09 giugno, 2010

Voce

"Verba volant, scripta manent": questo noto detto aveva in origine significato diverso da quello che gli attribuiamo oggi. Molti credono che si riferisca all'importanza di ancorare ad un testo scritto dichiarazioni e promesse, poiché quanto espresso a voce è fugace e destinato all'oblio. Si ritiene anche che questo proverbio suggerisca la prudenza nello scrivere, perché, se le parole facilmente si dimenticano, gli scritti possono formare, soprattutto nelle mani di malintenzionati, dei documenti talora nocivi, quando siano stati vergati in un momento di malumore o sotto l'impeto di infuocate emozioni.

In verità, verba volant è la propaggine delle "alate parole", formula con cui Omero definiva i discorsi intrecciati tra gli uomini e tra gli uomini e gli dei. I suoni aleggiavano nell'etere per recare con sé echi di sentimenti, pensieri, sogni. Il suono custodiva ancora in età omerica un afflato magico, un'ombra spirituale che con il tempo si è sbiadita sino a scomparire.

Qui non occorre ricordare il valore archetipale del Logos né come Platone giudicasse l'invenzione della scrittura, attribuita dagli antichi al dio egizio Thot, invenzione di cui il filosofo scorse i danni più che i benefici. Bisognerebbe, invece, tentare di comprendere come e perché affiorò nell'uomo l'esigenza di articolare suoni per comunicare il suo mondo interiore. Fu la solitudine del silenzio a generare tale impulso? Furono solo esigenze pratiche a riempire il nulla di voci?

Ci piace pensare che la voce nacque come canto (ma fu forse un grido di fronte al riflesso della coscienza in un lago di tenebre?): il vocabolo latino "carmen" sembra confermare questo mito originario, visto che "carmen" è il componimento poetico, il canto, la formula magica. Il termine deriva da una radice “cammen” che è associata al canto rituale, al verso del gallo, nelle aree celtica ed italica, al suono in generale in ambito greco e germanico.

I confini sono labili: i rumori possono evolvere in ritmi, in partiture, voci e persino in rudimentali linee melodiche. Tutti conservano il fascino dell'invisibile: la voce è immaginifica, dipinge e plasma. La voce è il passato che permane, il tempo che non scorre, il sobbalzo di fronte ad un angolo di memoria rischiarato dal raggio di un accento.

Le voci nel buio inquietano, ma pure si librano come palpiti misteriosi di ali fra le volte e le navate di una cattedrale celeste.



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APOCALISSI ALIENE: il libro

5 commenti:

  1. Chiedo scusa, riposto il commento perchè non mi dava chiaramente l'accesso, se fosse partito in precedenza cancella questo.

    Molte volte mi sono trovato a giudicare il mio rapporto con la scrittura, l'essere davanti ad un foglio bianco, dove spesso ho ritrovato nello scrivere degli angoli nascosti di me, sebbene palesi, come se l'essenziale fosse invisibile agli occhi. Per questo ritengo la scrittura una specie di espiazione, non a caso parecchi la temono, e la vera libertà fa paura. E' una specie di avvicinamento al proprio contatto con il tutto, una specie di scappatoia per i momenti difficili, come questi, tanto difficili, dove persone che si frequentano per anni non si conoscono minimamente. Credo fermamente nella parola, anche quella eseguita dalla propria mente, come vibrazione per comunicare emozioni. Ho avuto la fortuna di comunicare in questo modo, anche se in modo “grezzo”. Spesso le parole per le persone ora sono solo dei rumori per garantire un minimo di comunicazione per esigenze di convivenza, del tipo: fai questo! Non fare questo! Mi passi il pane? E altro.
    Tutti gli uccelli cantano, nessuno è stonato, comunicano, si emozionano, vivono, tutto questo insieme nel canto.
    Lo smuovere l'aria in un certo modo porta a toccare qualcosa nei nostri simili, che però lo devono recepire, devono mantenere un canale aperto, in quanto deve ritornare indietro una risposta. Credo che in quel caso si possa parlare sempre e solo di comunicazione emozionale, dove le altre parole sono solo un corredo, a volte neanche servono.
    Credo che se si volesse garantire un controllo la prima cosa da fare è distruggere questa capacità innata. E di solito si distrugge tramite i dogmi autoritari, sia che siano religiosi, sia “scientifici” nell'infante tramite una specie di derisione continua delle capacità innate, che vengono catalogate come “strane”, “pazzoidi”, “anormali” e altro.
    E' fatto insindacabile di come tutti gli animali e forse anche le piante, comunichino fra loro, ma l'uomo...

    ps. Seguo il tuo blog da tempo, e lo trovo molto interessante per come vengono esposti degli argomenti, perchè contiene molti aspetti trattati di cui ne ho carenza informativa come nel caso della letteraura, accostati senza le “barriere protettive” della specificità.
    Seguo anche tankernemy, per quanto possa valere vi do il mio sostegno, perchè purtroppo la maggiorparte delle cose che dite sono verificate e verificabili.

    Ciao

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  2. Carissimo, il tuo commento è molto lucido e sentito. Hai affrontato con mirabile chiarezza il tema della comunicazione (letteralmente metter insieme), della scrittura come condanna ed espiazione. Opportuno anche il riferimento alla comunicazione tra gli animali e le piante: sono argomenti su cui ho scritto parecchio, ma ogni volta trovo nuovi spunti ed idee. Un giorno sarebbe bello dedicare un articolo alle piante ed alla loro sensibilità: mi viene in mente un bellissimo ed ispirato album di Stevie Wonder, journey through the wonderful world of plants.

    Suoni, segni, simboli, parole... "una foresta incantata".

    Ho visto che sei diventato sostenitore di tankerenemy e ti ringrazio: ognuno contribuisce come può. Il silenzio e l'indifferenza sono colpevoli, mentre la coscienza è l'arma vincente.

    Ciao e grazie.

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  3. Si Paolo, la voce puó testimoniare quel qualcosa di veramente proprio che nessuno ti puó togliere oltre corpo fisico. La voce nel canto é uno spiraglio di libertá di espressione ma é un percorso che puo´dipanarsi in un intero senso personale ed universale del bene e della vita, di cui é la coscienza l´origine.

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  4. @Zret
    Adoro Steve Wonder, peccato sia obamense..

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  5. Antonella, è la seduzione del male camuffato da bene. Quanti, ahinoi, sono abboccati all'amo di Obama, araldo dell'Anticristo!

    Ciao e grazie.

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