Il presente articolo è stato pubblicato tramite una connessione temporanea e di fortuna, a seguito di un grave problema di collegamento alla Rete.
E’ molto diffusa fra i ricercatori indipendenti la dicitura “Nuovo ordine mondiale” a designare il regime totalitario esteso, almeno teoricamente e nei progetti della feccia, a tutto il pianeta.
Ci chiediamo se tale locuzione sia adeguata. Ci pare di no. La parola “ordine” che, all’interno del sintagma è il termine più forte sotto il profilo semantico, evoca un sistema ben strutturato e basato sulla legge: tale legge sarà pure draconiana ma dovrebbe essere uguale per tutti e destinata a promuovere un’equilibrata convivenza civile. Sub lege libertas? No, l’esatto contrario. Invero codesto Novus ordo non ha neppure un lato positivo, perché l’ordine non consuona con l’eguaglianza ed il rispetto delle regole; invece coincide con una dittatura che, mentre schiaccia la libertà di pensiero e di espressione, promuove la licenza, la sfrenatezza, il caos. Così la famiglia è disgregata attraverso leggi ad hoc, la società viene corrotta e disarticolata, per mezzo dell’immigrazione incontrollata, a causa dei conflitti interetnici; le nazioni sono snaturate, gli Stati sono esautorati con la creazione di istituzioni sovranazionali. Questo non è ordine: questa è confusione, babele!
Si illude chi crede che l’instaurazione del Novus ordo seclorum significhi almeno debellare la cosiddetta microcriminalità, rendere sicure e vivibili le degradate metropoli. Si illude chi pensa che finalmente la giustizia, per quanto - lo ribadiamo - ferrea e disumana, sia, all’interno di tale sistema centralizzato, applicata in modo equanime, senza favoritismi. E’ il contrario. La coercizione, il controllo e la punizione si abbattono SOLO sui dissidenti, mentre criminali incalliti e feroci trovano clemenza e comprensione presso i tribunali. Ciò non è una coincidenza: è una precisa, delinquenziale volontà di perseguitare donne e uomini liberi, mentre si fomentano e legittimano i delitti, le turpitudini, le perversità, tutti i vizi che disintegrano e traviano i rapporti umani e sociali. Le cronache ogni giorno documentano ed attestano che la “Giustizia” è implacabile contro gli innocenti ed indulgente nei confronti degli scellerati.
Ecco perché le città sono sempre più sporche, degradate, caotiche: è questo l’”ordine”. Ecco perché le istituzioni sono sempre più inefficienti, pletoriche, marce,: è questo l’”ordine”. L’ordine si nutre del disordine, della disorganizzazione, delle sperequazioni, della miseria. Esso si radica in un suolo contaminato; si alimenta di veleni, a guisa di certi batteri che prosperano nei terreni e nelle acque inquinate. La delinquenza e la violazione delle norme servono sempre come pretesto per colpire cittadini onesti già vessati.
Anche il progetto di creare delle macroregioni in Europa, destinate a sostituire ed a sovrapporsi alle attuali circoscrizioni amministrative, è funzionale a generare ulteriore caos: diventa tutto un intrico di norme, di competenze, di regolamenti, mentre le tradizioni locali sono disgregate dalla ridefinizione dei confini.
Pure le guerre e le tensioni internazionali fanno alla bisogna: oltre ad essere dettate da loschi interessi economici, producono un perenne stato di incertezza e di precarietà.
No. Non è né law né order. La “legge” è interpretata ad uso e consumo dei prepotenti e dei furbi; è strumento per eliminare il dissenso e, contemporaneamente, per giustificare ed assolvere i furfanti più pericolosi. E’ una “Giustizia” forte con i deboli e comprensiva con gli arroganti. Il diritto è storto e nessuno può raddrizzarlo.
Sub lege servitus: sotto la legge la schiavitù ed ogni ingiustizia, ma con tutte le firme e le marche da bollo regolari.
E’ molto diffusa fra i ricercatori indipendenti la dicitura “Nuovo ordine mondiale” a designare il regime totalitario esteso, almeno teoricamente e nei progetti della feccia, a tutto il pianeta.
Ci chiediamo se tale locuzione sia adeguata. Ci pare di no. La parola “ordine” che, all’interno del sintagma è il termine più forte sotto il profilo semantico, evoca un sistema ben strutturato e basato sulla legge: tale legge sarà pure draconiana ma dovrebbe essere uguale per tutti e destinata a promuovere un’equilibrata convivenza civile. Sub lege libertas? No, l’esatto contrario. Invero codesto Novus ordo non ha neppure un lato positivo, perché l’ordine non consuona con l’eguaglianza ed il rispetto delle regole; invece coincide con una dittatura che, mentre schiaccia la libertà di pensiero e di espressione, promuove la licenza, la sfrenatezza, il caos. Così la famiglia è disgregata attraverso leggi ad hoc, la società viene corrotta e disarticolata, per mezzo dell’immigrazione incontrollata, a causa dei conflitti interetnici; le nazioni sono snaturate, gli Stati sono esautorati con la creazione di istituzioni sovranazionali. Questo non è ordine: questa è confusione, babele!
Si illude chi crede che l’instaurazione del Novus ordo seclorum significhi almeno debellare la cosiddetta microcriminalità, rendere sicure e vivibili le degradate metropoli. Si illude chi pensa che finalmente la giustizia, per quanto - lo ribadiamo - ferrea e disumana, sia, all’interno di tale sistema centralizzato, applicata in modo equanime, senza favoritismi. E’ il contrario. La coercizione, il controllo e la punizione si abbattono SOLO sui dissidenti, mentre criminali incalliti e feroci trovano clemenza e comprensione presso i tribunali. Ciò non è una coincidenza: è una precisa, delinquenziale volontà di perseguitare donne e uomini liberi, mentre si fomentano e legittimano i delitti, le turpitudini, le perversità, tutti i vizi che disintegrano e traviano i rapporti umani e sociali. Le cronache ogni giorno documentano ed attestano che la “Giustizia” è implacabile contro gli innocenti ed indulgente nei confronti degli scellerati.
Ecco perché le città sono sempre più sporche, degradate, caotiche: è questo l’”ordine”. Ecco perché le istituzioni sono sempre più inefficienti, pletoriche, marce,: è questo l’”ordine”. L’ordine si nutre del disordine, della disorganizzazione, delle sperequazioni, della miseria. Esso si radica in un suolo contaminato; si alimenta di veleni, a guisa di certi batteri che prosperano nei terreni e nelle acque inquinate. La delinquenza e la violazione delle norme servono sempre come pretesto per colpire cittadini onesti già vessati.
Anche il progetto di creare delle macroregioni in Europa, destinate a sostituire ed a sovrapporsi alle attuali circoscrizioni amministrative, è funzionale a generare ulteriore caos: diventa tutto un intrico di norme, di competenze, di regolamenti, mentre le tradizioni locali sono disgregate dalla ridefinizione dei confini.
Pure le guerre e le tensioni internazionali fanno alla bisogna: oltre ad essere dettate da loschi interessi economici, producono un perenne stato di incertezza e di precarietà.
No. Non è né law né order. La “legge” è interpretata ad uso e consumo dei prepotenti e dei furbi; è strumento per eliminare il dissenso e, contemporaneamente, per giustificare ed assolvere i furfanti più pericolosi. E’ una “Giustizia” forte con i deboli e comprensiva con gli arroganti. Il diritto è storto e nessuno può raddrizzarlo.
Sub lege servitus: sotto la legge la schiavitù ed ogni ingiustizia, ma con tutte le firme e le marche da bollo regolari.
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