20 settembre, 2007

Impressionismo

Quante volte ci domandiamo quale sia il senso recondito delle cose, di questo mondo magmatico, degli eventi irrazionali che si rincorrono! In verità, devo confessare che non mi interessa poi tanto la verità: quella ultima, ontologica non si può conoscere, anche se sentiamo l'esigenza di capire. Più importante della verità è la felicità: che si cerchi la prima o la seconda, comunque l'anelito alla fine è frustrato, ancorché qualche barlume di significato si possa intravedere, sebbene qualche ora di gioia si possa pur vivere.

Che cosa si cela dietro le apparenze? Che cosa si annida nel cuore della realtà? Qual è il vero scopo di tutti questi accadimenti tragici, dolorosi? Finora le nostre domande hanno trovato solo poche, parziali, contraddittorie, insoddisfacenti risposte. Le risposte che paiono definitive sono provvisorie. Siamo uomini che ancora non sono diventati oltreuomini, come ci insegna, nella pressoché generale incomprensione, Nietszche che vagheggiò l'avvento non del superuomo, ma dell'oltreuomo, un uomo che nega sé stesso per proiettarsi verso la vertigine dell'ignoto. In che cosa abbiamo sbagliato? Per conoscere, subendo l'influsso di certi approcci scientifici, ci avviciniamo sempre più ai fenomeni, svisceriamo i problemi, analizziamo le questioni al microscopio. Nell'approccio letteralmente è l'errore, ossia nell'avvicinamento alle cose. Più ci accostiamo ad esse, meno le comprendiamo: tutto ci appare un ammasso confuso, incomprensibile.

Se, invece, ci scostassimo dalla realtà, se potessimo, riusciremmo a vedere il disegno degli avvenimenti, come di fronte ai quadri impressionisti. Le tele dei pittori impressionisti, se osservate da vicino, sono un brulichio di macchie colorate, un caleidoscopio di taches: solo se lo spettatore si allontana dal quadro, i colori timbrici, le macchie vibranti sulla tela si ricompongono a formare un'immagine, un arioso paesaggio, pieno di vita. Così è per la realtà: la scrutiamo da vicino e ci si mostra come un guazzabuglio. Il giorno in cui, se mai verrà quel giorno, potremo osservare il mondo da una certa distanza, ne comprenderemo la trama ed il significato.

Credo che quel giorno non appartenga al breve tempo di questa vita.

10 commenti:

  1. Trasposizione nel nostro mondo ipertecnologico...

    Ciao!

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  2. " Nell'approccio letteralmente è l'errore, ossia nell'avvicinamento alle cose. Più ci accostiamo ad esse, meno le comprendiamo: tutto ci appare un ammasso confuso, incomprensibile."

    Mio caro amico,quando si arriva a questo livello di conoscenza...
    l'atteggiamento migliore da adottare ci fu consigliato da Krishnamurti...

    "Consapevolezza senza scelta"

    Zret,dedica qualche tuo post a questo grande uomo, che a mio avviso
    è stata la più grande intelligenza che è venuta ad incarnarsi in questo nostro squallido mondo.

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  3. Ciao Oldleon, proprio stasera pensavo a questo atteggiamento, il wu wei taoista, il vivere secondo natura degli Stoici. Non è rinuncia, non è rassegnazione, ma appunto consapevolezza specialmente dei limiti dell'azione umana.

    Appena possibile, dedicherò un testo a Krishnamurti.

    Ciao e grazie.

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  4. Sì, è vero che nell'approccio alla realtà fenomenica sta l'errore fondamentale.
    E proprio su questo punto si è arenata senza speranza alcuna di riprendere il largo la Filosofia moderna, quella cioè svincolata dalla Weltangschauung tradizionale degli Antichi. La madre di tutte le illusioni consiste appunto nel pensare che soggetto conoscente ed oggetto conosciuto siano due entità fra di loro separate, distinte. Postulato ciò , ogni conoscenza vera risulterà per sempre impossibile, vana. E allora via alla dissezione frenetica delle cose nell'illusione che a forza di suddividerle in parti si arrivi a carpirne l'anima, il significato. La vera conoscenza passa invece attraverso il riconoscimento che fra me e gli oggetti ed in definitiva fra me ed il mondo non esistono soluzioni di continuo, non esiste barriera alcuna.Se io conosco le cose 'sub specie interioritatis', ne intuisco gli archetipi e quindi non ho bisogno di suddividerle in parti 'ad infinitum' per afferrarne il significato recondito.
    Forse non bisogna essere del tutto pessimisti riguardo alla possibilità insita in noi - anche se sopita - di conoscere. I Maestri spirituali insegnano che è necessario fare un salto qualitativo e questo può prodursi in un lampo, senza che colui che fa l'esperienza se l'aspettasse solo un attimo prima.
    E non credo - come fanno gli Spiritisti - che se uno è ignorante quando appartiene ancora a questo mondo, possa diventare un sapiente ed uno gnostico una volta abbandonate le spoglie fisiche. Se sei un ignorante di qua, tale rimarrai nell'aldilà.

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  5. Scienza è scissione, separazione. Non è scindendo, dividendo che si può conoscere, ma questo è anche l'orientamento di molte correnti "scientifiche". Alla fine, tutto si disgrega in un pulviscolo di atomi.

    Ciao!

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  6. piccolo fuori tema
    adoro Cézanne Monet e Renoir

    un piccolo tocco veloce e fugace per rappresentare la realtà.

    capolavori di veloce creazione ma di travagliata comprensione!

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  7. A volte cambiare il punto di riferimento conferisce una nuova e splendida visione! Ciao

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  8. Gli Impressionisti e la Realtà..
    L'Impressionismo ,che prese il nome da un celebre quadro di Monet (impression soleil levant), stava a significare incompleto, nel senso negativo del termine..
    Gli Impressionisti traspondevano sulle loro tele quelle che erano le loro "sensazioni" di fronte alla Realtà.. La loro "impressione/percezione" della Realtà..
    Chiunque veniva in contatto con una loro opera riceveva da essa delle vibrazioni diverse.. Non allineate con la "Comune" Visione del Mondo..
    Sentendosi così trasportata nella Visione dell'Artista..

    Quando passiamo davanti ad un quadro un opera d'arte o siamo vicini ad una persona ed il suo mondo, il nostro senso delle cose viene modificato..
    Il nostro baricentro, o "punto d'unione" come direbbe Castaneda viene spostato, e noi percepiamo altri mondi possibili..
    L'Arte può fare questo dipendentemente dalla "Potenza" dell'Artista.. E noi,anche se ad un livello infinitamente ridotto reispetto alle possibilità di uno Sciamano, potremo percepire aspetti diversi di questa che ci sembra essere l'unica Realtà...

    Questa è l'Arte, un viaggio nell'ignoto.. in un'altra dimensione..

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  9. I Dipinti degli Impressionisti, con le loro masse di colori forti, vividi..Apparentemente dissonanti fra loro, i contrasti di luci e ombre..
    Mi ricordano noi Fratelli in cammino.. Dilaniati dentro noi stessi e divisi fra di noi nelle nostre "piccole"Realtà separate..

    Ma così come le pennellate potenti fatte di colori contrastanti degli Impressionisti trovano una ragione di esistere e sono poi una cosa sola nelle mani dell'Artista..
    Anche noi distratti nel nostro Sogno individuale della Realtà, siamo UNO nel disegno dell'Universo..

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