09 febbraio, 2013

L'istmo

Il varco è qui? (E. Montale)

Tutto è nel tutto, eppure ci appare diviso.

Recenti indirizzi scientifici tendono a confermare alcuni assunti del pensiero tradizionale. Ci riferiamo al tema delle dimensioni: in verità non sappiamo “dove” questi mondi paralleli siano situati né come interagiscano con l’ordinaria sfera della cosiddetta “realtà” che è, a ben riflettere, una prigione con pareti di vetro infrangibile. Sono dei piani che si intersecano con il nostro in particolari circostanze? Sono livelli microscopici come arrotolati nel nostro quadridimensionale? Sono forse universi che, simili a specchi, riverberano gli eventi del cosmo ordinario? Che ruolo giocano in tutto ciò l’asimmetria, la massa oscura, l’antimateria?

E’ evidente che gli interrogativi sono innumerevoli ed abissali. Sono domande per cui la fisica si protende nella metafisica, la cosmologia nella filosofia.

Abbiamo ogni giorno, anzi ogni notte, esperienza di una realtà ulteriore, la regione onirica dove lo spazio ed il tempo ora si dilatano ora si contraggono sino a concentrarsi quasi in un punto, ma l’istmo che congiunge la psiche conscia a quella inconscia è quasi sempre sommerso dal chiarore dell’alba.

I vissuti con cui ci addentriamo nel mondo impercettibile costellano la nostra vita. Alcuni riescono ad esplorare l’invisibile. Straordinarie capacità dimostrano che le “leggi” fisiche non sono valide sempre e comunque. La coscienza ubiqua può trascendere i confini…

Nondimeno manca non solo una teoria unificante, non autocontraddittoria, che spieghi quale sia la relazione tra la coscienza e la materia, quali i rapporti fra i diversi regni del reale, ma pure una traccia sommaria che delinei i termini del problema. Non sappiamo a quali condizioni lo spirito possa agire sull’hyle, ammesso e non concesso che il discorso sia così semplice, visto che il concetto di causa dovrà essere sostituito con quelli, non meno problematici, di sincronicità e di non-località.

Ignoriamo anche quale sia l’energia fondamentale che muove le onde dell’oceano infinito.

Resta la consapevolezza che in qualche parte di questa realtà dura (eppure evanescente), solida, simile al muro di recinzione di un penitenziario, si deve aprire una breccia tale da permetterci di vedere oltre e di evadere. Beati coloro che l’hanno trovata o la troveranno.

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