11 gennaio, 2009

Il ricordo del futuro

Il déjà vu è la sensazione di aver vissuto precedentemente un avvenimento o una situazione che si sta verificando.

Il termine fu creato dallo psicologo francese Émile Boirac (1851–1917), nel suo libro L'Avenir des sciences psychiques, revisione di un saggio che scrisse quando ancora era studente all'Università di Chicago. L'esperienza del déjà vu è accompagnata da un forte senso di familiarità, ma di solito anche dalla consapevolezza che non corrisponde realmente ad un'esperienza vissuta (e quindi si avverte un senso di stranezza): l'esperienza "precedente" è per lo più attribuita ad un sogno. In alcuni casi, invece, si prova la netta sensazione che l'esperienza sia "genuinamente accaduta" nel passato.

Il déjà-vu, insieme con altri fenomeni sincronici, ci pone di fronte all'enigma della reversibilità temporale. Siamo abituati a considerare il tempo come una freccia, una volta scoccata dall'arco, che percorre una distanza o come una linea unidirezionale, da A a B. Il senso comune, la ripetizione delle esperienze, l'abitudine stessa paiono confermare tale concezione-percezione: sebbene il nesso causa-effetto sia di per sé una semplice successione, siamo inclini a considerarla una legge di natura, un dato oggettivo ed ineludibile.


Il déjà-vu, però, dimostra che talvolta nel muro delle manifestazioni causali si può aprire una breccia da cui si intravede una dimensione in cui lo spazio-tempo assume inattese configurazioni. Di solito neurologi e psicologi hanno tentato di spiegare il "già visto" richiamandosi a funzioni cognitive, percettive e cerebrali. Queste interpretazioni di per sé possono essere soddisfacenti, ma mi pare che prescindano da una ridefinizione del tempo assimilato in genere ad una retta segmentabile e, come si diceva, unidirezionale.

Se, invece, paragoniamo il tempo ad un disco i cui solchi rappresentano gli e-venti cronologici e la coscienza alla puntina che, passando sui solchi, dipana il flusso degli avvenimenti, è anche possibile pensare che la mente, a guisa di una puntina che avanza o arretra a causa di un graffio o di un granello di polvere sul vinile, sia in grado di procedere in avanti nel tempo come di ritornare indietro. La coscienza quindi può eseguire una lettura del microsolco, in avanti o a ritroso, a causa di salti improvvisi, inopinati.

In tale ambito, si pongono alcuni problemi: in primo luogo, occorre postulare che esista una sfera di realtà, un campo non-locale dove gli avvenimenti sono compresenti, mentre la mente li dispone lungo una direttrice dal passato al futuro e con in mezzo il presente.

Qui ci soccorrono le osservazioni del Professor Francesco Lamendola, poliedrico e profondo studioso che, nell'articolo intitolato Alcune ipotesi sull'altro mondo e sulla mente non localizzata, scrive: "Se ammettiamo esista una Mente non localizzata che conosce ogni cosa; che esistano delle singole menti non localizzate, che abitualmente sono legate alle funzioni corporee, ma che, in condizioni particolari, possono riscoprire la loro vera natura, fondendosi con l'unica Mente, la possibilità delle menti non localizzate di muoversi liberamente oltre le barriere dello spazio e del tempo attesta l'esistenza di un "altro mondo", contiguo al nostro, ma giacente su un diverso livello di realtà, allora possiamo interrogarci sulla natura di quest'altro mondo e formulare qualche congettura in merito, non di carattere gratuito, ma in base a criteri di coerenza e di verosimiglianza. [...]

Bisogna dunque porre la domanda: se la "realtà" non è un dato esterno oggettivo ed immodificabile, che le singole menti possono solo subire, ma - al contrario - l'opera creativa ed incessante delle nostre aspettative, delle nostre paure e dei nostri desideri, allora il mondo della mente, il mondo dell'anima è estremamente reale, sia per chi ci crede, sia per chi lo nega o lo ammette solo come funzione neuronale del cervello".

La conclusione, per quanto dubitativa, del Professor Lamendola, pare essere plausibile, non appena si evidenzia il carattere generatore e primario della coscienza rispetto all'obiectum (il "reale"), secondo diffusi e, in buona misura persuasivi, orientamenti filosofici e scientifici.

Ammessa come ipotesi tale genesi mentale, resta almeno un'altra questione cui vorrei accennare: se la coscienza può leggere accadimenti futuri e passati, significa che può pure determinarli o in qualche modo influire su di essi? Il senso di fatalità associato spesso ai déjà-vu onirici, ossia le esperienze che all'improvviso ricordiamo di aver vissuto in sogni premonitori e che vediamo svolgersi sotto i nostri sensi come fotogrammi di una pellicola, suggeriscono l'eventualità della predestinazione. Si può dunque prevedere il futuro ed addirittura ricordarlo, essendo l'avvenire già codificato nell'akasha? Il concetto di destino che mina l'etica fondata sulla responsabilità delle scelte, in contrasto con indirizzi della scienza di frontiera, invece sembra corroborare le visioni profetiche ed apocalittiche, per cui gli avvenimenti si succedono secondo un piano superiore, non umano.

Nella sempre attuale controversia tra Suae quisque fortunae faber est, Ognuno è artefice della propria sorte (Appio Claudio Cieco) e Fata volentes ducunt, nolentes trahunt, Il destino guida coloro che non si oppongono, trascina i recalcitranti (Seneca), nessuno può avere la presunzione di poter pronunciare l'ultima parola.



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17 commenti:

  1. Nemmeno il tuo profondo e circostanziato articolo e nemmeno un erudito a 360 gradi quale F.Lamendola sembrano spiegare gran che sul curioso feneomeno del'déjà vu'. In pratica non sappiamo che cosa sia e soprattutto perchè esista, chi ce l'abbia ficcata nella nostra mente ed a quale scopo una simile modalità di percezione paranormale.

    Io personalmente non l'ho mai sperimentato ma credo sulla parola a coloro che dicono di provare di tanto in tanto il 'déjù vu'.
    Che lo scopo per cui sia qello di farci intuire che tutti gli eventi sono concentrati in un punto eternamente presente?
    Non saprei ma forse quella è la risposta giusta.

    Ad esempio per quale motivo rincorriamo magari per tutta la vita un ideale quale quello della realizzazione spirituale? Per quale motivo andiamo cercando altri stati di coscienza ed altre modalità percettve?
    Chi ci ha messo in testa una simile balzana idea?

    I Maestri spirituali hanno la risposta pronta:'si mette alla ricerca di qualcosa colui che ha già trovato'. Allora colui che si sogna un bel giorno di cominciare a cercare la Pietra Filosofale è perchè ha già trovato e conosciuto questa cosa in un'altra dimensione magari 'ante natum'? Parrebbe dunque di sì.

    Il tempo è relativo, allora. Lo dicono tutti e lo stesso fatto di beccarsi una botta in testa, scientificamente definita -'trauma cranico'- ti può far perdere la bussola e farti percepire la realtà come un sogno nel quale tu sei inserito come protagonista insieme agli altri.

    Vorrei accennare di sfuggita anche ad un altro argomento che esula un pò da quello del post.
    Come corollario delle considerazioni precedenti bisogna aggiungere che noi possiamo in qualche modo agire su eventi passati e eventi futuri o con la forza della preghiera o, se siamo maghi, con la forza della volontà.

    Abbiamo pertanto la possibilitùà di alleviare situaziioni particolarmente incresciose,dolorose o addirittura drammatiche appartenenti al passato ma anche al futuro ( quelle ovviamente non le conosciamo ancora), ma potremmo agire anche sugli eventi fausti ed abbellirli rendendoli ancora più circonfusi di un'aura luminosa, mitica.

    Ciao

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  2. Paolo, siamo di fronte a sfingee questioni, a sfide gnoseologiche e veramente non sappiamo il motivo della nostra queste. E' comunque importante porsi delle domande, sebbene sappiamo che le risposte sono elusive.

    Ho vissuto qualche esperienza di déjà-vu onirico con un senso, come ho scritto, di sconcertante fatalità, ma naturalmente non so come interpretare tali brecce nel futuro. I nostri sogni, le nostre aspirazioni derivano da ricordi, da un'anamnesi? La memoria, però, è nebulosa.

    Ciao e grazie.

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  3. Bellissimo articolo e ottimo commento di Paolo,
    Scusate non aggiungo nulla altrimenti non farei che ripetermi.
    Sicuramente un giorno, non troppo lontano, sperimenteremo con maggior dettaglio e comprensione ciò che qui è stato accennato.

    @ Zret hai per caso visto le parti dell'anime che ti ho proposto? Sono curioso di sapere cosa te ne è parso.

    Ciao

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  4. Ciao Timor, oggi guardo il video e ti esprimerò il mio parere.

    Ciao e grazie.

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  5. Anche attraverso i cartoni animati, è possibile evocare delle verità e stimolare una riflessione sul mistero dell'essere, del "reale" e del sogno intrecciato con i significati che, di volta in volta, affiorano dall'anima come stelle che tralucono dalla nebbia.

    Ciao e grazie.

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  6. Io prima ero convinto che il tempo non è altro che un insieme di "fotogrammi" e noi non facciamo altro che spostarci da uno all'altro, poi ho scoperto che i fotoni e gli elettroni si muovono in un modo assolutamente casuale (sarà vero poi?) e mi è sorto qualche dubbio.
    Non so, questo è un mistero al quale fino ad ora nessuno può dare una risposta, al massimo si possono dare opinioni.

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  7. Se è vero che i fotoni e gli elettroni si muovono in modo casuale, si introduce nella realtà un elemento di forte indeterminismo.
    Come osservi correttamente, il tempo resta un enigma: si possono formulare ipotesi, ma anche solo avvicinarsi ad una possibile verità è molto arduo.

    Ciao

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  8. P.S. Anche qui forse esiste una differenza tra gli eventi nel mondo subatomico e gli eventi in quello empirico, ma tale iato che ho denominato "frattura" (altri lo definiscono "emergenza") conferma l'intima contradditorietà del reale.

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  9. Per Paolo che non conosce o crede di non conoscere la magia del deja-vù:
    personalmente ho avuto molti deja-vu nel corso della mia vita, specialmente in giovane età. Ma ne continuo ad avere tuttora, nel mezzo del cammin... Adoro i deja-vù, per gli stessi motivi esposti da Zret, per quel senso di straniamento in cui ti lasciano e perchè adoro tutto ciò che devia dalla routine del rettilineo andamento da A a B. I deja-vù durano pochi secondi ma quei secondi possono essere anche lunghi: ho vissuto deja-vù che si sono protratti per circa un minuto. Generalmente hanno un andamento parabolico, nel senso che iniziano, crescono, raggiungono un apice e decrescono, lasciandomi in uno stato (piacevole) di trasognante riflessione. Si tratta della sensazione di non solo rivivere passo passo istanti già vissuti in modo identico (stessi odori, stessi suoni, stessi posti, stesse atmosfere...) ma anche di poter indovinare passo passo ciò che avverrà di lì a pochissimo. Una sorta di pre-visione del ri-vissuto. Difficile da spiegare, per chi come me non ha i mezzi. Chi l'ha vissuta però sa cosa intendo.

    Nel film Matrix il deja-vù era, per gli umani entrati abusivamente in matrix, la consapevolezza che qualcuno (le Macchine) aveva scoperto la loro intrusione e li stava per raggiungere e isolare. Era dunque un campanello d'allarme.

    Provo a fare una ipotesi (di cui non sono certo di aver compreso il significato...): potrebbe il deja-vù rappresentare la fusione, la sintonia tra conscio e inconscio, essendo nel nostro inconscio racchiuso tutto lo Spazio e tutto il Tempo? due strade parallele che per qualche motivo si incontrano?

    saluti

    Il Tempo mi scuote
    e mi lascia
    vibrante

    Nel Tempo ogni cosa
    si svolge
    e si spiega

    Tutto è nel Tempo

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  10. "Poter indovinare passo passo ciò che avverrà di lì a pochissimo. Una sorta di pre-visione del ri-vissuto. Difficile da spiegare, per chi come me non ha i mezzi. Chi l'ha vissuta però sa cosa intendo.

    Nel film Matrix il deja-vù era, per gli umani entrati abusivamente in matrix, la consapevolezza che qualcuno (le Macchine) aveva scoperto la loro intrusione e li stava per raggiungere e isolare. Era dunque un campanello d'allarme".

    Godelpas, questi brani del tuo pregnante commento sono molto densi. E' evidente che ho solo sfiorato un tema ricco di implicazioni.
    Quanto a Matrix, credo che il tema del dominio delle macchine sugli uomini sia molto più di una metafora. Uscire dalla Matrix significa anche capire quando da attori che recitano un copione possiamo diventare protagonisti liberi, ma se non abbiamo compreso che cos'è il cielo e se non abbiamo notato come si muovono gli astri, riusciremo?

    Ciao e grazie.

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  11. nel sogno spesso la razionalità dell'emisfero sinistro cede il suo dominio all'intuitività dell'emisfero destro, e l'uomo riesce ad accedere ai poteri psi che sono altrimenti bloccati.

    in tale frangente capita di preveder eil futuro in sogno senza che tale sogno venga pero' ricordato consciamente

    quando poi la premonizione del sogno si verifica, l'accaduto appare come un qualcosa di già visto, perchè qualcosa emerge dalle memorie inconsce e viene subito associato al presente

    ecco probabilmente l'origine del dejà-vu

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  12. Caro Godelpas, grazie delle tue precisazioni e delle tue interessanti considerazioni sul 'dejà vu'.
    Hai ragione: non ho mai vissuto tali esperienze di tipo diciamo pure paranormale. Questo non significa che non ci credo ma vuol dire semplicemente che 'it's not my fault'.

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  13. Bellissimi resoconti.

    @ Corrado, si forse a volte il deja-vu coincide con il ricordare il futuro. Il problema è che se non ricordi di averlo sognato non puoi affermare con certezza una simile correlazione.
    Riprendendo l'ultima e assolutamente pertinente considerazione di Godelpas è come se l'atemporalità ove tutto è racchiuso si introiettasse nell'istante del tempo. Ma non si può allora affermare da quale parte del tempo giunga quel riconoscimento che chiamiamo dejavu. E' qualcosa di estremamente difficile per la mente lineare da comprendere perchè apre orizzonti abissali.
    Questo l'aveva già affermato anche Paolo nel suo primo commento.
    Nella mia esperienza personale di "risveglio" dell'emisfero destro mi sono trovato a ricordare frammenti di episodi e memorie del passato (di altri tempi e altri luoghi). Rimango comunque perplesso quando mi confronto con il ricordo di quell'identità precedente che era priva di quei ricordi e di quelle sensazioni di già visto. Mi domando dunque se l'Inconscio ha scaricato arbitrariamente nella mia identità attuale informazioni a cui devo attribuire necessariamente una linearità temporale.
    Mi capitano spesso nella mia esperienza meditativa e onirica sensazioni e ricordi che riconosco come già vissuti ma anche come futuri possibili. Poichè è solo un'arbitrarietà credere che magari vite localizzate in un passato storico siano precedenti a livello esperenziale a quella presente. L'effetto modellante su questa vita potrebbe giungere indifferentemente dal passato e dal futuro
    Nei sogni premonitori è il futuro che ci viene incontro e ci racconta di ciò che dovremo attraversare. A me è successo numerose volte soprattutto nell'ultimo anno, soprattutto per cose spiacevoli. Mai una volta che questa consapevolezza abbia permesso di evitare quel futuro; ma ho capito, o voluto credere, che fosse un messaggio di speranza, da parti più consapevoli di me stesso seppure inconsce, che tutto sarebbe comunque andato bene. E così è stato.
    Dunque è possibile che la nostra più intima e vasta realtà sia multidimensionale e talmente complessa da trascendere lo spazio-tempo?
    E' possibile che tutte "le altre vite", tutti i nostri frammenti d'anima ma anche tutti i sentieri possibili di questa vita stiano avvenendo nello stesso momento di eternità in cui il passato coincide con il futuro?
    Domande ovviamente senza una risposta definitiva ma che credo si possano incominciare a vivere e riconoscere sviluppando alcune capacità troppo a lungo sopite

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  14. Forse non è pertinente ma stanotte nello svolgimento del mio turno di guardia medica ho visitato un'anziana signora con una grave forma di demenza. La signora era sonnolenta e contattabile solo per alcuni istanti perchè per il resto del tempo fissava il vuoto con un volto sereno.
    Guardandola negli occhi le ho chiesto che cosa vedesse e in un barlume di lucidità, mentre a fatica cercava le parole, mi ha risposto:
    "Il cielo".
    Ho capito che non le mancava molto e che aveva incominciato a ricordare.

    Ciao

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  15. Come sempre Timor, il tuo è un meraviglioso contributo, arioso e profondo. Non aggiungo altro, se non un sentito ringraziamento a te ed agli altri lettori per queste suggestive visioni sul déjà-vu.

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  16. Per Timor
    nell'estate del 2007, all'età di 72 anni, mia madre è morta per un tumore al cervello (glioblastoma multiforme). Gli ultimi otto mesi li ha trascorsi a letto in uno stato, come si dice vegetativo: non vedeva, non sentiva, non muoveva un muscolo; inespressiva. Un giorno di quel frangente, mentre io e mia sorella accudivamo alla sua igiene, ebbe un'improvvisa ripresa. Cominciò a guardare davanti a sè, nel vuoto, sorridendo beatamente e allungando il braccio. Sembrava volesse toccare qualcosa e la mano le si fermò sospesa a mezz'aria e in quel punto rimase per tutto il tempo. Feci cenno a mia sorella di fermarsi e fare silenzio e insieme osservammo sorpresi la scena (mia madre ci ignorò completamente, come se non fossimo lì con lei).
    L'impressione era che avesse teso la mano a qualcuno e che stesse ascoltando le parole di qualcuno, sorridendogli ripetutamente. Pensai che fosse arrivata la fine per mia madre: ho sentito spesso dire che i malati terminali, in prossimità della morte, vedono i parenti deceduti, ma lei, dopo quell'episodio, visse altri cinque/sei mesi. La scena, durata qualche minuto, mi scosse profondamente: vedere mia madre in quello stato di grazia, dopo mesi di inespressiva accettazione del dolore, mi riempì di gioia. Naturalmente cercai anch'io traccia di quella visione nel vuoto della stranza ma inutilmente. Non so cosa mia madre toccò, vide e sentì, nè so che cosa provocò quell'improvviso risveglio, le medicine il tumore o altro (ma avrà importanza?); sta di fatto che la visione dal suo punto di vista era assolutamente REALE

    Saluti.

    ps
    ho rivisto la stessa espressione beata sul viso di mia madre solo da morta, lei che quando dormiva aveva sempre una smorfia abbronciata

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  17. Godelpas, commovente l'esperienza che hai raccontato.

    Grazie!

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