Il presente studio è uno stralcio di una ricerca molto più ampia ed articolata: eventuali editori interessati a leggerla integralmente, possono contattarmi all’indirizzo di posta elettronica indicato a margine della pagina. Intendo ringraziare il mio amico Geko, dalla cui intuizione sul segno di Noè, ha avuto origine l’indagine. Le fonti saranno indicate in calce all'ultima parte.
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(...) L’ipotesi di Zaitsev (vedi Zret, Una e mille ipotesi su Gesù) si fonda su una serie di considerazioni che possono essere in parte condivise o anche rigettate: alcune mi paiono degne di nota. Zaitsev afferma: “Gesù non parlava la lingua degli uomini che erano attorno a lui, ma una specie di ebraico antico, imparato come da uno straniero che non abbia avuto accesso che a materiale di studio ormai non più usato”. Lo studioso russo asserisce anche che negli antichi testi monastici poté leggere: “Gesù aveva l’abitudine di portare sul petto un piccolo astuccio, sospeso ad una striscia di cuoio passata attorno al collo.” La conoscenza della lingua ebraica in una variante arcaica ricorda l’idioma antiquato parlato da Madonne ritenute aliene da alcuni ufologi; l’astuccio di cui si farebbe menzione nei testi monastici, se non si tratta, come è verosimile, di un fodero contenente un rotolo con passi della Torah, potrebbe anche essere, nel caso di una traduzione errata, uno stigma? Purtroppo, poiché non è possibile stabilire se quella fonte esista né se il passo in questione sia stato traslato correttamente da Zaitsev, si rimane nel campo delle mere speculazioni.
Esaù, figlio primogenito di Isacco e fratello di Giacobbe-Israele, era rosso. D’altronde il suo soprannome Edom (rosso) si può collegare al nome Adam, che significa “modellato con l’argilla rossastra, rosso e sangue”. Il rutilismo presso gli Ebrei è un tema che dovrebbe essere approfondito e collocato nella corretta prospettiva xenologica. L’indagine andrebbe poi estesa ai fattori genetici per stabilire se esiste una qualche correlazione tra persone con il gruppo sanguigno con il fattore Rh negativo e visitatori. Tale rapporto è stato ipotizzato anche a partire dalla constatazione che, in base a tale fattore, la popolazione umana si divide in due gruppi: Rh-positivi, in cui è presente, e Rh-negativi, in cui è assente.
Recentemente su tale tema, che potrebbe avere dei risvolti esobiologici, ha fatto il punto della situazione una rivista, in un articolo i cui estensori osservano che il fattore Rh negativo non è solo d’interesse per la genetica: ispira, infatti, le teorie più audaci sulla discendenza stellare di alcune popolazioni.
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