Perché l'ipotesi di Felice Vinci, secondo cui i poemi omerici erano in origine ambientati nella regione baltica, è tanto osteggiata sino alla denigrazione? Le cause di tale ostilità ci sembrano molteplici. In primo luogo, Vinci è un ingegnere, uno studioso dalla formazione tecnico-scientifica: gli umanisti, usi a compulsare i classici, a sviscerare fonti antiche, a collazionare codici, si sentono, in un certo senso scavalcati e percepiscono le esegesi dei "non addetti ai lavori" come un'interferenza, come il gesto temerario di un profano.
Inoltre molti grecisti - Rosa Calzecchi Onesti è l'eccezione che conferma la regola - sono contraddistinti da un atteggiamento conservatore, quasi retrivo: le novità sono riguardate come azioni audaci, se non sacrileghe, dunque rigettate a priori. Chiusi nella torre eburnea del tempo preterito, oggetto di venerazione, parecchi specialisti sono degli eruditi che, quanto più si ampliano gli studi, tanto più si concentrano sul loro hortus conclusus da cui non osano uscire.
Pur di smentire le congetture dell'ingegner Vinci - che sono appunto modelli interpretativi e non verità - non si peritano di esporsi al ridicolo: ad esempio, giustificano il fatto che gli eroi omerici, anche d'estate, indossano pesanti mantelli, combattono mentre spesso infuriano vento e pioggia, fantasticando di un antico clima ellenico molto più rigido e piovoso di quello attuale.
Le acquisizioni di Vinci dirimono molte apparenti antinomie disseminate nell'Iliade e nell'Odissea; sono state in buona misura avvalorate da altri ricercatori e da ulteriori scoperte archeologiche, paleobotaniche etc. Nonostante ciò, si continua ad ignorarle o a tacciarle di inattendibilità, spesso con malcelato livore.
Ex oriente lux? Sì, ma l'Oriente fu l'unico terreno dove germogliò la civiltà o anche in altre aree furono gettati i semi di culture primeve? L'Europa settentrionale fu tra quelle? Pur senza disconoscere reciproci influssi ed un'origine comune, che è tuttavia arduo definire nella sua genesi, è possibile che il Nord Europa fu un importante centro d'irradiazione etnico-culturale. D'altronde - un esempio tra i numerosi - i Siculi (I Sekelesh della stele egizia di Medinet habu) erano insediati, intorno al 2000 a.C., nell'attuale Austria (il Norico dei Romani) o nell'Illiria (Dalmazia): da lì, valicate le Alpi o attraversato l'Adriatico, si diressero nel Lazio dove si fusero per motivi che sono tutt'altro che chiari con gli antichi Liguri, per poi trasferirsi in Sicilia, l'isola che da loro prende il nome. Qualche autore considera i Siculi proto-germanici, comunque quasi tutti ammettono che erano Indoeuropei.
Il presente ha radici molto profonde, quindi per lo più nascoste. L’odierna disintegrazione dell’identità europea, intesa come patrimonio linguistico, etico, spirituale, come retaggio che si manifesta in una specifica visione del mondo, in un attaccamento ad un passato donde sgorgano le sorgenti della contemporaneità, si attua forse anche attraverso un più o meno consapevole attacco all’ipotesi settentrionalista di cui Vinci è tra i fautori.
Inoltre molti grecisti - Rosa Calzecchi Onesti è l'eccezione che conferma la regola - sono contraddistinti da un atteggiamento conservatore, quasi retrivo: le novità sono riguardate come azioni audaci, se non sacrileghe, dunque rigettate a priori. Chiusi nella torre eburnea del tempo preterito, oggetto di venerazione, parecchi specialisti sono degli eruditi che, quanto più si ampliano gli studi, tanto più si concentrano sul loro hortus conclusus da cui non osano uscire.
Pur di smentire le congetture dell'ingegner Vinci - che sono appunto modelli interpretativi e non verità - non si peritano di esporsi al ridicolo: ad esempio, giustificano il fatto che gli eroi omerici, anche d'estate, indossano pesanti mantelli, combattono mentre spesso infuriano vento e pioggia, fantasticando di un antico clima ellenico molto più rigido e piovoso di quello attuale.
Le acquisizioni di Vinci dirimono molte apparenti antinomie disseminate nell'Iliade e nell'Odissea; sono state in buona misura avvalorate da altri ricercatori e da ulteriori scoperte archeologiche, paleobotaniche etc. Nonostante ciò, si continua ad ignorarle o a tacciarle di inattendibilità, spesso con malcelato livore.
Ex oriente lux? Sì, ma l'Oriente fu l'unico terreno dove germogliò la civiltà o anche in altre aree furono gettati i semi di culture primeve? L'Europa settentrionale fu tra quelle? Pur senza disconoscere reciproci influssi ed un'origine comune, che è tuttavia arduo definire nella sua genesi, è possibile che il Nord Europa fu un importante centro d'irradiazione etnico-culturale. D'altronde - un esempio tra i numerosi - i Siculi (I Sekelesh della stele egizia di Medinet habu) erano insediati, intorno al 2000 a.C., nell'attuale Austria (il Norico dei Romani) o nell'Illiria (Dalmazia): da lì, valicate le Alpi o attraversato l'Adriatico, si diressero nel Lazio dove si fusero per motivi che sono tutt'altro che chiari con gli antichi Liguri, per poi trasferirsi in Sicilia, l'isola che da loro prende il nome. Qualche autore considera i Siculi proto-germanici, comunque quasi tutti ammettono che erano Indoeuropei.
Il presente ha radici molto profonde, quindi per lo più nascoste. L’odierna disintegrazione dell’identità europea, intesa come patrimonio linguistico, etico, spirituale, come retaggio che si manifesta in una specifica visione del mondo, in un attaccamento ad un passato donde sgorgano le sorgenti della contemporaneità, si attua forse anche attraverso un più o meno consapevole attacco all’ipotesi settentrionalista di cui Vinci è tra i fautori.
Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati