10 gennaio, 2012

Un’esperienza di pre-morte raccontata da Gregorio Magno (prima parte)

Gregorio Magno nei “Dialogi” riferisce un episodio meraviglioso che oggi definiremmo, usando l’espressione coniata dal dottor Raymond Moody Jr, “esperienza di pre-morte”. [1] E’ proprio Moody Jr a riportare il passo tratto dai “Dialogi”, per dimostrare che le near death experiences non sono un fenomeno peculiare dei nostri tempi, poiché se ne rintracciano testimonianze anche nell’antichità (si pensi al cosiddetto mito di Er, dipanato da Platone nella “Politeia”) e nel Medioevo. In effetti, l’aneddoto inserito nell’interessante saggio “La vita oltre la vita”, manifesta non pochi tratti tipici dei resoconti dovuti ai “redivivi”, sebbene in un’ottica religiosa, laddove le dichiarazioni dei “resuscitati” attuali sono pervase da una spiritualità alquanto lontana dai dogmi delle religioni positive. Gli stadi delle esperienze al confinetra la vita e la morte, sono stati individuati dagli studiosi e così, di solito, elencati:

- Cessazione dell'attività cardiaca

- Uscita dal corpo fisico e collocazione del corpo astrale sopra la posizione reale del soma

- Visione degli eventi che occorrono nella sala operatoria ed impossibilità di comunicare con le persone ivi presenti

- Sensazione di un benessere indescrivibile

- Viaggio improvviso attraverso l'oscurità (spesso descritta come tunnel) con allontanamento dalla zona in cui è posto il corpo fisico

- Esame e considerazione delle esperienze della propria vita

- Ingresso in un luogo ricco di particolari luminosi e colorati, con sensazioni di serenità e di amore che avvolgono il nuovo arrivato

- Incontro con entità disincarnate, che possono essere i propri congiunti già deceduti o entità spirituali ignote, o divinità della propria religione

- Ritorno, spesso contro voglia, nel proprio corpo fisico, dopo l'avvertimento di non aver ancora concluso la propria avventura terrena

- Riluttanza a raccontare ad altri il tipo di avventura vissuta

- Nuovo modo di concepire la morte

- Nuova scala di valori

- Cambiamento del modo di vivere [2]

Gregorio Magno racconta di un soldato che ritorna dalla “morte”: vivida è la raffigurazione dell’aldilà e della sorte d’un uomo d’affari, Stefano, originario di Costantinopoli. La relazione, che manifesta molte analogie con i vissuti dei “resuscitati” esaminati da Moody e da altri ricercatori, se ne discosta, laddove è rappresentato il ponte, struttura che, nella tradizione mazdea ed islamica, lo spirito del defunto attraversa. Se costui è malvagio, il ponte si assottiglia sempre più, finché l’anima precipita nell’Ade, se il trapassato è un giusto, invece, avanza senza difficoltà verso il Paradiso. Archetipi, reminiscenze di episodi realmente vissuti, invenzioni letterarie? Ciascuno giudichi liberamente.

[1] Gregorio I Magno (Roma, 540- ca 604), papa dal 590 all’anno della morte, di famiglia patrizia, fu prefetto di Roma (573) e, dopo la conversione alla vita monastica (578), diacono e nunzio di Pelagio II a Costantinopoli, alla corte del basiléus Tiberio. Eletto al soglio pontificio, valorizzò l’esperienza politico-amministrativa acquisita, riordinando il patrimonio della Chiesa, provvedendone ai bisogni di Roma colpita dalla peste e minacciata dai Longobardi. Inviò in Britannia, ai fini di evangelizzare l’isola, una missione di monaci guidata da Agostino, il futuro arcivescovo di Canterbury. Delle sue numerose opere si ricordano le Epistole, in 14 libri, i Dialogorum libri IV de vita et miraculis patrum Italorum et de aeternitate animarum, notevoli per la biografia di Benedetto da Norcia, il Liber regulae pastoralis, dove è delineato il ritratto del “perfetto vescovo”, un commento in 35 libri a Giobbe (Moralia in Iob), numerose omelie. Scritte in uno stile piano ed elegante, le opere di G.M. esercitarono un influsso determinante sulla cultura del Medioevo.

[2] Un’altra scansione, più concisa e che differisce in un solo aspetto, comprende le seguenti tappe: percezione di un suono, attraversamento di una galleria, senso di pace, inesprimibilità, abbandono dellinvolucro materiale, assunzione del corpo “sottile”, incontro con esseri spirituali, colloquio con l’essere di luce, film della vita, ritorno sulla terra.


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8 commenti:

  1. Le esperienze soggettive di morte che sono state studiate dai grandi psichiatri di questo e dell'altro secolo passato come (giustamente come scrivevi Zret), Raynold Moody ed Elizabeth Kubler Ross, non solo sono simili tra loro, ma sono assolutamente in accordo con ciò che i veggenti di ogni epoca e di ogni tradizione ci dicono sulla morte:

    "La morte come noi la intendiamo, come ci è stata insegnata e tramandata, semplicemente "non esiste".

    "Al momento della morte non vi è interruzione di flusso di coscienza. "La vita e la morte sono un solo ininterrotto flusso di coscienza".

    Dante, in Paradiso XXX, 97, così si esprimeva:

    "O isplendor di Dio, per cu'io vidi
    L'alto trionfo del regno verace
    dammi virtà a dir com'io lo vidi.
    Lume che è lassù che visibile face
    Lo creatore a quella creatura
    Che solo in Lui veder ha la sua pace."

    Le scritture dicono essere la luce di mille soli.

    Il virgolettato è di Cesare Boni.

    wlady

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  2. Ciao Zret,
    ma che, ci stiamo preparando ... ?
    Ecco perché cerco a "comportarmi bene" qui. :-)
    Prima sono venuta in contatto con i libri di Moody, poi con questi della Kübler-Ross. Solo 8 anni fa mi sono guardato anche il libro tibetano della morte per "accompagnare" mio figlio: mi ha fatto però capire che è ridicolo (lui conosceva i libri della Dott.ssa Kübler-Ross).
    Anche nel capitolo "La paura della morte" a pagina 37 lo spiega bene, qui il link: http://www.scribd.com/doc/61659913/La-Vostra-Terra-ASHTAR-SHERAN
    Aspetterò la seconda parte.
    Un saluto

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  3. Sì, Wlady, il retroterra culturale delle esperienze di pre-morte tende a confermare i racconti dei "redivivi". Chissà, forse Cesare Boni non è poi così discosto dal vero.

    Ciao

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  4. E' strano che Moody citi molti ricercatori nei suoi libri tranne la Kubler-Ross. Rivalità?

    Saremo mai veramente preparati?

    Grazie della segnalazione, Bungee.

    Ciao

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  5. @ Zret:
    Rivalità - non credo.

    "The history behind the evolution of the idea I conceived to create an association of this kind began in the spring of 1975. Back then, I introduced Dr. Raymond Moody, then a medical student at the Medical College of Georgia in Augusta, GA, to Dr. Elisabeth Kübler-Ross. This introduction took place at a community college in Georgia, near Atlanta, either Marietta or Kennesaw, where Dr. Kübler-Ross was speaking.

    I considered this meeting to be historic. Dr. Kübler-Ross, at the time, had achieved great public recognition for her book On Death & Dying and for her efforts to spearhead the hospice movement in the U.S. and abroad. I had befriended her the year before and attended many of her workshops and lectures. She and Dr. Moody had much in common, including their mutual interest in near-death experiences. The two had exchanged correspondence prior to their meeting and had been in touch over the telephone, but I felt it was important for them to meet personally, and so I arranged for them to meet after her lecture that day.

    Following this meeting, which occurred just prior to the publication of Life After Life. Dr. Kübler-Ross agreed to write the Foreword to Life After Life. In this Foreword, she congratulated Dr. Moody for having the courage to put his findings into print. She also commented that his work, and the near-death experience generally, are "proof of life after death". Dr. Moody himself never made this claim, but Dr. Kübler-Ross never had any doubt about it, nor any qualms about it. I loved her for that, among many other things. Indeed, it was her courage in the face of intense criticism from fellow medical doctors and clergy that spawned the whole death and dying revolution in America and elsewhere. She was one great and brave lady."
    estratto da http://iands.org/about-iands/history/founding-of-iands-importance-of-nde-research.html

    ... se saremo mai preparati? Altre culture considerano la nascita qui come una morte di là! Credo chi include nella vita coscientemente anche la morte non deve temere nulla. Un primo passo.

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  6. Faccio ammenda. Non conoscevo il testo da te riportato.

    Forse bisogna temere più la vita della cosiddetta morte.

    Ciao

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  7. Come tutti gli uomini non sono uguali tra loro, così variano di intensità anche le esperienze di pre-morte.

    Quasi tutte le NDE portano pace, serenità e un benessere indescrivibile a chi le attraversa ma ho lette alcune descrizioni delle medesime che sembrano accennare ad un risveglio della coscienza talmente intenso da rasentare l'esperienza dell'Uno.

    E sono le più interessanti poichè apportano i maggiori benefici spirituali a chi le subisce. In quelle viene sperimentata una autentica 'metànoia', una trasformazione ontologica che lascerà tracce indelebili nei soggetti protagonisti, soggetti che oserei definire privilegiati.

    Durante tali esperienze poco importa sperimentare luci, colori, suoni o incontrare figure note - ad es. familiari estinti( ma sono poi i veri simulacri degli estinti o non piuttosto ombre fallaci che presentano qualche caratteristica delle persone incontrate una volta sulla Terra?) -.

    Quello che più importa è che si risveglino, nel corso di tali esperienze, le prerogative intellettuali e noetiche del composto umano.

    Nel campo spirituale si esorta infatti l'apprendista a cercare innanzitutto il noùmeno poichè il fenomeno sarà eventualmente accordato in sovrappiù.

    Spariti da tempo immemorabile i riti iniziatici e gli ierofanti che li praticavano, agli uomini della Fine dei Tempi è rimasta ormai solo la Morte come la grande iniziatrice in grado di dischiudere le porte dell'Invisibile.

    Magra consolazione, se vogliamo, e comunque l'ultima, estrema opportunità.

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  8. E' così, Paolo. Sono tramontati i riti misterici e gli itinerari iniziatici sicché ormai l'uomo può gettare un fugace sguardo sulle sfere intelligibili solo con le esperienze di pre-morte e con il Transito definitivo.

    Meriterebbe uno studio ad hoc il vissuto di coloro che hanno tentato il suicidio: le loro relazioni sono dire e lugubri.

    Ciao

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