11 dicembre, 2017

Dativo di possesso



Bisognerebbe imparare il distacco, in primo luogo dai beni materiali. Pensiamo a quanta saggezza è incastonata nella lingua! Il Latino, per esprimere il possesso, di solito, invece di usare il verbo habere (avere), privilegia il costrutto noto appunto come “dativo di possesso” con cui l’oggetto non è indicato del tutto come una proprietà esclusiva, ma inteso come un qualcosa che pertiene a chi ne usufruisce. Gli antichi conservavano il ricordo di un’epoca e di una società in cui quanto era necessario alla sopravvivenza della comunità, in particolare i pascoli ed il bestiame, oggi era nella disponibilità di uno, domani sarebbe stato nella disponibilità di un altro: si pensi alla rotazione dei latifondi presso la classe dirigente spartana.

Lungi da me condannare la proprietà privata che è il risultato di sacrifici e lavoro, ma come non deplorare la cupidigia di cose, di denaro, la sacra fames auri (l’esecranda bramosia dell’oro) di virgiliana memoria? Si ammucchia per ammucchiare, si brama per bramare, dimenticando il celebre monito evangelico: “Non accumulate ricchezze qui sulla terra dove possono essere rovinate dai tarli e dalla ruggine o rubate dai ladri. 20 Accumulatele in cielo, invece, dove non perderanno mai il loro valore e sono al sicuro dai ladri. 21 Se i tuoi risparmi sono in cielo, anche il tuo cuore sarà là. (Matteo, 6, 19-20).

Chi oggi auspica che l’Italia ed altri paesi rinuncino all’euro per adottare una moneta nazionale, rischia di incorrere in un errore, dopo averne emendato un altro. Infatti, se è vero come è vero che il denaro è strumento di dominio, instrumentum regni, se è vero come è vero che il denaro suscita avidità, fomenta furti, rapine, discordie, conflitti, non è forse auspicabile un consorzio umano non fondato sulla pecunia, quanto sulla produzione, sull’uso, lo scambio e la condivisione di beni?

Che cosa pensare poi del denaro-merce, fulcro dell’usura? E’ per questo che, a ragione, Brecht afferma: “Rapinare una banca è un reato, ma fondarne una è un reato molto più grave”. Eppure siamo prede di rapaci banchieri, di odiosi sistemi fiscali. Occorre liberarsi sia di codesta masnada di feneratori sia della mentalità speculativa, diffusa anche tra chi giustamente critica l’establishment. E’ questa aberrante forma mentis che oggi seduce, promettendo "sùbiti guadagni", con la chimera del bitcoin, la moneta digitale sinonimo della più sfrenata follia finanziaria, di un’economia fraudolenta e fittizia, adatta ad arricchire i ricchi e ad accentuare sperequazioni e miseria.

E’ necessario - lo ripetiamo – sia emanciparsi dalla cricca dei banchieri sia dalla struttura mentale materialista: il secondo compito sembra più difficile del primo.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

02 dicembre, 2017

Che cos'è l'economia?



L’economia non è una scienza, ma una sesquipedale truffa ai danni di cittadini ridotti a consumatori, anzi a pecore scorticate vive da diaboliche multinazionali e da esose agenzie fiscali. Inoltre, anche se, per assurdo, negli atenei si insegnasse una materia imperniata sullo studio dei processi produttivi, gli attuali libri di economia, inondati da numeri, tabelle e grafici, nella loro astrusa gratuità, sono l’antitesi netta e recisa della sostanza del mondo: il mondo, è, infatti, viscere, organi, tendini ed ossa.

Quei volumi sono uno spaventevole intrico, un dedalo di formule, pur nella loro geometrica perfezione, un mostro more geometrico demonstrato, mentre il mondo è un carnaio, un banco di macelleria: non esiste alcuna parentela tra quelle algide ed aggrovigliate equazioni da un lato; la vita mercificata ed alienata in cui ogni istante è un martirio dall'altro.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

19 novembre, 2017

Alle porte della vita

Alle porte della vita” di Romano Battaglia, giornalista e scrittore versiliese, è la storia di un uomo di mezza età che, improvvisamente attanagliato dalla disperazione senza neppure una causa precisa, si reca in riva al mare in una notte di plenilunio per cercare le risposte alla sua irrequietudine.

Mentre cammina sulla battigia, d’un tratto, tra lo sciabordio delle onde ed il sibilo del vento, entra in un mondo incantato: vede i genitori, morti da alcuni lustri, e rivive con loro, in una lunga analessi, i momenti più belli dell’infanzia e dell’adolescenza trascorsi tra campi di grano, argentei pioppeti e sponde animate dalle voci dei pescatori, dai gridi dei gabbiani. Colloquiando con il padre e la madre, il protagonista un po’ alla volta ritrova la serenità e la fede che aveva smarrito nei meandri di un’esistenza inautentica e convulsa.

Alle porte della vita” è un romanzo semplice, delicato, forse più efficace nella rappresentazione dell’angoscia che ci prende alla gola che nella parte, un po’ oleografica e leziosa, dove il passato riemerge per stemperare il dolore e donare all’uomo l’entusiasmo per vivere.

In ogni caso è una lettura che rincuora per qualche istante, perché ci permette di intrecciare un dialogo con le ombre evanescenti di un passato che forse un giorno tornerà.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

29 ottobre, 2017

Effetto trascinamento



Effetto trascinamento: così definiremmo la deplorevole situazione che si genera, quando per smentire una tesi considerata bizzarra ed inverosimile, si avvalorano, palesando totale assenza di spirito critico, i più screditati modelli propugnati dall’establishment pseudo-scientifico e le più ridicole versioni ufficiali. Un esempio per tutti: ci si impegna per confutare la teoria della Terra discoidale (vulgo “teoria della Terra piatta), con argomenti più o meno persuasivi, più o meno plausibili, ma, nel contempo, ci si trascina dietro, nella foga della confutazione, tutto il più polveroso armamentario della propaganda: si adducono come prove documenti partoriti dalla nasuta N.A.S.A., (comprese castronaute dalle improbabili permanenti), ci si richiama ad autori famigerati per la loro vicinanza alla disinformazione, si evocano paradigmi che esorbitano dal tema trattato, come l’obsoleto Darwinismo o concetti scientifici messi in discussione, se non in crisi, dalle più recenti acquisizioni della fisica quantistica, di altre avanguardie epistemologiche, di altri orizzonti gnoseologici.

Non solo, invece di procedere con rigore metodologico e con precisione semantica, presto si scade nella denigrazione, usando i soliti epiteti (ad esempio, l’orrido neologismo “complottisti”). Così subito si comprende che il proposito di oggettività ostentato da certi ricercatori è solo il velo dietro cui si nasconde la maschera butterata del negazionismo. Non ci stupiamo poi se le posizioni tendono a radicalizzarsi, se qualcuno si arrocca a difesa di convincimenti che si induriscono in dogmi, in luogo di essere smussati e concepiti come tappe di un percorso conoscitivo, stadi suscettibili di essere superati in una direzione o in un’altra.

Uno fra gli aspetti considerati da chi sostiene la teoria della Terra sferoidale, come da chi è assertore del modello discoidale, è la prospettiva, naturalmente colta da... prospettive differenti. In questo ambito ci pare si noti, da una parte e dall’altra, la resa all’oggetto, la capitolazione di fronte alla “cosa”: non ci consta, infatti, che i vari contendenti ricordino, nel considerare la percezione delle linee, l’incidenza della retina che tende ad incurvare le rette. E’ un particolare di cui tenevano conto i Greci, allorché erigevano i templi con le colonne che erano leggermente rigonfie nella parte centrale – tale convessità è definita “entasi” – proprio per compensare la tendenza della retina ad incurvare i segmenti diritti.

Si dimentica, infine, che la prospettiva non è solo un fenomeno ottico “esterno”, ma pure un processo psicologico e persino una manifestazione intellettuale, come c’insegna Erwin Panofsky nel fondamentale saggio “La prospettiva come forma simbolica”. Nel volume la profondità, la successione dei piani e il progressivo rimpicciolimento delle immagini, quanto più si allontanano dall’osservatore, sono inquadrati in un contesto culturale. Lo specialista, rifacendosi a Cassirer, dimostra che gli uomini in parte vedono la “realtà” non com’è percepita, ma com’è pensata e conosciuta. Un bambino che disegna la casa, il prato, l’albero ed il cielo, ignora tranquillamente la prospettiva, perché sa che è un’illusione dei sensi. “Scienziati” e teorici ne sono altrettanto consapevoli?

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APOCALISSI ALIENE: il libro

15 ottobre, 2017

Contro gli antropocentrismi



I vari orientamenti della New age, alla fine, sono viziati dal solito antropocentrismo e sono speculari a quelle dottrine che incolpano l’uomo di ogni nefandezza. Da un lato si nega Dio oppure si afferma con sicumera prossima alla tracotanza – quella che i Greci chiamavano hybris – che l’uomo è l’unico vero Dio.

Ora, riteniamo che negli uomini, forse non in tutti, si trovi un nucleo spirituale che possiamo definire “anima”, ma, se egli si crede Onnipotente, se si colloca al centro dell’universo, misconoscendo che esiste altro da sé, un orizzonte che non è contenuto nel cerchio dell’individuo, allora tale superbia dichiara la sua orgogliosa meschinità ed il suo fallimento.

Esiste poi un antropocentrismo di segno contrario, tutto sommato non così differente da quello egocentrico: si manifesta quando si considera responsabile l’uomo di ogni errore, di ogni male che affligge il mondo. Senza assolvere sempre e comunque il singolo che ha i suoi limiti, si dimentica l’influsso pernicioso degli Arconti e dei loro disgustosi collaboratori "umani".

Si passa da un eccesso all’altro, mentre, con la consapevolezza che l’uomo è un essere contraddittorio, ambivalente (e che cosa non lo è?), si impara che è necessario distinguere, soppesare ogni questione: è opportuno astenersi da giudizi inappellabili e da condotte arroganti.

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APOCALISSI ALIENE: il libro


01 ottobre, 2017

Che cos'è la verità? (I)



Che cos’è la verità? “Quid est veritas?” Chiede Pilato al Messia, stando al racconto evangelico. La domanda del procuratore (?) romano contiene in sé la risposta che è una non risposta: infatti Pilato ritiene che la verità sia inattingibile.

Ci chiediamo anche noi che cosa sia la verità, indipendentemente dal fatto se la consideriamo conoscibile oppure no. Distinguiamo il vero empirico da quello metafisico. Chi, di fronte ad una controversia, non desidera ottenere sentenze inconfutabili, definitive? In questi ultimi tempi ferve la polemica circa la forma della Terra: è più o meno sferica o è discoidale? Ammettiamo che è una questione significativa sul piano antropologico, scientifico, filosofico, percettivo: è legittimo, anzi doveroso, dubitare delle interpretazioni altrui, siano ortodosse o eterodosse, per conseguire una propria verità che potrebbe anche essere la “media” di differenti modelli o discostarsi del tutto dai paradigmi, siano essi dominanti o recessivi. Ammettiamo che è una questione che ha importanti risvolti in rapporto alla concezione dell’universo e dell’uomo all’interno del cosmo.

Sono implicazioni importanti, non vitali, giacché la verità cui ambiamo, spinti da un’esigenza incoercibile, non appartiene all’ordine empirico, ma al dominio spirituale, quindi al nostro essere più profondo, più imperscrutabile, più vero. Se siamo esseri coscienti, abituati a definire le coordinate ontologiche, essenziali dell’esistenza, ci interroghiamo sul valore del nostro destino, di ciò che ci ha preceduto (se esiste) e di ciò che ci seguirà (se esiste), sul Principio e sulla Fine. Ci interroghiamo sul significato ed il ruolo del male, sulla possibilità di conciliare l’esistenza di Dio con il male: ecco sono queste le verità che ci riguardano e ci guardano, come altrettante sfingi. Le verità vere non sono risposte, ma, appunto sfingi che ci interrogano per mezzo di enigmi.

Sin qui, non abbiamo neppure tentato di definire la verità, perché l’esercizio delle definizioni è logorante e, alla fine, tautologico. La definizione corrente ci ricorda che “la verità (in latino veritas, in greco αλήϑεια, in inglese truth...) designa il senso di accordo o di coerenza con un dato o una realtà oggettiva o la proprietà di ciò che esiste in senso assoluto e non può essere falso”. Se dovessimo anche solo sfiorare le possibili accezioni e sfumature di termini e sintagmi come “coerenza”, “realtà oggettiva” (sic), “falso” etc., ci perderemmo in un labirinto rispetto al quale il dedalo di Cnosso è un percorso agevole.

Dunque in questa breve esposizione, ci limitiamo a suggerire un’analogia, anzi un’identità tra Verità e Vita: la Vita è tale, solo se e quando, dissipatesi le nebbie del dubbio, lacerati i veli della menzogna, scopriamo – impresa improba - il senso ultimo di tutte le cose, il centro di noi stessi, là dove il finito e la caducità si incontrano, anzi si fondono con l’Infinito e con l’Eternità.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

16 settembre, 2017

Idolatria



Gli uomini non riescono a trovare la loro identità per varie ragioni, ma soprattutto perché essi cercano sempre idoli da venerare: l’adolescente adora il campione sportivo o il cantante di successo, l’adulto il “politico” che finalmente risolverà tutti i problemi, persino le persone più sagaci pendono dalle labbra del fondatore di un movimento che promuove la “spiritualità” o divora gli scritti di un giornalista sedicente “libero”.

E’ così: si delega, si affida ad altri il proprio destino, si abdica alla propria coscienza: anche se sopita, tutti hanno una coscienza. Ascoltiamone la voce: è la voce del Maestro interiore – nel Medioevo, età spesso ingiustamente vituperata, dipinta solo come un’epoca di oscurantismo e di superstizione – da taluni teologi era definita il Cristo. Questa voce ci può guidare, può indicarci se non la strada, il momento in cui è necessario intraprendere il cammino. Recuperiamo la libertà, senza attenderci che altri la difendano. Recuperiamo il discernimento, senza attenderci che altri distinguano per noi. Non è superbia, non è egocentrismo, bensì consapevolezza che i nostri limiti, in talune circostanze, devono e possono essere trascesi. Se perdiamo noi stessi, il rischio è abnorme, perché, fino a quando si celebra, con ingenuo ma innocuo entusiasmo un totem di silicone - un attorucolo, un atleta dopato – totem innalzato dal piccolo schermo, si alimenta la superficialità che si può ancora tentare di combattere.

Tuttavia, se costruiamo i nostri valori sui disvalori, spacciati per ideali, propagandati ed inculcati da cattivi maestri, il danno è irreparabile: “scienziati”, esponenti delle istituzioni, ministri, editorialisti, “intellettuali”, accademici… sono impostori prestigiosi, cialtroni di lusso, dai modi brillanti ed affabili, dal contegno vellutato. I loro discorsi sono conversevoli, le argomentazioni melliflue, i concetti distorti sono insinuati nelle menti con astuzia e perfino con delicatezza. Tali maîtres à “penser”, assertori del non-pensiero unico, sono i classici sepolcri imbiancati: incarnano l’ipocrisia della nostra società dove il cuore della cultura e della passione per la verità, la scuola, è, nonostante qualche commendevole eccezione, ormai il cuore nero della menzogna, anche involontaria. Pulsa, ma il suo palpito non è quello della vita, bensì il battito di un ingranaggio che stritola l’anima.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

02 settembre, 2017

Riviere



“Riviere” di Eugenio Montale, contenuta nella raccolta "Ossi di seppia", è una lirica di una bellezza commovente. Il cuore del poeta si scioglie nel paesaggio fra gli eucalipti e gli olivi che sfrangiano i litorali, si liquefa nelle onde e nella luce del vento. Mentre la vita del “fanciullo antico” freme tra il pallore delle camelie e l’incenso della salsedine, essa già si contorce nell’agonia. Si nasce portando su di sé il giogo di un tempo lunghissimo, immedicato: i ricordi sono “lieti” ma “atroci, perché ogni slancio contiene già il rimpianto, perché ogni essere si consuma nella febbre di un’attesa inane. L’anima, ferita dalle frecce dei rondoni, dagli “sguardi dei girasoli”, non sa sbocciare nella speranza.

Nello straziante incanto del paesaggio ligure l’autore si protende verso la salvezza, vorrebbe che la linfa dei sogni fluisse nelle vene. Immagina la quiete fiorire di voci e di palpiti. Invano. Invano?

E’ difficile immaginare un’esperienza più solenne, direi sacra, quando si può ascoltare la melopea di versi come questi, quando l’Arte ci conduce al limite del silenzio, là dove il timbro umano si trasfigura nella musica dell’infinito.

Riviere,
bastano pochi stocchi d'erbaspada
penduli da un ciglione
sul delirio del mare;
o due camelie pallide
nei giardini deserti,
e un eucalipto biondo che si tuffi
tra sfrusci e pazzi voli
nella luce;
ed ecco che in un attimo
invisibili fili a me si asserpano,
farfalla in una ragna
di fremiti d'olivi, di sguardi di girasoli.

Dolce cattività, oggi, riviere
di chi s'arrende per poco
come a rivivere un antico giuoco
non mai dimenticato.
Rammento l'acre filtro che porgeste
allo smarrito adolescente, o rive:
nelle chiare mattine si fondevano
dorsi di colli e ciclo; sulla rena
dei lidi era un risucchio ampio, un eguale
fremer di vite
una febbre del mondo; ed ogni cosa
in se stessa pareva consumarsi.

Oh allora sballottati
come l'osso di seppia dalle ondate
svanire a poco a poco;
diventare
un albero rugoso od una pietra
levigata dal mare; nei colori
fondersi dei tramonti; sparir carne
per spicciare sorgente ebbra di sole,
dal sole divorata...

Erano questi,
riviere, i voti del fanciullo antico
che accanto ad una rósa balaustrata
lentamente moriva sorridendo.

Quanto, marine, queste fredde luci
parlano a chi straziato vi fuggiva.
Lame d'acqua scoprentisi tra varchi
di labili ramure; rocce brune
tra spumeggi; frecciare di rondoni
vagabondi...

Ah, potevo
credervi un giorno o terre,
bellezze funerarie, auree cornici
all'agonia d'ogni essere.

Oggi torno
a voi più forte, o è inganno, ben che il cuore
par sciogliersi in ricordi lieti - e atroci.
Triste anima passata
e tu volontà nuova che mi chiami,
tempo è forse d'unirvi
in un porto sereno di saggezza.
Ed un giorno sarà ancora l'invito
di voci d'oro, di lusinghe audaci,
anima mia non più divisa. Pensa:
cangiare in inno l'elegia; rifarsi;
non mancar più.

Potere
simili a questi rami
ieri scarniti e nudi ed oggi pieni
di fremiti e di linfe,
sentire
noi pur domani tra i profumi e i venti
un riaffluir di sogni, un urger folle
di voci verso un esito; e nel sole
che v'investe, riviere,
rifiorire!


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APOCALISSI ALIENE: il libro

20 agosto, 2017

Lo spartiacque



Che cosa sta per succedere? Alcuni avvertono, sebbene in maniera oscura ed indefinita, che qualcosa di decisivo sta per accadere. Purtroppo molti cadono nelle solite trappole, credendo che, complici pure ingenue interpretazioni dei pittogrammi nel grano, presto una particolare congiunzione celeste sarà foriera di un salto evolutivo e risolutivo di ogni problema.

Infinita sprovvedutezza! Se un evento determinante è prossimo ad accadere, sarà simile al 9 11, sarà un tragico spartiacque: alcuni indicano la data del 23 settembre come cruciale passaggio. In effetti, come avvenne per il giorno in cui, con un empio rito, furono demolite le Torri gemelle, in parecchie serie televisive, pellicole cinematografiche, pubblicazioni etc. è stato criptato il numero-data 239 (o 923, secondo la successione adottata negli Stati Uniti d’America ed altrove). Sarà una coincidenza, se l’isotopo più importante del Plutonio, l’elemento chimico usato negli ordigni a fissione atomica, è 239Pu che ha un periodo di dimezzamento pari a 24200 anni? Un preavviso di una guerra termonucleare?

Pare che un ruolo nodale sarà giocato dal diabolico CERN, da qualche sinistro “esperimento” condotto nel laboratorio ginevrino. Saranno accadimenti che presumibilmente trascenderanno la mera tessitura storica per afferrare brandelli di un’altra realtà, una realtà abissale, in senso proprio.

Non sono prove, ma indizi ed intuizioni, simili, però, ai segnali ed ai presagi che in passato ci condussero a preannunciare fatti poi verificatisi. [1] In ogni caso, il giorno del marchio è vicino: sarà un bivio. Dopodiché, cominciato il periodo della Grande tribolazione, non sarà più possibile tornare sui propri passi.

E’ il momento che tutti - credenti, increduli e perplessi – si preparino ad una lotta che non sarà “contro carne e sangue”, ma soprattutto di natura spirituale. I tempi, tra la noncuranza e persino la derisione degli stolti, sono maturi per la messe e non pochi saranno quelli falciati ed inceneriti.

Ancora poca sabbia nella clessidra...

[1] Ad esempio, quando Benedetto XVI, il giorno 11 febbraio 2013, annunciò la sua abdicazione, prevedemmo che sarebbe stato eletto un papa gesuita (papa nero) e che avrebbe assunto il nome di Francesco, non in ricordo di Francesco d’Assisi, che in realtà si chiamava Giovanni di Pietro Bernardone, ma in onore di Francesco Saverio, uno tra i corifei della famigerata Compagnia di Gesù.

Articolo correlato: Robert Reynouard, Regard sur la date du 239 et la recurrence du nombre 38 dans le tissage des evenements, 2015

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APOCALISSI ALIENE: il libro

12 agosto, 2017

La stretta finale: le ragioni di una scelta



Mi sono pervenute molte richieste di chiarimenti circa la decisione di sospendere sine die la pubblicazioni di articoli su Zretblog.

Le ragioni di tale scelta sono molteplici: ora, la vita di ognuno di noi, corre su due binari, quello dell’esperienza individuale e quello dell’esperienza collettiva. Lungo il primo abbiamo avvertito un’esigenza di valorizzare la ricerca di risposte che prescindono da situazioni empiriche per aprirsi verso orizzonti ulteriori. Tale necessità richiede di dedicare tempo ed energie a sé stessi, trascurando la scrittura di testi che, pur su soggetti rilevanti, hanno ancora carattere divulgativo, mentre il romanzo, che dovrebbe essere completato entro pochi mesi e di cui abbiamo indicato un titolo falso per depistare i negazionisti, ha l’ambizione di accogliere un po’ tutto l’universo tematico esplorato in questi anni. Non solo, i temi, attraverso il pretesto dell’intreccio, sono non solo approfonditi, ma proiettati oltre il confine del dicibile. E’ ovvio che un progetto ciclopico, in gran parte già attuato, assorbe intere giornate, lasciando poco spazio ad altre attività.

Lungo il binario del vissuto collettivo, rotaia che corre parallela all’altra, ma che, di quando in quando, vi si collega con uno scambio, bisogna rilevare quanto la situazione sia precipitata. Quasi tutte le “profezie” elaborate in questi anni si sono adempiute o sono prossime ad adempiersi. Ne menzioniamo solo due: l’implementazione del microprocessore sottocutaneo e la siccità biblica che sta affliggendo molti stati e regioni. All’appello manca la Terza guerra mondiale di cui comunque si possono intravedere le premesse, secondo le indicazioni accennate in passato.

E’ evidente che l’umanità, anche se pochi ne sono consapevoli, ha di fronte a sé delle sfide tremende, apocalittiche: anche qui non ha molto senso continuare a proporre articoli che non potranno mai svegliare i letargici, mentre è più rilevante, anzi vitale, cercare delle risoluzioni, visto che dai governi e dagli apparati in generale ci si può aspettare solo la creazione di nuovi problemi.

Risoluzioni? Non alludiamo solo a quelle pratiche, pur decisive, ma spesso purtroppo poco praticabili in un periodo come il nostro che è un continuo costeggiare il baratro, ma soprattutto a vie d’uscita che esulano dalla logica. La conoscenza è utile, ma capitale è l’individuazione di un percorso interiore che conduca a sciogliere il nodo di Gordio. Non è più solo il tempo delle indagini, ma il momento di un salto di qualità, favorito da uno slancio verso l’oltre, dall’abitudine a vivere con la coscienza che è il sentiero terreno è, per dirla, con Heidegger, un “sentiero interrotto”. Non è facile, ma bisogna provarci, perché “l’essenziale è invisibile agli occhi”.

Indizi e presentimenti – non sono prove, ma... - ci inducono a ritenere che la stretta finale sia vicina, quindi forse entro pochi anni saremo costretti a cambiare, ad adattarci, volenti o nolenti. Gli amici potranno continuare a seguirci, grazie al libro cui abbiamo accennato sopra, per mezzo del blog Tanker enemy ed iniziative correlate, sempre che eventi epocali non costringano tutti noi a svolte radicali, irreversibili.

Se otterremo informazioni basilari a proposito degli eventi che incombono, le condivideremo con i lettori attraverso articoli estemporanei, ma la pubblicazione di riflessioni ed indagini con una cadenza più o meno regolare è, per ora, sospesa.

Con l’auspicio che possiamo presto uscire a “riveder le stelle”.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

01 agosto, 2017

Congedo

Molti lettori mi hanno chiesto per quale ragione il blog da circa un mese non risulta più aggiornato. E’ doverosa una risposta agli affezionati sodali: ho deciso di sospendere a tempo indeterminato la pubblicazione degli articoli, perché considero l’esperienza conclusa. In verità gli spunti non mancano, tutt’altro: infatti molte riflessioni, alcune delle quali assai incisive, stanno confluendo in un testo di ampio respiro, libro che dovrebbe essere edito entro la fine dell’estate.

E’ stata un’avventura emozionante, costellata di gratificazioni, in primis i commenti degli amici. E’ stata un’occasione per un arricchimento reciproco, per un percorso di ricerca, per uno scambio di idee e di segnalazioni, ma i tempi sono cambiati. Sono sopravvenute altre esigenze, sono subentrati altri progetti. Si chiude quindi un capitolo. Se ne aprirà un altro? Vedremo.

Mi accommiato dai lettori con un arrivederci, più che con un addio: mai dire mai. Soprattutto li saluto con un sentito ringraziamento per la cooperazione offerta in questi anni. Stringo calorosamente la mano a Catherine, a Corrado, a Giovanni Ranella, Ghigo, Wlady ed a tutti gli altri che non nomino, sperando un giorno di poterli incontrare di persona in un mondo finalmente rigenerato.

Ad altiora.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

02 luglio, 2017

Raccolta differenziata: i veri scopi



In questi ultimi anni è stata introdotta in molti comuni italiani la cosiddetta “raccolta differenziata”, definita anche in modo del tutto improprio “porta a porta”. Giustamente i cittadini si lamentano di questo sistema che non funziona né può funzionare: è un metodo che si traduce in mucchi di sacchi e sacchetti ammassati in ogni dove, marciapiedi, angoli di strade, crocicchi, aiuole… L’immondizia è alla mercé di gabbiani e di ratti famelici nonché ricettacolo di insetti. Lo spettacolo cui si assiste nelle nostre città è ributtante, senza dimenticare le precarie condizioni igieniche.

Perché dunque le amministrazioni comunali, siano di “centro-destra” (in realtà ipercapitalisti, globalizzatori e reazionari) siano di “centro-sinistra” (ipercapitalisti, globalizzatori e reazionari) siano del Movimento cinque bretelle (ipercapitalisti, globalizzatori e reazionari), non recedono dalle loro scellerate decisioni?

Per i seguenti motivi. In primo luogo la “raccolta differenziata” è più lucrosa del riuso e del riciclaggio. Tale sistema alimenta il redditizio settore delle discariche dove la spazzatura, tanto diligentemente separata da ignari cittadini, è ammucchiata e sotterrata. Altro pattume è, invece, incenerito. In Italia la percentuale dei rifiuti recuperati è irrisoria.

Inoltre il “porta a porta” consente di vessare i cittadini, costringendoli a tenere l’immondizia in casa, ad attendere il giorno giusto affinché sia ritirata, a recarsi in “isole ecologiche” distanti dal luogo di abitazione, portando pesanti fardelli.

Non solo, se qualcuno non rispetta tempi e criteri del conferimento, si vede inflitta una sanzione pecuniaria. In questo modo si rimpinguano i bilanci comunali, mentre le società che ricevono appalti e subappalti per la raccolta di vetro, carta, alluminio, organico, incassano giganteschi introiti sulla finta differenziata.

Ancora, il folle procedimento sin qui delineato permette di trasformare alcuni “coscienziosi” utenti in delatori, come in “1984” dove certi sudditi di Oceania passano il loro tempo a spiare dirimpettai e condomini per denunciarli, alla prima “infrazione”, alla psicopolizia. Gli “incivili”, complici mollicci pennivendoli, sono additati al pubblico ludibrio.

Lo scenario ed il clima sono quelli da Nuovo ordine mondiale con interi rioni degradati, sporchi, pieni di criminali. Il fine ultimo della cricca è quello di creare ambienti urbani invivibili, gremiti di miserabili, di derelitti, di sbandati, di delinquenti. Sono zone che ricordano i quartieri popolati dai prolet, descritti sempre nel celebre romanzo di Orwell. L’errore più grossolano è quello di considerare i “politici alla stregua di incapaci”, sia quelli di alto rango sia gli idioti che mal governano regioni, città e paesi,: essi non sono incapaci, perché fingono di esserlo. Preferiscono sembrare degli inetti: per loro l’importante è perseguire luridi scopi.

Come abbiamo scritto, “Nuovo ordine mondiale” è sinonimo di dittatura, di caos, di povertà, di stridente contrasto tra baraccopoli ed oasi verdeggianti e superattrezzate in cui oziano le sedicenti élites. E’ un ordine che nasce e si impone attraverso il caos. E’ un caos che è costante alimento per ulteriori soprusi, per ulteriori devastazioni.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

28 giugno, 2017

Le apparizioni della Vergine della Rivelazione: tra spiritualità, visioni profetiche ed indizi ufologici



“Vergine della Rivelazione” è l'appellativo con cui è venerata la Madonna, in seguito alle apparizioni che avrebbe avuto, a partire dal 12 aprile 1947, Bruno Cornacchiola, nel luogo definito delle Tre Fontane a Roma. Le epifanie non sono state avallate ufficialmente dalla Chiesa cattolica, ma nel 1956 papa Pio XII acconsentì alla costruzione alle Tre fontane di una cappella per il culto, affidandone ai Francescani Minori Conventuali la custodia per gli uffici religiosi.

Bruno Cornacchiola (Roma, 9 maggio 1913 – ivi 22 giugno 2001), dopo essersi sposato, partecipò alla guerra civile spagnola come volontario nell’esercito dei Repubblicani. Convertitosi alla fede avventista, diventò un fervente anticattolico. Il 12 aprile 1947 si recò con i tre figli, Gianfranco, Carlo e Isola, rispettivamente di quattro, sette e dieci anni, nel luogo della capitale noto come “le tre fontane", così chiamato perché, secondo la tradizione, la testa dell'apostolo Shaul-Paolo, rimbalzando tre volte dopo la decapitazione, avrebbe fatto sgorgare tre sorgenti. Secondo il racconto di Cornacchiola, il figlio più piccolo, Gianfranco, era sparito nel rincorrere una palla: il padre lo ritrovò in ginocchio ed in trance davanti ad una delle grotte naturali della zona, mentre mormorava "bella signora". Gli altri due figli caddero a loro volta in estasi, genuflettendosi; il padre si avvicinò allora all’antro dove scorse la Madonna. L'uomo spiegò che ella, sfolgorante nella sua bellezza, indossava un lungo abito bianco, trattenuto in vita da una fascia rosa. Sopra la tunica portava un mantello verde che, dai capelli corvini, le scendeva fino ai piedi nudi. Disse inoltre che stringeva al petto una Bibbia.

La donna così si espresse: “Io sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti. Adesso basta! Entra nel santo ovile. Quello che Dio ha promesso è e resta immutabile: i nove venerdì del Santo cuore, che tu hai celebrato, spinto dall'amore della tua fedele sposa, prima che tu prendessi definitivamente la via dell'errore, ti hanno salvato”.

Bruno Cornacchiola racconta che, sentite queste parole, si sentì immerso in uno stato di profonda gioia, mentre nella spelonca esalava un profumo soave. Prima di accomiatarsi, la Vergine della Rivelazione gli avrebbe lasciato un segno, in modo che l'uomo non avesse alcun dubbio sull'origine divina e non diabolica della visione. La prova riguardava il futuro incontro tra Cornacchiola ed un sacerdote, incontro che occorse in seguito proprio secondo quanto preannunciato. A seguito dell'abiura, Cornacchiola fu nuovamente accolto nella comunità cattolica.

Cornacchiola raccontò di avere avuto altre apparizioni, il 6, 23 e 30 maggio; successivamente preparò un testo, in cui narrò la sua conversione.

Il 12 aprile 1980, nel trentesimo e terzo anniversario della presunta apparizione, tremila persone affermarono di aver assistito ad un prodigio “solare”.

Cornacchiola ricevette per tutta la vita sogni e visioni profetiche: dalla tragedia di Superga (1949) alla guerra del Kippur (1973), dal rapimento di Aldo Moro (1978) all'attentato al papa filo-massone, Giovanni Paolo II (1981), fino all’incidente di Černobyl (1986) ed alla demolizione controllata (inside job) delle Torri gemelle (2001).

Sono tre gli aspetti dell’intera vicenda su cui vorremmo soffermarci. Per il resto, rimandiamo alla documentazione riportata in calce all’articolo.

• Le sembianze della Madre di Gesù sono piuttosto singolari: ella fu descritta come una giovane dalla pelle olivastra e tratti vagamente orientali. E’ un’”iconografia” che si discosta da quella di molte altre Vergini apparse altrove.

• Nel trentesimo e terzo anniversario dell’epifania mariana, parecchi fedeli assistettero ad un portento “solare”, ma, come a Fatima, esse dichiararono di aver scorto un “disco” (sic) che, oscillando, cambiava continuamente colore, dal rosso, all’azzurro al verde, secondo la classica casistica ufologica.

• Caso non unico, ma infrequente, alcune predizioni sui tempi finali (le altre riguardano il crollo della Chiesa di Roma ed un conflitto nucleare) adombrano le famigerate scie chimiche (chemtrails), attraverso il riferimento a veleni sparsi nell’atmosfera e negli alimenti. A tale proposito, è molto significativa l’espressione “biancore del latte inservibile”.

Fonti:

Autore non indicato, I.S.I.S., avvelenamento dell’aria e dei cibi nel diario del veggente delle Tre fontane, 2016
C. Malanga, R. Pinotti, I fenomeni BVM: le apparizioni mariane in una nuova luce, Milano, 1990
S.Gaeta, Il veggente. Il segreto delle Tre fontane, 2016


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APOCALISSI ALIENE: il libro

24 giugno, 2017

Changes



Quest'anno un collega è andato in pensione. Pur essendo una persona schiva, ha voluto tenere un discorso di commiato. Le sue sono state parole intense, significative, intelligenti, in bilico tra un pizzico di nostalgia per una scuola che non esiste più (non era perfetta, tuttavia...) e l’amaro disappunto per l'attuale piega presa dalla società.

Tante cose sono cambiate in poco tempo: soprattutto oggi sono in via di estinzione i docenti-intellettuali, sostituiti da giovani leve a loro agio con la tecnologia, ma con scarsa o nessuna dimestichezza con i classici, più che altro avvertiti come obsoleti, persino inutili. Platone... Chi era costui?

Ormai quasi tutti sono integrati nel sistema, senza sapere di esserlo. Lo spirito critico, l’inclinazione dialettica, l’abitudine a gustare ed a compenetrare gli autori insigni, il giudizio implacabile nei confronti del potere, qualsiasi sembianza esso assuma, sono spariti. Siamo diventati coscienziosi, acquiescenti, persino entusiasti esecutori, denti dell'ingranaggio che ci stritola, nel contempo vittime e carnefici.

Tante cose sono cambiate: anche gli allievi - spesso non è neanche del tutto colpa loro - sono differenti rispetto agli alunni delle generazioni passate. Pur non essendo malandrini, sono molto egocentrici e in particolar modo, tranne qualche eccezione, manifestano problemi cognitivi più o meno gravi. Inoltre in loro manca l’insofferenza verso le gerarchie e le istituzioni: era un atteggiamento spesso velleitario, ma indizio di uno scarto generazionale oggi assorbito dal non-pensiero unico.

Le ultime fiammelle della cultura, quella vera, non la pseudo-scienza dei negazionisti che tra l’altro disconoscono il valore del sapere umanistico, sono soffocate dall’ideologia, dall'ignoranza e dalla propaganda degli apparati del regime totalitario.

Siamo i soliti laudatores temporis acti, estimatori del buon tempo andato, nostalgici di un mondo tramontato o assistiamo ad una radicale ed irreversibile mutazione antropologica? “Ai posteri l’ardua sentenza”, osservando che forse non vivranno posteri in grado di formulare giudizi né motivati ad esprimerli.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

19 giugno, 2017

Viviamo veramente gli ultimi tempi?



Ultimi tempi?

Viviamo veramente gli ultimi tempi? Quante volte nel passato, sia nel Medioevo sia in età moderna e contemporanea, è stata preannunciato l’epilogo della storia, con il ritorno, la parousia del Salvatore! La cosiddetta apocalisse di Matteo enuncia i segni della fine: terremoti, nazioni che insorgono contro altre nazioni, carestie, iniquità...

Se fossimo vissuti nell’età di Giustiniano, (527-565 d.C.), avremmo pensato che fosse imminente quanto profetizzato in Matteo e nella Rivelazione: fu, infatti, un’età afflitta da conflitti, da miseria, da varie calamità tra cui la misteriosa “peste di Giustiniano”. Anche altre età si adattano ai foschi scenari descritti nel Libro di Daniele ed in alcune parti del Nuovo Testamento. Per questa ragione Gioacchino da Fiore potè vaticinare l’avvento dell’età dello Spirito, ritenendo che la corruzione della società, insieme con vari flagelli, fossero i segni degli ultimi giorni. Discorso analogo vale per Gerolamo Savonarola e per molti altri vati o sedicenti tali dopo di lui.

Tra XIX e XX secolo numerosi sono stati i fondatori o capi di sette e di comunità apocalittiche: essi hanno preconizzato la fine, indicando sovente una data precisa. Tuttavia sono stati puntualmente smentiti. Dunque forse anche gli attuali oracoli errano quando reputano prossima la fine del mondo.

Uno Stato-Erode

Certo, la Terra è dilaniata da conflagrazioni, la scarsità di cibo e di acqua potabile è una triste realtà per miliardi di uomini e donne, i sismi sono divenuti sempre più frequenti e disastrosi, la perversità ha toccato livelli parossistici. Niente di nuovo sotto il sole... chimico? Niente di nuovo? A ben riflettere, qualcosa si discosta e si aggiunge rispetto alle prefigurazioni fin qui accennate: la nostra epoca ferrigna pare manifestare una natura diabolica non più dissimulata dietro ipocriti veli. Davvero pare che l’Anticristo, con i suoi diabolici emissari, tra cui l’esiziale e gesuitico papa Bergoglio, sia qui.

Quando nei secoli trascorsi al disfacimento etico dell’umanità si è associato l’odierno, spaventevole snaturamento della natura per cui il cielo vero è stato sostituito da un cielo sintetico, per cui lo stesso clima planetario è ormai in toto artificiale? Soprattutto quando il potere ha assunto atteggiamenti squisitamente satanici? Napoleone Bonaparte da taluni esegeti è stato considerato l’Anticristo, ma né lo Stato francese né le istituzioni dell’ancien régime e della Restaurazione possono essere confrontati con gli attuali mostri sanguinari! Si pensi – è un esempio fra molti – al ducato di Parma con Maria Luisa d’Austria d’Asburgo-Lorena, staterello creato dopo il Congresso di Vienna (1814-1815): i sudditi, piuttosto liberi di esprimersi, non versavano tributi e non erano vessati dal servizio militare obbligatorio. Oggi ci definiamo cittadini, ma non siamo neppure sudditi: siamo schiavi, spesso ignari, se non addirittura contenti di esserlo. [1]

Le vaccinazioni obbligatorie manifestano l’indole demoniaca di uno Stato-Erode che mira a massacrare i bambini e gli adolescenti, senza neppure ricorrere alle blandizie o ad orpelli che possano occultare le intenzioni omicide. [2] Quale uomo politico nel Medioevo o nell’età moderna ebbe un’essenza infernale? Da Alessandro Magno fino a Mussolini, passando per Federico II Hohenstaufen, stupor mundi, generali e statisti erano persone con i loro pregi e limiti, anche gravi, ma essi non pensavano solo ai loro interessi e, pur tra mille contraddizioni, avevano a cuore la gloria e la prosperità della patria, persino la cultura. Oggi abbiamo il ministro dell’”Istruzione”, Signora Valeria Fedeli, idonea titolare di un dicastero che, nonostante l’altisonante nome, di culturale non ha un fico secco. Questa non è decadenza! Questo è il nulla che, come nel celebre romanzo di Ende, tutto divora.



Spezzare la corda

Analizziamo infine le tragedie di questi ultimi anni: le disgrazie purtroppo sono sempre avvenute, ma mai sono state inscritte in una simbologia occulta, di taglio mefistofelico. Non di rado si ha l’impressione che roghi, incidenti, crolli di edifici e di ponti non siano mere fatalità, ma olocausti in onore di “iddii pestilenziali”. Anche quando sono sciagure non orchestrate dalle confraternite degli Ottenebrati – come si accennava – sono reinterpretate in chiave malefica con il consueto apparato di rose rosse, di crisis actors, di cifre emblematiche (il numero 11 si ripete in modo ossessivo). Di nuovo: il potere mostra il suo volto sfigurato, senza più nasconderlo con una maschera.

Qualcuno afferma che il pensiero crea. Non è facile dirimere la questione inerente al rapporto tra pensiero e “realtà”. Nondimeno, visto che tentar non nuoce, proviamo tutti a concentrare l’immaginazione eidetica su un imminente tracollo dell’attuale sistema, sulla distruzione di Babilonia la Grande. Credenti e non credenti alimentino l’incessante desiderio, coltivino la viva speranza di un cambiamento totale, di una palingenesi, perché è evidente che così non si può continuare.

[1] Naturalmente diamo qui per scontato che i contenuti danielini, di Rivelazione e pure le fonti ebraiche ed islamiche su Gog e Magog siano almeno in parte prolessi del futuro e non immagini allegoriche; d’altronde idee come quella del Cristo che verrà sulle nubi, del rapimento, del millennio etc. devono essere interpretate in senso letterale o sono di natura simbolica o entrambe le cose?

[2] Usiamo l’espressione Stato-Erode per designare in modo figurato una compagine criminale, pur consapevoli che il re di Giudea era probabilmente morto, quando nacque il Messia. L’episodio, noto come “strage degli innocenti”, è presumibilmente leggendario, anche se Erode fu monarca feroce e spregiudicato.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

17 giugno, 2017

Cenere



I giorni non passano: essi appassiscono, anzi si sbriciolano, si inceneriscono. Anche quando siamo stati creativi o abbiamo compiuto un'azione lodevole, ci pare che un altro giorno sia stato inghiottito dal nulla.

I dì si susseguono tutti differenti, tutti uguali, lasciando tracce invisibili. Che cosa manca? Che cosa rende il tempo fumo? Che cosa trasforma la vita in cenere?

In cuor nostro conosciamo la risposta a queste domande, ma non riusciamo neppure ad articolarla, perché il cuore è fuso con il più abissale non-senso.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

11 giugno, 2017

Che vale?



Marino Moretti (Cesenatico, 1885-1979) è poeta e narratore. “Nelle sue prime raccolte “Fraternità” (1905) e soprattutto “Poesie scritte col lapis” (1910), è evidente l’impronta di Pascoli e di poeti come A. Samain e F. Jammes, per lo stabilirsi di un tono 'crepuscolare', secondo la definizione attribuitagli da G. A. Borgese”.

“Che vale?”, componimento tratto dalla silloge “Poesie scritte col lapis”, è formato da quartine di tre ottonari ed un novenario, tutti piani. Le rime sono incrociate secondo lo schema ABBA(solo tra i vv. 26-27 la rima è sostituita dall’assonanza “ombre-incombe”).

Il ritmo monotono, creato da frasi brevi, spezzate, dalla frequente coincidenza dei versi con gli enunciati, consuona con l’atonia dell’ispirazione. I giorni si allineano tutti uguali, vuoti, una patina uniforme vernicia cose ed eventi, il grigio spegne ogni colore. Domina incontrastata, invitta la noia. La stessa tragedia della vita e della morte (o della vita-morte?) è declassata a vicenda trascurabile.

Con i toni dimessi e sommessi che gli sono consueti, l’autore esprime un senso rassegnato dell’esistenza appiattita dalla ripetitività. Il passato ed il futuro, il cielo e la terra su cui fissiamo lo sguardo inerte, il dolore e la gioia, la luce e l’ombra sono altrettante suppellettili polverose di un alloggio in cui da troppo tempo nessuno entra più.

Le antitesi che intessono la lirica (odio, amore; avvenire, passato) stentano ad opporsi per allinearsi nello stanco profilo delle cose. Le anafore e le iterazioni rispecchiano il monocorde ritmo dei giorni, pallide fotocopie di un originale privo di qualsiasi originalità.

Lo scrittore è consapevole che nulla possono gli uomini, con i loro reiterati ma vani tentativi, al cospetto di una forza superiore (ciò che vorresti non vuole / quei ch’è più forte). Il destino è indifferente ed ineluttabile: incaponirsi per tentare di cambiarlo è come pensare che un alito di vento possa sradicare una quercia.

Chinar la testa che vale,
che vale fissare il sole
e unir parole a parole,
se la vita è sempre uguale?

Si discorre d’avvenire?
Si rammemora il passato?
Chi è vivo deve morire,
chi è morto è bell’e spacciato!

Poeti, dolci fratelli,
perché far tanto sussurro
se un lembo di cielo è azzurro,
se son biondi dei capelli?

Un po’ d’azzurro (che vale?)
ed un po’ d’oro, un riflesso
d’oro… Ma il mondo è lo stesso,
ma la vita è sempre uguale!

Non c’è né duolo né gioia,
non c’è né odio né amore;
nulla! Non c’è che un colore:
il grigio; e un tarlo: la noia.

Chinar la testa che vale?
Che vale fissare il sole?
Ciò che vorresti non vuole
Quei ch’è più forte, o mortale!

Non c’è né duolo né gioia,
non ci son luci né ombre:
il grigio, il grigio che incombe
sui cuori e il tarlo: la noia!

Questa è la strada del bene,
questa è la strada del male:
star troppo a scegliere che vale?
Peuh! Quella che viene, viene!


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APOCALISSI ALIENE: il libro

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