02 dicembre, 2010

Il mantello

"Il mantello" è un celebre racconto di Dino Buzzati. Dopo molto tempo, il figlio, Giovanni, partito per il fronte, torna a casa, accolto dalla gioia incontenibile della madre e dei fratellini. La donna, abbracciato il giovane, lo esorta invano a togliersi il mantello. Poi offertegli una tazza di caffé fumante ed una fetta di torta, invita il soldato ad entrare nella sua camera rimessa a nuovo, ma Giovanni esita, si guarda intorno, risponde a monosillabi alle amorevoli parole della mamma. Infine uno dei fratellini, Pietro, solleva il lembo del tabarro e vede una ferita sanguinante. L'uomo si congeda e si allontana, tra lo strazio dei familiari, con uno sconosciuto che l'ha atteso pazientemente durante l'addio.

Nell'incipit della novella l'autore intreccia la narrazione ("sua mamma stava sparecchiando") alla descrizione emotiva ("la speranza cominciava a morire"), permeata di grigiore. Poi il racconto si dipana per mezzo di dialoghi accorati tra la donna ed il figlio, dialoghi strozzati in monologhi, intessuti di domande angosciose, di slanci disperati per culminare in un cruento Spannung. La morte, che è il centro della storia, è evocata sin dal primo nucleo con l'immagine delle cornacchie, poi nella figura imbacuccata che cammina adagio là fuori, nel cancelletto verde, confine tra due dimensioni.

La bellezza della storia è soprattutto nel commovente ritratto della madre: la sua sofferenza infinita, pari solo al suo infinito amore, è come sacra, scolpita in un'ambascia indicibile, piena di dignità. Buzzati, più che narrare l'incontro con la morte, che resta sullo sfondo, simile ad un'ombra silenziosa, ad un'eco incombente, sceneggia un appuntamento con il destino. L'ultima partenza è già nella partenza di Giovanni per la guerra; l'addio definitivo è già "nella pena misteriosa ed acuta" che nasce nell'animo della donna, "in mezzo ai turbini della grandissima gioia".

Un oscuro presentimento attraversa tutto il racconto e si insinua fra gli incanti di un futuro impossibile ("Ormai era tornato, una vita nuova davanti, un'infinità di giorni disponibili senza pensieri, tante belle serate insieme, una fila inesauribile che si perdeva di là delle montagne, nelle immensità degli anni futuri"), serpeggia fra le primaverili illusioni ("tra poco cominciava la primavera, si sarebbero sposati in chiesa, una domenica mattina, tra suono di campane e fiori"). Il presagio divampa “tra bagliori di fuoco e si poteva pensare che anche lui fosse là in mezzo, disteso immobile a terra, il petto trapassato, tra le sanguinose rovine”. L’ominosa sensazione si materializza nella scena conclusiva, di sapore quasi gotico, “con i due cavalli che partirono al galoppo, sotto il cielo grigio, non già verso il paese, no, ma attraverso le praterie, su verso il nord, in direzione delle montagne. “

Così all’entusiasmo della madre fa da contrappunto la mestizia ed il pallore del figlio, ritrovato per un istante e per sempre perduto. Nei gesti pesanti e rassegnati del giovane, nella sua voce opaca, nella luce spenta che filtra dalle imposte è scritto quel che deve accadere. Se il libero arbitrio è la consolazione che può accompagnarci nel viaggio della vita, pare che il momento finale sia deciso ab aeterno. La fine è incisa sulla porta spalancata verso lo spazio, doloroso e mirabile, dell’esistenza.



APOCALISSI ALIENE: il libro

7 commenti:

  1. Bellissimo il libro Zret, e bellissime le parole Tue che lo accompagnano, anche se non credo nel libero arbitrio, ciò nonostante il traguardo che aneliamo dalla nascita porta ad un solo epilogo come bene dici Tu, "ab aeterno" la fine della vita terrena.

    Grazie per gli articoli che mi pubblichi su "OK", troppo gentile.

    Un caro saluto, wlady

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  2. Carissimo Wlady, "Il mantello" è racconto commovente e lirico. L'autore sa offrirci una catarsi della sofferenza con la sua arte dolente e sensibile.

    Più passa il tempo e più mi convinco che il libero arbitrio è un'illusione, "una bugia vitale", per usare le parole dell'ottimo Nietzsche.

    Grazie a Te, per gli articoli.

    Ho notato che hai pure inserito un testo di Nigel Kerner, l'ufologo che vede nelle religioni monoteiste medio-orientali dei culti creati da... Chissà forse Kerner ha un briciolo di ragione e la strana sura "Egli è il Signore di Sirio" andrebbe riconsiderata in un contesto particolare.

    Da leggere assolutamente gli articoli di Kerner sui veri motivi della circoncisione.

    Ciao e grazie ancora.

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  3. Si Zret, ho letto quasi tutto di Kerner anche "Our Father who art from Spaceships", e ho anche letto la tua discussione su Altrogiornale con "pasgal" del maggio di quest'anno, dove il pasgal si lamentava per la traduzione dall'Inglese all'Italiano :-))

    Comunque mi piacerebbe tradurre e pubblicare in chiaro alcuni articoli ostici di Kerner, (anche se non condivido le critiche che ha fatto a Sitchin) ma ho paura che per via della religione possano ledere la sensibilità di alcuni lettori credenti riguardo a HYHW.

    wlady

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  4. Non condivido tutto quello che scrive Kerner, ma mi sembra uno degli ufologi più sagaci.

    Sarebbe opprtuno che i suoi libri venissero tradotti in italiano.

    Ciao e grazie.

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  5. Paolo, la tua cortese ed accurata risposta è arrivata oggi.

    Grazie infinite.

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  6. Una storia stupenda ma ancora non capisco la scelta del titolo dell'autore; perchè prorio il mantello.

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