28 febbraio, 2007

Svegliatevi! (articolo di Bojs)

Pubblico l'articolo di un nostro collaboratore. In calce ho riportato un'altra traduzione di un passo tratto dalla Lettera agli Efesini attribuita convenzionalmente a Shaul, l'apostolo apostata.

Il nostro mondo è stato diviso in due emisferi, quello nord ricco o abbastanza ricco e quello sud (eccezion fatta per il continente australiano – ndr) pieno di povertà e miseria. Eppure in tutti e due gli emisferi succede qualcosa che ci accomuna tutti. E cos'è questa cosa?

La sofferenza e la morte

Per la maggioranza di noi la realtà che viviamo, è quella egocentrica del nostro piccolo mondo formato dal nostro lavoro (se ne abbiamo uno), la nostra famiglia (se ancora ne abbiamo una), i nostri amici (se ne abbiamo), i nostri divertimenti (se abbiamo il denaro per pagarli) ecc., mentre tutto ciò che succede all'esterno di “questa nostra piccola realtà” lo percepiamo attraverso mezzi elettronici che attualizzano estensioni dei nostri sensi, e non ci rendiamo conto che queste antenne non sono affatto una diretta estensione della nostra mente-coscienza ma sono controllate da altri che crediamo onesti, sinceri e forse simili a noi.

Nei continenti sudamericano, africano, medio orientale ed estremo orientale che sono circa la metà del nostro globo, vivono miliardi di persone come noi, che pensano le stesse cose che noi pensiamo, che provano le stesse nostre emozioni, piangono, soffrono, ridono, muoiono, che vivono lottando ogni giorno per la sopravvivenza sperando costantemente in un cambiamento in meglio della loro vita. Anche loro percepiscono il mondo nella stessa nostra maniera e cioè attraverso antenne elettroniche che fanno vedere il mondo e percepire gli eventi, mentre siamo seduti nelle nostre case.

Ma nel frattempo cosa accade veramente, non nel mondo, ma nel nostro subconscio? Cosa succede nei meandri delle nostre sinapsi cerebrali? Che cosa cambia nella nostra coscienza, se ancora ne abbiamo una?

Provate a pensare. Quanti miliardi di persone siamo nel mondo e provate a pensare a quanti siano in totale i malviventi, i produttori e gli spacciatori di droga, i truffatori, gli speculatori, i banchieri possessori delle borse mondiali, i megaricchi proprietari di quantità di denaro inimmaginabili, i mercenari, i terroristi, gli anarchici ed i loro accoliti, le spie dei servizi segreti, governi e dittature, corpi di polizia vari e perfino gli stessi soldati che compongono gli eserciti mondiali. TUTTI questi “forse” potrebbero, nel migliore dei casi, anche arrivare alla bella cifra di circa 200 milioni di persone, ma il “resto” a quanto assomma? Siamo più di 6 MILIARDI o no?

Ehi, qualcosa non quadra... SVEGLIATEVI!
Come può una minoranza determinare l'andamento di un pianeta?

Come può una minoranza “manipolare” e determinare le vite, le menti e le coscienze di MILIARDI di persone inducendole a subire ingiustizie, sofferenze, povertà e morte?

Non c'è qualcosa di strano in tutto questo? No, non credete?

Allora rispondete ad un paio di domande: “Perché crediamo ciecamente che “le maggioranze” determinino l'andamento della politica, delle mode, dell'economia, dei sistemi di vita ecc.?”. Forse ci stiamo facendo prendere per i fondelli? Perchè le notizie che arrivano dai media tutti i santi giorni dell'anno sono sempre sulla stessa falsariga? No? Bambini rapiti, mamme che uccidono figli, ragazzi che violentano bambine, mariti che uccidono mogli, terroristi suicidi che si fanno esplodere, soldati in guerra per i più svariati motivi ed infine la ciliegina sulla torta il gossip perenne che permea tutto e rende la vita più normale.

Molti dicono che sono eventi sempre accaduti nella storia umana. Mmmh…. be' se è così, allora Matrix esiste davvero?!

Possibile non succeda niente di bello oltre i comportamenti pataccosi ed immorali dei soliti VIP di turno? E' possibile che tutti facciano del bene agli altri solo se sono “autorizzati” a farlo versando denaro ai vari Telethon, giornate della ricerca ecc. ? Possibile che la gente disgraziata e comune non faccia mai niente di propria iniziativa per donare amore al prossimo?
No! Non posso crederci! Eppure sembra proprio così.

Scriveva poco tempo fa, Paolo Cortesi, nel suo bellissimo articolo Camus e noi: “Questo è l’assurdo: la lontananza insanabile fra lo spirito umano che si fonda su valori morali (su postulati della ragion pratica, diceva il buon vecchio Kant) e la realtà che non riconosce nulla di simile e nella quale termini quali bene e male sono semplicemente privi di senso, mere convenzioni linguistiche. Ma non c’è soltanto l’assurdo metafisico; esiste un assurdo assai più visibile, quotidiano, un assurdo che vediamo (o non vogliamo vedere…) attorno a noi. È la violenza sociale, il sopruso, la prevaricazione del forte sul debole, l’organizzazione sociale malata che permette –spesso favorisce– la tirannia e l’oppressione… quindi la rivolta è, per Camus, la facoltà più nobile dell’uomo, perché essa è “il rifiuto di essere trattato come una cosa”; la ribellione consapevole ad un destino puramente fisico, meccanico (Camus lo chiama “storia”), in cui la potenza decide le sorti, nel quale gli uomini non si dividono più in giusti ed ingiusti, ma in signori e schiavi... Insomma: o si sceglie di vivere da uomini, o ci si abbassa a vivere da oggetti. Chi nega la dignità umana, costringe altri uomini a rinunciarvi. Questa è la colpa sociale, il peccato originale delle società che, in ogni tempo, hanno prodotto sofferenze indicibili”.

Se siamo “UOMINI” dovremmo scegliere di vivere e far vivere una vera e buona vita a tutti i nostri fratelli di questa razza chiamata “UMANA”. Allora perchè siamo così “DISUMANI”?

Ma mentre “relativamente pochi” iniziano a vedere la realtà manipolata, la maggioranza giace ipnotizzata, posseduta ed oppressa dalle silent weapons (armi silenziose) che non sparano proiettili ma situazioni e sensazioni tramite gli oggetti elettronici che voi stessi acquistate, finanziando di fatto la madre dei colpi di stato, la presa di potere sulle vostre coscienze, sulla vostra facoltà di giudicare correttamente ciò che è bene e ciò che è male e quindi la vostra libertà di vita e di pensiero! So che non vi sembra così!

Sono state scritte nei secoli miliardi di pagine sulla manipolazione della verità e della conoscenza che arriva ai popoli del mondo e l'era informatica, ma soprattutto Internet hanno accelerato esponenzialmente l'organizzazione e la diffusione di queste vitali informazioni, eppure guardatevi intorno… la stragrande maggioranza usa tecnologie analogiche e digitali che non conosce affatto nel oro reale funzionamento, ma che gli servono da “passatempo”, o peggio per poter vantare il possesso dell'ultima novità tecnologica inconsapevoli di essere loro stessi posseduti da queste “armi magiche”.

L'uomo ha vissuto per millenni creando imperi di cui ancora oggi ammiriamo la grandezza e la magnificenza, vivendo e scandendo la loro vita sui ritmi della natura ed avendo tutto ciò di cui un uomo ha bisogno per vivere degnamente, eppure oggi i “moderni” scienziati e ricercatori si arrogano il diritto di giudicare la vita dei nostri avi dicendo che vivevano peggio di noi e illudendoci che noi siamo la civiltà più libera e avanzata mai esistita sulla terra! Ma è vero tutto questo? Ci sono prove concrete e definitive? Ci sono filmati che ci mostrano la realtà di quei tempi o solo tracce come oggetti e documenti scritti in lingue antiche che non sappiamo se sono decifrate correttamente, se chi ha scritto in quel tempo lo ha fatto descrivendo la storia con verità (forse anche allora come oggi potevano esserci giornalisti pagati per dire quello che vogliono i potenti – ndr), se chi ha tradotto questi testi lo ha fatto in maniera corretta e soprattutto lo ha fatto moralmente e con spirito di verità?

Chi di VOI conosce queste lingue ed ha accesso a queste informazioni per poterle verificare?

Dovete solo “FIDARVI”: LORO sono gli ESPERTI!

Tutto continua come dall'inizio dei tempi, una piccola “ELITE” di potere determina la conoscenza delle cose universali, del mondo e della storia umana su questo pianeta, ben sapendo ciò che fa e soprattutto il perché. Mentre al contrario la gran massa di uomini, donne e bambini vengono tenuti all'oscuro di tutto, fuorché dei loro doveri di schiavi incantati con incantesimi e prodigi atti a farli dipendere in ogni aspetto della loro vita proprio da coloro che tra breve si riveleranno come gli “illuminati” che salveranno l'umanità da sé stessa e da tutti i problemi economici, politici, di sicurezza ecc., creando un Supergoverno Mondiale a cui tutti dovranno totale riconoscenza e “totale ubbidienza”. E da cui non si tornerà mai più indietro per i secoli dei secoli? Terrificante? Annichilente?

E se veramente una qualche specie di Matrix universale fosse in atto da secoli?
Se ci avessero gabbato per secoli, facendoci credere a belle favolette come si fa con i bimbi per tenerci addormentati e sottomessi?
Se non ci fossimo affatto evoluti dalle scimmie? Se fossimo stati creati da “qualcuno” miliardi di volte più intelligente di noi per far parte di un progetto universale chiamato Genesi?
Se qualcuno o qualcosa avesse fatto un colpo di stato universale per appropriarsi di detto progetto coinvolgendoci in prima persona su questo pianeta?
Se ora fosse arrivato il momento per questi “ribelli” di rivelarsi all'umanità sconvolgendo l'economia, le religioni, la scienza e la stessa storia del mondo da loro stessi create per tenerci in scacco?

Paranoie? Baggianate? La nostra piccola mente vacilla? Le nostre certezze lottano contro ogni evidenza storica? Ci rifiutiamo di prendere in debita considerazione queste idee?

Ne tratterò in miei prossimi articoli, se mi daranno spazio per pubblicarli. In ogni caso una pura e semplice verità è oggi più attuale che mai.

E' TEMPO DI SVEGLIARSI!

Perché abbiamo un combattimento non contro sangue e carne, ma contro i governi, contro le autorità, contro i governanti mondiali di queste tenebre, contro le malvage forze spirituali che sono nei luoghi celesti. (Efesini 6:12)

La nostra lotta non è contro la carne ed il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male sparsi nell’aria. Ibid.

27 febbraio, 2007

Contrappunto

Abbiamo deciso di ospitare i contributi di alcuni collaboratori che ci hanno chiesto di pubblicare degli articoli su questa pagina personale. Di ciò siamo onorati, poiché significa che abbiamo degli estimatori. Vorrei precisare che non sempre le idee di tali testi combaciano con le nostre o che non si collocano all’interno della nostra pur limitata, ma schietta visione del mondo. Non di meno la voce di chi la pensa in modo anche un po’ differente dal nostro può creare un contrappunto e concorrere ad un dibattito fecondo.

È ovvio che non intendiamo dar spazio ad articoli di disinformazione e di distorsione degli eventi che pullulano nei siti ufficiali ed anche nelle pagine di lettori acritici, indottrinati e proni alla perversa volontà degli arconti, sebbene abbiamo pubblicato commenti anche fortemente critici. Non ci sembra il caso di dare ulteriore spago a pennivendoli, da Attivissimo in giù, (e già lui è a livelli bassissimi), poiché questi gazzettieri imperversano dappertutto ed in quanto abbiamo, a differenza di coloro, una dignità che si traduce in amore per la verità ed in un aborrimento dell'ipocrisia.

Ciò chiarito, spero che i lettori, come sempre è avvenuto, dimostrino tutta la loro sincerità ed arricchiscano il blog con suggerimenti, critiche, informazioni, indicazioni bibliografiche etc. Colgo l’occasione per rinnovare l’invito a medici (1) ed altri ricercatori che intendano cooperare, con le loro conoscenze e la loro esperienza, nell’ambito del blog sulle scie chimiche, in relazione allo studio di possibili terapie e rimedi contro i disturbi causati dalle sostanze e dagli agenti biologici diffusi con le irrorazioni.

(1) Non mi riferisco solo alla medicina allopatica.

26 febbraio, 2007

Nessuna speranza

Ho scoperto casualmente che Paolo Ferrero, ministro della solidarietà(?) sociale all’interno dell’esecutivo guidato dal Dottor Balanzone, è valdese. Dopo aver militato in Democrazia proletaria, ha aderito al Partito della rifondazione comunista. Ammetto che, a differenza di tanti “politici”, squallidi personaggi, ignoranti, avidi ed opportunisti, Ferrero sembra di primo acchito una persona non del tutto priva di una caratura morale.

Non rintraccio poi, teoricamente, una totale contraddizione tra l’adesione ad una formazione politica comunista (o sedicente tale) e la fede cristiana valdese. Non a caso i Poveri di Lione, il movimento religioso fondato da Pietro(?) Valdo, erano assertori di valori pauperistici ed egualitari, basati soprattutto sul Sermone della montagna. In fondo l’ex ricco mercante di Lione ed i suoi seguaci valorizzavano quelle parti del Vangelo che esprimevano gli ideali utopici degli Ebioniti. Gli Ebioniti, il cui nome vuol dire "poveri", radunati attorno a Giacomo, fratello(?) del Signore, erano comunisti, vegetariani ed apocalittici.

In quanto valdese, Ferrero dovrebbe essere animato da sinceri ideali, dovrebbe capire che cosa significa essere oppressi, che cosa significano alcuni insegnamenti del Vangelo. I Valdesi furono perseguitati dal Tribunale dell’Inquisizione, costretti a rifugiarsi nell’Aspromonte e nelle valli del Piemonte dove preservarono la loro fede fino a quando aderirono alla Chiesa riformata. Nel 1655 definirono la loro confessione di fede di stampo calvinista. Mal tollerati o vessati dallo stato sabaudo, la comunità valdese ottenne la libertà religiosa solo nel 1948, quando fu promulgata la Costituzione.

Capisaldi della fede valdese sono il rifiuto del giuramento, della guerra, della pena di morte e di ogni forma di violenza. Non so che cosa Ferrero deciderà circa il rifinanziamento della missione di guerra in Afghanistan né come voterebbe, ma se egli ha deciso di sostenere, (ipotesi assai probabile)per disciplina di partito, la politica guerrafondaia del prode prodi, non solo abiurerà i pur distorti e farraginosi “valori” del comunismo, ma anche quelli della fede valdese. Non esiste spazio per gli infingimenti, per i distinguo, per le affermazioni capziose: non resta che “far torto o patirlo”. Ferrero non può tradire certi principi: se sosterrà il nefasto programma del capocomico bolognese, calpesterà secoli di storia di una comunità che, pur tra settarismi e contraddizioni, difese la propria dignità ed indipendenza a costo della vita e del carcere. Pertanto Ferrero dovrebbe solo dimettersi e mandare a spigolare la masnada del governo.

Dovremo concludere che la “politica” oggi corromperebbe anche il console Fabrizio?

25 febbraio, 2007

Vinti a Vicenza?

Il presente testo, scritto prima della morte e resurrezione del governo prodi, non vuole essere irrispettoso nei confronti di chi ha manifestato a Vicenza, ma una constatazione di quanto, senza la conoscenza dei retroscena, le proteste siano inutili.

Il 17 febbraio scorso si è svolta a Vicenza una manifestazione contro l’ampliamento della base statunitense. Nonostante alcuni esponenti dei comitati che hanno organizzato la protesta fossero stati esortati affinché inalberassero striscioni contro le scie chimiche, tali striscioni non si sono visti. Sarebbe stata un’occasione propizia per consentire a molta gente di conoscere uno dei misfatti più mostruosi che i potenti abbiano mai perpetrato a danno dei cittadini.

Invece, con tanti cortei, con tanti discorsi a favore della pace, con tanti slogans spesso indirizzati contro l’esecutore e non contro il mandante, che cosa si è ottenuto? Temo che non si sia ottenuto alcunché. L’installazione militare sarà ampliata. D’altronde con un ministro degli esteri come D’Alema, valvassore del vassallo statunitense, che cosa ci si può attendere? Il prode nocchiero Massimino sta dirigendo la sconquassata nave italiana verso il maelstrom, complici la ciurmaglia composta dalla cosiddetta sinistra radicale. Con queste decisioni ignominiose, Massimino suggella la sua gloriosa carriera già illuminata dal magnanimo gesto di appoggiare Clinton nella sua proditoria ed infame aggressione alla Serbia, rea di non essersi piegata al diktat dell’O.N.U., l’Organizzazione dei Nazisti Uniti.

Furono veramente profetiche le parole che scrissi tempo fa, quando paventai una climax guerrafondaia dell’Italia, qualora, nell’ambito di un esecutivo di “centro-sinistra”, fosse stato scelto come titolare del dicastero degli esteri l’intrepido piloto. Le formule apotropaiche (D’Alemai), con cui una trasmissione televisiva tentò di stornare tale calamità, si sono rivelate inefficaci.

Così ci ritroviamo con alcune persone che scambiano la protesta vicentina con una sfilata di carri carnascialeschi e che si compiacciono in quanto la manifestazione non è stata rovinata da episodi di violenza. Ciò è positivo, ma se tutto doveva ridursi ad un’esibizione di carri allegorici, perché non organizzarla a Viareggio?

24 febbraio, 2007

Illusioni

Dalle pietre non si può cavare il sangue (L. Pirandello)

Gli Stoici insegnavano che la virtù non s’insegna. Se intendiamo per “virtù” quell’insieme di valori che rendono un uomo (vir) consapevole della sua vera natura, magnanimo, fedele ad una legge interiore di moralità, dobbiamo constatare che essa è una qualità assai rara.

Spesso mi chiedo per quale motivo la “civiltà” sia precipitata a livelli così infimi: una possibile risposta è data dalla conclusione che gli uomini non sono tutti uguali. Gli hollow men, la stragrande maggioranza, hanno sempre menato la frusta e tuttora lo fanno. La differenza fra viri ed uomini vuoti è qualitativa: alcune persone possiedono un quid che altre non hanno. È per questo motivo che l’esempio, gli insegnamenti, la cultura, l’educazione ed anche la coercizione sono del tutto inutili nei confronti di certi omiciattoli riottosi e stupidi. L’esortazione al rispetto altrui, all’amore, al senso di giustizia sono vani conati: le stesse parole (amore, fraternità, giustizia, solidarietà…) sono per loro vuote. Accettiamo che gli uomini non sono tutti uguali. Moltissimi resteranno come “porci in brago”, mentre gli “spiriti magni” ora dileggiati ed incompresi, saranno un giorno onusti di gloria.

Non esiste alcuna legge che possa migliorare un uomo corrotto o ignorante: anzi la legge è la dimostrazione che quasi tutti sono inclini all’iniquità, altrimenti essa non esisterebbe, come ci insegna Schopenauer. I “tribunali e le are” di foscoliana memoria, lungi dall’essere un segno di civiltà, sono la riprova che gli uomini devono essere obbligati a rispettare norme e principi del tutto estranei alla loro turpe natura, se si vuole creare una situazione appena accettabile.

Purtroppo “tribunali ed are” si sono rivelati rimedi peggiori del male: la giustizia è, infatti, amministrata da loschi figuri e la religione è la morsa che stritola la coscienza o l’anestetico che la addormenta affinché il clero possa impunemente delinquere e spadroneggiare.

Quante volte facciamo appello al senso di solidarietà, all’umanità, alla coscienza! Come possiamo, però, essere uditi da chi non ha orecchie? Come possono vedere esseri senza occhi? Come possiamo pensare di smuovere le coscienze, se moltissimi uomini non hanno alcuna coscienza, non hanno – direbbe qualcuno di mia conoscenza – Anima?

Mi pare esemplare il caso di quegli esaltati ammiratori di Attivissimo: è noto che costui, in modo del tutto improvvido e con infinita incompetenza, ha deciso di dedicare, un suo intervento allo scottante problema delle scie chimiche. Orbene, egli, da stolido pseudo-aristotelico, ha solo riportato gli spassosi “studi” di un paio di siti attivi nella più bieca e sfacciata disinformazione, per tentare di avvalorare le sue fantasiose e corrive teorie. Tutto ciò, però, non deve sorprendere: Attivissimo è il Sinone di turno che viene mandato a bandire menzogne in cui il volgo, che vuole essere tranquillizzato, crede. Non incombe alcun pericolo, come il cavallo degli Achei non è un’insidia, ma veramente un dono per la dea Atena. La mala fede di Attivissimo è palmare, indiscutibile, tetragona. Come giudicare, però, tutti i suoi acritici sostenitori? Essi non sono al servizio di agenzie di disinformazione, ma, con toni assai più sprezzanti, feroci ed aspri rispetto a quelli del loro domatore, si avventano contro chiunque osi contestare la VERITA’ dispensata dall’idolo disinformatico. Costoro sono persone senza coscienza, poiché, etimologicamente, non sono consapevoli di loro stessi come individui, come esseri senzienti, avendo rinunciato alla loro autonomia di pensiero, per delegare ogni residua capacità di elaborare pur primitivi concetti al loro dio. Essi assomigliano, nella loro fanatica devozione, a quelle intere generazioni di Tedeschi che avevano consegnato la loro identità al Fuhrer. Quando parlavano, quando agivano, quando pensavano, Hitler parlava, agiva, pensava per loro. Erano ossessi posseduti da un altro ossesso.

Decidere di rivolgersi a certe persone è fiato sprecato, è seme che cade tra gli spini o sulla strada o sul terreno infecondo. Essi non capiscono, non perché non vogliano capire – la volontà è prerogativa di uomini che hanno preservato un briciolo di libertà -, ma perché non possono: sono, infatti, involucri vuoti, automi che funzionano finché una qualche forma di energia permette loro di muoversi e di spiccicare un paio di fonemi che non scaturiscono dal cervello, dalla mente o dal cuore, ma da un programma (dis)informatico.

A chi possiamo dunque indirizzare un messaggio? Onde comunicare non significhi soltanto udire l’eco delle proprie parole, è bene scegliere dei destinatari suscettibili di un’elevazione, in cui esista già in potenza una capacità di recepire. Cerchiamo di non scoraggiarci, ancorché il numero di questi destinatari sia molto molto esiguo.

Dobbiamo riconoscere che l’amore, la giustizia, la fratellanza universali sono illusioni: come le illusioni leopardiane nascondono l’arido vero e, fin tanto che non siamo consci del loro carattere ingannevole, spingono all’azione. Se non sono illusioni sempre e comunque, è fallace sperare che esse possano fecondare l’umanità e rigenerarla, anche perché esiste nella storia un percorso fatale, per quanto incomprensibile ad uno sguardo esteriore.

Come dice una profezia della tribù Hopi, “Nel tempo della purificazione, si vedranno ragnatele nel cielo”. Forse questi eventi funesti e mostruosi appartengono ad un disegno imponderabile e sono un modo per discernere gli uomini dai ciandala. Lo affermo, senza esprimere disprezzo per i ciandala, cui sono riservate altre dolorissime, spaventevoli prove, in questa ed in altre dimensioni, affinché evolvano. Se, invece, non sono neppure ciandala, ma mummie, nel giorno della purificazione, prossimo o lontano che sia, saranno bruciate e, dissoltisi i miasmi sprigionatisi dalle bende, di loro non resterà neppure un vago ricordo.

23 febbraio, 2007

La torre di Babele (articolo di Franco Monti)

Fin dalla più remota antichità storica l'uomo ha sempre cercato di dominare l'uomo a suo danno.

Da che mondo è mondo i popoli soggiacciono al potere onnipotente di altri uomini loro simili, in molti casi proprio da loro scelti ed in altri in cui il potere è stato preso con l'inganno e la forza.


In ogni caso il risultato è sempre lo stesso: ingiustizie, frodi, oppressioni, povertà, guerre, morte, ecc. ma si continua a ricercare sempre nella stessa direzione una soluzione finale e duratura sperando che altri uomini siano diversi dai precedenti. Ora tutti noi sappiamo che la natura umana tende sempre alla speranza, a un cambiamento che realizzi i sogni di ogni singolo componente della varia umanità e può essere bello e giusto sperare in un cambiamento della classe dirigente, ma i fatti sotto gli occhi di tutto il mondo dovrebbero ormai convincerci che questo non accadrà mai fino a quando non decideremo di liberarci dal giogo oppressivo che noi stessi abbiamo scelto e di cui poi ci lamentiamo tutti. Ricordate il proverbio: “Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico...”?

Dopo millenni di governi umani di tutti i tipi e per tutti i gusti, di guerre, rivoluzioni, cambiamenti epocali, ci ritroviamo nonostante tutto sempre dalla padella nella brace e la nostra cecità ci impedisce di vedere oltre le convenzioni comuni accettate da secoli che ci debba essere per forza e sempre qualche uomo o gruppo dirigente “illuminato” che decide ciò che è bene o male per noi tutti, annullando di fatto la coscienza personale dell'individuo e quella collettiva dei popoli. Questo annullamento ed annichilimento delle coscienze è qualcosa di diabolico che rende l'essere umano simile alla macchina e lo induce a vivere una parvenza di vita cristallizzata all'interno di un bozzolo che entra in contatto con gli altri e il mondo esterno solo per soddisfare i propri desideri egoistici. Infatti come può un essere umano vivere e donare tutto ciò che è e che ha, ai fratelli della propria razza umana, se non sa più percepire entro sé stesso ciò che è bene e ciò che è male tramite proprio la sua coscienza addestrata da millenni di scelte errate e/o giuste nonché dai saggi di tutte le epoche che ci hanno lasciato le indicazioni per sensibilizzare la nostra coscienza in maniera da farla vibrare con la bellezza e l'amore della natura e dell'universo?

Scriveva H. D. Thoreau: “Il governo, che è soltanto la forma nella quale il popolo ha scelto di esercitare la propria volontà, è allo stesso tempo suscettibile di abusi e di deviazioni, prima ancora che il popolo stesso possa agire mediante esso”, e ancora, “in questo modo i governi mostrano come sia facile che gli uomini si lascino ingannare, persino che essi stessi si autoingannino, per proprio vantaggio. E' notevole, dobbiamo tutti ammetterlo: tuttavia questo governo, da parte sua, non ha mai portato avanti nessuna impresa con la stessa alacrità con la quale è venuto meno ai suoi compiti. Esso non mantiene libero il paese [dalla paura e dalla manipolazione mentale addotta da stili di vita e comportamenti propagandati dagli strumenti monopolizzati – ndr]. Esso non educa le coscienze. Esso non fornisce vera istruzione. E' il carattere innato del popolo [gabbato e ignorante - ndr] che ha ottenuto tutto quello che è stato ottenuto; ed avrebbe fatto qualcosa di più, se il governo non si fosse talvolta messo in mezzo”.

Tuttavia il popolo deve avere un qualche complicato macchinario e deve poterne sentire il rumore per soddisfare la sua idea di governo e da questo ingegnoso e terribile macchinario esso stesso viene schiacciato. Siamo schiavi di noi stessi ed abbiamo ceduto la coscienza, di cui il nostro Creatore ci ha dotato per essere veramente uomini liberi, alla legislazione di altri uomini che, esercitandola per nostro conto e con il nostro servile benestare decidono della ricchezza, della povertà, della libertà, della vita e della morte del mondo intero. Il risultato evidente e naturale dell'annullamento della coscienza è che vediamo uomini-soldati che marciano verso gli orrori e le guerre per pianure e vallate, contro la propria volontà [a parte gli esaltati posseduti mentalmente dal male – ndr], contro il proprio buon senso, contro la propria coscienza, che rende faticosa la marcia e produce palpitazioni ad ogni passo.

Essi non hanno dubbi sul fatto di essere coinvolti in un maledetto pasticcio, sono in fondo uomini di animo pacifico. E adesso cosa sono? Esseri umani? Oppure marionette ambulanti al servizio di qualche potente senza scrupoli? Guardateli! Ecco gli uomini che il governo [di qualsiasi natura e colore – ndr] riesce a creare, ecco come può ridurre un uomo con la sua magia nera – una mera ombra di sé stesso, un vago ricordo di umanità, un uomo ancora vivo ma che non sa di essere già morto. Eppure la gran parte degli uomini, senza rendersene conto, serve lo stato in questo modo, non come esseri umani liberi e con libertà di coscienza, ma come macchine, con i propri corpi. Sono l'esercito permanente, la milizia, i secondini, i poliziotti, i medici, i giudici, i comitati esecutivi, i servizi segreti, gli organi di controllo ecc. Dov'è la meravigliosa creatura? Dov'è il libero arbitrio? Dov'è la coscienza?

Nella maggior parte di questi non c'è alcun libero esercizio della facoltà di giudizio o del senso morale; invece essi si mettono allo stesso livello delle pietre e del silicio, e forse si possono fabbricare uomini di silicio che serviranno altrettanto bene allo scopo. Inoltre questi avendo la coscienza soffocata da coltri di immondizia materialistica e falsa spiritualità raramente sono in grado di fare distinzioni etiche e morali, sono pronti a servire nello stesso tempo il diavolo e Dio.

Quindi dovrebbe un essere umano - libero ed equilibrato dotato di coscienza e amore per tutto ciò che lo circonda - anche solo per un momento, od in minima parte affidare sempre la propria coscienza al governo legislatore? Perché mai allora ogni uomo ha una coscienza? A cosa serve la coscienza, se non la sappiamo, vogliamo o possiamo usare? A cosa servono milioni di regolamenti e leggi?

Come dice Paolo di Tarso: “La legge non ha mai reso perfetto nessun uomo, nemmeno un poco più giusto..”. Ma essa è servita a sensibilizzare le coscienze dei popoli affinché potessero scoprire i propri errori attraverso una base di leggi più elevate ma irraggiungibili alla perfezione; per questo fu creata la legge, affinché l'uomo evolvesse e si elevasse alla realizzazione di principi ancora più elevati quali: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te…, ama gli altri come te stesso.., se ti chiedono la borsa, dai anche il mantello…, perdonate e sarà perdonato anche a voi…, non desiderate le cose e le donne degli altri…, non accumulate ricchezze sulla terra dove la tignola e la ruggine consumano…, va’ dona tutto ciò che hai ai poveri…, non siate ansiosi di ciò che mangerete o di come vi vestirete…, se ho tutta la conoscenza del mondo e parlo tutte le lingue ma non ho amore, sono un cembalo rimbombante… ecc.” che si possono raggruppare in un solo unico meraviglioso principio – AMORE.

Può un uomo o una donna che esprimono questo sentimento verso tutti e tutto con piena coscienza e responsabilità divenire il traditore, il bugiardo, il ladro, l'usurpatore, lo spacciatore, lo strozzino, il calunniatore, il defraudatore, l'assassino ecc., del suo fratello umano? NO! Perché se la coscienza viene mantenuta viva e addestrata dal principio dell'Amore nessun uomo, governo, legge, imposizione, manipolazione mentale, induzione o seduzione potrebbe spingere questo uomo o donna contro questo principio vivo e inscritto nel DNA. Perlomeno sarebbe molto molto più difficile di quanto non accada oggi con le coscienze tramortite e addormentate da droghe tecnologiche, chimiche, mediatiche, psicotroniche e legislative. Svegliarsi all'Amore è il primo passo verso una vera incredibile e universale rivoluzione. Ma non bastano le parole: servono le azioni! Che non sono quelle propagandate dai media come mandare un s.m.s. o un piccolo contributo ad un'associazione o fondazione spesso di proprietà proprio dei ricchi e potenti della terra che facendovi vedere qualche bella immagine in TV vi fanno credere che i vostri contributi sono ben utilizzati. Andateci voi stessi a verificare in quei posti e vi passerà la voglia di sopprimere la vostra coscienza con un s.m.s. E' tempo di SVEGLIARSI e di cambiare veramente!

L'azione in base ad un principio – la percezione e l'attuazione dell'Amore – cambia le cose ed i rapporti; essa è essenzialmente rivoluzionaria e non si concilia con niente che esisteva prima ed esiste oggi. Siamo abituati dalle convenzioni a dire che la massa degli uomini è impreparata come lo era duemila anni fa, ma è vero? Ne siete sicuri? Su cosa basate la vostra percezione degli altri e della realtà? Sulle notizie che arrivano da TV, giornali, radio e magari Internet?

SVEGLIATEVI! Credete veramente che il mondo sia solo come vi viene descritto? Sono loro a farlo diventare come noi lo vediamo perché siamo noi gli uomini di silicio che lo realizziamo con i nostri atteggiamenti mentali e i nostri comportamenti quotidiani con gli altri. Ma guarda caso sono sempre gli altri i cattivi e noi i buoni... eh?

Il cambiamento in meglio è lento, ma non è tanto importante che gli altri siano “BUONI” esattamente come te, quanto il fatto che esista in TE e da qualche parte nell'universo qualcosa di buono in assoluto. POICHÉ QUESTO INFLUENZERÀ L'INTERA MASSA.

Un uomo saggio sarà utile soltanto come uomo e non si sottometterà ad essere “argilla” né “ad otturare un buco per non far entrare il vento”, ma lascerà questo compito alle sue ceneri. (H. D. Thoreau)

22 febbraio, 2007

La televisione della crudeltà

Absit iniuria verbis

La R.A.I., la rete televisiva “pubblica” non smette mai di stupire con freschi, mirabolanti programmi. Il palinsesto è ognora rinnovato per attrarre nuovi telespettatori e per illustrare le numerose sfaccettature della realtà politica, sociale, economica, culturale… In questo turbinio di trasmissioni bellissime ed intriganti, resta, simile all’asse che sostiene il cosmo, il programma di Piero Angela, spesso coadiuvato dall’inclito rampollo, Alberto. Mi riferisco all’istituzione denominata iperbolicamente Superquark.

Qualche sera fa, Pirlangela ha riproposto un didascalico documentario su Napoleone. Quello che mi ha colpito non è stata la convenzionalità e la superficialità rasentante l’ignoranza, con cui era illustrato il tema: siamo abituati a questo sfoggio di banali nozioncine gabellate per cultura. Mi ha, invece, impressionato un aspetto che la dice lunga su certi personaggi. Essi sembrano solo dei noiosi divulgatori o dei grigi docenti, che, in tetro liceo dell’età umbertina, ripetono pedestri lezioni. Questa è, appunto, solo apparenza.

Ho osservato Pierino mentre spiegava come i chirurghi dell’età napoleonica medicavano i feriti, amputavano loro gli arti. Ho osservato Pierino, quando si soffermava sulle dolorissime operazioni compiute su soldati costretti a combattere ed a farsi massacrare da generali criminali.

Mentre Pierino illustrava le operazioni chirurgiche ed esibiva gli strumenti impiegati, il suo volto cadaverico veniva irrorato da un flusso di sangue, gli occhi spenti si illuminavano di un bagliore sinistro, demoniaco. Tuttavia, il conduttore ha raggiunto l’acme del compiacimento, allorquando il chirurgo, invitato dall’anfitrione a chiarire l’uso dei rudimentali strumenti, ha indugiato su particolari grandguignoleschi. Allora è sembrato che, per qualche istante, la mummia Angela fosse percorsa da una scarica vitale, in un sussulto di sadica voluttà.

Altro che programma tedioso e paludato! Quello di Angela è un teatro della crudeltà degno di Artaud. Se di paludamenti si tratta, sono paludamenti sotto cui si nascondono le sembianze di un marchese di settecentesca memoria.

21 febbraio, 2007

Monstrum horrendum, informe, ingens

Absit iniuria verbis.

Gli stati sono stabiliti e rafforzati dall’errore, distrutti dalla verità. (G. Leopardi)

Come abbiamo potuto consentire che lo stato divenisse questo monstrum horrendum che è ora? Come è possibile che lo stato abbia acquisito questo immenso potere, con il monopolio della violenza, della fiscalità e dell’amministrazione della “giustizia”?

Carceri, manicomi, caserme, palazzi dei ministeri… non sono edifici, non sono luoghi: essi sono la materializzazione di un potere abominevole ed iniquo. Lo stato di natura è un’illusione, ma quanto è preferibile a questo ingranaggio kafkiano che tutto stritola! Le forze dell’”ordine” sono legioni luciferine, i magistrati sono demoni togati, gli “uomini” di governo fetide mummie…

La “giustizia” difende ed appoggia i criminali, mentre i cittadini comuni sono vessati, privati delle loro ultime libertà, controllati da telecamere installate dappertutto, da microprocessori sottocutanei e da mille altri sistemi letteralmente diabolici. La medicina di stato avvelena ed uccide. Il sistema “educativo” lobotomizza intere generazioni di bambini e di adolescenti. Addirittura abbiamo delegato al Leviatano la nostra stessa vita: in molte nazioni il codice penale contempla la pena di morte. Tutto ciò in cambio di che cosa? Di una presunta, immaginaria sicurezza: ma chi minaccia ognora la nostra sicurezza e la nostra salute, con la sua inettitudine e la sua condotta criminale, se non lo stato? Non è paradossale che per ottenere un po’ di sicurezza, la si metta a repentaglio, proprio nel momento in cui si crede di averla conseguita?

Perciò si sciolgano le forze dell’”ordine”, non si indicano più elezioni, si abolisca l’esercito, efferato strumento di morte, si esautorino tutte le istituzioni sia laiche sia ecclesiastiche, non si dia alcuna fiducia agli araldi dei potenti.

Regnare nolo, liber ut non sim mihi, Meglio non regnare, piuttosto che perdere la libertà, ci ammonisce Fedro.


Nota: l'immagine mostra un'opera di Heartfield, artista della Nuova oggettività tedesca. La didascalia dice: "La guerra ed i cadaveri, l'ultima speranza del Reich"

20 febbraio, 2007

Paradigmi

L'universo intero sembra composto da una sola Coscienza, poche anime, molti fotoni ed infiniti asini. (C. Malanga)

Sempre più si avverte la necessità di riflettere sul necessario cambiamento di paradigmi, se si vuole comprendere qualcosa della realtà. Purtroppo noto che pochi hanno inteso che il sapere spesso non procede per gradi, ma per salti: basti pensare, ad esempio, al sistema copernicano che non è uno sviluppo di quello tolemaico, ma un suo totale rovesciamento. Non a caso, si parla di rivoluzione copernicana.

Recentemente il Professor Corrado Malanga ha pubblicato un altro articolo Una revisione della realtà, ovvero gli asini volano? Lo studio testimonia come ormai molti capisaldi della Weltanschauung scientifica tradizionale stiano per diventare obsoleti. Malanga è uno dei pochi intellettuali italiani che ha saputo, si condividano o no le sue teorie, evidenziare i limiti epistemologici della cultura scientifica per rivalutare il sapere tradizionale e per creare i presupposti di una sintesi tra scienza e filosofia.

È notevole che, nel suo ultimo studio, egli, per esporre e spiegare le ipotesi interpretative, non senta la necessità di ricorrere a formule, matrici ed equazioni, proprio perché egli individua nel mito della misurabilità di ogni fenomeno uno dei maggiori limiti dell’approccio scientifico imperante. Senza rinunciare alle acquisizioni delle discipline sperimentali, soprattutto della fisica quantistica che, tra le varie declinazioni del sapere scientifico contemporaneo, sembra essere quella che maggiormente rende la complessità e la contraddittorietà intrinseca del mondo, lo studioso ha il coraggio di spostare il baricentro delle indagini, privilegiando il versante della coscienza (reale) rispetto a quello della materia-energia (virtuale).

Non mi pronuncio sulla validità della teoria elaborata da Malanga e dal suo collega Pederzoli, definita dell’universo tetraedrico, che comunque è fondata su una serie di elementi piuttosto significativi, poiché non sono in grado né di illustrarla in modo compiuto né di discuterla. Vorrei, invece, soffermarmi sull’iter epistemologico che sottende tale teoria. È un percorso che implica la capacità di mettere in discussione tutto un consolidato orientamento empirico che ormai sembra avere i giorni contati. Malanga riesce a distinguere tra ambito esperienziale ed un altro, più profondo, direi ontologico, in cui il principio aristotelico di non contraddizione non vale più. Non era stata già la fisica quantistica nel momento in cui osservò il dualismo onda-particella ed il principio di non-località ad incrinare, anzi a minare il modello aristotelico del terzo escluso?

È questo uno iato rispetto al paradigma precedente: è il filosofo della scienza Feyerabend a capire che la conoscenza procede attraverso discontinuità, in modo discreto come… i quanti. Un’altra credenza scientifica ormai destinata a tramontare è quella dell’oggettività: non esiste un oggetto assoluto (nel senso di svincolato) che possa essere studiato, senza che il soggetto influisca in qualche modo su esso. È il noto principio di indeterminazione di Heisenberg, ma per Malanga è qualcosa di più (se interpreto correttamente il pensiero del ricercatore), poiché non è solo un influsso sul fenomeno, ma quasi una sua modellazione.

Alcuni di questi concetti ormai nel XXI secolo dovrebbero essere acquisiti, non dico dall’uomo della strada, ma almeno da coloro che si occupano di certi temi, dagli specialisti. Eppure ciò non accade: i criteri di un empirico metodo empirico vengono applicati in modo indiscriminato e spesso superficiale, anzi con disonestà, per distinguere tra “scienza” e “superstizione”. Sono le rigide ed aprioristiche regole adottate dal C.I.C.A.P. e dai loro goffi, incompetenti imitatori, canoni ancora incentrati su un meccanicismo ingenuo di tipo ottocentesco che, se in alcune circostanze, può essere utile, si rivela in parecchi casi sterile, in quanto astratto. Se costoro capissero che alcune situazioni non sono sempre e comunque riproducibili in laboratorio, che i protocolli rischiano di essere degli schemi angusti, non ciancerebbero in continuazione di metodo e di verifica sperimentale.

In questi ultimi anni, fisici e cosmologi hanno cominciato ad interessarsi ed a riscoprire argomenti considerati tabù, come la cimatica, l'etere, le dimensioni astrali: non sappiamo quali conoscenze, prima o dopo, saranno via via introdotte nel nostro sistema culturale, ma sappiamo che sarà inevitabile una dolorosa frattura. Dovremo rinunciare a molti nostri pre-giudizi.

Come ama ripetere un mio amico: “Per apprendere, bisogna disimparare”, anche se a volte penso che forse sarebbe meglio non apprendere alcunché.

19 febbraio, 2007

Ad immagine e somiglianza

Infinitus est numerus stultorum. (Seneca)

E’ proprio vero il passo della Bibbia laddove l’autore afferma che l’uomo (adam) fu creato ad immagine e somiglianza degli elohim, termine che, in mancanza di una traduzione migliore, si può rendere con “dèi”. In effetti questi “dèi” litigiosi, invidiosi, crudeli ed egocentrici assomigliano moltissimo alla specie definita in modo antifrastico homo “sapiens sapiens”.

Forse il difetto della specie umana, di questa creatura infima, di questo aborto dell’universo, è genetico, biologico. Ciò potrebbe spiegare perché, a differenza di altre specie ritenute a torto inferiori, gli uomini siano incapaci di reale empatia. Pensiamo ai delfini di cui già autori antichi, come Plinio il Vecchio, ricordarono la sincera affezione verso i bambini. Grazyna Frosar e Franz Bludorf, matematici e fisici tedeschi, hanno acclarato, sulla base di studi compiuti da vari biologi, che questi cetacei sono in grado di ipercomunicare, ossia interagiscono come se i vari esemplari del gruppo fossero un unico essere.

Invece gli uomini si dividono, si schierano, si combattono accanitamente tra loro: in questo modo diventa assai facile, adottando il sistema sempre efficace del divide et impera, dominarli, fomentando gli odi tra etnie, credenti di diverse fedi, partiti, fazioni…

Esemplare di questa attitudine all’inimicizia è, ad esempio, la lotta fratricida tra Palestinesi che militano in diverse formazioni politiche. Questa lotta sanguinaria tra Eteocle e Polinice dimostra non solo l’indole violenta di molte persone, ma anche come esse siano di una dabbenaggine spaventevole. Dopo millenni di storia inumana, possibile che la gente non abbia ancora capito che le divisioni servono ad indebolirla, dai confronti anche acerrimi tra le squadre di calcio alla contrapposizione del tutto fittizia tra Occidente ed Oriente?

Se gli uomini decidessero una buona volta di unirsi contro i loro carnefici, di accantonare divergenze e differenze, forse si potrebbe gettare il seme del rinnovamento.

Tuttavia credo che ciò sia impossibile: una tara atavica pesa su gran parte dell’umanità destinata ad autodistruggersi tra i fuochi fatui che gettano sinistri bagliori sulle macerie del mondo postindustriale. Tuttavia, se gli uomini sono quei cialtroni corrotti ed ottusi, quegli ignavi tracotanti che dettano legge in ogni dove, è auspicabile che essi siano schiacciati dagli aguzzini, da loro, per giunta, venerati.

Uomo, humus, fango, un fango da cui, però, possono nascere solo piante velenose.

17 febbraio, 2007

La Sindone: un inganno? (seconda parte)

Preciso che il presente testo non ambisce ad essere esaustivo: si tratta, infatti, solo di uno stimolo per una riflessione.

Sulla Sindone è stato condotto un numero enorme di studi che hanno considerato gli aspetti iconografici, antropometrici, storici, religiosi, biochimici, medico-anatomici… Non ho certo la presunzione di formulare una mia ipotesi sull’origine del lenzuolo né esprimermi sull’autenticità. Vorrei solo esprimere qualche mia idea in proposito.

Tra coloro che negano l’autenticità della Sindone, ricordo in primo luogo i ricercatori, come Picknett e Prince e che la attribuiscono a Leonardo da Vinci, che avrebbe usato un procedimento fotografico ante-litteram. Questa ipotesi sembra essere smentita dai riferimenti cronologici, giacché le prime testimonianze relative alla Sindone risalgono a circa due secoli prima. È vero, però, che la fisionomia del viso sindonico mostra analogie con il volto di Leonardo da Vinci.

Christopher Knight e Robert Lomas pensano che l’immagine del sudario potrebbe essere quella di Jacques de Molay, l’ultimo Gran Maestro dei Templari, seviziato, flagellato e crocifisso dall’inquisitore Imbert nel 1307. L’ipotesi dei due studiosi è giudicata in genere poco plausibile, perché la loro ricostruzione presenta inesattezze e lacune.

Sabato Scala, specialista degli Esseni e di Cristianesimo delle origini, reputa che il procedimento per creare la Sindone, sia codificato nel Vangelo gnostico di Filippo.

Rob Solàrion sostiene che il volto sindonico presenta numerose congruenze con le fattezze di Apollonio di Tiana, così come sono delineate in un busto del filosofo e taumaturgo tianeo. Lo studioso individua altri nessi tra Cristo ed Apollonio, ricordando correttamente che l’indiscussa storicità del filosofo si contrappone ai dubbi sulla reale esistenza di Cristo. Solàrion inoltre evidenzia le somiglianze iconografiche tra i busti del Tianeo e molti dipinti bizantini che raffigurano Gesù.

Holger Kersten ed Elmar R. Gruber sono persuasi che Gesù non morì sulla croce: pertanto il volto è quello di un uomo ancora vivo e non risorto.

Altri opinano che siamo in presenza di un artefatto creato con un bassorilievo di bronzo o con altre tecniche più o meno complesse.

Non manca chi sostiene che, per le sue caratteristiche, l’immagine del sudario non può essere un manufatto, né un dipinto né un rudimentale dagherrotipo né un’immagine impressa usando sostanze chimiche.

Dopo questa breve e necessariamente incompleta carrellata, vorrei indugiare su qualche aspetto della Sindone che credo non sia stato mai messo in luce. In primo luogo, il Quarto vangelo afferma che il corpo di Cristo fu avvolto non in un lenzuolo, ma in bende. Ora, o l’autore del vangelo spirituale mente o mentono gli estensori dei sinottici. In entrambi i casi un’ombra si proietta sulla supposta veridicità dei libretti.

I sindonologi non si sono quasi mai concentrati su quel taglio obliquo che sale dalla destra dell’osservatore alla sinistra con una modesta inclinazione tra il collo ed il mento dell’uomo: sembra un richiamo a Giovanni Battista che fu decapitato, stando alla tradizione. Se così fosse, bisognerebbe considerare l’origine ed il significato del taglio per comprendere meglio il significato dell’immagine.

Mi chiedo infine, ammesso e non concesso che la Sindone sia genuina, che senso avrebbe la resurrezione del Messia politico, Giovanni di Gamala, messo a morte dalle autorità romane, nella persona di Pilato, come sedizioso. Non potrebbe trattarsi di un falso ben congegnato da qualche abile stregone al soldo della Chiesa nicena? Costui, forse avvalendosi di conoscenze e tecniche segretissime, tramandate da una sinistra confraternita il cui sapere affonda nell’antico Egitto, riuscì a creare l’incredibile immagine sindonica. Nella terra dei faraoni, sacerdoti-maghi di una civiltà primordiale custodivano sorprendenti cognizioni e tecniche che consentirono loro di erigere le piramidi di Gizah: qualcuno forse ereditò quel sapere.

Ammettiamolo: la Sindone è l’unica freccia rimasta nella faretra della Chiesa per avallare, in una certa misura, complici i vari Baima Bollone e bigotti simili, la versione ufficiale a proposito della presunta resurrezione di Cristo, dopo che gli studi di archeologi, biblisti, semitisti, storici hanno completamente distrutto l’edificio di menzogne e mistificazioni su cui si basa la dottrina delle chiese paolino-costantiniane. Si potrebbe trattare di un’abilissima contraffazione realizzata con strumenti prodigiosi ed inimmaginabili: non dimentichiamo che certe tecnologie erano alla portata di popoli antichi. Ad esempio, la piattaforma di Baalbek del peso di svariate tonnellate, fu eretta da una misteriosa razza in un passato lontanissimo.

Secondo alcuni studiosi, sulla base dell’analisi compiute su testi Sumeri, per resuscitare un morto bisogna generare una irradiazione protonica omogenea e perpendicolare al corpo.

Forse un giorno accadrà per il telo sindonico quel che successe alla donazione di Costantino: l’umanista Lorenzo Valla nel De falso credita et ementita Constantini donatione dimostrò in modo inoppugnabile che il documento con cui il sovrano cedeva alla Chiesa di Roma la parte occidentale dell’impero, era un testo spurio elaborato dalla cancelleria pontificia nell’VIII secolo.

In fondo so chi potrebbe aver ordito l’inganno, creando un falso tanto perfetto e so anche con quale scopo. Dietro l’imbroglio, uno dei tanti all’interno della cospirazione del Cristianesimo, si potrebbero celare coloro che sono usi a proiettare ologrammi…


Fonti:

Vittorio Pesce Delfino, E l’uomo creò la Sindone, Bari, 1982
Luigi Garlaschelli, Processo alla Sindone, Roma, 1998
Carlo Claudiana, Sindone: una sfida alla scienza ed alla fede, 1998
Holger Kersten, Elmar R. Gruber, The Jesus conspiracy The Turin shroud and the truth about resurrection, 1994


Ringrazio Paolo per le preziose informazioni bibliografiche fornite.

Leggi qui la prima parte.

16 febbraio, 2007

La libertà di Pavlov

L’altro giorno discutevo con un amico circa il tema della libertà. Prescindendo da una serie di considerazioni filosofiche sul libero arbitrio e sul destino, ma concentrando l’attenzione solo sulla libertà politica, ho sostenuto che, a mio parere, sono molto più liberi gli intellettuali e le persone che vivono in un regime totalitario rispetto ai “cittadini” di una nazione “democratica”.

Mi spiego: pochi giorni addietro le forze dell’ordine hanno arrestato dei terroristi fittizi, quasi certamente degli ingenui paramarxisti che s’illudono di poter creare una società senza classi, coinvolgendo nel loro progetto irrealizzabile qualche studente universitario. Gli scartafacci di regime e i telegiornali hanno enfatizzato la notizia relativa alle indagini che hanno consentito di sgominare questi pericolosissimi “uguali”.

È evidente che il potere aveva bisogno di demonizzare la cosiddetta sinistra antagonista e di agitare lo spauracchio del terrorismo per giustificare misure sempre più coercitive, soprattutto in vista della manifestazione di domani a Vicenza contro l’ampliamento della base militare.

Che questi terroristi non incutano terrore neppure ad un bimbo di due anni è indubbio; che si tratti della solita guerra psicologica amplificata dai media è fuori discussione, eppure… milioni di persone abboccano all’amo. Tremanti di paura, guardano alle nuove B.R. come ad una minaccia incombente, solo perché l’ha detto la televisione o l’hanno letto sul giornale. Essi non sanno che le varie forme di terrorismo sono e sono state create ed organizzate dallo stato o, nel migliore dei casi, infiltrate dai servizi i cui agenti manipolano i carbonari per poi tradirli e consegnarli alla “giustizia”. Mai sentito parlare di cavallo di Troia, di Sinone o almeno di “talpe”?

Tutti questi cretini che, in una libera e democratica nazione, reagiscono come cani di Pavlov, possono essere considerati liberi? Libertà non è forse, in primis, capacità di pensare in modo svincolato da condizionamenti esterni? La libertà di giudicare e di agire si fonda su una libertà interiore, di cui questo gregge umano è del tutto privo.

Un intellettuale di un paese dittatoriale sa che il potere mente in modo diuturno e spudorato: perciò valuta con sana diffidenza tutte le informazioni che le istituzioni propalano. Anche il semplice cittadino di uno stato tirannico guarda con sospetto alle “verità” ufficiali. L’intellettuale ed il cittadino occidentale medio, invece, si fanno abbindolare. Chi è più libero allora? Chi discerne tra verità e menzogna o chi, invece, accetta per vero, senza spirito critico, le veline? Le azioni degli uomini-iloti sono riflessi condizionati, sono risposte prevedibili a stimoli precisi. Il behaviorismo docet.

È più libero un prigioniero in campo di concentramento che, per una serie di circostanze, riesce a mantenere la sua dignità come lo scienziato russo Kozyrev, in grado di librarsi con la mente oltre la rete del gulag, piuttosto che un editorialista di un quotidiano occidentale. Costui, ammesso che sia in buona fede, ha ormai un orizzonte “culturale” ed “umano” misurabile in una ventina di pollici.

Approfondimento: Le nuove brigate

15 febbraio, 2007

La primavera è vicina

Qualche sera fa, mentre era in onda un telegiornale invaso dalle solite solenni sciocchezze circa P.A.C.S., D.I.C.O. et similia, adatte comunque ad un pubblico di telespettatori per lo più ebeti, è scorsa fuggevolmente, nella parte inferiore dello schermo, una notizia che indicava un ulteriore aumento del debito pubblico. La notizia non ha trovato, come si diceva un tempo, vasta eco nei mediocri media di regime, perché contraddice, anzi smentisce i tanto decantati successi della compagnia di guitti, impropriamente definita governo. Infatti i vari ministri, quello del sottosviluppo, quello delle casse vuote, oltre allo stesso presidente del coniglio, sciorinano, con toni trionfalistici, dati evidentemente falsi su un utopico risanamento propiziato da una saggia ed oculata manovra economica.

È evidente che, a causa del signoraggio, dei mille sprechi, delle spese per le missioni umanitarie e di pace nell’universo mondo e per via delle inefficienze del sistema, è impossibile sanare la situazione finanziaria, ma gli attori sono, in primo luogo, dei gran mentitori: dunque che cosa ci si può attendere?

In questi ultimi anni poi si è aggiunta un’altra voce nelle uscite, ma, per carità, a fin di bene. Si tratta di spendere qualche miliardo di euro per spargere balsami un po’ in tutta Italia. Che vogliamo di più? Ci deodorano l’ambiente e creano nuvole molto pittoresche e romantiche, come dice, con afflato deamicisiano, Il Sole 24 ore. Vuoi mettere le coppiette sedute su una panchina, mentre contemplano un rutilante tramonto chimico…

Certo, l’operazione è un po’ dispendiosa, ma si può sempre introdurre un nuovo balzello per finanziarla oppure si può chiedere un prestito a qualche banca. Io mi rivolgerei al papa: i denari non gli mancano. Inoltre B 16, a differenza di Giovanni Paolo II, non prende quasi mai l’aereo: ci facciamo prestare il suo e scorrazziamo nei cieli del pianeta per spruzzare un po’ di essenze primaverili...

Benedetta primavera.

14 febbraio, 2007

Tesla ieri ed oggi (articolo di R.F. e wyxyx)

Nikola Tesla (1856-1943) è un geniale scienziato serbo. Figlio di un pope, operò negli Stati Uniti dove inventò un ripetitore telefonico ed un metodo per produrre correnti alternate ad alta tensione e ad alta frequenza. È anche considerato il vero inventore della radio e della televisione. Tesla studiò un sistema per produrre energia non inquinante, con costi molto ridotti, usando l’etere. Non è un caso se questa invenzione fu boicottata, mentre è stata sviluppata con enorme “successo” l’arma denominata “ raggio della morte”. Quanto alla priorità circa certe invenzioni, è stato osservato che in molti casi, i ritrovati tecnologici furono ideati pressoché contemporaneamente ed in modo indipendente da due persone: si pensi alla fotografia, di cui si contesero la paternità sia Niepce sia Daguerre. Si tratta di sincronismo e di ipercomunicazione. Perciò la nostra stima per Tesla è e resta totale, poiché egli fu uno dei pochi scienziati con la coscienza.

Ho da poco letto, su un settimanale, un trafiletto, il quale menzionava la produzione e vendita da parte di due magnati di un noto motore di ricerca di Internet, di un’autovettura denominata Tesla car.

Sobbalzando sulla sedia, ho subito esclamato :" Cavolo, l'invenzione del millennio!"

Come sappiamo, il geniale inventore (anche un po' birbante), già ai primi del Novecento aveva dichiarato di aver progettato un’autovettura in grado di alimentarsi grazie alla corrente presente naturalmente nell'etere. Una fonte di energia infinita, sicura e pulita.

Purtroppo le cose non sono così, l'autovettura prodotta è una banalissima auto elettrica, che ha bisogno cioè di ricaricarsi da qualche parte, come tutte le auto elettriche fino ad ora progettate, niente di nuovo quindi. L'unica cosa nuova è il prezzo, ovviamente. Credo che saremo costretti a continuare a guidare macchine per il caffé ancora per lungo tempo, almeno cioè fino a quando il petrolio non sarà finito.

Tesla non sarà ricordato per l'invenzione che avrebbe potuto rivoluzionare il mondo e la società intera, ma qualcosa da lui comunque l'abbiamo ereditata: basta spostarci in Iraq, dove forse non tutti sanno che l'esercito statunitense sta già utilizzando le cosidette "armi ad energia diretta".

Le basi per una simile tecnologia bellica furono poste negli anni ’40 del XX secolo proprio dal fisico Nicola Tesla.
Durante i primi anni del XX secolo, Tesla iniziò a lavorare al suo progetto per un “raggio della morte”. Nel 1942 il progetto era pronto e Tesla lo propose agli Stati Uniti, quale arma per battere i nazisti: fu considerato pazzo e la sua proposta non fu presa in considerazione.

Alla sua morte, avvenuta nel 1943, tutti i documenti dello scienziato sul raggio della morte furono misteriosamente trafugati. Parte di quei documenti è stata citata in un documento segreto del governo USA su un’arma ad elettroni (documento declassificato nel 1980).

Il principio è quello di sparare contro il bersaglio un "proiettile" di energia, composto da materia elettricamente carica composta da elettroni, neutroni e protoni. Il tutto avviene attraverso un processo di ionizzazione dell’aria.
L’applicazione letale di questa tecnologia è stata chiamata Pulsed Impulsive Kill Laser (PIKL).
Una bella eredità, non c'è che dire...
Ah dimenticavo: perché l'ho definito birbante?

Nel 1915 Nikola rifiutò il premio Nobel dopo Marconi e soprattutto insieme col suo grande nemico Edison, rei ovviamente di avergli rubato numerosi brevetti, ma che dire Di Galileo Ferraris che nel 1885 aveva inventato il "motore asincrono": l'esistenza di un campo magnetico rotante generato mediante due bobine fisse, tra loro perpendicolari, percorse da correnti isofrequenziali in quadratura; un cilindretto di rame, immerso nel campo magnetico, si mette in movimento, tra la meraviglia dei presenti, sotto l'azione delle forze elettrodinamiche tra campo rotante e correnti indotte. (Vedi www.museoelettrico.com).

Invenzione di cui si fregiò tre anni dopo proprio il fisico serbo. Sì, credo proprio che lo ricorderemo per altre cose.

13 febbraio, 2007

Lot

Tat tvam asi Questo sei tu (Detto dei Veda)

Ogni giorno ci dobbiamo confrontare con la stupidità umana e se il mondo è divenuto un inferno, la colpa è soprattutto della plebe che, con la sua ignavia, la sua dabbenaggine, la sua stolidità, ha consentito ad una sparuta minoranza di criminali di piantare il suo funereo vessillo sulla Terra. L’èlite ha instaurato così una mortale demoncrazia.

Non di meno esistono persone che, con la loro umanità, schiettezza, apertura mentale, ci risarciscono delle volgarità e della tracotanza del volgo. Non è una questione di titolo di studio: conosco uomini indotti, ma pieni di buon senso, mentre ho frequentato laureati che erano insulsi e, di fatto, ignoranti.

Leggo sempre i commenti ai testi che pubblico e noto che i lettori, ognuno con la sua personalità ed il suo idioletto, portano dei contributi significativi, cogliendo aspetti e sfaccettature dello stesso tema da differenti angolazioni, ciascuno con una peculiare sensibilità ed in base alla sua formazione. Anche le critiche sono momenti di confronto e non sterili obiezioni. Nei limiti del possibile, cerco di rispondere ai lettori e, se non lo faccio, non è per indifferenza, ma per mancanza di tempo.

Si crea così una sorta di empatia, quasi un’ipercomunicazione: le riflessioni sono espresse da uno dei visitatori, ma recano un’eco del pensiero altrui. L’in-dividuo (colui che è diviso) recupera almeno in parte così l’unità originaria, quando sull’ego prevaleva il senso della comunità.

Non menziono i lettori che hanno arricchito il dibattito, fornito spunti, di cui ho pubblicato (a volte attraverso collegamenti) massime, glosse, articoli molto più pregnanti di quelli proposti dal sottoscritto, poiché non voglio far torto ad alcuno, se dimenticassi un nome.

Mi rincresce se qualcuno si è allontanato, forse a causa di un’incomprensione o per altri motivi. È giusto che ognuno operi le sue scelte. Mi compiaccio di constatare che molti lettori sono giovani: studenti della scuola superiore o universitari. I tanti vituperati giovani formano, invece, (è questo solo un esempio, ma emblematico) il gruppo più folto tra i firmatari della petizione contro le scie chimiche. È senza dubbio un buon segno.

Un sentito ringraziamento a tutti gli amici, con l’augurio che un giorno non distante possiamo uscire a “riveder le stelle”.

12 febbraio, 2007

L'ultimo atto

Credo che quello rappresentato sia veramente l’ultimo atto. Anche le persone della strada si accorgono che qualcosa nel mondo in cui viviamo è radicalmente mutato. È una sensazione strana, sinistra, la sensazione di un fato incombente, di una minaccia innominabile.

Quasi invidiamo gli anziani che non assisteranno alle ultime battute della tragedia, mentre gli adolescenti ed i giovani saranno atterriti ed annientati di fronte alle cruente scene finali. Non sarà, però, una catarsi come nella tragedia greca, perché gli spettatori capiranno che la "finzione" era reale, terribilmente reale. Sarà tardi. Sul proscenio irromperà il regista, interrompendo l’inganno della rappresentazione. Egli darà il suo tocco magistrale alla catastrophé. Allora sapremo chi è colui che da tempo immemorabile dirige gli attori. Mi chiedo se sia poi così importante saperlo: i Sionisti, la Chiesa di Roma, una civiltà esogena, un pianeta pensante, un demiurgo pazzo… Che importa?

Non riesco, però, a capire perché, se, come pensano molti, siamo da millenni alla mercè di malefici arconti, essi abbiano deciso di prolungare così a lungo il dramma, ingenerando noia e ribrezzo. Tirare la corda per così tanto tempo prima di una conclusione ingloriosa: perché? Perché protrarre l’agonia? Forse per semplice crudeltà, forse il genere umano e la terra stessa non servono più ed è arrivato il closing time. Hanno deciso di distruggere il giocattolo con cui non si divertono più oppure temono qualcosa?

Chi può saperlo? Non so che cosa accadrà nell’atto finale, ma sono conscio di come saranno gli episodi destinati a precederlo: vagheremo allucinati ed intontiti in una landa desolata, tra spettri di alberi e macerie fumanti, sotto un cielo cadaverico.

Il sipario sta per chiudersi, la tragedia sta per concludersi. Sarà fortunato chi si perderà la fine
.

11 febbraio, 2007

La Sindone: un inganno? (prima parte)

Il termine Sindone si adopera per indicare il lenzuolo funebre che, secondo i Vangeli sinottici, fu usato per avvolgere il corpo di Gesù Cristo quando egli, morto, fu deposto nel sepolcro. La parola "sindone" deriva dal greco sindon che si impiegava anticamente per indicare il tipo di tessuto di lino, spinato, con cui confezionare un lenzuolo o un pezzo di stoffa per un uso specifico.

Nel Duomo di Torino si conserva un telo di lino che la tradizione identifica con la Sindone. Esso reca impressa l'immagine di un uomo che appare essere stato flagellato, coronato di spine, crocifisso con chiodi e trapassato da una lancia al costato. A tutt'oggi non si sa con certezza come si sia formata questa immagine.

Il lenzuolo è stato oggetto di numerosi studi scientifici miranti a confermare o smentire la tesi circa la sua presunta autenticità. In particolare un'équipe scientifica prelevò nel 1988 alcuni campioni di tessuto che furono sottoposti a diverse analisi, ma i risultati sono controversi. L'analisi eseguita con la tecnica del Carbonio 14 ha fornito una datazione compresa tra il 1295 e il 1360. La datazione non è considerata definitiva, a causa soprattutto dell'incendio del 1532.

La storia documentata della Sindone comincia nel 1353 circa, quando a Lirey, in Francia, il cavaliere Goffredo di Charny dichiarò di essere in possesso del lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù.

Nel 1453 Margherita, discendente di Goffredo, vendette la Sindone ai duchi di Savoia che la conservarono a Chambéry, dove nel 1532 sopravvisse ad un incendio che ne distrusse alcuni lembi.

Nel 1578 la Sindone fu portata a Torino, dove, nel frattempo, i Savoia avevano trasferito la loro capitale. Nel 1898 fu fotografata per la prima volta: in quell'occasione si scoprì che l'immagine impressa sul lenzuolo è un negativo, fatto che riaccese il dibattito sulla sua autenticità. Nel 1983 Umberto II di Savoia, ultimo re d'Italia, morendo, la lasciò in eredità al papa, che ne affidò la custodia all'arcivescovo di Torino.

La Sindone è un lenzuolo rettangolare di lino.

Sul lenzuolo sono visibili le due tenui sembianze di un corpo umano, a grandezza naturale, che si prolungano testa contro testa, una di fronte e l'altra di schiena, separate da uno spazio che non reca tracce corporee. Esse sono di colore giallino. Si notano anche numerosi segni di bruciature, dovuti all'incendio del 1532. Alcuni lembi di tessuto sono andati completamente distrutti e vi sono stati cuciti dei rattoppi.

L'immagine, come si scoprì nel 1898, quando la Sindone fu fotografata per la prima volta, è più comprensibile nel negativo fotografico. La persona raffigurata è un maschio adulto, con la barba e i capelli lunghi, corrispondente ad una tra le più diffuse iconografie di Gesù. Numerose tracce di sangue percorrono le ferite.

Il corpo raffigurato è quello di un maschio sulla trentina con la barba e i capelli lunghi; è un uomo muscoloso e sembra essere stato abituato ai lavori manuali. Il cadavere che fu disteso su metà lenzuolo lasciò due impronte, una dorsale ed una frontale. Il lenzuolo, infatti, fu fatto passare al di sopra del capo e fu adagiato sul corpo fino all'altezza dei piedi.

La testa appare chinata in avanti e fermata in tale posizione dal rigor mortis: infatti il collo non ha lasciato traccia sull'impronta frontale, mentre è chiaramente visibile nell'immagine dorsale. La nuca non mostra alcuna traccia di appoggio e ciò conferma la posizione in avanti del capo dovuta alla sola rigidità cadaverica.

Sono ben visibili gli avambracci e le mani incrociate. La ferita nel polso sinistro è chiaramente visibile; il polso destro, invece, è coperto dalla mano sinistra.

In corrispondenza del volto si notano anche i segni lasciati da barba e capelli e questo fatto complica ulteriormente la spiegazione della formazione dell'immagine corporea, perché essi sono più difficili da riprodurre con tecniche sperimentali.



Le fonti del presente articolo saranno indicate in calce alla seconda ed ultima parte.

09 febbraio, 2007

Excusatio non petita

Alcuni mesi or sono, il giornalista Greg Szimansky pubblicò un articolo sui crimini compiuti dagli Ustasha, i nazionalisti cattolici della Croazia, nel campo di concentramento di Jasenovac. L’articolo, che decisi di tradurre in italiano, poi pubblicato su vari siti di controinformazione, era accompagnato da un video-testimonianza sulle atrocità perpetrate in quella bolgia dantesca dagli Ustasha, alleati dei nazionalsocialisti, a danno di Serbi ortodossi, di Ebrei e di Rom.

Recentemente Google, adducendo motivi pretestuosi, ha deciso di rimuovere il video, attuando di fatto una pericolosa ed ingiustificata forma di censura. Qualche tempo fa, mi soffermai sulla possibilità che i poteri forti, riassumibili nella mostruosa ed oscena trimurti (Roma, Washington, Sion), insofferenti della libera espressione del pensiero, cominciassero, ricorrendo a stratagemmi di varia natura ed ad argomentazioni capziose, a vietare la manifestazione del dissenso.

Insomma, sembra che la Rete, al cui interno si trovano, accanto a siti pietosi e scandalosamente allineati come quello di Passivissimo, vera incarnazione della più becera ignoranza associata alla mala fede, anche portali indipendenti e notizie impossibili da reperire altrove, sia destinata a diventare un medium ufficiale, la pervasiva cassa di risonanza della sinarchia. Si aggiungerà così agli altri mezzi di disinformazione di massa già controllati, nella stragrande maggioranza dei casi, dagli apparati del sistema.

La rimozione del video deve indurre anche ad un’altra riflessione: la Chiesa di Roma (meglio definita Satan seed) è davvero l’anima nera della congiura globale e non, come semmai sono disposti ad ammettere alcuni, un’istituzione corrotta e marcescente, ma all’oscuro dei piani di dominio e di sterminio planetari, perseguiti con mille strumenti: dalle guerre alle scie chimiche, dall’insabbiamento di verità scomode alla manipolazione mentale.

Chi può aver chiesto ed ottenuto che il documentario su Jasenovac venisse tolto, se non la gerarchia della Chiesa di Babilonia la Grande? Excusatio non petita, culpa manifesta.

Colpisce l’odio feroce, incoercibile del clero cattolico che si accanì contro i Serbi ortodossi. Sono convinto che il Cristianesimo è una religioprigione come tutte le altre. Tuttavia la Chiesa ortodossa che, con Fozio nell’anno 867 e con Michele Cerulario nel 1054, decise di separarsi da Roma, di cui giustamente non riconobbe un inesistente primato gerarchico, difficilmente eguagliò le nefandezze della Kaput mundi.

Forse, però, questa scomposta ed azzardata reazione della Chiesa di Roma, concretizzatasi nella censura del video per opera di Google, è la testimonianza di un’intrinseca debolezza, la debolezza associata all’immoralità ed alla menzogna. Forse il serpente sta sputando dalle sue ghiandole le sue ultime, per quanto letali, gocce di veleno.


Approfondimento

La voce di un bambino di Kozara

08 febbraio, 2007

Percezione e realtà

La percezione è quel processo conoscitivo complesso che comprende, unificandole, una molteplicità di sensazioni, intese come dati della coscienza sensibile, e le riferisce ad un oggetto distinto dal percipiente e dagli altri oggetti. I più recenti indirizzi postgestaltci hanno insistito sul carattere ipotetico della percezione: le percezioni sono punti di vista, ipotesi sull’oggetto, suscettibili di cambiamenti, modificazioni, rettifiche.

La percezione ha una natura articolata, implicante elementi biologici e psichici, essendo un quid che collega soggetto ed oggetto, in un’interazione costante e biunivoca. In alcuni casi credo sia prevalente l’attività percettiva rispetto al dato sensibile: si considerino quelle forme (lettere, figure geometriche) che vengono integrate e create dalla mente.

Si può anche accennare a certe rappresentazioni dello spazio in cui la componente culturale predomina sul fenomeno percepito: Erwin Panofsky, nel celebre saggio intitolato La prospettiva come forma simbolica, denunciò il carattere astratto, geometrico-matematico della perspectiva rinascimentale, (da Leon Battista Alberti a Brunelleschi, a Piero della Francesca), nonostante il suo apparente realismo. Componenti ottiche e simboliche interagiscono nella modellazione dello spazio e degli oggetti.

Si pensi al termine celtico “glas” che designa sia l’azzurro sia il verde: due colori dello spettro sono uniti in un solo aggettivo, forse per la continuità percettiva, ma anche biologica ed economica, tra il mare e le praterie dell’Irlanda che si compenetrano a formare una distesa indistinta. Ancora una volta la cultura fa aggio sulla natura.

Non si può escludere che i dischi volanti di Adamski dalle forme bombate rispondenti allo stile degli anni 50 del XX secolo, con le sue linee curve, e le astronavi di Billy Meier, dai profili squadrati tipici degli anni 70, invece di rivelare una mistificazione, siano la riprova che la mente plasma archetipi formali “oggettivi” (in questo caso il cerchio), conferendo forme coerenti con un preciso contesto culturale.

Di fronte alla presunta struttura soggettiva, non ci si deve sorprendere se alcuni individui, sotto la pressione di condizionamenti percettivi (e non solo) sia consci sia subliminali, non riescono ad oltrepassare il livello passivo della vista per gettare, quasi letteralmente, lo sguardo oltre. Guardare, infatti, implica un’azione, un processo volitivo da cui scaturisce il per-spicere, ossia il vedere bene, ma anche il vedere attraverso, di là dalle apparenze. Chiedete a certe persone di osservare le scie venefiche che tramano il cielo: esse ne negano l’esistenza non solo perché la loro mente è ottusa, ma anche in quanto la loro percezione è incentrata su modelli elementari per cui una scia è riconducibile, sulla base di un paradigma interno, grosso modo, ad una linea bianca, senza altre determinazioni cromatiche, prospettiche, chiaroscurali… Come distinguere dunque una normale scia di condensazione da una cicatrice chimica, se il disegno schematico mentale le fa apparire pressoché uguali? (1)

Come è possibile osservare un nuovo referente che non è mai caduto nell’ambito percettivo? Si pensi ai Mexica (o Aztechi) che, non conoscendo i cavalli, non sapevano come inserire nel loro sistema culturale e percettivo, i destrieri dei conquistadores spagnoli.

Il discorso è piuttosto arduo e controverso. Tralascio perciò di soffermarmi sui messaggi subliminali, su quelle immagini che penetrano nel subconscio e nell’inconscio, senza passare attraverso il filtro della coscienza, siano questi messaggi istantanei o mimetizzati: la riflessione, infatti, diverrebbe ancora più complessa. Basti qui ricordare che una corretta, efficace educazione alla visione, al discernimento di sfumature, valori tonali, profondità, textures… vale molto più di una laurea in economia politica o in una disciplina scientifica, al fine di osservare le “cose” e per comprendere i capisaldi della “realtà”.

(1) Escludo da questo novero le numerose persone in mala fede e quelle il cui intelletto è stato atrofizzato da certi studi, soprattutto “scientifici”.

07 febbraio, 2007

L'iscrizione marziana

Il sito ufoonline.altervista.org ha, nei giorni scorsi, ripreso la notizia di un’epigrafe individuata dalla N.A.S.A. sul suolo di Marte nel dicembre del 2005. La scoperta fu divulgata da una rete nazionale, ma poi, come spesso avviene, calò il silenzio sull’intera faccenda. Recentemente l’ingegner Ennio Piccaluga, autore di un libro intitolato Ossimoro Marte, ha annunciato che, collaborando con il semiologo Patsy Nicolas Di Falco, è riuscito a decifrare il testo.

Secondo il semiologo, l’iscrizione potrebbe essere composta in una lingua simile a quella parlata dagli abitanti di Mohenjo Daro e Harappa, città occupate intorno al III millennio a. C. da una popolazione di origine sumera. Si tratterebbe di un idioma che presenta affinità sia con quello dei Sumeri sia con il sanscrito. Sul prossimo numero della rivista Area 51 sarà pubblicata la decifrazione del breve testo, decodificazione eseguita dal glottologo Di Falco e dall’ingegner Piccaluga.

In ogni caso, qualora si appurasse che veramente la scritta fu scoperta sul pianeta rosso, risulterebbero almeno in parte corroborate le ipotesi di quegli studiosi che prospettano un’origine esogena di alcune culture terrestri del Medio Oriente. Stando a questi ricercatori, Marte avrebbe giocato un ruolo in un lontanissimo passato, o come avamposto o come pianeta di transito di una civiltà esterna.

Bisognerà anche considerare il grado di attendibilità filologica e glottologica dell’interpretazione proposta da Piccaluga e da Di Falco nonché, ammesso che l’epigrafe sia autentica e non il risultato di un fraintendimento di segni naturali, la procedura adottata per la lettura del testo.

Sembra comunque che siamo vicini ad una svolta nell’ambito della clipeologia, ma anche per quanto attiene alla storia umana. Potrebbe rivelarsi una svolta decisiva ed inquietante… censura permettendo.

Fonti:

G. Devoto, Avviamento all’etimologia italiana, Milano, 1979

A. F. d'Olivet, La lingua ebraica restituita
E. Piccaluga, Ossimoro Marte, Diegaro di Cesena, 2006

06 febbraio, 2007

Friends or foes?

Absit iniuria verbis

Friends or foes
? Amici o nemici? La domanda è retorica. È ovvio che Grillo, la Gabbanelli, Travaglio etc. (anche C. B... spiegherò chi si nasconda dietro le iniziali) sono dei nemici dei cittadini, travestiti da difensori della democrazia e dei diritti. Patetici, volgari personaggi, agiscono da specchietti per gli allocchi, proprio come i finti ambientalisti. Sul loro ambiguo e pericoloso ruolo, mi sono già soffermato in altri editoriali cui perciò rimando.

Colgo l’occasione, però, per mettere in guardia tutti i redattori dei siti di controinformazione: pubblicare i temini di codesti omuncoli ignoranti ed ipocriti oppure le barzellette, riportate da costoro, di qualche “esperto” su argomenti quali l’”effetto serra” o corbellerie simili, è un errore imperdonabile. Si dà credito a gente spregevole che acquisisce vie più un’immeritata fama, solo perché dedica qualche articolo alle polveri sottili o agli incidenti sul lavoro. Come sono coraggiosi! Anche i ministri della repubblica italiota fingono di occuparsi di questi problemi. Come sono originali poi! Che sbrigliata fantasia!

Preferirei di gran lunga pubblicare un’enciclica di B 16 o un saggio del suo maggiordomo, Henry Kissinger, che un solo rigo del Grillo o della Gabanelli. I lettori, vedendo che il testo è stato scritto da gente screditata ed insincera, saprebbero che è un’accozzaglia di menzogne e di oscenità, invece, di fronte ai lenocini di questi “giornalisti” prostituiti ai potenti, la gente resta incantata e gratificata, perché si sente compresa e difesa, laddove è solo un imbroglio. Infatti il portafoglio dei pennivendoli si gonfia sempre più ed anch’essi si gonfiano per la vanità, a guisa della celebre rana, acclamati da una marmaglia di grulli.

In ogni caso, non darei spazio a questi ignobili gazzettieri, fossero pure in buona fede, anche per la vergognosa ignoranza della lingua italiana che essi dimostrano: strafalcioni, sintassi sgangherata, punteggiatura carente o usata in modo errato, lessico bolso, obbrobriosi barbarismi, “concetti” espressi in modo stitico…

A volte l’offesa al senso estetico è più grave di un odioso delitto.

05 febbraio, 2007

Stati mentali

La ricerca di frontiera (e non solo), come molti filosofi dei secoli scorsi, si interroga sulla natura del pensiero: il pensiero è il risultato di reazioni chimiche e di impulsi elettrici all’interno delle cellule cerebrali? Lo sostengono quasi tutti i biologi. Senza il cervello non può esistere alcuna attività cognitiva, alcuna forma di coscienza: non è un caso se il parametro della morte cerebrale è stato assunto come linea di confine tra la vita e la non-vita. Se una persona, in seguito ad un incidente o ad una malattia, subisce dei danni all’encefalo, la sua identità psichica è gravemente compromessa. L’individuo può essere ridotto ad uno stato vegetale, quasi annichilito.

Sono sufficienti questi dati empirici per identificare fenomeni cerebrali e stati mentali? I materialisti rispondono senza esitazione di sì. Eppure resta il dubbio che l’intera esistenza psichica non si riduca ad eventi biochimici, alle sinapsi: qualche anno fa, lessi un testo che riportava la notizia di alcune autopsie eseguite su uomini la cui scatola cranica era risultata vuota. Non so quanto affidabili fossero quelle informazioni: sarà stata una fola, ma chissà… Come trascurare poi tutte quelle esperienze controverse, ma piuttosto frequenti come le esperienze di pre-morte studiate, tra gli altri, dal dottor Raymond Moody e dalla dottoressa Elizabeth Kubler Ross? I resoconti di coloro che hanno gettato uno sguardo su un presunto oltremondo dimostrerebbero che il pensiero non è legato al cervello.

In ogni caso è difficile capire e concepire come una reazione chimica o un impulso elettrico possano generare realtà tanto complesse come i sogni, i concetti, le idee, i ricordi, le emozioni, le sensazioni, i sentimenti, le percezioni. Davvero, come osservava il filosofo e scienziato Poincaré, esiste uno iato tra fisica e chimica, tra chimica e biologia, tra biologia e psicologia, tra psicologia e filosofia.

Pure le recenti teorie “sintetiche” sull’universo ologramma, un universo che include lo stesso cervello, concepito anch’esso come immagine olografica, lungi dall’aver dissipato il mistero dell’identità e del cosmo, hanno reso il problema ancora più scabroso. Neppure moltiplicare gli enti, introducendo accanto alla mente, l’anima e lo spirito, giova alla comprensione del difficile tema. Sono ancora teorie, sebbene intriganti, sia quella di Bohm sia quella dell’universo tetraedrico. Non solo, altre speculazioni coesistono e spesso si contraddicono: lo scenario filosofico-scientifico di questi decenni è un labirinto, in cui ipotesi più o meno astruse si rincorrono e si neutralizzano a vicenda, come tante particelle di materia e di antimateria che si scontrano.

Elucubrazioni, solo elucubrazioni: troveremo mai una spiegazione? È tutto un’irreale-reale velo di Maya o esiste un nocciolo duro della realtà, un quid ontologico? La stessa coscienza è un “fascio di sensazioni”, per dirla con Hume, o si può isolare un substrato psichico e metafisico della persona? Troveremo mai una risposta plausibile alle mille domande che ci assillano? Credo di no: l’impegno speculativo di scienziati e pensatori è perfettamente inane, mentre tutti i quesiti che ci poniamo sarebbero oziosi, se non ci riguardassero direttamente, se non riguardassero la possibilità (che sono proclive a reputare in modo negativo) che qualcosa di noi sopravviva alla morte del corpo.

Invidio gli atomisti antichi e la loro certezza della mortalità dell’anima, un flusso di corpuscoli leggeri che, uscendo dalla bocca, si disperdono nell’etere, come una voluta di fumo
.

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