07 novembre, 2006

Utopia

Da decenni i perniciosi ministri dell’ignoranza che si sono avvicendati affossano sempre più il sistema educativo con le loro disastrose riforme e con improvvidi provvedimenti. È ovvio che il loro scopo, mascherato da vacue ed untuose parole, è quello di distruggere gli ultimi ruderi della scuola.

Una scuola degna di questo nome non sarebbe un ingranaggio che stritola la creatività e la libertà sia dei docenti sia degli allievi, ma un luogo di vera elaborazione culturale: le classi dovrebbero essere costituite da un massimo di dieci alunni e non solo per rendere proficua e quasi individualizzata ogni attività di insegnamento-apprendimento, ma per liberare le aule da quelle squallide file di banchi sostituite da strumenti, scaffali, piani di lavoro, elaboratori… La didattica dovrebbe avere un valore interdisciplinare, essendo affrancata da un mero computo di medie e di assenze, da una sterile ripetizione delle solite liturgie: interrogazioni, compiti in classe, prove per il saldo del debito, scrutini…

Un esempio: s’impari tutto quello che si può acquisire dall'osservazione di una foglia. Si prende una foglia, la si osserva, si apprendono che cosa sono le venature, il margine, la pagina, il picciolo, gli stomi. Si descrive la foglia: prima la si disegna, poi si compone un testo. Si riflette sulla fotosintesi clorofilliana. Si studia la luce, intesa come radiazione elettromagnetica. Una lezione di linguistica sul testo descrittivo si trasforma così in un’esperienza dinamica per conoscere e per costruire abilità polivalenti.

Il tutto dovrebbe svolgersi, potendo usufruire di molte ore, intervallate da pause, dedicate sia alle spiegazioni sia alle attività. Ciascun discente dovrebbe avere la possibilità di consultare enciclopedie, dizionari iconografici, manuali. Ogni studente dovrebbe avere l’opportunità di usare pastelli, squadre, compassi, ma anche microscopi, lavagne luminose etc.

Il momento della verifica e della valutazione potrebbe essere circoscritto a fine trimestre o quadrimestre, nell’ambito di sessioni ad hoc.

Il quadro che ho delineato non consuona con un’organizzazione didattica lassista, anzi: chi, infatti, impara ad osservare ed a pensare, prima o dopo padroneggia, con un esercizio costante, ma in una certa misura ludico, anche le competenze linguistiche e testuali.

È naturale che lo scenario tratteggiato non è soltanto un’utopia, ma un’utopia irreale, poiché il perverso sistema creato sembra non scalfibile: infatti manca la reale volontà di migliorare le cose, mentre l’impegno profuso dalle istituzioni nella distruzione della cultura è intenso, diuturno, inarrestabile, specialmente quando è gabellato come “miglioramento dell’offerta formativa”.

Ai Soloni ed ai loro complici bisognerebbe offrire un viaggio di sola andata su Plutone.

2 commenti:

  1. Io invece credo che non stiano ammazzando la cultura, semplicemente l'hanno trasformata agli occhi delle masse. La vera cultura è ancora la, solo che è sepolta sotto un mare di pseudocultura formata da un triangolo di scienza-nozionistica-industria. Per spiegare un po' quello che intendo posso dire che la scienza pretende di avere tutte le risposte, la nozionistica ormai è essenziale per potersela cavare e l'industria (con i tentacoli del denaro) attende avidamente qualsiasi idea (ortodossa, ovviamente) per potersene appropriare. Ciao

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  2. Plutone è più freddo, però hai ragione: non basta per ospitarli tutti. Mandiamoli nell'Ade più profondo!!! O anche su Giove, purché se ne vadano. Ciao!!!

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