31 maggio, 2013

Alien nation

30 maggio 2013, ore 13:00. Va in onda il TG2, la solita propaganda spacciata con infinita improntitudine per notiziario. Nel corso di un servizio sulla Siria, dove facinorosi armati da Sion e dall'Impero di U.S.A.tana perpetrano stragi indicibili, tentando di rovesciare il governo del presidente Assad, il "giornalista" accenna alle iniziative diplomatiche in corso.

Mentre sono inquadrati dei papaveri europei, per qualche istante è anche immortalata una guardia del corpo dalle bislacche sembianze. Il bodyguard, somigliante ad un satellite di Barry Soetoro alias Barack Obama, ha fronte sfuggente, arcate sopraciliari molto pronunciate, naso vestigiale, mento piccolo. Sul capo del terreo personaggio ricadono dei capelli che paiono posticci.

Un ibrido? Un clone? Un mostro partorito in qualche laboratorio militare? Un essere senz'anima, quindi incapace di provare empatia, adatto per i compiti più turpi e spietati? Una specie di androide al servizio dei criminali mondialisti? No, niente di tutto ciò: è solo un tipo un po' bruttino...



APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

29 maggio, 2013

Dendron

Davvero dovremmo imparare molto dagli alberi, creature duplici con le radici piantate nel terreno e la chioma protesa nel cielo. Gli alberi si accontentano di poco: un po’ d’acqua, sole e terra. Donano molto: ossigeno, frescura, frutti, legno per gli usi più diversi, soprattutto bellezza. Tenacia, resistenza alle intemperie, parsimonia sono le loro precipue virtù.

Non è un caso se i miti arcaici si incentrano su alberi dal valore emblematico: l’Yggdrasil dei Germani, gli alberi biblici. Axis mundi e Gnosi, anche il Segreto della vita. E’ noto che il termine “druida”, l’iniziato dei Celti, versato nella magia e nella divinazione, discende da due radici indogermaniche che designano rispettivamente la quercia e la sapienza: "dru" e "wid". Le driadi, le ninfe greche degli alberi, traggono il loro nome da "drys", quercia. I popoli antichi godettero di un rapporto privilegiato con la flora: numerosi racconti ellenici lo dimostrano. Si pensi a Dafne tramutata dal dio Apollo in un lauro. Naturalmente essi sentivano che le piante, oltre ad essere vive, erano sacre. La metamorfosi in albero di Dafne, di Ciparisso… è metanoia.

Bernardo di Clairvaux, il monaco cistercense che introdusse il culto della Vergine nera in Europa, soleva ripetere di aver appreso più dagli alberi che dai libri. Come non concordare? Non sono conoscenze empiriche, ma simboliche: forse Bernardo era ancora capace di dialogare con le creature arboree, di captarne le parole mistiche. A Dodona, in Tessaglia, profetava un venerando oracolo di Zeus: egli prendeva gli auspici, ascoltando lo stormire delle fronde di una quercia sacra al dio egioco. I venti erano le dita, le foglie gli strumenti.

Nell’"Odissea" gli alberi sono radicati nell’immaginario: le piante che crescono sull’isola di Ogigia alludono al mondo occultato oltre il mondo, come il nome della ninfa Calipso, la Nasconditrice disposta ad offrire al Laerziade l’unica forma di immortalità cui può aspirare l’uomo. Il nòstos dell’eroe omerico è ritorno alle radici, al talamo condiviso con Penelope, più alter ego (Anima?) dell’Itacense che consorte. Il letto nuziale è intagliato nel poderoso tronco di un olivo, pianta peculiare della cultura-coltura mediterranea. L’albero della nave, cui Odisseo è strettamente legato durante la navigazione presso l’isola delle Sirene, è salvezza.

Poiché la maggior parte dei vocaboli botanici appartiene al substrato delle etnie pre-indoeuropee, matriarcali, essi sono muliebri in un senso profondo, viscerale, non solo morfologico. D’altronde la morfologia è, in una certa misura, scienza dell’essere. Il genere femminile associato ai nomi degli alberi nell’idioma latino è il vestigio di un antico culto, di un pristino, obliato spirito. In principio era la Generazione.

La morte degli alberi è la fine della Terra. Ancora prima che essi fossero reificati e ingegnerizzati, erano scomparsi dall’orizzonte culturale, eclissati da un ego sempre più egocentrico. Una superstite consonanza con l’universo vegetale si avverte ancora in Pascoli e nel panismo dannunziano. Sebbene con modi estetizzanti, D’Annunzio è capace di sintonizzarsi con il ritmo segreto della flora: il suo superomismo, però, lo induce ad umanizzare la natura più che a naturalizzarsi in essa.

E’ sintomatico che, chiuso nella sua visionaria cecità, fu Stevie Wonder nel concept album “Journey through the wonderful world of plants” a carpire i palpiti ed i suoni inavvertiti, i colori del buio. E, però, l’ultimo anelito verso la verde armonia.

Osserviamo: la simmetria radiale degli alberi ritenuti preistorici, come le auracarie, si differenzia dalla simmetria bilaterale delle angiosperme che si diramano, attraverso biforcazioni di biforcazioni, in un movimento teoricamente infinito.

E’ proprio nella tensione inesausta ed inappagata verso l’infinito che gli alberi paiono manifestare la loro essenza. E’ proprio il rattrappimento della coscienza umana, oggi rimpicciolita in un moncherino inerte, a misurare la distanza incommensurabile tra la Vita e la Morte, invano guarnita di grotteschi orpelli. Il distacco definitivo da codesta umanità non discende da altero disdegno, ma è epigrafe su un sepolcro.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

26 maggio, 2013

Plum Island: l’isola maledetta (articolo di Chris Holly)

Ho tradotto in modo alquanto libero un breve articolo di Chris Holly. Nel variegato e contraddittorio panorama della ricerca attinente a soggetti tabù si contano sulle punta delle dita gli investigatori che collegano l’ufologia e discipline contigue alla Biogeoingegneria: la Holly appartiene a questo gruppuscolo. Ben venga allora un contributo dove, senza tema degli strali scoccati da negazionisti e “scettici”, si delinea uno scenario che prospetta la cooperazione tra esseri allotri e militari terrestri con il fine di attuare un piano di cui ci sfuggono i contorni, ma del quale intuiamo la natura disumana. D’altronde se la “scienza” è oggi decaduta a millanteria ed impostura, solo nel divorzio dall’ufficialità, dall’accademismo più ottuso, si può sperare di trovare il bandolo della matassa.

Ha probabilmente ragione l’autrice, quando evoca una scellerata liaison tra il Gotha della Germania nazionalsocialista ed intrusi tanto disponibili a cedere informazioni quanto infidi. Alcuni studiosi hanno identificati questi “estranei” con una frangia di Pleiadiani (o comunque di Nordici) che trasmisero conoscenze tecniche utili alla costruzione dei leggendari dischi volanti nazisti.

Se lo scenario esopolitico, nascosto dietro una cortina impenetrabile, non è cambiato molto dai tempi di Hitler, possiamo concludere che la “vittoria” degli Alleati significò soltanto che gli Altri, piazzisti cosmici, offrirono le loro strabilianti tecnologie ad un nuovo cliente. Un Dottor Stranamore si trova sempre
...

E’ noto che molti scienziati del Terzo Reich furono portati negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale con l’”Operazione Paperclip”. E’ anche risaputo che un manipolo di questi scienziati lavorò in un laboratorio segreto dove compirono esperimenti immorali e pericolosi a Plum Island, non distante da Long Island, nello stato di New York. Questo laboratorio, ufficialmente un centro per il controllo delle patologie degli animali, fu gestito dal governo federale per molti anni.

L’infame isola, che misura circa tre miglia di lunghezza ed un miglio di larghezza, era conosciuta dagli abitanti di Long Island come un qualcosa da cui stare lontano.

Plum Island è stata chiamata in modo eloquente “Monster Island”. Il laboratorio - vi si eseguivano studi che portarono alla creazione di armi batteriologiche - fu chiuso alcuni anni addietro, ma ormai l’isola non poteva essere bonificata in modo da essere destinata a qualsiasi altro scopo. Essa è e rimarrà una macula sull'umanità. [1]

Non basta: a pochi chilometri da Plum Island si trova Camp Hero, una base militare. Anch’essa è stata smantellata.

Long Island è da circa sessant’anni un crocevia di avvistamenti U.F.O. E’ pure un sito dove sono stati sperimentati casi di missing time e perpetrati rapimenti. Può essere una coincidenza?

Ritengo che Long Island possa essere uno dei luoghi su questo pianeta adatto ai viaggiatori spaziali per le loro scorribande. Offre riservatezza nonché facile ed immediato accesso al mare. Nei decenni scorsi la zona era scarsamente popolata e ciò rendeva possibili le nefande azioni di Plum Island e di Camp Hero. La gente del luogo era cauta e silenziosa: non voleva problemi e beneficiò finanziariamente della presenza sia del laboratorio sia dell’installazione strategica. Il “silenzio-assenso” ha funzionato bene per ambo le parti per molti anni.

Forse a Plum Island operarono quei ricercatori tedeschi che erano stati in contatto con una fazione aliena: non ho alcun problema a congetturare che gli scienziati del Terzo Reich escogitarono dispositivi bellici sulla base di U.F.O. catturati o grazie a contatti con extraterrestri. Soprattutto negli anni ‘60 del XX secolo, quando Plum Island e Camp Hero erano al culmine delle loro sinistre sperimentazioni, sono numerosi i rapporti di incontri ravvicinati con esseri alieni dalle sembianze umane. (Pleiadiani? Nordici? N.d.t.)

Oggi Long Island ospita un impianto H.A.A.R.P. solo a pochi chilometri di distanza da dove un tempo fervevano le atroci attività in entrambe le strutture sopra citate. Sono state viste grosse sfere volanti (orbs) non solo a Long Island, ma pure lungo la costa occidentale degli Stati Uniti né si devono dimenticare le sempre più frequenti aberrazioni meteorologiche rilevate qui ed altrove. Sono solo combinazioni?

Sia come sia, occorre esaminare la realtà attorno a noi e prepararsi a quanto si potrebbe scoprire. Più si studia e più si apprende, più breve sarà il periodo in cui dovremo brancolare nel buio dell’ignoranza.

[1] Stando ad alcuni investigatori a Plum Island fu creato il morbo di Lyme, malattia assimilabile al Morgellons.

Fonte: ufodigest

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23 maggio, 2013

Comprendere i processi economici dei tempi finali

Il caos è ordine... nuovo ordine.

E’ rivelatore che si sia soliti distinguere tra economia reale ed economia... finanziaria che sarebbe meglio definire finta, una frode bell’e buona, utile per arricchire speculatori e banchieri, dannosa per tutti gli altri. Dell’economia finanziaria e delle sue spudorate truffe ci siamo già occupati in altri articoli. Dedichiamo allora qualche riga al sistema produttivo vero e proprio.

Lo Stato-Leviatano, inteso come apparato di controllo (occulto) e strumento di distruzione, usa vari stratagemmi per preservare le sperequazioni economiche e sociali, idonee alla perpetuazione ed al consolidamento del potere. Tra le armi principali dell’establishment per immiserire i sudditi e tenerli in una perenne condizione di subalternità bisogna annoverare il fisco. Con un esoso ed opprimente sistema fiscale si conseguono almeno due scopi: si sottraggono ricchezze a piccoli imprenditori, artigiani, cittadini del ceto medio e della classe inferiore; si genera un’ansia costante nei contribuenti che, a causa delle innumerevoli e ravvicinate scadenze tributarie, si sentono con una pistola puntata alla tempia. Il fisco perciò è anche un dispositivo di dominio psicologico, una tagliola per la mente.

Sfatiamo un luogo comune: tributi, balzelli, gabelle, spesso assurdi ed anacronistici, servono solo in parte a sostenere le istituzioni ed a mantenere i parassiti al potere. Inoltre una quota esigua del gettito è oggidì destinata allo stato sociale, giacché la maggior parte del denaro estorto al popolo è fagocitato dalle spese militari. In verità, un paese potrebbe sopperire a tutte le esigenze grazie ad un’unica imposta indiretta. Naturalmente dovrebbe essere abolito il signoraggio bancario che risucchia quasi tutto il ricavato delle tasse nel gorgo immenso del debito pubblico. Dovrebbero essere poi cancellati tutti gli escamotages della finanza incentrati sull’usura e sull’equivalenza tra moneta e merce.

Se allora il fisco attuale non ha uno scopo per così dire “produttivo” e “positivo”, pur nella sua indubbia impopolarità, qual è il suo vero fine? La risposta è semplice. Esso ha per fine la spoliazione, anzi l’annichilimento dei ceti medio-bassi. Il governo (mondiale) mira a depredare le aziende ancora floride, a gettarle sul lastrico: ogni tracollo di un’azienda è un successo per i globalizzatori e per le multinazionali. Le corporations si prefiggono di monopolizzare il mercato, sbarazzandosi della concorrenza dei piccoli produttori le cui merci sono tra l’altro di qualità migliore. E’ in corso quindi un deliberato attacco all’imprenditoria italiana: si pensi all’Emilia Romagna, nerbo dell’economia, regione prima danneggiata con il terremoto artificiale e contro la quale ora si infierisce con la stretta creditizia e con l’I.M.U. sui fabbricati industriali.

A proposito di credito e di banche, è necessario demolire un altro errato convincimento. Il fallimento delle banche è quasi sempre un pretesto per spillare altri quattrini ai contribuenti, una scusa per inasprire la pressione fiscale, per promulgare misure sempre più coercitive. Anche quando un istituto di credito fallisce (o simula il fallimento), perde solo un capitale di moneta elettronica, fittizia, mentre si è nel frattempo appropriato di beni immobili confiscati ai debitori insolventi. Non è vero dunque che molti decreti draconiani sono varati “per salvare le banche”, non è vero che l’aumento dell’I.V.A. discende dall’impellente necessità di rastrellare nuove risorse. I vari ministri del sottosviluppo e delle finanze sanno benissimo che l’aumento dei gravami conduce, prima o dopo, alla flessione dei consumi, quindi ad un decremento delle entrate tributarie. La loro politica è, da un punto di vista logico, controproducente, ma la “logica” dei farabutti non è la nostra. Il loro obiettivo è la devastazione, non il risanamento né la prosperità. Anzi l’indigenza, la disoccupazione, il malcontento sono ghiotti presupposti per organizzare un assetto socio-politico di stampo orwelliano.

Non paghi di aver inferto dei colpi micidiali al settore secondario, gli esecutivi italioti, che obbediscono agli ordini impartiti da potentati sovranazionali, stanno ora accanendosi contro l’agricoltura, sia per imporre le sementi transgeniche sia per privare il nostro paese dell’autosufficienza alimentare. Una volta affossato il primario, l’Italia dipenderà in toto dagli arbitrii delle famigerate società agro-alimentari.

Arma precipua per rovinare l’agricoltura e per conseguire bieche finalità è la Geoingegneria clandestina... tanto per cambiare.

Comunque non la spunteranno.

Documento collegato: Codex alimentarius by Tanker enemy

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20 maggio, 2013

Ascensione al Vesuvio

Il Vesuvio s’adergeva nello spazio notturno. La galassia, stellata alluvione, sovrastava la vetta. Lontano, sulla distesa azzurra, sconfinata, fremevano le onde fra lacrime di luce. L’eco soave del canto intonato dalla casta Partenope ancora fluttuava fra i pini nodosi e le ginestre tenaci aggrappate ai fianchi della montagna.

Alcuni viandanti ascendevano la china, gli occhi volti al cielo. Attendevano forse che il firmamento si schiudesse per lasciar stillare la rugiada dell’infinito...

In testa all'articolo un olio di Nino D'Amore, intitolato "Vesuvio da Posillipo".

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17 maggio, 2013

Progetto Transgenesi

Le mutilazioni animali: quali sono gli scopi?

Le "mutilazioni animali" sono un fenomeno noto anche come "mysterious animals mutilations" (M.A.M.) e che occorre da circa quarant'anni anni negli Stati Uniti, in Canada, in America meridionale, Australia, Cina ed Europa. Qualche caso è stato segnalato pure in Africa. Nell'aprile del 1971, i casi di mutilazione di bestiame aumentarono improvvisamente negli Stati Uniti, specialmente nel Nuovo Messico ed in Colorado. Furono reperite all'interno di allevamenti e fattorie carcasse di bovini sgozzati, dissanguati, privi di occhi, di orecchie, degli organi (polmoni, fegato, milza, pancreas), dell’encefalo, delle ghiandole e via discorrendo. Le vittime sono spesso femmine gravide o fattrici.

Linda Moulton Howe, giornalista, scrittrice e regista di documentari scientifici, è la maggiore studiosa delle M.A.M.: ella ha passato in rassegna le principali ipotesi esplicative dell'inquietante fenomeno, contribuendo in parte a diffondere l'idea degli alieni macellai.

Secondo vari ricercatori, le mutilazioni del bestiame possono essere ricondotte alle seguenti cause: l'aggressione di animali selvatici; l'azione di roditori, corvidi ed altri volatili necrofagi su bovini ed ovini morti per malattia; riti satanici; messaggi cruenti legati ad organizzazioni criminali presenti nel mondo degli allevatori; mistificazioni. Alcuni studiosi scettici di fronte all'assenza degli organi interni, chiamano in causa l'autolisi, un processo decompositivo a causa del quale gli organi interni si trasformano in un fluido che si disperde all'interno del corpo degli animali. Costoro tendono a sorvolare sulle incisioni molto precise con cui è tagliata e staccata la pelle degli animali: paiono incisioni praticate con strumenti laser. La sofisticata tecnica chirurgica, la cauterizzazione, l'assenza di tracce attorno alle carcasse ed il non infrequente avvistamento di U.F.O. in concomitanza con le M.A.M. hanno indotto alcuni ufologi ad attribuirle ad extraterrestri carnefici.

Riteniamo che l’ipotesi secondo la quale le mutilazioni sono compiute da intrusi malevoli sia più che plausibile. Quali potrebbero essere, però, gli scopi di queste macabre asportazioni che, negli ultimi anni – come acclarato dalla sopra menzionata Moulton Howe - coinvolgono sempre più spesso specie animali, quali cani e gatti, un tempo immuni? Vediamo di indicare i possibili obiettivi all’origine del raccapricciante fenomeno per poi svolgere qualche breve riflessione conclusiva.

• Le mutilazioni sarebbero finalizzate ad estrarre campioni organici da cui evincere il livello di contaminazione ambientale.
• Gli organi sarebbero rescissi perché, una volta estratti gli ormoni e le proteine, diventerebbero nutrimento per gli alieni.
• Gli ormoni, le proteine ed il sangue sarebbero impiegati per compiere ibridazioni genetiche sia sugli animali prelevati ed uccisi sia sugli esseri umani. (Hopkins, Wilson et al.)
• I liquidi biologici e gli ormoni sarebbero usati per la creazione di cloni (ipotesi Malanga): individui clonati starebbero gradatamente popolando il pianeta in modo del tutto inavvertito.
• Il materiale biologico sarebbe adoperato da una razza degenere e sterile per riprodursi.

Ci sentiamo di scartare d’emblée la prima congettura, giacché, se ci si prefigge di stabilire il grado di intossicazione di un animale, è sufficiente portar via un lembo di pelle, un ciuffo di peli, estrarre un po’ di sangue etc., senza che sia necessario né torturare gli animali né trucidarli. Le ultime tre supposizioni risultano tra loro compatibili: è possibile che le entità biologiche extraterrestri si cibino di ormoni e di altre sostanze biologiche. Forse sono necessarie al loro metabolismo. Non si può poi escludere che sia in corso un vasto programma di incrocio cromosomico sia volto a degradare la specie Homo sapiens sapiens sia teso alla generazione di esseri clonati.

L’avvistamento di elicotteri neri privi di contrassegni in connessione con il prelievo del bestiame consente di arguire che i militari sono spesso coinvolti in queste abominevoli azioni, sulla base di “patti scellerati “conclusi con gli Altri, negli anni ’40 del XX secolo o forse prima. A tale proposito, si deve reputare che il fenomeno delle M.A.M. sia tipico dell’ultimo mezzo secolo: non sembra se ne trovi traccia tra gli scrittori antichi. Ad esempio, Giulio Ossequente nel Liber prodigiorum, riporta numerosi portenti e manifestazioni fortiane che talora anticipano la casistica dell’ufologia contemporanea, ma non accenna ad alcunché di confrontabile con le mutilazioni in oggetto. Ulteriori ricerche, estese alla letteratura ed al retaggio di pristine civiltà sparse nel globo, potrebbero tuttavia smentire tale asserzione.

Il Dottor Althuser, interpellato dalla Moulton Howe, ha eseguito esami istologici le cui sbalorditive conclusioni corroborano l’ipotesi di un’interferenza aliena. Egli ha enucleato i seguenti punti.

“Le escissioni delle mutilazioni animali non mostrano alcun residuo di carbonio. Eppure la vita della Terra è basata sul carbonio ed i tessuti esposti al calore di un laser dovrebbero evidenziare tracce di carbonio che sembrano grani di pepe nero sotto l’ingrandimento del microscopio”.

"Le analisi rivelano che le rescissioni sono state compiute in fretta e furia con uno strumento sprigionante energia termica".

“Le dissezioni sono avvenute con una precisione millimetrica ed una minima dissipazione di calore sulla linea di taglio”.

“I tessuti evidenziano l'esposizione a temperature elevate, probabilmente superiori a 300 gradi Fahrenheit”.

“Per le escissioni deve essere stato usato un dispositivo che agisce molto rapidamente, ma non si può sapere di che apparecchio si tratti, perché nessun residuo microscopico di carbonio è stato trovato nei siti della mutilazione".

La monolitica censura dell’inquietante problema – sebbene rare, sono registrate anche orribili mutilazioni umane – spinge a pensare che il governo segreto conosca imbarazzanti ed inconfessabili verità circa la contropartita offerta agli Stranieri da cui, come ci informa Philip Corso, le superpotenze ottennero mirabolanti tecnologie. Insomma i “bravi ragazzi” ci vendettero e forse gli accordi non furono rispettati. Ormai, però, è tardi per tornare indietro: la situazione è da tempo fuori controllo. Il “Progetto Transgenesi” sta per essere completato soprattutto grazie alla famigerata Biogeoingegneria?

Nota: il presente articolo è nato mercé uno scambio di idee ed informazioni con Ghigo di Freeskies. A lui va il mio ringraziamento.

Articolo correlato: L. Moulton Howe, Citizens hearing disclosure: anomalies of animal excisions, 2013

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14 maggio, 2013

Una Coscienza incosciente

Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni. (E. Cioran)

La Coscienza che desidera essere infelice

Non di rado mi si chiede quale sia la mia opinione a proposito delle teorie elaborate dal professor Corrado Malanga. Come rispondere? Sarei propenso a distinguere tra le sue ricerche in campo xenologico ed il sistema che si è via via sviluppato per successive aggregazioni dalle indagini iniziali. Mentre le conclusioni cui il chimico toscano è giunto nell’ambito politico ed ufologico, mi trovano nel complesso concorde, il resto, invece, suscita in me qualche perplessità.[1]

In primo luogo mi sembra che egli metta troppo carne al fuoco, cercando di costruire un modello interpretativo del mondo dove numerose ed eterogenee discipline si sovrappongono, talora si contraddicono. L’intento di trovare la quadratura del cerchio è lodevole; il risultato forse inferiore all’impegno profuso. Bisogna, però, sottolineare che la contraddizione è segno di adesione al reale che è di per sé antinomico: nessun sistema può essere del tutto privo di incongruenze, pena la sua totale astrattezza. Va anche rilevato che il pensiero del chimico toscano è in fieri: presto uscirà un suo nuovo libro. Dunque le presenti riflessioni potranno essere in parte obsolete.

In estrema sintesi, Malanga distingue tra una realtà virtuale (olografica) ed una realtà reale, il mondo della Coscienza, avulso dallo spazio-tempo e dalle leggi fisiche. Questa idea dicotomica mi pare plausibile: si allinea, ad esempio, a quanto scrivevo in “Oltre i codici”, articolo cui rimando per una trattazione del tema. Ho anche spesso sostenuto che è inevitabile una forma di dualismo per quanto debole, dunque la distinzione malanghiana tra le due sfere del Tutto mi pare condivisibile.

Nel momento in cui si tenta di spiegare le ragioni che spingono la Coscienza a proiettarsi, a determinarsi nell’universo virtuale, sorgono, a mio avviso, alcune questioni. Non si comprende per quale ragione la Coscienza, che alla fine coincide con Dio, decida di maturare talune esperienze estreme. Che voglia conoscersi attraverso la morte, è concetto che si può ammettere, se accettiamo il dogma ossimorico di una Coscienza imperfetta, pur nella sua divinità. Tale bisogno di conoscersi implica anche l’immersione nella sofferenza: qui cominciano le note dolenti. Mi pare che si dipinga un Ente non solo di scarso acume (una sorta di dio avventato ed insipiente... un dio bambino?), ma pure un po’ masochista. Davvero era ed è necessario sprofondare nella voragine del tormento più atroce e disperato per acquisire consapevolezza? Di quanti vissuti, attraverso squartamenti, piaghe, mutilazioni, accecamenti, torture di ogni genere sia fisiche sia morali ha necessità Anima per conoscersi e per concludere che lo strazio non è poi una gran cosa? Non sarà un po’ ottusa? Per quante volte Anima dovrà immergere la mano nell’acqua bollente per inferirne che ci si ustiona? Quousque tandem? Intendiamoci: la vita nasce dal contrasto e senza le tenebre la luce non può risplendere. Una dose di male è necessaria e persino auspicabile: è la sua superfetazione sia pure “solo” nel livello del manifesto a lasciare impietriti.

Ora, di fronte al problema del male, sostanzialmente le posizioni sono due: o si nega che esso esista, anzi sia - il male come accidente o come privazione di bene (si pensi ad Agostino) - o ci si affanna per provare a giustificare il mysterium iniquitatis. Ecco allora che lo si considera connaturato all’Assoluto (Schelling) o agli uomini (Sartre) o a tutt’e due, in percentuali variabili, oppure lo si attribuisce ad un delirio di Sophia (Gnosi). Malanga aderisce alla prima versione: il male in sé è poco più che un’illusione ottica, anzi cerebrale, poiché dovuta alla contrapposizione tra emisfero destro e sinistro dell’encefalo.

La realtà è un ossimoro

Per quanto mi riguarda, credo che il male dipenda da un cedimento, da uno strappo, da un errore forse, se non ab origine, conseguente ad una delle manifestazioni o emanazioni del Principio. Potrei, però, sbagliarmi: d’altronde nessuno può dispensare la Verità a tale proposito, tanto meno chi si appella a motivazioni tradizionali, ricavate nella Bibbia.

In questo groviglio inestricabile di elucubrazioni ed ipotesi, vorrei rivalutare i “maestri del disincanto”, da Leopardi a Cioran, passando per Schopenauer e Nietzsche, solo per citare alcuni insigni pensatori. Questi filosofi, riluttanti ad offrire spiegazioni consolatorie ed a costruire sdolcinate teodicee, hanno il coraggio di guardare in faccia l’esistenza e la realtà, con tutto il suo pesante fardello di mali: la malattia, la decadenza, la scelleratezza, la noia, la disperazione… La filosofia “ottimista”, confrontata con l’impietosa sonda dei “pessimisti”, è simile all’arte di quei pittori della domenica che ritraggono cieli azzurri e tersi, campagne verdeggianti ed ameni villaggi, con il cavalletto piazzato di fronte ad una discarica.

Il problema conflagra quando ci si azzarda a dirimere ed a sublimare l'intrinseca contraddizione dell’esistenza e dell’universo. Allora preferisco i “sovrumani silenzi” del genio recanatese alle verbose ed astruse chiarificazioni di certuni. Preferisco l’assenza di qualsiasi risposta alla bolsa rivisitazione dell’Idealismo e ad un’etica che è, alla fine, quasi deamicisiana, con il suo richiamo alla volontà che tutto risolve. Se, invece, si fossero accostati maggiormente al vero quegli intellettuali che negano in toto o in parte l’assunto del libero arbitrio?[2]

Alla fine, quando ci si è infilati nel cul de sac, quasi sempre si ricorre alla fisica dei quanti che, a ben vedere, con la sua natura controintuitiva e paradossale, semmai conferma la profonda incongruità del cosmo. Fu dunque lungimirante Einstein, pur con tutti i suoi limiti, quando intuì che la meccanica quantistica rischiava di minare una visione coerente del Tutto. “Dio non gioca a dadi con l’universo”, dichiarò Einstein. Hawking decenni dopo replicò: “Non solo Dio gioca a dadi con l’universo, ma spesso li lancia dove non riesce più a vederli”. Credo che uno di questi dadi sia stato grosso come un macigno e che abbia colpito la zucca degli uomini, tramortendoli e soprattutto compromettendo gravemente le loro capacità intellettive.

[1] Merito indiscusso del professor Malanga è quello di aver denunciato le illusioni e gli inganni dell’ufologia fiduciosa, purtroppo preponderante, popolata di civiltà evolute e benevole, di Guardiani cosmici che ci proteggerebbero da un paio meteoriti, ma che ignorano la Geoingegneria assassina.

[2] So bene che la rivalutazione dei filosofi “pessimisti” sarà considerata segno di incoerenza, ma come si può evitare sempre e comunque un ondeggiamento tra ipotesi differenti, dacché la realtà è antinomia vivente e palese, violazione del principio del terzo escluso? Inoltre rileggere le pagine di certi autori non significa aderire in modo acritico alle loro concezioni, ma estrarre quanto di buono le loro opere possono trasmettere.

APOCALISSI ALIENE: il libro

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12 maggio, 2013

Brusco risveglio

E’ difficile non vedere l’ombra livida della Consunzione negli eventi tumultuosi di questi ultimi tempi, tempi finali. Un disastro succede ad un altro, come scosse elettriche che percorrono il corpo del mostro creato dal Dottor Frankenstein. L’umanità è, infatti, un corpo disarticolato che sussulta appena di fronte alle disgrazie. Solo in questa reazione effimera e piattamente emotiva, palpita una larva di vitalità. Non sorprende allora che i soliti noti si ingegnino per scuotere di continuo un’opinione pubblica ridotta quasi ad un cadavere.

E’ difficile non constatare che gli avvenimenti, orchestrati da menti sopraffine, ci indirizzano verso un’unica meta, anzi baratro. Non credo sia una coincidenza se, da quando è stato eletto il nuovo califfo di Roma, la situazione è ulteriormente precipitata. Dietro le prediche sciroppose di Francesco e la smanacciante gestualità, si nasconde un furbastro. Com’era facile prevedere, di là dall’immagine di una Chiesa “buona”, la solfa è la solita: Roma continua a puttaneggiare con i potenti del mondo, come prima, più di prima. Quanti sacerdoti e prelati hanno denunciato o denunciano il marchio dell’Apocalisse, il microprocessore sottocutaneo, la geoingegneria assassina, i micidiali vaccini, gli organismi transgenici, il signoraggio bancario, i crimini della N.A.T.O. e dell’O.N.U. etc.? Un paio, forse. Perché così pochi? Non tanto per insipienza, ma poiché il Vaticano è l’anima nera della cospirazione globale. Non sarà quel pacioccone del nuovo pontefice a cambiare le cose.

Finalmente l’ingenuo ottimismo di chi pensava che il peggio accadesse solo agli altri, in Africa, in Asia o anche un po’ più vicino, in Grecia, comincia a sgretolarsi. Ormai anche molti cittadini comuni cominciano a subodorare aria di recessione con annessi e connessi. Purtroppo pochi hanno compreso che la sequenza dei ferali fatti non è tanto frutto del caso né del sistema capitalista e neppure della volontà di dominio economico per opera dei Fulminati, ma un preciso itinerario tracciato da chi intende distruggere quasi l’intero pianeta per edificare sulle sue rovine un unico stato mondiale di tipo tecnocratico. Per questo motivo ogni ricetta per promuovere la ripresa economica, ogni misura per riportare il benessere e la pace sociale vanno nella direzione diametralmente opposta. Anche qui non è incapacità, ma un’azione deliberata volta a devastare il più possibile ed in breve tempo.

Nulla sfugge alla smania annientatrice degli infami globalizzatori: ha ragione Enrico Galoppini a stigmatizzare l’adozione dei testi digitali dall’anno scolastico 2014-2015. Nell’editoriale “Le follie della scuola moderna: il libro elettronico obbligatorio dal 2014-2015”, 2013, svolge intelligenti riflessioni. Tuttavia nella mostruosa idea di sostituire ai volumi cartacei le opere digitali non si manifestano solo la demente idolatria dell’informatica, l’efficientismo, il culto fanatico della modernità, in quanto la smaterializzazione dei documenti è il cavallo di battaglia delle élites. Una volta incenerito l’ultimo foglio ed annichilita l’ultima memoria storica, sarà imposto un sistema informatico globale di cui ogni suddito sarà una pròtesi staccabile in qualsiasi momento.

La lavagna interattiva elettronica, l’iPad, il testo virtuale… non sono la tomba sulla cultura scolastica, poiché la cultura è quasi sempre stata estranea a licei ed università. Nel passato, la scuola “seria” era tempio dell’erudizione. Ne uscivano diplomati che sapevano a memoria ampi passi di classici greci e latini, interi canti della “Commedia”: tutto ciò non era cultura, bensì nozionismo. I diplomati di un tempo in genere imparavano a scrivere in discreto italiano ed a destreggiarsi con i rudimenti dell’aritmetica: rispetto agli standard odierni non è poco, ma neppure il non plus ultra. Solo per un concorso propizio di circostanze o per serendipità ogni tanto il sistema educativo partoriva un intellettuale o uno scienziato vero.

L’università italiana una volta sfornava per lo più critici letterari, filologi, giurisperiti, storiografi… sui cui tomi siamo piombati in un sonno profondo, quando frequentavamo le superiori. Oggi, visto che le conoscenze umanistiche sono reputate inutili, gli atenei fabbricano soprattutto “specialisti” e tecnici impiegati nei settori strategici (biotecnologia, nanotecnologia, industria bellica, industria farmaceutica, informatica, bionica, robotica… ). Quelli tonti, dopo che hanno conseguito la laurea in una materia scientifica, vengono sbattuti con un calcio nel deretano ad operare come negazionisti affinché abbindolino i grulli. Molti, ahinoi, abboccano all’amo. Frastornati e vuoti si bevono tutte le bugie della propaganda: seguitano a votare, ad accalorarsi con i finti dibattiti televisivi, ad indignarsi, divertendosi, con “Cozza nel paese delle meraviglie”. Costoro continuano a credere ciecamente nei mantra dei media ufficiali e ad ignorare la realtà al punto che, quando troveranno i supermercati vuoti e le banche chiuse, penseranno di essere su “Candid camera”…

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

09 maggio, 2013

Gesù o Barabba? No, Gesù è Bar Abba

Gesù o Barabba?” è un recente articolo del Professor Francesco Lamendola. Il titolo dilemmatico del testo preannuncia una riflessione sulla dicotomia tra bene e male. Confesso che gli argomenti dell’autore e soprattutto lo spunto evangelico per l'esposizione delle idee mi lasciano dubbioso. Come ho scritto in altri occasioni, la Storia ha la sua dignità e si rischia di incorrere in luoghi comuni, allorquando una riflessione morale, pur profonda, eclissa il rigore metodologico.

L’antitesi tra Gesù e Barabba e l’attribuzione agli Ebrei della crocifissione di Cristo sono da un punto di vista storico destituiti di fondamento: non ripeterò quanto già osservato in parecchi articoli, tra cui segnatamente “Uno o due Messia?”, limitandomi a rammentare che, se Bar Abba fu un uomo che davvero visse nella Palestina del I secolo, fu il Messia di Aronne, non un malfattore.

Né è necessario ribadire che il processo di Gesù fu celebrato dai Romani per volontà dei Romani, come ha dimostrato, tra gli altri, Samuel Brandon, in un suo eccellente saggio, "Il processo di Gesù", il cui errore consiste nella mancata individuazione dei due Messia. E’ tuttavia un malinteso che solo negli ultimi decenni è stato superato, grazie ad esegeti che sono riusciti a sbrogliare l’intricata matassa evangelica. Questi biblisti hanno afferrato il filo sottile che ha permesso loro, pur tra mille difficoltà, di scovare le tracce del Messia sacerdotale, contraffatto nelle sembianze di un assassino.

Fra questi ricercatori il più meticoloso mi pare Giancarlo Tranfo al cui saggio “La croce di spine” rinvio per ogni ragguaglio in merito. Davvero commendevole l’operato di questo novello Teseo che, non perdendosi nel dedalo delle ricostruzioni, analisi, fonti, polemiche…, ha ricostruito uno scenario plausibile della Palestina nel I secolo, dilaniata da discordie, tumulti e guerre.

Comprendo l’istanza etica e l’afflato spirituale che animano la pur bella pagina del Professor Lamendola, ma se intendiamo stigmatizzare la vocazione per il male, credo sia più consono riferirsi alle potenti famiglie non tutte ebraiche (meglio khazare) che oggi, nel silenzio complice dei media istituzionali, martoriano l’umanità ed il pianeta. Gli Ebrei descritti nei Vangeli furono ora dei rivoluzionari, ora dei collaboratori di Roma, ora degli iniziati (gli Esseni?) etc., ma non gli accusatori che incriminarono Cristo e lo condannarono a morte.

Restano – è naturale – le abissali domande sulla presenza del male e sul motivo per cui molti uomini decidano(?) di pervertire la propria natura, dando l’assenso alla più ignominiosa scelleratezza. Si può aprire una digressione qui circa la spaventevole degradazione che hanno subìto gli stessi malvagi: infatti, se nei secoli passati, i pravi o erano dei delinquenti comuni o degli uomini nella cui malizia brillava tuttavia una grandezza, oggi molti individui sembrano indulgere ai più luridi vizi e delitti (la calunnia, l’aggressione squallida e gratuita, l’invidia più livida, l’incontinenza più sfacciata…). Il male che essi incarnano è meschino, miserabile, infimo. Un esempio: Alessandro il Macedone fu uomo impulsivo, lussurioso e crudele, ma capace di sognare in grande, intrepido e mosso talora da nobili passioni. Oggigiorno una figura come Barack Obama (al secolo Barry Soetoro) è una nullità che trasuda laidezza, ipocrisia e codardia da ogni poro. Un tempo sulle strade i viandanti erano assaliti dai briganti; oggi si è aggrediti da ribrezzosi personaggi che si compiacciono del turpiloquio e della loro irredimibile bassezza.

Si accennava ai quesiti cruciali che si pone l’ottimo Professor Lamendola: egli reputa che l’opzione per il male dipenda dall’ignoranza di sé stessi, da un’elusione del gnòti sautòn. Non saprei: il tema, più che complesso, mi pare inestricabile. Nondimeno, ben vengano gli interrogativi che l’autore lancia, a guisa di dardi rapidissimi di cui non si sa se centreranno il bersaglio o no. Come sempre, sono preferibili le domande acuminate alle nostre spuntate risposte.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

07 maggio, 2013

Bambini del futuro

Siamo al cospetto di un’intelligenza dietro alla quale qualcosa sta in agguato: questi esseri sono parte di una realtà abnorme e sconcertante per la nostra percezione individuale”. (Anonimo)

Il desolante scenario attuale è rischiarato dalla possibilità che siano nati negli ultimi decenni dei bambini dalle doti straordinarie. Questi bambini, definiti “indaco” e “cristallo”, sarebbero l’avanguardia di una generazione più evoluta.

Nel libro “Awakening: how alien can trasform your life”, Mary Rodwell collega il tema del vagheggiato salto evolutivo alle esperienze di contatto. La Rodwell crede che gli star kids (i bimbi delle stelle) siano il risultato di influssi esterni: esisterebbero delle intelligenze all’origine dell’avvento di un nuovo tipo umano, dotato di maggiori intuizione e consapevolezza. I bambini studiati dalla Rodwell descrivono incontri con creature dai grandi occhi magnetici, senza orecchie e glabre. La loro pelle è grigia, talora azzurrognola, in casi eccezionali verde.

Queste entità trasmettono conoscenze e messaggi inerenti al futuro del pianeta. Talune affermazioni degli star children sono sbalorditive: uno di loro, dieci anni, britannico, ha raccontato che aveva scaricato (?!) nella sua mente una tecnologia complessa per creare portali, varchi verso altri universi. Un altro, australiano, otto anni, ha riferito che sulla Terra esistono degli stargates. Ha aggiunto che egli, periodicamente, sale su un’astronave con due compagni di scuola: nel vascello spaziale i tre si ritrovano in capsule dove non possono muoversi (sic). Vengono sottoposti a visite mediche, su di loro sono eseguiti dei controlli.

Il Dottor William Brown, biologo molecolare, reputa che si stiano verificando dei cambiamenti nel D.N.A. di questi bambini. Egli opina che il D.N.A. silente sia integrato nel corredo genetico della specie ventura, homo novus. Se Essi stessero, invece, compiendo una subdola ibridazione volta a creare un genere degenerato?

Come valutare tali esperienze? Che pensare dell’eventualità di un balzo evolutivo? Notiamo che le circostanze (esami medici, cilindri, U.F.O. triangolari…) e l’iconografia delineate dagli star kids combaciano con quelle riferite da molti rapiti. Ciò non basta a dimostrare che i bambini sono vittime di sequestri, interpretati come emozionanti avventure, tuttavia…

Le conoscenze acquisite dagli experiencers – così ama definirli la Rodwell – potrebbero essere l’effetto collaterale positivo di un’interferenza, di un rapimento. Il diavolo si nasconde nei particolari… e nelle parole: termini, sintagmi ed enunciati usati dai piccoli testimoni come “programmare”, “scaricare le informazioni” “esseri dagli occhi enormi che indossano mantelli” … hanno alcunché di meccanico e di sinistro. Eppure la sensibilità che i bambini dimostrano, l’inclinazione a comunicare con gli animali, le piante, l’acqua persino, sono gemme, anche se forse mal incastonate.

La Rodwell dimostra una certa duttilità. Pur essendo un’esponente dell’ufologia “ottimista”, la ricercatrice non esclude l’azione di civiltà ostili. Ipotizza: “Forse all’interno di una stessa specie esistono gruppi diversi ed agende diverse”.

Intanto sappiamo che è in corso un’operazione di modificazione genetica, ma con fini degenerativi… Può essere che tale attività sia finalizzata proprio a contrastare, ad inibire una crescita dell’umanità. Di passaggio, osserviamo che la metanoia e la palingenesi prescindono da una mera spinta biologica, sebbene essa possa essere di giovamento.

Realtà o illusione? E’ sempre meglio essere guardinghi, pur senza chiudere la porta sull’impossibile che si proietta sull’effettuale. Da troppo tempo si fantastica di mirabili cambiamenti (si pensi alla storia circa gli arresti di massa o all’energia panacea di Keshe): alla fine è il solito nulla di fatto. Dunque a proposito della questione per ora sospendiamo il giudizio: non scartiamo l’evenienza di una svolta né accettiamo a scatola chiusa i doni di Danai, in sembianze di salvatori.


Per approfondire si leggano i seguenti testi: B. Chalker, Hair of the alien, D.N.A. and other forensic evidence of alien abduction, 2005; P. Harris, Gli umani del mondo nuovo, 2013 in X Times n. 54, aprile 2013; M. Rodwell, Awakening: how alien can trasform your life, 2012

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05 maggio, 2013

Rose rosse per te

28 aprile 2013, ore 11: 40 circa. Ciak, si gira. In Piazza Colonna di fronte a Palazzo Chigi dove stanno giurando i ministri del nuovo infernale governo, a guida Enrico Letta, si inscena un falso attentato la cui teatrale ed inverosimile dinamica è stata minuziosamente ricostruita nell’articolo “Attentato davanti a Palazzo Chigi: un false flag all’italiana”, 2013.

E’ noto che l’opinione pubblica, già restia a diffidare delle versioni ufficiali, è ancora più incredula di fronte agli indizi esoterici che gli autori di delitti veri o fittizi amano disseminare. Nondimeno queste “briciole occulte” possono essere utili per delineare il disegno criminoso e per definire la psicologia morbosa dei mandanti.

Passiamo dunque in rassegna queste tracce che denunciano la matrice dei “fatti” occorsi a Roma.

• Il protagonista, tale Luigi Preiti, nella fiction, è un muratore: questo particolare sembra riferirsi alla Massoneria deviata. “Massone”, infatti, significa “muratore”.

• Egli è originario di Rosarno: nella cittadina calabrese troviamo codificata la rosa, emblema ricorrente negli omicidi rituali e nelle altre efferatezze perpetrate dalla Confraternita della Rosa rossa, una nefanda setta che, fingendo di richiamarsi alla tradizione iniziatica dei Rosacroce, ne distorce i simboli e ne perverte gli scopi. A tale proposito si considerino le inchieste della Carlizzi e di Paolo Franceschetti.

• La presunta consorte di Preiti si chiama Ivana Dan. Il cognome Dan, probabilmente di ascendenza ebraica, è molto raro - in Italia sono solo 32 - e parrebbe alludere ad una ritualità occulta intessuta di adombramenti israelitici nei nomi: si pensi all’assassinio del piccolo Samuele, reato inquadrato in uno scenario magico dal compianto Giuseppe Cosco, sulla base di particolari che accennano a simboli e reminiscenze del giudaismo. La tribù di Dan è una delle cosiddette tribù perdute d’Israele: è plausibile che fosse di origine indoeuropea, coincidente con un “popolo del mare”.

• Il figlio della coppia ha undici anni. Il numero 11 è, come è risaputo, la firma dei Fulminati. Tale cifra si rintraccia pure nell’orario del false flag, le 11:40. Bisogna, però, riconoscere che potrebbe essere una mera coincidenza.

Ulteriori analisi della pantomima permetterebbero di enucleare altre spie segrete. Per ora ci siamo limitati a portarne alla luce qualcuna, come contributo complementare alle indagini di chi ha già dimostrato, senza tema di smentita, che gli “avvenimenti” di Piazza Colonna, di Boston etc. sono teleromanzi. Alla fine le innumerevoli trame del sistema saranno scoperte e denunciate, poiché Nihil occultum quod non scietur, Non esiste nulla di nascosto che non sarà palesato.

Pagella del film

Regia: 4. Si rischia di essere surclassati da un Vanzina qualsiasi.

Sceneggiatura: 6. Si può migliorare.

Attori: 3. La “figlia” del Carabiniere Giangrande dovrebbe capire che un curriculum come Lucia Mondella nelle recite scolastiche non è sufficiente per essere credibili.

Effetti speciali: 2. Sembrano gli effetti di una pellicola fantascientifica italiana degli anni ’60.

Giudizio complessivo. Preferiamo le produzioni di Moccia: almeno l'atmosfera trasteverina è romantica e non da Stephen King di quart'ordine.


Antonio Marcianò - TUTTI I DIRITTI RISERVATI

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02 maggio, 2013

Iperestesia

Accade talora che, mentre la mente si annebbia nel dormiveglia o in un altro stato di semi-incoscienza, i pensieri si cristallizzino nitidi, persino adamantini. Accade talora che ricordi sbiaditi, ormai lontani, si materializzino sino ad indurirsi in oggetti, mentre gli oggetti si sciolgono in ombre evanescenti. Accade talora che un presagio, l’immagine di un sogno, la larva di un’età defunta si manifestino in presenze tangibili. Accade talora che un’idea si accampi in tutta la sua concreta immaterialità. Misterioso potere della memoria e dell’anima che estraggono e giocano carte sempre nuove!

Spesso dura un istante, anzi lo spazio tra due istanti. Tosto si ritorna alla rassicurante, falsa ordinarietà.

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