30 gennaio, 2009

L'età dell'oro

Bruno Schulz (Drohobycz, Galizia, 1892-1942) è scrittore polacco. Insegnante di disegno al ginnasio di Drohobycz, essendo di famiglia ebraica, fu confinato nel ghetto nel 1941 e qui ucciso da un soldato. E' autore di due brevi raccolte di racconti, Le botteghe color cannella (1934) ed Il sanatorio all'insegna della clessidra (1937).

"I racconti di Schulz hanno l'andamento di un'autobiografia fantastica e mitica, incentrata intorno alla gigantesca ed allucinata immagine del padre, sognatore eccentrico e, a tratti, demoniaco, impegnato in una lotta grottesca e patetica contro la piattezza della vita. In questo ciclo di ricordi d'infanzia dove gli avvenimenti si dispongono rimescolati come nei sogni, tutto è pretesto per funambolismi metafisici, apparizioni e tutto è volto al grottesco, anche le reminiscenze bibliche. Non lontano da Kafka per le metamorfosi di cui pullulano i suoi racconti per la centralità del tema del padre, S. se ne differenzia per il linguaggio ricco di metafore, per l'acceso lirismo". (Enciclopedia Garzanti della Letteratura)

Rispetto alla prosa gelida e disadorna di Kafka, lo stile di Schulz è avvivato non solo dai bagliori della Secessione, ma da un talento nella descrizione della natura trasfigurata in quadri di immortale bellezza. Si avverte la sua formazione di disegnatore capace di riempire il foglio di immagini colte dal vero e subito rivissute con la sensibilità del vero osservatore. Più dei canovacci stralunati delle sue novelle e delle atmosfere oniriche, incantano le sequenze in cui l'autore dipinge il cielo, gli alberi, le colline, i campi coltivati.

Se solo per un istante confrontiamo la misera letteratura attuale, tutta cliché, sterili provocazioni, reboanti banalità, con le pagine palpitanti di Schulz, ci accorgiamo del vuoto spirituale che fagocita la narrativa contemporanea, dal paludato e fallace Eco, all'artificioso, mentale Baricco, passando per i truci intrecci di Ammanniti e per gli stanchi stereotipi giallo paglierino di Lucarelli. Il problema: manca loro lo stile, ergo manca tutto. Tutto si risolve, anzi si dissolve nella trama, lenocinio per lettori ingenui.

Splendidi gli affreschi di Schulz di cui è veramente doveroso riportare qualche frammento.

Mosaici raffiguranti la volta celeste:

"Se ci distendeva sull'erba, si era ricoperti da un'intera azzurra geografia di nubi e continenti naviganti, si respirava l'intera mappa dei cieli".

"La mappa colorata dei cieli si allargava in una cupola smisurata, sulla quale si sovrapponevano continenti, oceani e mari fantastici, disegnati dalle linee dei vortici e delle correnti stellari..."

"Sotto la neve lanosa come bianchi caracul, spuntavano anemoni tremolanti, con una scintilla di luce nel delicato calice lunare. Le linee delle alture, irte dei rami nudi degli alberi, si levavano verso il cielo, come sospiri di beatitudine. Vidi su quei felici pendii gruppi di girovaghi raccogliere fra il muschio ed i cespugli le stelle cadute, bagnate di neve".

"Il cielo argenteo e vastissimo era tutto intagliato di linee di forza, tese fino al limite di rottura, di solchi crudeli, simili a vene irrigidite di stagno e piombo. Suddiviso in campi magnetici e fremente per le varie tensioni, era pieno di dinamica nascosta. Vi erano disegnati i diagrammi della bufera che, invisibile ed inafferrabile, caricava il paesaggio con la sua potenza".

Il caleidoscopio delle emozioni:

"Le visioni affluivano. Attraverso la finestra giungevano effluvii soavi che riempivano la stanza con il riflesso di paesaggi lontani. Per un attimo si fermavano nell'aria quei colori di chiare lontananze soffiati dal vento e subito si fondevano, si disperdevano in un'ombra azzurrina, in tenerezza e commozione".

Il fluido di un oscuro turbamento mi raggiunse e mi percorse con un fremito di inquietudine, un'ondata di subitanea consapevolezza"
.

Un'estate gloriosa e rutilante:

"A quell'ora, non riuscendo a contenere l'incendio, il giorno si sfaldava in fogli di lamiera argentata, scricchiolanti come stagnola e, strato dopo strato, svelava il nucleo del suo compatto splendore".

Si noti la magia di questi quadri creati con pennellate liquide ed intrise di luce: dinnanzi agli occhi del lettore si squadernano spettacoli grandiosi come quando nell'infanzia ci perdevamo ad ammirare, con sgomento stupore, la profondità del cielo dove galleggiavano nuvole simili a barche di carta. Era un mondo puro, una scoperta nuova ad ogni istante, un paradiso appena velato da una fuggevole ombra di malinconia.

Grazie alla capacità icastiche di Schulz, possiamo rivivere quei prodigiosi istanti, faville luminose dell'età dell'oro.



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4 commenti:

  1. Certe espressioni di Schulz mi fanno venire in mente versi del poeta antroposofo Arturo Onofri e stanno lì ad indicare una visione trasfigurata o quanto meno un diverso modo di percepire la natura, il cosmo, i paesaggi che lo circondavano.

    Prosa che assomiglia più a poesia o che si stempera decisamente in essa...

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  2. E' vero Paolo, ricorda Onofri e, per la tensione immaginifica, mi evoca anche un po' Dino Campana.

    Tra i frammenti che ho scelto, amo soprattutto questo: "Le linee delle alture, irte dei rami nudi degli alberi, si levavano verso il cielo come sospiri di beatitudine".

    Ciao e grazie.

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  3. Mi hai proprio incuriosita - me lo voglio procurare questo autore. Sei un vero cacciatore di tesori.

    Cari saluti Eshin

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  4. Eshin, sono scrigni pieni di zaffiri scintillanti e di preziosi rubini i racconti di Schulz.

    Ciao e grazie.

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