14 dicembre, 2011

Genesi

Alcune riflessioni frammentarie circa il tema della creazione

Come avviene la creazione? La creazione è il prodigioso risultato di un prodigio, di cui è difficile comprendere la genesi. E’ arduo spiegare un fenomeno che sfugge alle coordinate razionali, situandosi nella regione liminare tra il nulla e l’infinito. Ritengo tuttavia che il processo creativo dipenda dall’aggregazione di atomi coincidenti con idee, emozioni e sensazioni. Una particella ne attrae un’altra che ne attira un’altra ancora e così via, fino a che numerosi atomi formano il corpo. Fuor di metafora, una semplice parola-idea o un accostamento inusuale di due termini (la callida iunctura di Orazio) possono, agglutinandosi ad altri, generare l’enunciato ed il testo. Si crea una sorta di frattale linguistico, i cui sviluppi sono a volte imprevedibili. Certo, resta difficile intendere come quel comune vocabolo, logoro e confuso tra un’infinità di lemmi, possa all’improvviso risplendere di luce propria e rischiarare la regione tutta intorno. Forse quel termine è associato all’intuizione, ad un’estemporanea e fuggevole visione oltre il visibile.

Ungaretti individua in una parola, di cui sono riscoperte le risonanze interiori e le qualità fonico-semantiche, il nucleo della poesia. Heidegger vede nel linguaggio poetico, con la sua sfida, quello che più di ogni altro lascia trasparire l’essenza dell’essere il quale resta in gran parte nascosto, non esaurendosi negli enti.

Cicerone menziona, a proposito della creazione poetica, l’ars e l’ingenium, ossia da un lato la tecnica, la padronanza degli strumenti stilistici, dall’altro il talento, un qualcosa di innato. L’Arpinate localizza le due sorgenti dell’arte, ma ci accorgiamo che il tema non è stato sviscerato.

Michelangelo scopre nel marmo le figure imprigionate: allo scultore spetta di liberarle. E’ così: le opere letterarie, i dipinti, le statue… sono già state create, esistono già in potenza; l’artista le cava dal mondo informe in cui sono inglobate, portandole allo scoperto. La creazione artistica si situa dunque agli antipodi rispetto a quella divina: Dio trae dal nulla il mondo, mentre l’artista si limita a scoprire forme ed idee già esistenti che l’uomo comune non è in grado di scorgere.

E’ come se il processo creativo, attingendo ad una fonte di archetipi, dipendesse da un appello, da un destino. “I' mi son un che, quando/ Amor mi spira, noto e a quel modo/ch'e' ditta dentro vo significando”. Così Dante traduce l’idea dell’urgenza creativa.

Non è l’artista che si esprime, poiché una voce a lui anteriore e superiore parla attraverso di lui. Il silenzio nella sua mente è la condizione necessaria affinché quella voce si manifesti.

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6 commenti:

  1. Citazione:
    "Si crea una sorta di frattale linguistico, i cui sviluppi sono a volte imprevedibili".

    Infatti, quando comincio un articolo, ho in mente un titolo e poi, man mano che vado sviscerando [non dovrei usare questa parola :-(] il testo, i frattali mi portano dove vogliono loro.
    Ma poi riesco sempre, dopo un lungo giro, a rientrare nei ranghi dell'argomento.

    Altra citazione:
    "Dio trae dal nulla il mondo, mentre l’artista si limita a scoprire forme ed idee già esistenti".

    Anche qui posso confermare. Le idee animaliste che metto nero su bianco sono antichissime ed erano conosciute già dai filosofi greci e indiani (e forse anche di altri popoli), fin da epoche remote. Io non faccio altro che rispolverarle.

    Una domanda: perché le conchiglie della foto?

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  2. Perché le conchiglie? Perché, con la loro configurazione spiraliforme, danno l'idea del pensiero che si svolge per sviluppare il tema, dal cui centro si allontana. Inoltre le conchiglie custodiscono l'eco del mare (o delle galassie?), quell'eco che gli scrittori ascoltano.

    Scrivi, "dopo un lungo giro": infatti si gira attorno allo spunto per poi ritornarvi come nelle volute delle conchiglie.

    Idee antiche, ma sempre valide, anzi valide poiché appartenenti ad una veneranda tradizione.

    Ciao

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  3. Conchiglie, immagine perfetta per indicare la spiralità del processo creativo: tutto esiste già potenzialmente ma solo le persone predisposte, dotate di sensibilità e capaci di vedere oltre la materia grezza, possono estrarne i meravigliosi frutti dell'ingegno artistico umano. Peccato che siano virtù estremamente rare, ma forse, se fossero più consuete, non si parlerebbe appunto di meraviglie, capaci di togliere il fiato.
    Le conchiglie secondo me sono uno splendido esempio di meraviglia naturale, piene di fascino misconosciuto. Hai scelto con grande acume e delicatezza, ne sono ammirata.
    Buona notte, Sharon

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  4. Io le ho interpretate come le spirali delle nebulose dell'universo e delle galassie, come la spirale aurea del Nautilus, insomma la spirale logaritmica dei numeri di Fibonacci.

    wlady

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  5. E' così: la conchiglia con le sue forme avvolgenti-svolgenti evoca la creatività. Come nota Wlady, vi si rintracciano la serie di Fibonacci ed il numero aureo, anche se l'arte tende a trascendere la simmetria, a spezzarla, perché la bellezza è un'armonia con un quid di dissonante.

    Ciao

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  6. E' vero, un tocco di imperfezione rende speciale ed unica la bellezza.
    Ciao, Sharon

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