Sempre più spesso gli alberi vengono tagliati senza una vera ragione. Qui una pianta secolare è sradicata, là un platano viene potato in modo selvaggio, altrove un pino è scapitozzato. Talora al mattino, invece di essere allietati dal cinguettio dei passeri, ci si sveglia con nelle orecchie il sordo ronzio di una motosega: qualcuno ha deciso di mozzare un tronco. Per quale motivo? Gli alberi danno fastidio: ora attenuano, con le loro chiome frondose, il segnale del digitale terrestre ora le radici spaccano il cordolo del marciapiede ora i rami sconfinano nella proprietà altrui… Si potrebbero in molti casi sfoltire un po’ le chiome, ma alla fine della maestosa pianta resta solo un ceppo i cui germogli sono implacabilmente strappati. Esemplari imponenti e stoici hanno resistito al flagello delle bufere, all’aridità, persino ai veleni sparsi copiosi ed ecco che, dove s’innalzavano cattedrali di smeraldo, adesso si slarga una spianata di cemento.
Si tralascino quei casi in cui gli alberi sono malati o quando sono pericolanti, in seguito ad un nubifragio; trascuriamo anche lo sfruttamento economico che porta a tagliare interi boschi e foreste e l’urbanizzazione del territorio. In molte occasioni la frenesia della scure si abbatte su piante rigogliose e bellissime in modo del tutto immotivato.
Eppure chi non ama “il verde”, come viene definito con generica metonimia? Si organizzano vacanze in luoghi ameni, immersi nella vegetazione. Non appena ci è possibile, ci rechiamo in montagna per un contatto distensivo con la natura. Tuttavia ritengo che, se villeggianti ed escursionisti potessero godere la frescura di una vegetazione di plastica, per loro sarebbe addirittura meglio.
Questa smania distruttiva alla fine si spiega solo pensando ad un odio incoercibile contro la vita e la bellezza. E’ un impulso furioso che denota la profonda, immedicabile tara di un’umanità mutilata, incapace di concepire idee pure e di provare vere emozioni.
Gli alberi, con le radici piantate nella terra e la chioma protesa verso il cielo, avrebbero molto da insegnarci, ma ne diverremo consci solo quando la terra sarà stata ridotta ad un deserto digitale.
Si tralascino quei casi in cui gli alberi sono malati o quando sono pericolanti, in seguito ad un nubifragio; trascuriamo anche lo sfruttamento economico che porta a tagliare interi boschi e foreste e l’urbanizzazione del territorio. In molte occasioni la frenesia della scure si abbatte su piante rigogliose e bellissime in modo del tutto immotivato.
Eppure chi non ama “il verde”, come viene definito con generica metonimia? Si organizzano vacanze in luoghi ameni, immersi nella vegetazione. Non appena ci è possibile, ci rechiamo in montagna per un contatto distensivo con la natura. Tuttavia ritengo che, se villeggianti ed escursionisti potessero godere la frescura di una vegetazione di plastica, per loro sarebbe addirittura meglio.
Questa smania distruttiva alla fine si spiega solo pensando ad un odio incoercibile contro la vita e la bellezza. E’ un impulso furioso che denota la profonda, immedicabile tara di un’umanità mutilata, incapace di concepire idee pure e di provare vere emozioni.
Gli alberi, con le radici piantate nella terra e la chioma protesa verso il cielo, avrebbero molto da insegnarci, ma ne diverremo consci solo quando la terra sarà stata ridotta ad un deserto digitale.
Si sa che il verde, come colore, e la vegetazione rigogliosa in se hanno un grande potere terapeutico e rilassante... perchè allora viene metodicamente cancellata dai nostri comuni?
RispondiEliminaio credo che sia metodico e per scelta spietata il costringere la gente all'imbruttimento ed all'inaridimento... credo che, visto come spiegavi tu l'incondizionato e sconsiderato accanimento contro la vegetazione, ci sia in progetto a rendere la gente il meno felice e serena possibile ...
Posso solo concordare, Alpha Canis Majoris. L'umanità, sempre più abbrutita, è stata pure defraudata dell'azzurro del cielo, un colore la cui frequenza è in sintonia con il D.N.A.
RispondiEliminaChi è consapevole è "vox clamantis in deserto... digitali".
Ciao
chissà che molte di queste "vox clamantis in deserto" non facciano prima o poi una tempesta...
RispondiEliminaApprofitto del bel post per lasciare un saluto!
RispondiElimina:)
Un carissimo saluto, Giuseppe.
RispondiEliminaAd altiora.
Quest'odio verso le piante e la natura è un odio verso se stessi. Ecco che succede uccidendo la spiritualità col materialismo e affini della società moderna. L'umanità è tarata in modo irreversibile, e sempre più. Se continua di questo passo l'autodistruzione dell'essere umano potrebbe essere la cura giusta per restituire l'onore e la vita al nostro pianeta.
RispondiEliminaCiao Zret.
E' così, Annalisa. Quest'odio per la natura, prima o poi, diventerà un boomerang. A questo accanimento si associa poi l'indifferenza per le nefaste conseguenze della Geoingegneria, vera ipoteca sul futuro del pianeta così come lo conosciamo.
RispondiEliminaCiao