13 ottobre, 2008

L'oscurità... dietro

E' nella natura umana vivere, creandosi qualche mito: non importa se sia l'attore o l'attrice, l'uomo politico, l'artista, il giornalista ritenuto libero ed anticonformista, in realtà agente di controllo... Molti affidano le loro esigenze, la loro sete di verità, di giustizia e di senso a queste persone oppure cercano una voce con cui esprimere quello che non possono palesare. E' normale, come è diffusa l'identificazione con certe idee che diventano presto non convinzioni, ma fedi granitiche. In realtà, ci si aggrappa senza discernimento e con imprudenza, a fili di illusioni: non ci si chiede se, dietro apparenze scintillanti e gradevoli, si nasconda un'insidia, un lato oscuro.

Qualcuno ritiene che l'universo sia un mirabile capolavoro, dimenticando che, mentre estasiato, ammira le stelle, una supernova, in qualche angolo remoto del cosmo, sta divorando, in un olocausto gigantesco, le gloriose civiltà di inermi pianeti.

Un altro contempla un magnifico giardino, ma ignora che una pianta soffoca l'altra in cerca di luce e di umidità e che avidi parassiti suggono la linfa delle foglie. La vita si alimenta della morte.

Certuni, stanchi delle religioni ufficiali, si affidano alle canalizzazioni, ai profeti del Terzo millennio, stigmatizzati in contatto con presunti alieni, nunzi di banalità fiorite di metafore: dalla reincarnazione all'ascensione, dal 2012 ad un mondo di pace ed amore universale. Costoro non sembrano sfiorati neppure dal dubbio che questi araldi di verità parziali e confuse, potrebbero essere emissari degli Arconti. Cerchiamo di indagare, di capire e di distinguere: in qualche luogo troveremo pure esseri benevoli e davvero non siamo soli, ma non prendiamo per oro colato le dichiarazioni di questi messaggeri. Ascendere? Forse occorrerà prendere l'ascensore, se non interromperanno l'erogazione della corrente elettrica, se non subentrerà una paurosa crisi economica. Reincarnazione? Così com'è divulgata, è un concetto grossolano e ripugnante.

Diffiderei di quelli che glissano sul problema del Male, riducendolo a mera imperfezione, ad un velo di polvere su un mobile che si può togliere, passando un panno. Il Male: è solo colpa dell'uomo? Sarà vero? In qualche caso sento odore di zolfo, ma, come osserva sconsolato Guido Morselli, "per i teologi il Diavolo è un'inutile anticaglia, le azioni del Diavolo alla borsa cattolica non sono neanche più quotate".

Tralascio il discorso su tutte quelle dimensioni invisibili, tenebrose, popolate di presenze minacciose e non indugio sul pericolo sotteso a tutto ciò che pare innocuo o ininfluente: cartoni animati, pellicole, trasmissioni televisive, iniziative dei governi e quant'altro. E' vero: il Diavolo non è brutto come lo si dipinge, poiché ama presentarsi in sembianze piacevoli ed amabili.

Il Vangelo di Tommaso afferma che "chi cerca si stupirà e resterà turbato", per quanto ha scoperto: ma il verbo "turbato" rende poco l'idea. Meglio sarebbe sostituirlo con "sconvolto".

Chi riuscirà a sopravvivere a questo tragico sconvolgimento, allora regnerà, come è scritto nel Vangelo.



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3 commenti:

  1. Ciao Zret
    direi che sconvolto va senz'altro meglio e non so se basta ancora.

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  2. Entrate in un giardino di piante, d'erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite stagione dell'anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna direzione che voi non vi troviate nel patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in istato di "souffrance", qual individuo più, qual meno. Là quella rosa è offesa dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là quel giglio è succhiato crudelmente da un'ape nelle sue parti più sensibili, più vitali. Il dolce miele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili tormenti per quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di inerti fiorellini. Quell'albero è infestato da un formicaio, quell'altro dai bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato dall'aria o dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco, o nelle radici; quell'altro ha più foglie secche; quest'altro è roso, morsicchiato nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco. L'una patisce incomodo e trova ostacolo e ingombro nel crescere, nello stendersi; l'altra non trova dove appoggiarsi, o si affatica e stenta per arrivarvi. In tutto il giardino tu non trovi una pianticella sola in istato di sanità perfetta. Qua un ramicello è rotto o dal vento o dal suo proprio peso; là un zeffiretto va stracciando un fiore, vola con un brano, un filamento, una foglia, una parte viva di questa o quella pianta, staccata o strappata via. Intanto tu strazi le erbe co' tuoi passi: le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi. Quella donzelletta sensibile e gentile, va dolcemente sterpando e infrangendo steli. Il giardiniere va saggiamente troncando, tagliando membra sensibili, colle unghie, col ferro

    Certamente queste piante vivono; alcune perché le loro infermità non sono mortali, altre perché ancora con malattie mortali, le piante, e gli animali altresì, possono durare a vivere qualche poco di tempo. Lo spettacolo di tanta copia di vita all'entrare in questo giardino ci rallegra l'anima, e di qui è che questo ci pare essere un soggiorno di gioia. Ma in verità questa vita è trista e infelice, ogni giardino è quasi un vasto ospitale (luogo ben più deplorabile che cemeterio), e se questi esseri sentono o, vogliamo dire, sentissero, certo è che il non essere sarebbe per loro assai meglio che l'essere.

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