgarizzazione di un autore che Benigni, come molti altri, non ha per nulla compreso. Ma quale poeta cattolico! L’Alighieri era un eretico: per intenderlo, non basta uno studio liceale e neppure l’esegesi di qualche critico, anche se, anzi soprattutto se docente universitario. (1) Bisognerebbe che costoro leggessero almeno L’esoterismo di Dante, prima di discettare sulla Commedia.

Insomma, Benigni scherzi pure con i fantocci ed il fante, ma lasci stare Dante.


Vedi Zret, Dante era un eretico, 2005; Id., Un po’ di ECOlogia, 2005

3 commenti:

  1. Finalmente qualcuno che sbuffoneggia il buffone!
    Non provo più molta simpatia per il simpatico comico toscano, non tanto per la sua ormai plateale piaggeria (anche la madre più sprovveduta blandirà i suoi figli, perché si sà, ormai i politici sono divenuti i figli deformi dei comici ed a loro si adeguano, imitandoli nei gesti e nelle facezie.)
    Ho perduto il piacere di ascoltarlo e di vederlo danzare causa della sua autoreferenzialità mimica e verbale.
    Non mi piace che un buffone di professione come è il Nostro Benigni, erede della nobile arte, ci dica continuamente: "vi voglio bene!"
    Lo ricordano bene gli antichi regnanti: I buffoni erano dei grandi veggenti, vedevano più lontano dei loro buffi nasi, sapevano molto prim a degli altri quando c'era aria di tempesta. E quando il buffone dichiarava di amare il Re, il Re era bello che fottuto.

    Ma è a noi che lo dice, il Nostro Benigni! A noi spettatori!
    ...Che cosa dobbiamo aspettaci?
    Una versione 2006 del Divino Inferno'

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  2. ... l'ultima frase del post precedente terminava con un punto interrogativo.
    Porgo le mie più sentite scuse!.

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  3. Ciao H. Rouge, sottoscrivo le tue osservazioni. Il buffone è irriverente, Benigni non lo è più. Ciao.

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