18 dicembre, 2005

Il progresso

Absit iniuria verbis

“Abbiamo smesso di credere nell’idea di progresso e questo è un vero progresso.” È una riflessione dell’egregio ed immaginifico scrittore argentino, Borges.

Purtroppo il suo apoftegma non è del tutto adatto ai nostri tempi, che sono aduggiati da miti illuministi, come quello del progresso. Di questo cascame non avvertiamo certo l’esigenza, eppure qualcuno ancora ottusamente s’incaponisce e sostiene che la linea ferroviaria ad alta velocità nella Val di Susa è necessaria, perché “non si può fermare il progresso”. È una frase rivoltante che, non a caso, spesso esce dalle bocche putride di qualche politico.

La distruzione dell’ambiente, l’inquinamento delle falde freatiche, lo stupro della Terra sono il progresso, secondo certi “esperti”. Codesti prometeici individui, però, credono veramente in questa solenne corbelleria? Ne dubito. In realtà il denaro è l’unico loro interresse. La sacra fames auri li divora. Noi, invece, preferiamo l’unico vero progresso, quello spirituale. Noi preferiamo assaporare il gusto di un’acqua che sia “humile et casta et pura”.

2 commenti:

  1. Peccato che il progresso sia anche internet, che ci permette di scrivere queste cose, ma forse un mondo con internet e senza treni sarebbe stato migliore.
    Il progresso deve andare di pari passo con la preservazione del pianeta e dei suoi abitanti, ma forse è già troppo tardi.
    Un saluto.

    wyxyx

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  2. Già, sarebbe meglio se vivessimo ancora nelle caverne, senza l'incubo del futuro. Forse è troppo tardi per tutto.

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