Il dibattito su quelli che un po’ impropriamente sono definiti “cerchi nel grano” è sempre vivo: sebbene essi siano considerati un fenomeno peculiare di questi ultimi decenni, si può reperire qualche traccia di simboli tracciati nei campi di cereali anche in età moderna e medievale ed in un passo, purtroppo frammentario e dubbio dei rotoli di Qumran. Dopo anni di studi, i ricercatori hanno formulato alcune ipotesi per tentare di spiegare l’origine dei crop circles: per alcuni sono creati da fenomeni meteorologici rari o da vortici di plasma; altri li assegnano ad artisti definiti circlemakers; qualche studioso, come Adriano Forgione, reputa che siano manifestazioni di Gaia da correlare alla geometria sacra nonché a fattori energetici e cosmici. Gli ufologi, per lo più, li attribuiscono a civiltà extraterrestri. Qualcuno, infine, pensa che i pittogrammi siano creati dai militari con il maser o con altri apparati tecnologici.
Non intendo indugiare su ciascuna di queste congetture, ma offrire un mio modesto contributo alla disamina di un tema affascinante. In primo luogo, ho constatato che molti simboli contengono, nelle loro configurazioni, la serie di Fibonacci, rivelando così un’euritmia particolare. Tale caratteristica è associata ad una bellezza che, da un lato, distingue alcuni pittogrammi dalle grossolane imitazioni e, dall’altro, rende improponibile attribuirne la paternità ai militari. È vero che i militari, così come gli altri esponenti ed i fiancheggiatori della sinarchia, sono ossessionati dai simboli, ma costoro conoscono ed usano una lingua segreta in fondo misera e scontata, (Vedi Le rouge et le noir, 111, Bin Laden sulla luna etc.), con una tendenza a disseminare alcune cifre ed immagini, che non denunciano i loro misfatti, solo a causa dell’incapacità della maggior parte delle persone di leggere questi segni, neanche tanto occulti. I soldatini non sanno nemmeno che cosa sia la bellezza e l’armonia: essi sono del tutto privi non solo di senso estetico, ma anche di un “organo”, per quanto primitivo, preposto alle sensazioni ed alle emozioni.
Molti negatori della spiegazione aliena si chiedono per quale motivo, se popoli delle stelle intendono comunicare, usino un linguaggio così enigmatico, invece di esprimersi apertis verbis. Tale obiezione, alla Piero Angela, denota la pochezza intellettuale e culturale di chi la muove. Essi non sanno che cosa significhi comunicare né possono immaginare che esiste un livello di interazione tra chi manda il messaggio e chi lo riceve molto più profondo e pregnante della lingua referenziale. In altre parole, può essere più evocativo, efficace ed epifanico un profumo, che risveglia ricordi e genera un’onda di suggestioni, un’esperienza irripetibile, rispetto ad un trattato di filosofia o ad un saggio scientifico. La vera comunicazione avviene nel silenzio e nell’empatia: non abbisogna di parole né, tanto meno, di matrici e di equazioni, di cui pullulano le menti di certi scienziati.
In quest’ottica, le icone dei campi, con i loro messaggi misteriosi, sono quanto mai idonee a provocare domande e stupore in chi non si limita ad osservarle, ma cerca di compenetrare il loro fascino. Se si riceverà una risposta dalla contemplazione, sarà solo lo stimolo per un’altra domanda, come è giusto che sia per chi non si accontenta di verità preconfezionate.