27 febbraio, 2009

Gli Insettoidi e gli Aracnoidi nell'Ufologia (terza ed ultima parte)

Nel film L'astronave degli esseri perduti (Quartermass and the pit), durante alcuni scavi viene ritrovata un’astronave con creature senza vita che ricordano le cavallette. Quartermass ne deduce che l'astronave arriva da Marte(?); lo scienziato scopre che gli esseri-cavalletta erano i padroni degli schiavi trovati sul vascello spaziale. Quando il razzo era caduto sulla Terra, milioni d'anni prima, si salvarono solo alcuni di questi prigionieri che diedero vita alla razza umana.

Ancora cavallette, meccaniche questa volta, nel reboante e noioso Starship troopers. La storia è ambientata nel XXIII secolo: la Terra è governata da una dittatura militare, che porta la violenza come primo strumento di affermazione e che conferisce pieni diritti solo a chi si arruola nei ranghi delle forze armate planetarie, segnando così una divisione netta tra combattenti e civili. Johnny Rico, giovane studente sudamericano, si arruola nelle forze federali, indotto dal professor Rasczak e per seguire la sua fidanzata, Carmen Ibanez. Il loro rapporto è, però, destinato a deteriorarsi a causa della lontananza e delle differenti destinazioni dei due: aviazione per Ibanez, fanteria mobile per Rico. Durante un'esercitazione, muore un commilitone di Rico per sua responsabilità: decide quindi di congedarsi, salvo poi ripensarci. Buenos Aires, città natale di Rico, è stata distrutta da un meteorite lanciato dagli Aracnidi, specie aliena proveniente da un pianeta chiamato Klendathu, già in conflitto con la Federazione Terrestre. Ora combattere è questione di vendetta e la guerra appena dichiarata agli insetti è l'occasione per ottenerla. I militari vengono inviati sul pianeta inospitale per sterminare il nemico. Arrivati sul mondo alieno, i terrestri si scontrano immediatamente con temibili ed agguerriti insetti giganti.

Claustrofobica e conturbante la produzione The bug (2006) per la regia di William Friedkin. Tratto da una piéce di Tracy Letts, il film narra la storia di Peter, ex marito di Agnes e veterano di guerra. L’uomo coinvolge Agnes in un turbinio di agghiaccianti eventi e visioni a base di insetti invisibili che si annidano sotto la pelle. Sintomatico che nella pellicola Peter menzioni il famigerato gruppo Bilderberg ed i suoi diabolici progetti: dal 1982 la popolazione è dotata di un microprocessore sin dalla nascita. L’esercito ha scelto alcune persone per sperimentare il controllo a distanza come accadde con Timothy Veigh, il candidato manciuriano che fu accusato dell’atto scellerato di Oklahoma City. Gli insetti bionici sono parte di un sinistro progetto militare. Sebbene nel film si tenda a presentare le affermazioni del protagonista sotto la speciosa e tranquillizzante giustificazione della paranoia che lo affliggerebbe, restano gli indizi relativi al controllo mentale, ad insidiosi insetti e pure ad una malattia di origine nanotecnologica come il Morgellons.

Il film The mist del 2007 scritto, diretto e prodotto da Frank Darabont, è la trasposizione cinematografica del racconto di Stephen King La nebbia, contenuto nella raccolta Scheletri. Bridgton, cittadina del Maine, viene avvolta da una densa foschia popolata da spaventose creature che mietono vittime tra la popolazione. Un gruppo di persone, rifugiatesi in un supermercato, lotta per sopravvivere. Il film si apre con David, il protagonista, che sta completando un dipinto. Poco dopo una tempesta elettrica proveniente dal lago porta lui e la sua famiglia a mettersi in salvo in cantina. Il giorno seguente David, insieme con il vicino Brent Norton e suo figlio Billy si dirige al supermercato, ma una misteriosa nebbia comincia a dilagare sulla cittadina. Gli esseri abominevoli sono cavallette aliene ed è significativo che la causa dell’invasione sia addebitata ai militari che, in seguito ad esperimenti compiuti in una vicina base per l’apertura di un portale verso altre dimensioni, provocano l’ingresso degli insetti.

Venenum in cauda… la meccanica pellicola Ultimatum alla Terra, rifacimento del classico risalente agli anni '50 del XX secolo. Nella versione del 2008, così distante dal dolente lirismo dell’originale girato da Robert Wise, a mo’ forse di obliquo messaggio, compaiono delle inarrestabili cavallette robot, risultato di nanotecnologia, che distruggono flora, fauna ed oggetti…

La meccanizzazione, come sigillo di un annientamento dell’ultimo barlume di umanità, foss’anche la disperazione.

Colpisce l’immagine che raffigura la magnetosfera: pare un gigantesco Aracnide che, con le sue mostruose zampe, stringe la terra in una morsa fatale. Questa figura ricorda il ragno istoriato a Nazca (Perù): si tratta del Ricinulei, dell’Amazzonia, un animaletto delle dimensioni di sei millimetri circa. Si nota qualche affinità… singolare coincidenza.



Fonti:

R. Malini, UFO dizionario enciclopedico, Firenze, Milano, 2003 s.v. razze aliene
Zret, Il mistero delle pitture rupestri, 2008
G. Casale, Le abductions aliene in una nuova prospettiva. Anche Rick Strassman, nel suo libro, DMT the Spirit molecole, 2001, accenna a contatti con entità rettiliane ed insettoidi incontrati dai volontari che si erano sottoposti agli esperimenti con la dimetiltriptamina.
Davy, La ragnatela non è tessuta dal Rettile, 2008
A. Forgione, La linea di sangue e la sacra tomba della Maddalena, 2008
L. Pallotta, Dimensioni aliene, 2008
P. Coppens, Messaggi dall’onda temporale, 2008
C. Malanga, 2009, l’anno della verità, 2009
A. Mercatante, Dizionario universale dei miti e delle leggende, Roma, 2001, s.v. Ragno
M. Paoletti, Geometrie aeronautiche
G. Fosar, F. Bludorf, L’Intelligenza in Rete nascosta nel DNA, Diegaro di Cesena, 2006
L. Pachì, Alieni nel cinema


Leggi qui la seconda parte.


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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

Conferenza sulla dittatura del III millennio

La dittatura "edulcorata" del III millennio sarà argomento della conferenza il cui titolo è il seguente:

PSICOTRONICA, NUOVO ORDINE MONDIALE e MANIPOLAZIONE MENTALE

Leggi qui tutti i particolari dell'iniziativa.


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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

26 febbraio, 2009

Zucchero

Sappiamo che la crisi attuale è stata pilotata. Ciò significa che sono stati creati i presupposti per costruire un Nuovo ordine globale, il fine ultimo dei sinarchisti. Questo non significa che tale collasso dell'economia sia senza conseguenze per i cittadini meno agiati, per il ceto medio e per le classi già al limite della sopravvivenza. Il circolante scarseggia e, mentre la banche fingono di fallire, i piccoli imprenditori e gli artigiani falliscono veramente. Senza dubbio il sistema economico che si è imposto in quasi tutto il pianeta è iniquo: si basa su una forte sperequazione delle risorse per cui un quarto dell'umanità vive in condizioni di benessere, laddove tre quarti sono afflitti da carestie ed indigenza croniche.

Di questo benessere basato sullo sfruttamento più spietato, sul debito che stritola i paesi del Terzo e Quarto mondo, oggi le nazioni occidentali pagano lo scotto: è stata una condizione privilegiata fondata sulla disponibilità di beni materiali, mentre la cultura e gli ideali sono stati affossati, essendo scomparsi dall'orizzonte delle aspirazioni. Basti considerare la decadenza, pur con qualche eccezione, delle nuove generazioni composte da enfantes gaté, incapaci di comprendere quanto siano fortunati dal momento che possono usufruire di mille comodità, dell'indispensabile come del superfluo e, nonostante ciò, annoiati ed insoddisfatti.

E' questa la generazione dello zucchero, ossia del piacere immediatamente percettibile, dell'edonismo più becero. Come lo zucchero soddisfa il palato dei golosi, quanto più è dolce, così molti adolescenti cercano solo il rapido soddisfacimento di desideri sensoriali. Bevute, eros e "sballi" sono gli ingredienti dei loro sollazzi. Essi non coltivano alcun interesse, fuorché per il calcio e sbandano "a povere mete" tra discoteche, bar, stadi, palestre. Se non sono scapestrati, i giovani appaiono vuoti, fatui: frequentano inutili licei dove non si apprende alcunché, ciondolano fra flirts e "vasche". Il loro unico valore è il cellulare.

Il mio non vuole essere un discorso moralistico, ma una constatazione di uno dei segni di questi tempi finali: è evidente che l'educazione nulla o pochissimo può contro tale deriva esistenziale. Le istituzioni poi sono ancora più inefficaci, anzi sono le stesse istituzioni ad aver provocato l'attuale devastazione. Sono, però, curioso di vedere come reagiranno tutte le persone viziate (non solo giovani!), qualora la crisi economica dovesse privare larghi strati della popolazione occidentale dei beni essenziali (acqua, gas, elettricità, cibo). Abituati a maneggiare denaro con cui possono acquistare tutto, specialmente i prodotti voluttuari, e trascorrere divertenti vacanze alle Maldive o a Cortina, come si comporteranno, quando saranno razionati le risorse idriche ed il pane? E' anche possibile che a rimetterci, come sul Titanic, saranno i passeggeri di terza classe, mentre i viaggiatori di prima riusciranno ad imbarcarsi sulle scialuppe di salvataggio.

Se, invece, dovessero annegare nelle gelide acque dell'Atlantico anche i parvenus, i borghesi ossibuchivori... l'analisi delle loro reazioni di fronte ad un'emergenza reale sarà un interessante caso sociologico.



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24 febbraio, 2009

Il delta

E' arduo dirimere la controversia circa il rapporto tra libero arbitrio e predestinazione. Sappiamo che potrebbe esistere un trait d'union tra i due poli. Forse libertà e destino, quindi, sono collegati da fili invisibili e solo un'ottica rigidamente duale li distingue, ponendoli come inconciliabili. Pensiamo agli eventi come possibilità future, meglio consideriamo una dimensione in cui diverse forme di futuro sono compossibili: quali fra queste forme da virtuale diverrà "reale"?

In fondo la storia umana e la sua versione raggrinzita, la cronaca, sono simili ad un fiume che scorre verso un delta. Il fiume è l'insieme delle precondizioni, mentre il delta, con i suoi vari bracci, è la gamma degli sviluppi che possono realizzarsi, sulla base delle precondizioni. Tutti questi sviluppi hanno teoricamente la stessa probabilità di passare dalla potenza all'atto, per dirla con Aristotele, anche se una sola direzione, alla fine, sarà presa. La domanda è la seguente: quali forze muovono gli accadimenti verso una direzione, anziché verso un'altra? Tralasciamo il caso come agente. Il ricorso al caso come spiegazione, infatti, è poco più di una petizione di principio.

Possiamo, invece, ritenere che il pensiero concentrato dell'umanità su certi "fatti" porti alla loro realizzazione, un po’ come l’osservatore (così si ripete) genera il collasso della funzione d’onda.

Questa interpretazione pare essere contraddetta dalla semplice constatazione su come si dipanano gli avvenimenti. Propongo un esempio: prima dello scellerato atto noto come 9 11, l'umanità era concentrata su un evento tanto funesto? Credo che la risposta sia no. Semmai la coscienza collettiva, come dimostrato da alcuni esperimenti, presagì la criminale azione, sintonizzandosi (così è stato riportato) alcuni giorni ed ore prima sulla frequenza dell'accadimento. Ora mentre le menti degli uomini, almeno nel mondo occidentale, veleggiavano tra onde di pensieri superficiali e non negativi, la storia si raggelò in una tragedia che non fu il risultato di elucubrazioni comuni, ma di un piano perfettamente orchestrato dalla sinarchia almeno dall'inizio degli anni '80.

Bisogna avere l'umiltà di ammettere, piaccia o no, che la capacità di influire sul corso degli eventi, di muoverli verso mete desiderabili (pace, armonia, salute, benessere…), è poco più di un'illusione. Forse tale influsso determina il collasso degli eventi in altri piani di realtà di cui non sappiamo nulla o quasi, ma oltre a non avere coscienza (tranne forse qualche viaggiatore interdimensionale) di tali fenomeni, dobbiamo constatare che essi non scalfiscono la dimensione in cui viviamo, anzi ex-sistiamo.

Pur senza escludere che talora si possa imprimere al destino una particolare rotta, resta il dubbio che alcuni eventi siano predeterminati o che manifestino un'energia "cinetica" molto maggiore rispetto ad altri. Riprendiamo l'immagine del delta: un natante tenderà a scivolare verso il braccio in cui maggiore è l'impeto della corrente.

Se è così, è palese che le profezie sono lì per adempiersi. Aveva dunque forse ragione Lorenzo il Magnifico, quando melanconicamente scriveva: "Ciò ch'ha esser, convien sia".




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23 febbraio, 2009

I misteri di Malta: i templi e l'ipogeo (seconda parte)

"Il più antico sito archeologico conosciuto a Malta è la grande grotta di Ghar Dalam (Ghar significa grotta e si pronuncia “aar”): 'Le grotte, con la loro atmosfera fredda e segreta, le stalattiti e le stalagmiti ed i corsi d'acqua sotterranei, emanano un senso di mistero paragonabile forse alla stessa rigenerazione della vita: gli spazi chiusi delle caverne simboleggiano il canale del parto e il grembo della dea.' (Maria Gimbutas, Le dee viventi) Gli antichi maltesi abitavano già in case e villaggi e questa grotta aveva la funzione di una grande cattedrale naturale. [...]

I templi veri e propri risalgono al Neolitico. Dopo la fase di Ghar Dalam (dal 5000 a.C.), cominciò la costruzione dei templi. Gli studiosi la dividono in varie fasi che hanno i nomi delle località in cui si trovano le costruzioni o quel che ne resta: le fasi di Skorba e di Zebbug, a partire dal 4100 a.C.; la fase di Mgarr (dal 3800 a.C.), di breve durata; infine quella di Xemxija nella St.Paul's Bay. I grandi templi megalitici, i più antichi d'Europa, vengono dopo queste fasi. [...]

Il primo dei grandi templi è quello di Ggantija, nell'isola di Gozo, che rimonta al 3600 a.C.; notevoli sono pure le costruzioni di Ta'Hagrat, Skorba, Mnajdra e Tarxien. Ggantija fu portato alla luce nel 1827. Si tratta di un complesso con due edifici affiancati e separati, uniti da un unico muro di cinta; il Tempio Meridionale è più grande e si amplia in cinque absidi. I due templi, usati dal 4100 a.C. al 3000 a.C., erano dedicati al culto della Dea Madre.

Al 3300 a.C. risale l'ipogeo di Hal Saflieni, che si sviluppa da 3 a 10 metri di profondità, per una superficie complessiva di 2500 metri quadrati. Fu usato sia come tempio sia come luogo di sepoltura; si sviluppa su tre livelli sotterranei con grandi camere ed ampi spazi. Le camere ripetono gli stessi elementi architettonici degli edifici all'aperto e sono impreziosite di decorazioni. Qui fu rinvenuta la famosa statuetta della Dormiente.

Durante questa fase, furono eretti i primi templi a doppio asse come Skorba, Mgarr e Tarxien. Successivamente quelli di Hagar Qim e Mnajdra, nella parte meridionale dell'isola. E' interessante notare la pianta di queste costruzioni: gli ingressi corrispondono ai punti cardinali, numerosi sono gli altari e le "navate", il perimetro della mura ha sempre una forma arrotondata, circolare o ellittica: le forme dell'uovo, simbolo di fecondità, ma anche del seno materno e dei glutei. Non è un caso, ovviamente: anche le statuette di questo periodo, le famose Veneri preistoriche, hanno forme sovrabbondanti, a sottolineare ricchezza e fecondità. La Dormiente ha queste forme e riposa su un giaciglio di forma ovale.

L'ultima fase risale al 3000 a.C. e prende il nome dal tempio centrale di Tarxien, non lontano dall'ipogeo. A questa fase appartengono i grandi complessi che ci sono rimasti. Maria Gimbutas notava, sulla base di molti scavi archeologici in tutta Europa, che nei siti di questo periodo non si trovano mai fortificazioni, ma solo fossati e recinti per difendersi dagli animali; le uniche armi che sono state reperite sono archi e lance per la caccia. [...]

Hagar Qim è costituito da quattro templi; il maggiore, rivolto a Sud, è al centro del complesso. Mnajdra è costituito da due templi affiancati, ma non comunicanti, ognuno con un proprio ingresso; è a circa 500 metri da Hagar Qim, verso il mare. Sorge su una piccola altura che prospetta sullo scoglio di Filfla.

A Tarxien si possono ammirare quattro templi: il più antico risale al periodo di Ggantija. [...]

Il più antico sito archeologico conosciuto a Malta è la grande grotta di Ghar Dalam (Ghar significa grotta e si pronuncia “aar”): " Le grotte, con la loro atmosfera fredda e segreta, le stalattiti e le stalagmiti ed i corsi d'acqua sotterranei, emanano un senso di mistero paragonabile forse alla stessa rigenerazione della vita: gli spazi chiusi delle caverne simboleggiano il canale del parto e il grembo della dea." (Maria Gimbutas, Le dee viventi) Gli antichi maltesi abitavano già in case e villaggi e questa grotta aveva la funzione di una grande cattedrale naturale. [...]

I templi veri e propri risalgono al Neolitico. Dopo la fase di Ghar Dalam (dal 5000 a.C.), cominciò la costruzione dei templi. Gli studiosi la dividono in varie fasi, che hanno i nomi delle località in cui si trovano le costruzioni o quel che ne resta: le fasi di Skorba e di Zebbug , a partire dal 4100 a.C. ; la fase di Mgarr (dal 3800 a.C.), di breve durata; infine quella di Xemxija nella St.Paul's Bay. I grandi templi megalitici, i più antichi d'Europa, vengono dopo queste fasi. [...]

Il primo dei grandi templi è quello di Ggantija, nell'isola di Gozo, che rimonta al 3600 a.C.; notevoli sono pure le costruzioni di Ta'Hagrat, Skorba, Mnajdra e Tarxien. Ggantija fu portato alla luce nel 1827. Si tratta di un complesso con due edifici affiancati e separati, uniti da un unico muro di cinta; il Tempio Meridionale è più grande e si amplia in cinque absidi. I due templi, usati dal 4100 a.C. al 3000 a.C., erano dedicati al culto della Dea Madre.

Al 3300 a.C. risale l'ipogeo di Hal Saflieni, che si sviluppa da 3 a 10 metri di profondità, per una superficie complessiva di 2500 metri quadrati. Fu usato sia come tempio sia come luogo di sepoltura; si sviluppa su tre livelli sotterranei con grandi camere ed ampi spazi. Le camere ripetono gli stessi elementi architettonici degli edifici all'aperto e sono impreziosite di decorazioni. Qui fu rinvenuta la famosa statuetta della Dormiente.

Durante questa fase, furono eretti i primi templi a doppio asse come Skorba, Mgarr e Tarxien. Successivamente quelli di Hagar Qim e Mnajdra, nella parte meridionale dell'isola. E' interessante notare la pianta di queste costruzioni: gli ingressi corrispondono ai punti cardinali, numerosi sono gli altari e le "navate", il perimetro della mura ha sempre una forma arrotondata, circolare o ellittica: le forme dell'uovo, simbolo di fecondità, ma anche del seno materno e dei glutei. Non è un caso, ovviamente: anche le statuette di questo periodo, le famose Veneri preistoriche, hanno forme sovrabbondanti, a sottolineare ricchezza e fecondità. La Dormiente ha queste forme e riposa su un giaciglio di forma ovale.

L'ultima fase risale al 3000 a.C. e prende il nome dal tempio centrale di Tarxien, non lontano dall'ipogeo. A questa fase appartengono i grandi complessi che ci sono rimasti. Maria Gimbutas notava, sulla base di molti scavi archeologici in tutta Europa, che nei siti di questo periodo non si trovano mai fortificazioni, ma solo fossati e recinti per difendersi dagli animali; le uniche armi che sono state reperite sono archi e lance per la caccia. [...]

Hagar Qim è costituito da quattro templi; il maggiore, rivolto a Sud, è al centro del complesso. Mnajdra è costituito da due templi affiancati, ma non comunicanti, ognuno con un proprio ingresso; è a circa 500 metri da Hagar Qim, verso il mare. Sorge su una piccola altura che prospetta sullo scoglio di Filfla.

A Tarxien si possono ammirare quattro templi: il più antico risale al periodo di Ggantija".


Leggi qui la prima parte.


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22 febbraio, 2009

Prospettive del Male

Alcune riflessioni di un profano

Si afferma sovente che il Male è relativo, poiché ciò che nuoce a qualcuno può giovare ad un altro o viceversa. Francesco Lamendola, nel suo recente articolo, intitolato "Il «migliore dei mondi possibili» non è perfetto, ma semplicemente quello meno peggiore", indaga il tema della relatività del male, contrapponendo la visione metafisica di Leibnitz a quella di Voltaire che nel Candido aveva irriso l'ottimismo filosofico del pensatore tedesco.

Sull'argomento mi sono soffermato numerose volte e qui, senza ripetere concetti già espressi, mi vorrei chiedere se il Male sia superiore a quanto ci aspetteremmo in un cosmo che dovrebbe essere e pare essere una creazione di una Mente divina. Certamente la limitata, angusta prospettiva umana (e di chi scrive) induce ad enfatizzare il peso specifico del dolore superiore ai lati positivi in modo incommensurabile, a considerare il tempo in cui comunque si dipana l'esistenza come dimensione lacerante.

Senza dubbio grazie al male, il Bene risalta maggiormente e solo conoscendo il buio, possiamo apprezzare la bellezza della luce, ma certe cicatrici sanguinano ancora e poi, per comprendere che cos’è il bruciore sulla schiena di una frustata, occorrono mille scudisciate o ne bastano dieci?

Siddharta Gautama fu sconvolto dalla constatazione del male: il dolore, la malattia, la vecchiaia, la morte. Se avesse conosciuto Abu Graib o Guantanamo (sono solo due tra gli infiniti esempi), però, come avrebbe reagito? Di fronte alle sofferenze più atroci, alle ingiustizie intollerabili di questo mondo, come possiamo non pensare che la dose di mali sia, in alcuni casi, un po' eccessiva? Mi chiedo come si possa asserire, al cospetto di innocenti sottoposti a mostruose, diaboliche torture, che il Male è solo una mancanza di bene.

Né considero il Male solo da un'angolazione umana: una spaventosa e crudele strage a Gaza, sotto un'ottica cosmica, non è meno straziante di un formicaio allagato. E' anche vero che la morte, se rapida ed indolore, non è il peggiore dei mali, laddove la vita schiacciata da immani patimenti fisici e psicologici assurge a Male quasi assoluto. Tuttavia, se ammettiamo che l'uomo è essere che, grazie al suo intelletto, costituisce in un certo qual modo uno dei vertici della natura, equiparare la calamità che colpisce un batterio a quella che tormenta un uomo di genio è forse opinabile.

Possiamo anche ammettere che l'universo costituisca il migliore dei mondi possibili: dovremo allora immaginare che in altri pianeti abitino civiltà evolute in cui il male di qualsiasi natura sia estremamente ridotto e raro. I sostenitori dell'ipotesi monopolare, però, sembrano dar ragione a Schopenauer, concependo un cosmo come creazione ahrimanica. Ora, pur senza abbracciare l'ingenua, antropocentrica e riduttiva visione di Voltaire, non mi sento neppure di sottoscrivere le concezioni di Leibnitz che prescindono dalla possibilità che l'universo sia un cedimento ontologico o che in esso si sia introdotto un virus, foss'anche "solo" sul pianeta Terra.

Forse non tutto è così perfetto come può apparire da certi angoli visuali, sebbene sia possibile che un'infinita ed ineffabile serenità sia il coronamento di esperienze travagliate, ma consacrate al bene ed alla verità.

Nondimeno, di fronte alla sfacciata sovrabbondanza di un Male (non male), il cui vero significato e fine mi restano piuttosto oscuri, preferisco ancora una volta tacere, senza cercare il conforto di spiegazioni filosofiche, soprattutto quelle di Leibnitz.



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20 febbraio, 2009

Una colonia di Atlantide nel Nord Europa?

Qualche mese addietro, nell'articolo intitolato I Popoli del mare: un'origine nordica?, mi chiedevo se fosse possibile, sulla base di pur labili indizi storici ed archeologici, ipotizzare una provenienza settentrionale di quelle genti di navigatori che assalirono l'Egitto ed altre regioni medio-orientali nel XIII secolo. Recentemente un archeologo, Marco Bulloni, ha scoperto le tracce di una civiltà nell'isola Grande Solovki, nel Mar Bianco. Secondo Bulloni, la struttura dei resti urbani evocherebbe l'Atlantide descritta da Platone nel Timeo e nel Crizia. E' ovvio che la notizia deve essere presa con beneficio del dubbio, ma, se fosse confermata, dimostrerebbe, a mio parere, non che Atlantide sorgeva nel Nord Europa, come ventilato da Bulloni. Si potrebbe, invece, congetturare che il centro dell'isola fu una colonia atlantidea i cui abitanti conservarono una reminiscenza della pristina e defunta civiltà.

La scoperta quindi potrebbe avallare le tesi sostenute dall'ingegnere Felice Vinci e, tempo prima, da Tilak Bâl Gangadhar, autore del saggio "La dimora artica dei Veda", tesi sulla matrice nordica delle genti indogermaniche.

Restano irrisolte molte questioni: è possibile in qualche maniera conciliare l'ipotesi orientalista, sostenuta pervicacemente ed in modo spesso specioso da Semerano, con quella settentrionalista? Quale fu il momento, quali furono cause e circostanze che portarono alla differenziazione fra le tre tradizionali stirpi bibliche, Semiti, Camiti e Giapeti? Che funzione rivestì la forse primigenia razza rossa? I Sumeri a quale gruppo etnico appartenevano? Quale ruolo giocarono eventuali visitatori di altri pianeti nella selezione e negli incroci? Sono domande che attendono ancora risposte persuasive ed esaurienti.

Pubblico la notizia, tratta dal sito La porta del tempo, circa il ritrovamento archeologico nell'isola dell'arcipelago delle Solovetsky. Il gruppo di isole è situato a meno di 100 migliaia marine a Sud del Circolo polare artico.


Atlantide è mai esistita? Risponde positivamente a tale domanda l'archeologo Marco Bulloni: avrebbe identificato le evidenze archeologiche di una realtà urbana, ispiratrice del mito di Atlantide, sulla Grande Solovki, un'isola del Mar Bianco, tra Finlandia e Russia. Qui Bulloni ha condotto una sistematica indagine di tre anni, ritrovando i resti di templi, palazzi e mura concentriche a loro protezione, esattamente come descritto da Platone nel Timeo e nel Crizia. «Coincidono persino le misure; anche se l'aspetto geomorfologico è mutato, la realtà urbana, ricostruibile, collima perfettamente. Inoltre i resti sono databili al XIII sec. a. C., quando, secondo gli storici, sarebbe esistita Atlantide. È la dimostrazione dell'influsso sulla cultura greca dei popoli del nord, conosciuti come esportatori di ambra», conclude Bulloni.

Leggi qui la notizia tratta dal sito La porta del tempo.



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19 febbraio, 2009

Labirinto

Il labirinto è tra i simboli più densi ed antichi. Oscura è l'etimologia del termine: pare risalga alla parola mediterranea "làbrys" con il significato di "ascia bipenne", poiché tale tipo di scure decorava i palazzi cretesi la cui complessa architettura sarebbe all'origine del mitico dedalo di Cnosso. E' più probabile, però, che "làbrys" significasse "grotta": era quindi un luogo tenebroso e silente in cui si compivano riti e si celebravano misteri. Emblema di un accesso ad un mondo infero, hiatus verso l'ignoto, il labirinto è anche il luogo dell'iniziazione, del percorso che conduce alla meta.

Alcuni labirinti rimontano al Neolitico e sono raffigurati sulle rocce: qual è il loro significato? Sono stati interpretati come rappresentazioni dei gorghi, delle circonvoluzioni cerebrali, come disegni delle galassie. Si ritiene che gli uomini preistorici non potessero conoscere la forma dei sistemi stellari spiraliformi, ma questo è un pregiudizio: non si può escludere che essi, eredi di civiltà defunte, custodissero anche qualche frammento di conoscenze astronomiche. Il cielo, per gli uomini del passato, era un tempio naturale il cui soffitto era tempestato di zaffiri, una meravigliosa sfera il cui moto segnava la lenta, ma inarrestabile successione delle ere cosmiche rispetto alle quali la vita terrena era un batter di ciglia.

Si attribuisce alle spirali orarie ed antiorarie l'adombramento del ciclo di morte e rinascita, ma la loro diffusione in santuari astronomici, ancora una volta, le correla all’osservazione degli astri, al computo di solstizi e di equinozi. In quanto forma della vita, la spirale contiene il numero di Fibonacci, dai graffiti rupestri ai crop circles.

L'ipotesi più affascinante sull'origine dei cerchi concentrici vi vede una reminiscenza di Basileia, la capitale di Atlantide, secondo la descrizione offerta da Platone: il filosofo, infatti, ricorda che la magnifica città del continente, le cui ultime isole si inabissarono nell'oceano nell'XI millennio a.C., era edificata su circoli concentrici di terra e di acqua.

Nel Medioevo il labirinto era sovente effigiato sul pavimento delle chiese con il valore di chemins à Jerusalem, come succedaneo del pellegrinaggio in Terra Santa. Mantenne i suoi echi simbolici anche quando diventò, nel Rinascimento, siepe decorativa dei giardini.

Il labirinto è figura stratificata, densa e credo che l'emblema che più lo compenetri sia quello della caverna: con i cunicoli e le ombre profonde, essa evoca la descensio ad inferos, come per Teseo perdersi nel dedalo di Cnosso è inoltrarsi nei meandri dell'interiorità e dell’inconscio. Infatti, in una variante meno nota della leggenda, l'eroe ateniese non trova l'uscita grazie al filo di Arianna, ma mercé la luce che rischiara gli anditi, fulgore proveniente dalla corona della fanciulla.

Il dedalo è simbolo dell'esistenza e dell'universo: così lo intende Jorge Luis Borges nel dolente racconto intitolato La casa di Asterione, in cui il Minotauro si aggira solitario e sgomento tra i corridoi e le piazze di un mondo inesplicabile, sotto la volta arcana del cielo.

Il dedalo è anche, in senso psicologico, ricerca del centro, del fulcro ed allora lo si può assimilare (da un punto di vista formale alcuni labirinti lo sono e quindi pure sotto il profilo semantico) alla ruota, dal cui mozzo immobile si diramano i raggi e, con essi, il movimento. Infatti trovare il centro significa por fine all'incessante e convulso flusso del tempo per recuperare l'istante atemporale, il principio senza principio.



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18 febbraio, 2009

Biforcazione

Ci siamo trovati di fronte ad un bivio, ma pare che abbiamo imboccato la strada che conduce ad uno spaventoso precipizio.

Una forza oscura domina la storia umana: è quella che suscitò le due guerre mondiali; è la stessa che provocò il genocidio degli Armeni, l'olocausto e mille altre carneficine di popoli, sino ai recenti eccidii nella Striscia di Gaza. Oggi troppo spesso si celebrano giornate delle memoria che sono occasioni per dimenticare ed occultare. Si dimentica, ad esempio, che la "soluzione finale" fu resa possibile grazie al sostegno finanziario e logistico che banche e società statunitensi e britanniche offersero al Terzo Reich, creazione degli Oscurati. I bombardieri degli alleati risparmiarono le installazioni industriali tedesche e coventrizzarono intere città, come Dresda. Quasi tutti gli scienziati tedeschi furono portati negli Stati Uniti: falsificati i loro documenti, furono riciclati nella N.A.S.A. ed in altre strutture. La missilistica, l'eugenetica, le tecnologie belliche furono estirpate dal cuore dell'Europa e trapiantate nel continente americano dove trovarono terreno fecondo. I vertici degli alleati sapevano delle atrocità perpetrate nei lager, ma tacquero, non per viltà, ma per complicità. Erano tra gli ideatori. Anche la Chiesa di Roma rivestì il suo nefando ruolo, sebbene ciò non sia scritto né nei libri di "storia" né nei saggi alternativi.

Oggi, mentre con le parole si condannano le stragi e si decanta la pace, con l'alito mefitico che fuoriesce dalle medesime bocche, si alimentano i roghi dei conflitti. Un'umanità abbrutita e slombata pende dalle labbra di satrapi corrotti e dissoluti. Costoro ripetono che, se non vogliamo commettere gli stessi errori che portarono ai campi di concentramento, alle camere a gas, ai crematori, occorre ricordare. Allora perché non si menzionano i campi di prigionia costruiti negli Stati Uniti dall'infame F.E.M.A.? Quante volte sono stati commessi in seguito gli stessi errori? Oggi, però, si definiscono "operazioni contro il terrore", "missioni umanitarie", "autodifesa": possente e velenosa ipocrisia del linguaggio incardinata nella "guerra giusta", l'assurdo ossimoro coniato dal ladro di pere.

Oggi greggi di scolaresche vengono menate nelle sale cinematografiche affinché vedano pellicole sull'olocausto, ma chiudano gli occhi su tutto il resto, dalle scie che straziano il cielo alle antenne che irradiano onde perniciose. E' necessario che le nuove generazioni siano indottrinate, svuotate di ogni capacità critica: sono la carne da cannone del futuro.

Il Ministro dell'inferno ha affermato che occorrono nuove carceri: il plauso è unanime, poiché la delinquenza dilaga. Sappiamo veramente per chi sono stati e saranno costruiti questi penitenziari, visto che, anche secondo stime ufficiali, i reati sono diminuiti? Il Ministro dell'inferno annuncia un giorno sì e l'altro pure che il problema dei clandestini sarà presto risolto: peccato che sia un problema creato ad arte per fomentare odi tra etnie differenti, per diffondere la criminalità contro cui vengono prese misure peggiori del male che si finge di voler combattere.

Oggi il Male non ha più il volto laido e sfregiato delle figure dipinte da Francis Bacon. Il pittore irlandese si accanisce con furia belluina contro uomini ed animali onde ne emerga la natura più ripugnante; aggredisce il quadro, su cui ha steso colori appiccicosi, per sfigurare e distorcere i volti. E' davvero l'orribile pittura di Bacon lo specchio livido che riflette la storia abominevole del mondo tra il Secondo conflitto mondiale ed il dopoguerra.

Oggi, però, il Male è molto più subdolo, insinuante, seducente: può assumere le sembianze rassicuranti di Obama che addita un futuro radioso e, con raffinata, edulcorata malizia, spinge la massa verso il mattatoio del Nuovo ordine mondiale. Un'insania nera conduce uomini ottenebrati, ridotti ad androidi, tra le grinfie insanguinate del mostro dal volto umano. Il mostro è attorniato da panegiristi. Senza i panegiristi, il suo fascino ambiguo, sarebbe simile a quello che esala dalla spettrale cera del museo Grévin.

Eppure forse non tutto è perduto...



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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

16 febbraio, 2009

Schegge di follia

Come schegge impazzite schizzano eventi che, solo poco tempo fa, avremmo considerato assurdi. E’ una confusione che frastorna, sconvolge, assorda la gente comune, incapace di collocare nella giusta prospettiva gli avvenimenti che paiono fuori controllo.

Diciassette rose scarlatte per Eluana e si è allontanata dal suo limbo infernale. Anche questa tragedia è stata scritta da altri ed inscenata per puro sadismo? Qualche settimana addietro si era svolta una manifestazione di solidarietà con il padre di Eluana ed erano state deposte diciassette rose rosse.

L'ombra nera di maghi neri si proietta sugli eventi, anche quelli che paiono appartenere alla vita privata. Quando, però, i media enfatizzano certi avvenimenti, spettacolarizzando il dolore, è inevitabile avvertire odore di zolfo.

All'improvviso "scienziati" ed "esperti", prima molto prudenti ed inclini a minimizzare, hanno cominciato a lanciare allarmi su asteroidi, su disastrose tempeste solari. In prima linea, Michio Kaku (nomen omen) ha avvisato che le previsioni sul prossimo massimo solare sono state imprecise e che potrà rivelarsi più potente di quanto si pensasse, dunque molto pericoloso anche per i satelliti e le telecomunicazioni. Ha consigliato perciò di non sottovalutare la questione.

Il 12 febbraio scorso due satelliti per telecomunicazioni sono entrati in collisione in orbita terrestre, ha riferito Kelly Humphries, portavoce della nasuta N.A.S.A. E' successo martedì a 800 chilometri sopra la Siberia, producendo due grandi nuvole di detriti. La collisione è avvenuta tra un satellite commerciale statunitense, di tipo Iridium, lanciato nel 1997, ed un satellite russo mandato in orbita nel 1993, che non funzionava più. Entrambi pesavano più di 455 chilogrammi.

Il rischio sarebbe reale per il telescopio Hubble, situato a 600 chilometri d'altezza, e per alcuni satelliti di osservazione della Terra. Non sarebbe un gran danno, anzi.

Due sommergibili, uno britannico ed uno francese, sono rimasti coinvolti in un incidente: un avvertimento?

Non sarà che gli asteroidi vengono proiettati verso la Terra? Qualcuno lassù è ostile alla militarizzazione dello spazio? La stessa magnetosfera è stata forse danneggiata dal Dottor Stranamore. Siamo propensi a pensare che molti di questi disastri siano innaturali, scatenati con H.A.A.R.P. e con altri sistemi d'arma. Si sta allestendo lo spettacolo in mondovisione, l'ultimo…

E' un azzardo fidarsi delle fonti ufficiali che propalano menzogne ad ogni piè sospinto per diffondere paura tra la popolazione, una paura amplificata attraverso la grancassa dei micidiali media. Siamo persuasi che tutti questi avvenimenti, apparentemente slegati tra loro, si riferisscono allo stesso scenario. E’ un quadro le cui immagini si delineano a poco a poco, rivelando l'informe, abominevole figura del Male, un Male che può assumere pure le sembianze rassicuranti di Obama.

Obama, non Obama...


Ringrazio il gentilissimo Davy per la segnalazione della notizia riguardante la collisione tra i due sottomarini.

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15 febbraio, 2009

Le Pleiadi: dal mito all'astronomia (prima parte)

Le Pleiadi, il magnifico diadema che adorna il firmamento notturno, si rinvengono nei seguenti manufatti e retaggi: nella pietra che è posta trasversalmente all’entrata del Dolmen di Monte Lungo (Cala Gonone – 2500 a.C. ca.); nel disco di Nebra (XVI a.C. ca.). Presso la tribù degli Aghin-Buriati della Mongolia, gli antenati provengono da questa costellazione. Figurano pure nella tradizione astronomica della Bulgaria (D. Kolev, 1997), in quella della Lituania (J. Vaiškūnas, 1997).

"In Mesopotamia le Atlantidi, già nel IV millennio a.C., indicavano l’inizio dell’aratura dei campi con il loro tramonto eliaco (mul-Mul).

Alle Pleiadi si accenna pure nel Popol Vuh dei Maya. Come scrive il ricercatore tedesco Ulrich Dopatka:

'Il Popol-Vuh dei Maya-quiché del Guatemala narra che 400 giovinetti celesti, insoddisfatti dei poco amichevoli rapporti con i terrestri (…), erano ritornati nel loro luogo d'origine, le Pleiadi.(…)'.

Una significativa traccia permane nella cultura del popolo asiatico degli Aghin-Buriati, etnia mongola stanziata sulle rive del lago Bajkal, la cui tradizione vuole che gli spiriti, prima di incarnarsi, si formino presso la costellazione delle Pleiadi, dove torneranno dopo la morte del corpo (D. De Toffol – D. Bellatalla, H. Kalweit).

Le leggende dei popoli preincaici raccontano di un lontano passato in cui dalle Pleiadi erano scesi gli dèi (Däniken, Erinnerungen, p. 90).

Secondo una saga degli Yakuti, il pianeta Venere è una vergine superba che ha le Pleiadi come amanti. Manilio, autore latino del I sec. a.C., nel suo arduo poema didascalico, intitolato Astronomica (V 140-144), associa l'ammasso stellare a Venere.

Quando il Toro a capo basso è spinto nel suo sorgere a rovescio,
al sesto suo grado, guida le sorelle Pleiadi
in gara di splendore. Sotto il loro influsso, vengono
alla luce vitale i seguaci di Bacco e di Venere,
spiriti folleggianti tra banchetti e festini.


Probabilmente la leggenda delle Pleiadi più famosa della tradizione appartenente ai nativi americani è la storia della Torre del Diavolo. In Wyoming, si trova una roccia vulcanica che la tribù locale dei Kiowa chiama Mateo Tepe. Si racconta che un tempo sette fanciulle si accamparono vicino al fiume in una regione nota per la presenza di un grande numero di orsi. Uno degli orsi cominciò ad inseguire le fanciulle che si inginocchiarono a pregare per chiedere aiuto agli dèi. Il terreno venne fatto salire sino al cielo. La fiera, tentando invano di seguirle, colpì con una zampata un fianco della roccia, lasciando una traccia visibile sulla Torre. Per proteggere le fanciulle, il Grande Spirito permise loro di restare in cielo come le sette sorelle, le Pleiadi.

Si ritiene che la Piramide del Sole a Teotihuacan, fuori da Città del Messico, sia in allineamento con le Pleiadi in quanto il suo lato occidentale e molte delle vie circostanti si rivolgono in direzione del tramonto delle Pleiadi alla mezzanotte della notte della loro massima altezza. Anche i Maya nutrivano un religioso rispetto per le Pleiadi e sapevano che nella zona di Chichen Itza, durante l’equinozio di primavera, il Sole proiettava un’ombra a forma di serpente sulla scalinata del lato nord della piramide di Kukulcan.

Gli antichi Egizi indicarono le Pleiadi come una divinità femminile, molto probabilmente Neith, la “madre divina”, oppure Hathor, che prese le sembianze di una mucca".

N.B.: le fonti del presente articolo saranno indicate in calce all'ultima parte.



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13 febbraio, 2009

Il Vangelo di Giuda contro la retorica del martirio

Elain Pagels e Karen L. King sono le autrici di un saggio intitolato Il vangelo ritrovato di Giuda, 2007. E' opera smilza e non molto pregnante, ma con il pregio di mettere a fuoco una caratteristica del controverso libello: il netto rifiuto della retorica del martirio. E' tratto molto significativo che è rimasto in ombra a causa delle roventi polemiche sul ruolo di Giuda rispetto al Messia. In breve, mentre Ireneo, Tertulliano e molti altri scrittori esaltano il sacrificio, la morte come testimonianza suprema ad imitazione di quella di Cristo, l'ignoto autore di questo vangelo, esecra la celebrazione, non priva di una vena di sadomasochismo, del sangue.

Sanguen est semen Christianorum, ricordava Tertulliano: molti vescovi esortavano i seguaci del Messia a non temere le condanne, le torture, le belve. La morte tra le sevizie avrebbe spalancato loro le porte del Cielo.

Nel II e III secolo d.C. alcuni vescovi non esitavano a magnificare il martirio purché fossero i poveri e gli umili ad essere dilaniati dalle fiere, non i cristiani delle classi dirigenti che, durante le persecuzioni, trovavano il magistrato compiacente subito pronto a rilasciare un certificato falso (il libellum) in cui si dichiarava che avevano sacrificato all'imperatore. Tutti i cristiani erano uguali, ma alcuni erano più uguali degli altri.

Più o meno tranquilli, grazie alle loro aderenze i dignitari cristiani, mandavano al macello le pecore, decantando i benefici spirituali della morte tra le torture. E' incredibile l'attualità di questo vituperato vangelo in cui si descrive l'ipocrisia dell'alto clero non molto diversa dalla doppiezza con cui i chiericuti di oggi condannano le guerre per poi benedire gli eserciti e le bandiere. Noi ci arricchiamo con le banche armate e voi partite per il fronte.

Come altri testi gnostici, anche questo libretto dipinge la società ed il mondo come dominio del caos, dell'oblio e della violenza, un mondo contrapposto ad una realtà spirituale dove splende la luce perfetta di Dio. La terra, invece, è sotto il calcagno di un dio malvagio. Lo stesso Culianu, tra i maggiori conoscitori dello Gnosticismo, si chiese donde derivò l'idea dei due dèi: forse non ci discosteremo da una possibile risposta, se penseremo ad un influsso della religione mazdea con la contrapposizione tra Ahura Mazda, il dio della Luce, ed Ahriman, il dio delle Tenebre. Anche l'antitesi tra il Dio del Vecchio Testamento ed il Dio del Nuovo è all'origine di questa concezione dualistica: poco importa se fu un'interpretazione errata. Fondamentale è riconoscere che la dottrina degli Arconti, idea che da Paolo (?) si trasfonde nelle cosmologie gnostiche, dia conto della brutale, iniqua forza di Satana in questa sentina dell'universo che chiamiamo Terra.

Il Vangelo detto di Giuda contiene una visione lucida, penetrante dello stravolgimento con cui il potere elogia il sacrificio (altrui) ed il dolore, presentandolo come strumento di elevazione, laddove non di rado è anticamera della pazzia. Si pensi alle untuose parole dei vari porporati circa la vicenda di Eluana Englaro. Potere "politico" e potere "religioso" furono e sono alleati nella mistificazione per cui l'orrore è bandito come "migliore dei mondi possibili".

La glorificazione dei più folli, assurdi patimenti è in bocca a coloro che mai hanno veramente sofferto e aborrono anche solo da una lieve pena.


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11 febbraio, 2009

Tradimento

Succede all'improvviso. Un ricordo che credevamo estinto ci assale, scaraventandoci per qualche istante nel baratro spaventoso del passato. E' come se da un mucchio di ceneri ormai spente da tempo e fredde, divampasse subitanea una fiammella. Agostino scrisse pagine memorabili sul mistero della memoria nelle Confessioni. Come lui, restiamo incantati dalla straordinario prodigio della rievocazione, ma ci chiediamo anche per quale motivo un banale episodio riaffiori, dopo aver percorso gli ignoti meandri della reminiscenza, laddove esperienze che credevamo significative restano sepolte sotto spessi strati di oblio.

La memoria pare ignorare l'equilibrio: ora è ridondante sino all'ossessività, ora si sbriciola o addirittura scompare. Talvolta invade tutti gli spazi come un’immensa onda di marea, talora si ritira a guisa della risacca, trascinando con sé i ciottoli di mille sensazioni e volti che vorremmo rimanessero con noi.

Accade anche che la memoria travalichi i confini sensoriali: un colore risveglia un suono, una fragranza ridesta una parola perduta. La memoria è sinestesia, compresenza di orizzonti percettivi. Con un balzo improvviso un rumore può tradursi in un pulviscolo di note, nell'ouverture di una melodia che non ascoltavamo da anni.

I ricordi sembrano quelle stelle sperdute nel silenzio abissale degli spazi che di colpo tralucono nella notte: scintillano, ammiccando affini ad occhi lucenti, poi si chiudono coperti da veli di tenebra. Grani di un rosario legati da un filo invisibile, definiscono l’identità attraverso la successione illusoria del tempo.

Le memorie ci colpiscono a tradimento: impietose riaprono antiche cicatrici, rinnovano dolori ancestrali e lancinanti; oppure provvide ci consegnano ("tradire" deriva da “tradere” che significa "consegnare") pietre preziose estruse dalle rocce. Questi zaffiri rischiarano, con il loro bagliore puro e levigato, il buio finale.



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10 febbraio, 2009

Solidarietà con Paolo Dorigo

Paolo Dorigo, vittima di torture elettromagnetiche, ha cominciato uno sciopero della fame per chiedere che gli siano estratti i corpi estranei impiantatigli, anni or sono, contro la sua volontà. Sul blog La scienza marcia è riportato il suo appello e sono indicati gli estremi per firmare una petizione in merito.

Leggi qui l'articolo del blog succitato.


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09 febbraio, 2009

I misteri di Malta: introduzione (prima parte)

I monumenti megalitici che, simili a Titani di pietra, si ergono in numerose regioni del pianeta, dalla brumosa Inghilterra alle ventose brughiere della Bretagna, alle assolate pianure della Puglia, dai deserti roventi del Medio Oriente alle isole del Giappone..., sono a tutt'oggi un mistero.

A mio parere, con superficialità, gli archeologi li datano tutti al Neolitico e riconducono queste imponenti vestigia di un passato lontano a non meglio definiti culti solari. Che almeno alcuni di questi monumenti servissero per calcolare solstizi, equinozi, fasi lunari ed eclissi è assodato. Furono dunque dei calendari litici: è questa già acquisizione notevole che rivela non solo le conoscenze astronomiche di genti preistoriche, ma pure una profonda sintonia con la dimensione siderale. Non si deve, però, trascurare il fatto che queste testimonianze celano ancora molti segreti: secondo Alan Alford, Stonehenge fu un "orologio" precessionale. Per quale motivo popoli preistorici dedicarono tanta attenzione al fenomeno precessionale? Nel testo La cosmica rosa, abbiamo fornito qualche possibile risposta. Ancora oggi, però, non si comprende in che modo furono edificate costruzioni ciclopiche come quelle di Baalbek ed i templi di Malta: blocchi di pietra pesantissimi furono sagomati e collocati talora su poggi, senza che siano state rinvenute tracce di seghe metalliche o di macchinari per spostare ed innalzare giganteschi macigni. Prescindiamo pure da ciò, ammettendo che furono impiegati migliaia di lavoratori, rulli, slitte, centine, funi, rampe etc. Restano quesiti irrisolti: perché edificare questi maestosi complessi, con massi tanto ponderosi? Chi furono le civiltà che li progettarono e costruirono? Qual era la loro scienza? Per quale ragione gli archeologi accademici si ostinano a negare l'eccezionalità di questi siti, riconducendoli ai soliti culti degli antenati e della Dea Madre?

Occuparsi di questi temi archeologici non significa ignorare il presente ed i problemi che attanagliano i nostri tempi di ferro: infatti, sebbene possa apparire strano, gli studiosi che investigano, secondo modelli interpretativi eterodossi, antiche vestigia di civiltà scomparse, non di rado si trovano dinnanzi ad ostacoli molti simili a quelli che incontrano i ricercatori indipendenti nel campo delle chemtrails, delle cospirazioni etc. E’ evidente che il sistema intende occultare delle verità che, se divulgate, consentirebbero di comprendere quanto la storiografia ufficiale, ma anche l’archeologia e persino la paleontologia, siano state manipolate ed interpolate. E’ palese che la cultura d regime vuole nascondere verità scomode, suscettibili di rivoluzionare la visione del mondo. Quali sono i segreti del passato che l’establishment vuole restino tali? Forse i seguenti:

- Vari cataclismi sconvolsero il sistema solare e la Terra, causando estinzioni di massa.
- Il pianeta Marte era abitato.
- Si succedettero molte civiltà in un remoto passato: dopo che una civiltà scompariva, i sopravvissuti, con un patrimonio di conoscenze, affidate soprattutto al linguaggio dell’architettura, diedero impulso alla creazione di un altra civiltà.
- Nella preistoria e nell’antichità la Terra fu visitata da viaggiatori interstellari. Alcune razze extraterrestri sono collegate geneticamente all’Homo sapiens.
- Antichissimi popoli possedevano conoscenze e tecnologie sbalorditive (armi nucleari, sistemi antigravitazionali, uso di polimeri, ipercomunicazione…)
- Esistevano ominidi che appartenevano a specie estinte. E’ questa una verità che comincia a filtrare: infatti anche la paleontologia ortodossa oggi ammette, sebbene con molta cautela, che le specie Homo Hobbit e Homo Goliath calcarono il pianeta. Ne consegue che i paradigmi dell’evoluzionismo darwinista e neo darwinista sono da rivedere.

Se prendiamo in esame i templi maltesi, notiamo che alcuni reperti fossili ed altre vestigia si riferiscono a verità occultate. Inoltre agli interrogativi sopra elencati se ne aggiungono altri, anche inquietanti. Per ora, però, avvalendoci di uno studio, non privo di errori e generalizzazioni, di Giuliano Bovo, I megaliti di Malta, 2005, "visitiamo" i più interessanti siti dell'arcipelago del Mediterraneo composto da due isole principali: Malta e Gozo. Nella parte successiva, ci addentreremo in un oscuro labirinto.



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08 febbraio, 2009

A marce forzate verso la dittatura

Le decisioni arbitrarie assunte dall'esecutivo in merito, ad esempio, alla dolorosa (ed ignobilmente strumentalizzata) vicenda di Eluana Englaro, dimostrano come questo governo sia l'avanguardia del Nuovo ordine mondiale. Non è un caso se è l'Italia, almeno per ora, lo stato in cui più evidenti sono i prodromi dell'instaurazione di una dittatura internazionalsocialista. In Italia si trova la Città del Vaticano e molti ministri dell'attuale governo sono legati all'Opus "Dei". E' inoppugnabile: i titolari dei vari dicasteri ottemperano agli ordini di Babilonia la Grande.

Ormai belzebusconi, rimossi una serie di ostacoli, deve solo risolvere pochi problemi, in primo luogo eliminare l'impedimento costituito dalla già calpestata Costituzione. La Costituzione deve essere snaturata, stravolta, svuotata: una volta abbattuto questo piccolo argine che ancora ci separa dalla tirannia, il Leviatano non conoscerà più limiti al suo funesto strapotere.

Il decreto sulla "sicurezza" contiene delle norme liberticide, volte a censurare i pochi blog liberi della Rete ed a ridurre al silenzio tutte le voci che osino criticare il sistema. Il ministro dell'Inferno, anche grazie ai media asserviti ai gerarchi, istiga atteggiamenti xenofobi, fomenta odi, attuando una politica finalizzata a creare le condizioni per una crisi sociale dirompente.

L'obiettivo è chiaro: perseguire i reati di opinione (presto sarà la volta degli psicoreati) con il pretesto che su alcuni siti denominati "social networks", certi utenti inneggiano alla mafia. Si tratta certamente di una situazione creata ad hoc, seguendo il solito schema (problema, reazione, risoluzione): la Feccia del buco, infatti, è un portale che, oltre a carpire dati personali, è servito per trovare l'attuale alibi per azioni di censura cinese.

Sembra che il nostro sciagurato paese sia la cavia per la creazione di uno stato di polizia che preluda al Nuovo ordine globale.

Come dimenticare, infatti, altre avvisaglie inquietanti, come la digitalizzazione progressiva dell'identità personale e la sparizione del denaro non elettronico? "Le carte d’identità del futuro potrebbero funzionare anche come strumento di riconoscimento per accedere alla filiale della propria banca, ai propri servizi bancari e così via. Basti pensare che, a partire dal prossimo luglio, saranno emessi circa due milioni di passaporti elettronici all’anno, con un chip che oltre alla foto digitale (già registrata in tutti i passaporti rilasciati da ottobre 2006), contiene anche le impronte digitali del cittadino" (da un articolo del quotidiano La Stampa).

Considerato poi che questi sistemi elettronici non sono del tutto affidabili, poiché si prestano a furti di identità, il passo successivo sarà quello del microprocessore sottocutaneo, il marchio per trasformare definitivamente gli uomini in capi di bestiame. Non è fortuito se la principale azienda produttrice di microchips sottocutanei ha recentemente cambiato denominazione, da Verichip, ad Xmark. Anche nel nome dunque l'infame società evoca ora il marchio dell'Apocalisse.

E' inutile confidare nella falsa opposizione della cosiddetta "sinistra" o nell'informazione da smidollati di siti pseudo-indipendenti, capaci solo di perdersi in viete analisi sui limiti e le contraddizioni del capitalismo e di incensare quel cicisbeo di Travaglio.

E' necessario, invece, contrastare con determinazione, in ogni modo legale, la deriva totalitaria del sistema. Occorre denunciare i progetti di dominio globale e promuovere una vera presa di coscienza. Se non si riuscirà in questi intenti, resteranno pochissime opportunità per invertire la rotta che ci sta conducendo verso la catastrofe.


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07 febbraio, 2009

Ice eyes

Rivoli di pioggia scivolano sul viso della notte. Crepitio di gocce sulle foglie dei platani nel viale sommerso dalla marea della nebbia.

Fasci che forano il buio, improvvise illuminazioni risucchiate nella vacuità del silenzio. La coltre nera grava sul mare, come l'oscuro senso di una fatalità, l'ombra lunga e dolorosa di una perdita. La luna naufraga tra flutti color dell'ossidiana.

D'un tratto, tra la nuvolaglia, si accendono riflessi taglienti: occhi di ghiaccio fissi sul vuoto.




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06 febbraio, 2009

Barlume

Ho sempre più l'impressione che l'unica vera disinfezione che serva sia quello delle nostre menti creatrici. Una volta pulite, tutto diventa possibile. (Timor)

Occorrerebbe un po' di igiene. Per cominciare a liberare il mondo dalle scorie, bisognerebbe cominciare a riscoprire la semplicità e la bellezza. Oggi assistiamo ad una deriva tecnologica, risultato di un delirio transumanista il cui scopo ultimo è la trasformazione degli uomini in automi dotati di una sorta di ebete immortalità. Eppure, come ci ricorda Schopenauer, "desiderare l'immortalità è desiderare la perpetuazione in eterno di un grande errore."

Oggi chi si sofferma a contemplare un albero, una roccia, una stella? Lo sguardo è magnetizzato dallo schermo di un cellulare o di un televisore. La nuova generazione è ormai sedotta da una felicità chimica, artificiale, vera antitesi dell'eudamonia che è letteralmente uno star bene con il proprio daimon. Per questo motivo, la nuova generazione è anche l'ultima.

Prima di inquinare la natura, l'abbiamo spenta nella nostra percezione. Somma ipocrisia combattere per la difesa dell'ambiente, quando la natura non ci dice più niente.

Che cosa può significare vivere e non semplicemente esistere? Può significare imparare ad assaporare istanti irripetibili: in una parola nuova, in una foglia arrugginita, in un verso a fior di labbra, in un sorriso dissepolto sotto strati di oblio... è la piccola rivincita contro l'alienazione.

Lasciamo ai globalizzatori ed ai loro involontari ma numerosissimi seguaci l'incubo della tecnologia che dispiega un mondo perfetto, creando mille problemi per ogni "rimedio". Lasciamo loro questo folle sogno dell'immortalità. In un suo sonetto, il poeta secentesco Tommaso Stigliani, riflette sulla caducità della vita umana: dei semplici oggetti (un libro, un letto... ), scolpiti in un tetro silenzio, durano molto più di noi uomini. Così, mentre noi fluiamo nel nulla o in dimensioni invisibili, le cose restano lì, mute testimoni del nostro rapido passaggio.

Lasciamo l'inferno ai demoni, senza rinunciare a difendere le poche oasi di luce ormai rimaste. Si tengano le loro lauree, i titoli accademici, i posti di potere, il denaro e la fama. Saranno i primi ad essere dilaniati dalle grinfie dal sistema cui vendettero la loro coscienza abortita.

Un barlume di coscienza, un briciolo di consapevolezza insieme con la ricerca inesausta del senso, oltre le barriere della "realtà", non ci salveranno dagli eventi, ma sono il principio di un sentiero impervio e tortuoso che conduce alla sorgente.

A volte ci pare di traudirne il gorgoglio, come di un'eco smarrita tra valli verdeggianti.



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05 febbraio, 2009

La rosa ed il vischio

Marco Maiorana si tolse la vita il 6 gennaio 2008. Marco, figlio ventiduenne di Antonio Maiorana, e fratello di Stefano, l’imprenditore edile scomparso insieme con il figlio un anno fa, e in seguito avvistato a Barcellona.

Stando alle fonti ufficiali, il giovane aperse la porta-finestra del balcone per lanciarsi dal settimo piano, portando via con sé quei segreti che forse custodiva sul mistero di Antonio e Stefano Maiorana.

Marco conosceva qualcosa sul mistero della fuga del padre e del fratello?

Un mistero, quello dei Maiorana, che le indagini dei Carabinieri coordinate dalle D.D.A. di Palermo, non sono riuscite ancora a risolvere e che sono arrivate ad una svolta in primavera, quando due turisti calabresi in vacanza in Spagna riconobbero nelle foto dei Maiorana quei due italiani incontrati alla discoteca 'Pacha' di Barcellona. Antonio Maiorana, imprenditore palermitano, era scomparso con il figlio ventitreenne, Stefano.

Marco si era recato qualche giorno prima a Barcellona in un viaggio improvviso che aveva insospettito la madre Rossella (!) Accardo, ex moglie dell'imprenditore. Forse Marco sapeva sin dall'inizio che suo padre e suo fratello non erano morti, ma che si erano dileguati per un motivo ancora tutto da chiarire.

E' arduo comprendere i veri motivi di suicidio, se fu un suicidio. Infatti, in un servizio televisivo sulla morte dello sventurato giovane, la camera indugiò sul luogo della tragedia per inquadrare la forca di un albero su cui era adagiata una rosa rossa. Ora, chi ha una certa familiarità, con i delitti rituali, sa che sovente vengono lasciate delle rose rosse, come firma degli omicidi. Sul blog dell'avvocato Paolo Franceschetti si possono leggere molti articoli su questo tema: secondo l'autore, la rosa rossa, insieme con altri simboli, soprattutto cifre, sarebbe lo sphràgys di una potente loggia che, dopo aver eliminato testimoni scomodi, persone ritenute pericolose per i piani occulti della sinistra organizzazione, sul luogo dell'assassinio o alle esequie, depone il fiore sacro ad Afrodite.

E' evidente che si tratta solo di un indizio, ma è comunque importante osservare queste ed altre "coincidenze" che possono portare a scoprire lati nascosti ed insospettati di alcuni fatti di cronaca nera.

Ritengo che, in questo come in molti altri casi, la loggia che si fregia di questo emblema pochissimo o nulla abbia ereditato dalla Confraternita dei Rosacroce che si ritiene fu fondata da Andreae Johann Valentin, teologo tedesco (1586-1654). Il dibattito su questa confraternita è rovente: i manifesti rosacrociani Riforma universale e generale del mondo intero e Fama Fraternitatis (1614), secondo Paul Arnold ed altri non furono vergati da Valentin, mentre dell’opera Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (1616) è quasi unanimemente considerato l'autore.

Sulle ascendenze di questo movimento iniziatico, la storia, le varie filiazioni non mi soffermo. Mi limito qui a ripetere che è probabile che il circolo, nato con intenzioni nobili, fu probabilmente infiltrato e snaturato. Ne furono anche plagiati contenuti ed immagini, ma invertendoli satanicamente. Nel testo Distorsione dei simboli, scrivevo: "E' diffusa tra gli Oscurati la precisa volontà di stuprare un'immagine ed i suoi significati originari per strumentalizzarla affinché diventi la cifra kitch di dilettanti dell'esoterismo, simili a quei rozzi manigoldi che amano tappezzare i loro nascondigli di santini, di immagini devozionali di Cristo e di Maria, icone dozzinali nello stile e nell'iconografia".

Queste sette contemporanee assomigliano al vischio, la pianta che alligna e cresce sui rami di latifoglie, tigli ed olmi soprattutto, e che ne sugge la linfa. Se non vengono tagliate le branche su cui sono germogliate le piante parassite, l'albero parassitato talvolta muore.



APOCALISSI ALIENE: il libro
TANKER ENEMY TV: i filmati del Comitato Nazionale

Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

03 febbraio, 2009

Diamante

Scrivere? Perché? Che cosa spinge alcuni a vergare testi? In primo luogo, quantunque la divulgazione possa talvolta rivelarsi utile, è naturale che le parole non possono cambiare il mondo.

Dunque si scrive in primo luogo per chiarire a sé stessi certe idee, sebbene ci si accorga che un abisso separa il pensiero dalla sua espressione: si può solo vagamente alludere, evocare un concetto, adombrare un significato, con esempi, metafore, citazioni...

La scrittura adempie una funzione liberatoria ed anche euristica: è un modo per lasciar decantare le emozioni, per investigare e portare alla luce possibili verità.

Simile ad un viaggio verso l'ignoto, la scrittura ti porta a scoprire, spesso per serendipità, luoghi inesplorati dell'anima e del mondo. Inoltre, in quanto momento produttivo che implica una ricezione per opera dei destinatari, la scrittura si apre al gioco inesauribile dell'ermeneutica, creando prospettive molteplici, anche del tutto imprevedibili.

Da un'intuizione estratta dalla miniera dell'essere, si cava un diamante che altri possono contribuire a sfaccettare: più numerose sono le sfaccettature più il diamante brilla.



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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

Conferenza su Giovanni Comisso

Mercoledì 11 febbraio 2009, ore 17:15 Palazzo dell'Umanesimo Latino, Riviera Garibaldi, 13 - Treviso

Conferenza del Prof. Francesco Lamendola sul seguente tema: Giovanni Comisso e la gioiosa avventura della vita



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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

02 febbraio, 2009

Gli esseri dalla testa a stella

Alcune pitture rupestri create dai nativi americani del North Dakota (Stati Uniti) ritraggono misteriosi esseri.[1] Queste creature hanno la testa circondata da una specie di stella a tre punte. Sono figure stilizzate dal contorno nero piuttosto marcato. Il capo è un cerchio leggermente schiacciato, con gli occhi neri e separati dalla linea bicroma (nera e bianca) del naso che prosegue, senza soluzione di continuità nel triangolo superiore della stella. Il busto e gli arti sono squadrati: le braccia sottili terminano in mani appena abbozzate che stringono delle folgori culminanti in alto in una croce latina. Le figure mostrano sembianze meccaniche: le campiture uniformi, gialle e celesti, in cui sono partiti il torso e le braccia, settori delimitati da linee nere, evocano figure robotiche. Che cosa intese rappresentare l'ignoto artista? Dei visitatori dello spazio o, meglio, degli androidi alle loro dipendenze armati di dispositivi in grado di sparare raggi?

L'aspetto più curioso di questi esseri "spaziali" è costituito dalla stella con tre punte che potrebbe sembrare un casco di strana foggia. Potrebbe anche trattarsi della raffigurazione semplificata di un alone luminoso che circonfondeva i presunti alieni.

Naturalmente molti chiameranno in causa simbolismi magico-religiosi: quando non si sa spiegare un'effigie o un contenuto, ci si riferisce sempre a non meglio precisati valori emblematici. Non escludiamo che tali valenze formino il lessico di molte tradizioni, miti e leggende, ma rinchiudere, in modo aprioristico, ogni manifestazione eccentrica, sia letteraria sia iconografica, in rigidi schemi interpretativi, è un errore.

Non dimenticando le varie saghe e radici culturali che legano i nativi americani a viaggiatori cosmici, si può ipotizzare che gli esseri con la testa a stella siano una delle tante reminiscenze di remoti contatti.

Da non trascurare un altro aspetto: al di sopra del “cosmonauta” si nota la raffigurazione dell’Orsa minore. Gli astri della costellazione sono raffigurati con quattro cunei che attorniano un cerchio: notevole è la somiglianza formale con la testa dei presunti ufonauti.

Fra le varie testimonianze che evocano la visita di abitanti di altri pianeti, questa è, a mio parere, una delle più suggestive. Una parte della verità è lassù, tra le faville che brillano nella notte.

[1] Nella regione, che divenne stato della Federazione, erano stanziati i Sioux.

Articolo correlato: C. Penna, Baalbek: la prova delle menzogne della storia antica, 2008



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