27 aprile, 2009

L'Aquila, Celestino V, i Templari e S. Giovanni Battista: quale collegamento?

L'Aquila è città dell'Abruzzo sorta poco tempo dopo la metà del XIII secolo, per decreto dell'imperatore Federico II, a partire da preesistenti insediamenti rurali e cisterciensi. Nel 1259 papa Alessandro IV vi trasferì la sede episcopale di Forcona. Di orientamento guelfo, fu distrutta da Manfredi nel 1259, mentre Carlo I D'Angiò ne ordinò la ricostruzione. Sotto gli Angioini divenne la seconda città del Regno di Napoli e conobbe un notevole sviluppo economico e culturale. Nel 1423-24 sostenne l'assedio postole da Braccio di Montone; fedele agli Angioini, nel 1485 si sollevò contro gli Aragonesi, ma già l'anno successivo ricadde sotto il dominio di Alfonso II d'Aragona. Colpita da un sisma nel 1458 e da una pestilenza nel 1477, la città declinò progressivamente nel XVI secolo.

L'Aquila è una città sui generis, nata non per una casualità, ma secondo un disegno armonico. Fu costituita dall'unione di molti villaggi della zona (99, secondo la tradizione leggendaria, in realtà in numero vicino a questo, ma quasi certamente inferiore), ognuno dei quali costituì un quartiere che rimase legato al villaggio-madre e fu considerato parte dello stesso per circa un secolo. Nella nuova città demaniale i cittadini dei castelli inurbati dentro le mura (intra moenia) e quelli rimasti nei castra d'origine (extra moenia) mantennero gli stessi diritti civici e nell’uso delle proprietà collettive, come pascoli e boschi.

La leggenda vuole che 100 castelli abruzzesi si riunissero per fondare la città dell'Aquila. Ogni castello doveva fondare in città una piazza, una chiesa e una fontana per un totale così di 100 piazze 100 chiese e 100 fontane, ma, all'ultimo momento, un castello ci ripensò. Gli altri 99 castelli, però, decisero di fondare lo stesso la città che così ebbe 99 piazze, 99 chiese e 99 fontane.

In realtà i castelli che fondarono la città furono meno di 99 e molti di essi erano semplici villaggi di poche decine di abitanti che scomparvero nel giro di qualche decennio e non furono in grado di fondare alcunché a L'Aquila.

Quando fu scelto il sito per la fondazione del centro, si individuò un luogo chiamato Acquilis o Acculi o anche Acculae, per l’abbondanza delle sorgenti che vi sgorgavano. La zona era in una posizione strategica tra i due poli entro i quali doveva nascere il nuovo sito urbano e cioè i due centri di Forcona e Amiternum. Acculi, vicina anche al fiume Aterno, corrisponde all’attuale Borgo Rivera, dove oggi si trova la Fontana delle 99 cannelle; al tempo della fondazione sorgeva lì una chiesa con un monastero, Santa Maria ad Fontes de Acquilis (o de Aquila). Fu dunque scelto per la nuova città il nome di Aquila, che riprendeva il toponimo già esistente, ma che richiamava anche l'emblema dell'aquila imperiale, secondo il Diploma di fondazione attribuito all'Imperatore Corrado IV. Nello stemma della città appare, infatti, un'aquila. Lateralmente si legge la divisa “Immota manet” e l’abbreviazione PHS. Il motto “Immota manet” significa “Resta ferma”. L’espressione è forse tratta da un verso del poeta latino Virgilio, che attribuisce alla quercia la capacità di radicarsi fortemente e dunque di restare ferma, ben salda. Il PHS è un vero mistero. Alcuni pensano ad un errore di trascrizione del motto Iesus Hominum Salvator o del nome di Cristo (secondo San Bernardino); altri ritengono che significhi Publica Hic Salus, cioè “Qui [c’è] la salute pubblica”.

L'Aquila è centro legato alla figura di Celestino V, elettovi nel conclave tenutosi nel 1294. Celestino V, Piero da Morrone (Sant'Angelo Limosano, Campobasso - Fumone, Frosinone, 1296), fu papa dal maggio al dicembre del 1294. Di umili origini, divenne monaco benedettino nel monastero di Santa Maria di Faifoli, ma nel 1231 se ne allontanò per intraprendere la vita eremitica sul massiccio della Maiella, presso Sulmona, prima sul monte Porrara e poi in una grotta del monte Morrone. Eletto il 5 luglio del 1294, cadde subito sotto l'influsso di Carlo II d'Angiò che lo fece consacrare nella basilica di Collemaggio e cercò di convincerlo a stabilire la sede pontificia a Napoli. Disgustato dai maneggi dei cardinali, decise di abdicare il 13 dicembre del 1294. Si ritirò allora di nuovo in un eremo, ma il successore Bonifacio VIII lo confinò nella rocca di Fumone, dove morì nel 1296. Celestino V fu canonizzato nel 1313.

Il 29 settembre del 1294, il pontefice aveva istituito la Perdonanza a beneficio della chiesa di Santa Maria di Collemaggio, di cui egli stesso aveva promosso l'edificazione nel 1287. Il provvedimento concedeva l'indulgenza plenaria ai visitatori della basilica in occasione della festività della decollazione di San Giovanni Battista (29 agosto). La Perdonanza celestiniana fu soppressa nell'anno successivo da una bolla di Bonifacio VIII che in essa vedeva un ostacolo alla centralizzazione dei poteri papali.

La Perdonanza di Celestino V si svolge ogni anno, nei giorni del 28 e 29 agosto.

Il terremoto che ha colpito il capoluogo abruzzese il 6 aprile scorso, rilevato alle ore 3:32 di notte (3.33 a Roma) e che purtroppo ha causato ingenti danni e la morte di molte persone, è stato preceduto da una scoperta forse in qualche modo collegata. Il 5 aprile, infatti, sono stati divulgati i risultati di una ricerca condotta da Barbara Frale, secondo cui l'idolo venerato dai Templari era la Sindone. "Nel 1978 lo storico di Oxford Ian Wilson, ricorda la studiosa, fu il primo a sostenere la tesi che il misterioso «idolo» barbuto dei Templari fosse in realtà il telo rubato dalla cappella degli imperatori bizantini nel 1204, durante la quarta crociata e che i Cavalieri l'avessero custodito in segreto. Ora Barbara Frale spiega di aver trovato 'molti tasselli mancanti' a sostegno della teoria, ossia fonti inedite che spiegano anche le ragioni dell'adorazione e della segretezza. 'I Templari si procurarono la Sindone per scongiurare il rischio che il loro ordine subisse la stessa contaminazione ereticale che stava affliggendo gran parte della società cristiana al loro tempo: era il miglior antidoto contro tutte le eresie', scrive. 'I Catari e gli altri eretici affermavano che Cristo non aveva vero corpo umano né vero sangue, che non aveva mai sofferto la Passione, non era mai morto, non era risorto'. Che l'avessero trafugata i Templari o fosse stata acquistata, doveva rimanere nascosta: sui responsabili del saccheggio pendeva la scomunica di papa Innocenzo III, ma era una reliquia potente e ne valeva la pena: 'L'umanità di Cristo che i Catari dicevano immaginaria, si poteva invece vedere, toccare, baciare. Questo è qualcosa che per l'uomo del Medioevo non aveva prezzo'."

Non indugio sulle valutazioni della Frale circa la dottrina dei Catari e la presunta ortodossia dei Templari: sono interpretazioni frettolose e discutibili, irrigidite in una schematica e, a mio parere, errata contrapposizione tra ortodossia templare ed eterodossia catara, laddove si sa che l'ordine monastico-cavalleresco, la cui regola fu dettata da Bernardo di Chiaravalle, annoverò tra le sue fila qualche sostenitore dei "buoni cristiani". Al tema ho già dedicato alcune riflessioni e non mi ripeterò. Qui tuttavia noto che L'Aquila è città templare: vicino alle posizioni dei Cavalieri di Cristo fu Celestino V, come d'altronde Dante Alighieri.

Altresì bisogna osservare che, a causa del sisma, la Basilica di Collemaggio, in cui sono custodite le spoglie mortali del papa eremita, ha subito crolli e lesioni. E' una chiesa di cui chi scrive, alcuni mesi fa, esaminò un singolare bassorilievo raffigurante una torre con una mezzaluna, forse indizio di un nesso tra Templari e cultura islamica. Pare che l'edificio sacro abbia subito danni seri e "la ricostruzione potrebbe essere un pretesto per cancellare definitivamente i simboli legati al rosone, ossia frequenze, rapporti metrici, riferimento alla precessione degli equinozi ed ai cicli delle ere. Sono segni che lo studioso Michele Proclamato stava analizzando. Egli ha denunciato che volevano essere scientemente nascosti tramite nuove pavimentazioni" (M.B.)

Si riporta che l’eremita, di ritorno da Lione, dove aveva ottenuto l'approvazione dell'ordine dei Fratelli dello Spirito Santo, nei primi mesi del 1275, si trovò a passare la notte a L'Aquila. Si racconta che, in sogno, la Vergine Maria (?) gli comandò di erigerle una basilica sul Colle di Maggio. La costruzione, che in un centro di recenti origini come era L'Aquila a quel tempo costituiva una novità, fu lunga e complessa tanto che la chiesa, benché ultimata, poté essere consacrata solo nel 1288 e la fabbrica del monastero annesso era ancora in corso quando Pietro da Morrone vi fu incoronato pontefice, il 29 agosto del 1294.

Bisogna ricordare infine che la decollazione del Battista si celebra proprio il 29 agosto, lo stesso giorno in cui si svolge la Perdonanza. Si può notare un legame tra la decapitazione del profeta e la Sindone. Prescindo da una disamina del sudario sulla cui origine, storia, datazione… sono stati versati fiumi di inchiostro ed al centro di accese polemiche: mi limito ad osservare che la testa dell’Uomo sindonico è attraversata, in corrispondenza del collo da un taglio che ricorda la decapitazione del Battista. “La testa è separata dal resto del corpo, come se Cristo fosse stato decapitato”, osservano Picknett e Prince. E’ un particolare dell’immagine che non è forse privo di significato.

Il fenomeno tellurico del 6 aprile, anche sulla base di queste pur frammentarie considerazioni e delle segnature numeriche, pare non essere stato naturale. Sembra che in questo evento, in un modo o nell'altro, si debbano evocare i discendenti dei Templari ed i loro rivali, come il Sovrano militare ordine di Malta. Sono ipotesi persino lambiccate più che ingegnose, ma non prive del tutto di qualche fondamento, considerando vari sincronismi ed indizi.


Fonti:

Enciclopedia del Medioevo, Milano, 2008, sotto le voci Celestino V, L’Aquila, Perdonanza
G. Lattanzi, La Basilica di S. Maria di Collemaggio, 2008
L. Picknett, C. Prince, La rivelazione dei Templari, Milano, 1998
M. Proclamato, Il linguaggio dei rosoni, 2006
Relazione di M.B. sul sisma che ha colpito l’Abruzzo il 6 aprile 2009
Zret, Uno strano bassorilievo nella Basilica di Collemaggio, 2008




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9 commenti:

  1. Il 'pamir' ovvero la macchina per scatenare i terremoti, di cui s'è parlato nei giorni scorsi, su alcuni siti non corrisponde sicuramente allo stato dell'arte.

    In questo settore si è arrivati a sofisticazioni che hanno dell'incredibile. Si riesce a scegliere in anticipo non soltanto il minuto nel quale si provoca la prima scossa tellurica ma persino il secondo. Per non parlare poi delle valenze numeriche delle coordinate geografiche centrate con una precisione micrometrica!

    Ergo il 'pamir' risale verosimilmente ai primi rudimentali esperimenti di scatenamenti tellurici. La distanza che intercorre fra quella macchina tutto sommato trogloditica e l'attuale tecnologia scalare è la stessa che intercorre fra un archibugio ed un'arma al plasma o del tipo 'beam weapon'.

    Riguardo poi alla scelta di una particolare zona o città intervengono considerazioni di tipo simbolico - e quindi il tuo post centra il bersaglio - nonchè ritualistico. Gli Illuminati sono dei patiti oltre che della numerologia anche della ritualità nell'espletamento dei loro misfatti.

    Sono convinti che se così non facessero le loro operazioni ed iniziative fallirebbero.
    Da tener presente pure il fatto fondamentale dell'applicazione alla prassi operativa dei principi della dialettica hegeliana.
    Negli eventi storici deli ultimi secoli, ad una tesi corrisponde sempre un'antitesi - che nella fattispecie è rappresentata da coloro che come noi si oppongono al loro operato -.

    La sintesi che nelle loro aspettative dovrebbe seguire è rappresentata dal superamento - e qui si potrebbe anche leggere il termine 'superamento ' come 'soppressione' - delle prime due fasi.

    Per concludere dunque anche gli oppositori rientrano nel piano generale precostituito.

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  2. Paolo, l'opposizione diventa una specie di carburante per il sistema? E' come se tutto potesse procedere solo attraverso questo movimento dialettico, ma esiste un momento storico e cosmico in cui il superamento degli opposti si ferma?

    Certamente il Pamir è ormai obsoleto, ma mi pare notevole che siano spesso i Russi gli antesignani di tecnologie mirabolanti e micidiali e di scoperte rivoluzionarie che i loro amici della Virginia Company si "limitano" a mutuare ed a sviluppare.

    Sulle valenze numeriche non mi sono soffermato, poiché vi indugiai in Portali-addendum in calce al quale riportasti considerazioni circa le cifre simboliche del sisma.

    Ciao e grazie.

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  3. Vorrei farvi notare una cosa, il "Pamir" è un generatore a pulsioni,una variante del generatore di Sakharov (MK1), a compressione di flusso. Sembrerebbe che Sakharov si sia largamente ispirato, per le sue ricerche e studi, ad un famoso incartamento extraterrestre. Se vi interessa prossimamente cercherò di ricavarne un articolo.

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  4. Il ribaltamento di determinati valori…intendo dire la sparizione degli stessi…(ma è possibile la sparizione di un valore?) allora meglio dire, di quest’attuale adombramento della percezione gentile della realtà nella coscienza della maggioranza degli uomini…quello attuale è un eggregore arcontico? Ritualizza al nero-neon la sua insospettata liturgia che, come da voi evidenziato, per coincidenze singolari di date correlate all’evento sismico accaduto, potrebbe significativamente aver inaugurato su di un piano obliquo, la distruzione fisica e conseguentemente simbolica dell’ultimo o di uno degli ultimi tentativi compiuti in questa nostra Era, di arginare le forze disgregative di tensioni incoerenti, ispirate da entità buie, che rimangono assolutamente inconoscibili all’uomo contemporaneo e moderno, che non vede oltre l’estensione del proprio braccio (meccanico)…Federico II, credo operasse, (nonostante qualche sbaglio l’abbia commesso pure lui) all’idea assolutamente ispirata di restituire l’Uomo al Cosmo, e pertanto in quest’intenzione la valenza simbolica di luoghi come L’Aquila o Assisi sia preminente.
    La Basilica voluta da frate Elia (poi detta di Francesco) di Assisi sorge sopra un colle che gli antichi definivano catalizzatore di tali energie buie, che difatti la tradizione popolare chiamava “Colle del Diavolo”.
    L’uomo è una creatura multidimensionale…“Multiforme e Cangiante” come afferma Pico della Mirandola…e in lui interagiscono più volontà…questo l’avevano compreso le Civiltà antiche e ai margini del mondo arcaico i Presocratici, eredi di una cultura operativa nello sciamanesimo estatico…assieme a loro Pitagora…costoro erano tutti babbei? I Cistercensi erano degli sprovveduti? Vi sarebbe da dire per dieci volumi in merito. Qualcuno ha ribaltato e ribalta o tenta di ribaltare, su piano sottile, l’originaria, luminosa, visione dell’opera, ri-convertendo al nero, mediante una ritualità non facilmente riconoscibile, l’identità di luoghi testimonianti la significativa esperienza del sacro attraverso questo Ciclo di Età.
    Siamo i testimoni di un assedio non immaginabile, invisibile, incredibile, non credibile…ci svuotano dal di dentro della midolla più preziosa…ci cucinano col microonde l’anima stessa che s’addensa come fosse un blocco di gelatina sintetica e diventiamo incapaci di essere ispirati…naturalmente ISPIRATI, che l’ispirazione è tutto e confinati dentro il solo ragionamento, svuotati dell’incanto e di illusioni diventiamo le creature più misere dell’universo…assistiamo impotenti e consapevoli…in pochissimi siamo consapevoli di questo giro obliquo.
    Grazie del tuo sincero commento Zret, è prezioso e mi aiuta davvero ad arginare l’intima rarefazione.
    Una calorosa stretta di mano.

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  5. Giuditta e Giovanni, risponderò dopo perché ora non posso.

    Grazie della pazienza.

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  6. Giuditta, saremo lieti di segnalare il tuo articolo, non appena l'avrai pubblicato. Sinceramente non comprendo appieno come funzionino questi diabolici marchigegni, ma la storia della retrotecnologia è molto interessante.

    Giovanni, non avresti potuto esprimere meglio questo malessere, questo tedium vitae di noi che viviamo sull'orlo del nulla, accerchiati da entità invisibili ed invise. Non avresti potuto esprimere meglio quest'ansia divorante dovuta a tutto ed a niente.

    Credo che il sisma artificiale che ha colpito L'Aquila sia stato un colpo proditorio e micidiale inferto al cuore del sacro, a Celestino V, uno dei pochissimi papi spirituali, preceduti e seguiti da papi-banchieri, come l'attuale. Il disegno degli Arconti è pura profanazione. Sacro significa pure esecrando e terribile: gli antichi lo sapevano. Noi siamo confinati nell'ordinarietà di una ragione balbettante.

    Ciao e grazie.

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  7. E' vero che il terremoto dell'Aquila non è naturale,infatti è stato provocato dalla P2 in collaborazione con la massoneria mondiale.
    I motivi e gli scopi del terremoto si trovano nel mio blog:
    la-rovere-franca-rosa-maria.over-blog.com
    ins. La Rovere Franca Rosa Maria
    viale G.D'Annunzio n.13 int.7
    66100 Chieti tel.0871/565087

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  8. Gentilissima, purtroppo credo proprio che il terremoto sia stato artificiale e causato con H.A.A.R.P. o sistemi simili. Non manca chi lo attribuisce all'Opus Dei, cui apparterrebbe lo stesso... In ogni caso, Massoneria ed Opus Dei, nonostante le apparenze, non sono così diversi.

    Cordiali saluti.

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