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Alberto Savinio, pittore e scrittore, fratello del più celebre Giorgio De Chirico, sostiene che sono le nostre consuetudini a dare uno spessore all’esistenza: senza di esse, senza il ritmo regolare dei gesti e dei riti quotidiani, ci sentiremmo perduti, anche se la loro ripetizione consuona con una certa monotonia. Infatti, non appena siamo costretti a rivoluzionare le nostre giornate, avvertiamo un senso di smarrimento e di inquietudine sicché occorre del tempo prima che ci adeguiamo alla nuova situazione.
Tuttavia non è solo una questione di scarsa adattabilità a tutto ciò che è nuovo: è soprattutto un attaccamento a qualcosa che sembra conferire un senso ed una direzione all’insensata, irrazionale, gratuita successione delle settimane, dei mesi, degli anni… Questo quid è destinato a rimanere inesprimibile e, come nota Federigo Tozzi, solo ciò che è inesprimibile è veramente importante.
Uno di quei rumori ai quali non dobbiamo abituarci, è il rombo sordo e prolungato dei tankers chimici che volano bassissimi durante la notte. Consapevole del fatto che ci stanno avvelenando, tutto mi appaiono, quando li odo, fuorché "suono rassicurante", anzi...
RispondiEliminaNon posso che concordare.
RispondiEliminaAbituarsi ad una determinata situazione, di per se è già arrendersi. Ma l'abitudine ci da sicurezza ed abbiamo paura di perderla...
RispondiEliminaE' ovvio che assuefarsi all'orrore è qualcosa di abominevole. Ad esso non ci abitueremo mai e contro l'orrore lotteremo strenuamente. Ciao
RispondiEliminaSottoscrivo il tuo santo sdegno, Angela. Ciao!!!
RispondiEliminaHo voluto inserire questo tuo post anche nel mio blog (http://informaticschool.blogspot.com/) non tanto per quanto riguarda i problemi che notiamo ogni giorno nel cielo ma proprio perchè rispecchia la mia quotidianità....
RispondiEliminaCiao e non offenderti se non commento molto i tuoi post ma sappi che li seguo passivamente