03 marzo, 2006

De agri cultura

Ogni giorno una delle reti televisive di regime manda in onda un patetico programma in cui l’”opinionista” del debbio si sofferma su un argomento di attualità, attraverso una sua riflessione ed alcuni brevi interviste a gente della strada. Il livello della trasmissione è infimo, essendo, a mala pena, un’accozzaglia di luoghi comuni e pregiudizi che, tramite qualche lenocinio diretto all’elettore medio, il cui livello culturale è purtroppo bassissimo, sembrano assurgere a profonde, sublimi elucubrazioni.

Il programma sembra innocuo, ma purtroppo non lo è e non solo in quanto, tra un ammiccamento e l’altro, opera subdolamente una propaganda politica a favore di un preciso schieramento, ma anche perché instilla nelle menti dei telespettatori il letale veleno della disinformazione.

L’ineffabile del debbio e la sua redazione scelgono quegli argomenti suscettibili di una più facile manipolazione delle coscienze: maghrebini prepotenti, inammissibili violazioni dei principi su cui si fonda il “libero” mercato, embrioni, crisi energetica e contestuale allusione alla possibilità di riesaminare l’opzione dell’energia nucleare, iniziative demagogiche a favore degli anziani…

Il tutto è spacciato per informazione, mentre è una desolante farsa adatta ad un pubblico abbrutito da volgari e chiassosi dibattiti, da leziosi teleromanzi, da partite truccate, da telegiornali il cui fulcro è la ricetta della ribollita, da palinsesti invasi da liti fittizie tra genitori e figlie, tra fidanzate ed amanti…

In questo periodo, poi, allo squallido panorama bisogna aggiungere l’insopportabile, straripante presenza dei “politici” melliflui ed ipocriti, pronti a qualsiasi cosa, pur di raggranellare qualche voto che consenta loro ed alla nutrita schiera dei caudatari di ottenere le lautissime prebende garantite dal sistema.

Tuttavia questo del debbio adempie, a mio parere, un utile ufficio: evoca, in chi riflette sul suo cognome, la tecnica del debbio, consistente nell’incendio di un tratto di foresta, per rendere il terreno, fertilizzato dalla cenere, adatto ad un’agricoltura itinerante.

Bisognerebbe, infatti, incenerire i media mondiali: una volta eliminate le male piante del “giornalismo”, si potrebbero finalmente spargere sul terreno le sementi della verità.

2 commenti:

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