25 marzo, 2006

Il nodo di Gordio

Absit iniuria verbis

Gordio fu il mitico fondatore del regno frigio e della città di Gordio. Qui si trovava il carro dall’uomo consacrato al dio Zeus, dopo che si era adempiuta una profezia: infatti, mentre egli stava coltivando un campo, un’aquila si era posata sul giogo dell’aratro. Secondo una profetessa, l’episodio significava che Gordio era destinato a diventare re dei Frigi, cosa che in effetti accadde. La corda che legava il giogo al timone del carro formava un nodo inestricabile, impossibile da sciogliere. Poiché l’oracolo aveva promesso il dominio dell’Asia a chi ci fosse riuscito, Alessandro Magno, giunto nella città nel 334 a.C., tentò di districare il nodo, ma, essendo vani tutti i suoi tentativi, lo tagliò con la spada. In seguito il re macedone conquistò l’Asia.

L’espressione “nodo di Gordio”, divenuta proverbiale, indica un problema di difficilissima, se non impossibile risoluzione. Nel mondo odierno, mi sembra che il nodo di Gordio per antonomasia sia la mancanza pressoché assoluta di conoscenza: per conoscenza non intendo certo l’erudizione utile al massimo per pubblicare qualche libro dotto ma vacuo, piuttosto la capacità di interrogare la “realtà” e sé stessi. Quest’attitudine a porre domande, tale inclinazione alla ricerca è l’esatto contrario sia di un accumulo di mere nozioni sia dell’acquiescenza ad un sapere tradizionale, trasmesso e recepito acriticamente. Le scuole, le università, le accademie, tranne qualche eccezione, non sono centri di elaborazione culturale, ma tetri templi dove, da secoli, sacerdoti del nulla, avvolti nelle loro vesti paludate, proclamano con infinita saccenteria dogmi, lanciando anatemi contro chi osa metterli in discussione.

Propongo qualche esempio: ormai biologi e filosofi hanno addotto prove ed argomentazioni per dimostrare che l’evoluzionismo darwiniano è soltanto una teoria ogni giorno più debole. Eppure gli ierofanti della “scienza”, indignati, continuano a bandire le idee di Darwin come verità inoppugnabili. A causa della loro pervicacia ed ottusità, a mala pena la teoria degli equilibri punteggiati di Eldredge e Gould, suscettibile di dare il colpo di grazia a Darwin, trova qualcuno disposto a prenderla in considerazione ed a svilupparla, forse perché se ne temono proprio gli sviluppi.

Dopo duemila anni, ancora “storici” e “teologi” di prestigiosi atenei si ostinano ad ammannire le loro risibili ricostruzioni ed esegesi su Cristo ed il “Cristianesimo”, mentre Donnini, che non ha titoli accademici, anzi forse proprio per questo, è ignorato o disdegnato e talora irriso, sebbene con precisione ripercorra eventi lontani e benché sappia leggere le fonti. Ho letto e riletto i saggi di Donnini, così come ho sviscerato i libri di Messori: obiettivamente non sono riuscito ad individuare nelle opere di Donnini neanche un errore grave, essendo le sue argomentazioni rigorose, documentate e consequenziali. (1)
Diversa è la situazione per quanto concerne figuri scaltri, subdoli e proteiformi come Socci. Costui, immerso nell’acqua stigia della sua tracotante ignoranza, vi pesca alghe putride ed assi marcescenti che esibisce come perle preziose, con il fine di soddisfare la sua illimitata vanagloria. Non esita a rinfocolare polemiche sul cosiddetto “scontro di civiltà”, a depredare saggi in cui “La primavera” del Botticelli è interpretata come raffigurazione del Paradiso terrestre dantesco, pur di portare l’acqua al suo mulino. Tutto per codesto Ser Ciappelletto contemporaneo fa alla bisogna: le profezie di Fatima e quelle di Medjugorie, ignorando il problema che ho definito delle due Marie (2); il frammento 7Q5, furbescamente gabellato come frase di un Vangelo di Marco anteriore al 70 d.C., il celebre dipinto del Botticelli, un Dante mal interpretato e punto compreso, un’interpolazione all’interno dell’opera di Giuseppe Flavio… Pseudo-intellettuali come Socci e tutti i loro fanatici adepti sono il vero ostacolo per una reale conoscenza: costoro abbrancati ai loro pregiudizi, come tanti pipistrelli vampiri aggrappati ai rami, sciamano dappertutto per suggere il sangue delle loro vittime.

Così, non ostante "le magnifiche sorti e progressive", l’umanità di oggi non è meno superstiziosa, rozza, sprovveduta rispetto, ad esempio, alla plebe romana blandita con panem et circenses. D’altronde… talis magister, talis discipulus. Non di meno le masse si possono scusare, poiché prive degli strumenti per comprendere avvenimenti e fenomeni culturali; persone come Blondet meritano comprensione e stima, perché almeno hanno capito i retroscena (non tutti) sul 9 11, le banche armate, il governo occulto, il terrorismo… Può darsi che un giorno, se non in questa dimensione spazio-temporale, in un’altra, apriranno gli occhi. È una questione di crescita spirituale. Invece gente in mala fede come Socci merita una totale censura, perché non solo affossa qualsiasi seria ricerca, ma avvelena le coscienze.

In fondo, però, anche costui è più da compatire che da condannare, in quanto è un codardo: infatti la conoscenza, quella che ti porta al cospetto di verità che non avresti mai voluto sapere, rima spesso purtroppo con sofferenza.

(1) Tale Shemlock, ad esempio, ha affermato che le ricostruzioni di Donnini non sono attendibili: per quale motivo non siano plausibili, però, non è lecito sapere. Come sempre, ci si limita a formulare dogmi, in cui bisogna credere per fede, essendo impossibile addurre anche solo qualche indizio che non sia infantile. A Donnini potrei affiancare decine di altri studiosi, ma è inutile citarli: infatti vengono criticati, senza che sia stata letta una sola riga dei loro testi.

(2) Vedi il testo Le due Marie, di prossima pubblicazione.

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