Il Pimandro è la prima opera del Corpus hermeticum, un insieme di testi in greco, una parte dei quali conosciuti in Occidente per mezzo dell’erudito bizantino Michele Psella, vissuto nel secolo XI. Gli studiosi ritengono che il Corpus sia da collocare nell’ambito dell’Egitto ellenistico dei primi secoli dopo Cristo. Questo gruppo di opere, attribuite ad Ermete Trismegisto, divinità sincretica in cui si fondono Hermes, il messaggero degli dei nel pantheon greco, e Thot, il nume della scrittura e della sapienza per gli Egizi, contiene dottrine filosofiche di matrice platonica, aristotelica, gnostica ed ebraica, insieme con insegnamenti magici, alchemici ed astrologici. Tema centrale della filosofia ermetica e del Pimandro è la relazione tra uomo e Dio. Di Dio è asserita la totale trascendenza e, di conseguenza, l’inconoscibilità da parte dell’intelletto umano. La vera conoscenza di Dio (gnosi) può essere ottenuta attraverso un’illuminazione estatica che costituisce il coronamento del ritorno dell’anima a Dio. Peraltro, in quanto creatore del cosmo, Dio si lascia sia pure imperfettamente conoscere mediante la natura, che reca impresse le sue vestigia. Dell’uomo sono affermate l’origine ed il fato divini e se ne descrive la caduta nel mondo materiale come conseguenza di un errore. Solo i pochi eletti, desiderosi di ritornare al principio spirituale, conducendo una vita di ascesi, possono aspirare a recuperare la primigenia condizione di creature soprannaturali.
Nella parte del Pimandro intitolata Ermete Trismegisto a suo figlio Tat: la chiave, si legge la seguente esposizione, in forma di dialogo, sul destino e lo stato delle anime.
"Non hai appreso, nei concetti generali, che dall'anima unica dell'universo escono tutte le anime che si spandono e sono distribuite in tutti i luoghi del mondo? Queste anime attraversano numerosi cambiamenti, felici o avversi. Le anime dei rettili passano negli esseri acquatici, quelli delle creature acquatiche passano negli animali terrestri, quelle dei terrestri nei volatili, quelle dei volatili negli uomini; le anime umane pervengono all'immortalità passando nei dèmoni. Quindi esse entrano nel coro degli Dei immobili -perché vi sono due cori di Dei: uno di Dei erranti e l'altro di Dei fissi- e questo è l'ultimo grado dell'iniziazione gloriosa dell'anima. Ma, quando l'anima, dopo essere entrata in un corpo umano, resta cattiva, non gode l'immortalità né partecipa del bene, ma torna indietro e ridiscende verso i rettili. Questa è la punizione dell'anima cattiva e male dell'anima è l'ignoranza. L'anima cieca, non conoscendo nulla degli esseri né la loro natura né il bene, è circondata dalle passioni corporali e, sventurata, non conoscendo sé stessa, è asservita ai corpi stranieri e abietti: essa porta il fardello del corpo e, invece di comandare, obbedisce. Questo è il male dell'anima. Al contrario, la virtù dell'anima è la Gnosi, poiché colui che conosce è buono, pio e già divino".
Il passo colpisce soprattutto laddove l’autore afferma che le anime di condizione infima, malvagie e abiette, albergano nei rettili, ove ritornano, se, dopo essere trasmigrate in un corpo umano, perseverano nel vizio e nella crudeltà. Un altro passaggio degno d’interesse è quello in cui si dice che “l’anima cieca è asservita a corpi stranieri”. Tali asserzioni, all’interno di una cultura tradizionale e molto antica, trovano inopinatamente il loro pendant in qualche autore contemporaneo che riferisce della presenza di extraterrestri rettiliani, giunti sulla Terra e infiltratisi tra le élites di alcuni governi, per controllare i destini del nostro pianeta. I Rettiliani, denominati anche Draconiani, poiché proverrebbero dai pianeti della costellazione chiamata Draco, sono descritti come una razza aggressiva, cui si deve l’inquietante fenomeno dei rapimenti. Hanno una struttura genetica simile a quella dei rettili dai quali probabilmente si sono evoluti, assumendo un aspetto vagamente umanoide. Al loro servizio operano le razze dei Grigi. Il loro obiettivo sarebbe quello di conquistare il nostro pianeta.
Secondo D. Icke, i Rettiliani sono esseri interdimensionali in grado di controllare e soggiogare alcuni uomini ai vertici delle strutture politiche, militari ed economiche. Di costoro essi annullano completamente la volontà, un po’ come accade agli ossessi. Il cervello di questi alieni, tipicamente rettiliano, implica un assoluto predominio delle pulsioni egoistiche sulle altre componenti psichiche, quali la razionalità e le emozioni, e l’assenza di ogni senso morale.
L’agghiacciante scenario delineato dallo scrittore britannico evoca quello della seria televisiva Visitors, in cui degli extraterrestri rettili antropofagi, ma dalle rassicuranti sembianze umane, approdati sulla Terra, s’introducono astutamente nei centri nevralgici del potere per perseguire i loro nefandi scopi. Il telefilm fantascientifico, prodotto dalla Warner Bros negli Stati Uniti tra il 1983 ed il 1985, è stato giudicato da R. Pinotti una “caricatura goffa e quasi comica di noi stessi nei nostri peggiori aspetti”. Invece, a mio parere, Visitors è una saga intrigante e non priva di suspense. La serie si apre con l’apparizione improvvisa di alcuni giganteschi dischi volanti nel cielo di trentuno città del mondo. Gli extraterrestri, che sbarcano dalle astronavi, sembrano del tutto simili agli uomini, a parte uno strano timbro vocale. Gli alieni chiedono di poter produrre sulla Terra delle sostanze chimiche di cui il loro pianeta è carente e assicurano, in cambio, il loro contributo scientifico alla risoluzione di gravi problemi e malattie che affliggono l'umanità. Presto, però, la verità si svela in tutto il suo orrore. Gli alieni sono in realtà delle creature ripugnanti, spietate “lucertole” interessate solo a procurarsi l'acqua e a nutrirsi di esseri umani. Bisognerebbe stabilire se, anche in questo caso, com’è avvenuto per molte produzioni cinematografiche e televisive incentrate sugli alieni, Visitors non adombri, dietro la finzione, qualche fenomeno reale.
Rimane, in ogni caso, la singolare coincidenza tra il sapere ermetico a proposito dei rettili considerati gli animali al grado più basso dell’evoluzione spirituale e le idee di un autore come Icke, secondo cui i Rettiliani costituiscono una razza tanto pericolosa quanto primitiva che agisce in modo occulto e dissimulato, dominando le persone inclini al male e quindi affini alla loro tenebrosa natura. È evidente una relazione tra i Draconiani che si sono impadroniti, per dirla con Ermete Trismegisto, di “anime cieche”, e i loro biechi ospiti.
Nota
S. Di Gennaro è autore di un interessantissimo testo intitolato Homo Saurus. Si tratta di uno studio su una misteriosa creatura che, avvistata nel delta del Po, si può considerare, sulla base delle testimonianze, rettiliana. Vedi http://www.usac.it/