03 gennaio, 2012

La svolta

Che cosa spinge certe persone a dileguarsi? Rinunciando alla vita “normale”, alcuni decidono di sparire all’improvviso. Quanto è fragile l’equilibrio della “normalità”! Forse non esiste altro viaggio che la fuga. Se la fuga non avviene, nei modi più disparati, nell’alveo della quotidianità, essa si concreta nell’allontanamento. Diserzione? Distacco? Si dà una svolta definitiva, irrevocabile.

Può essere una svolta con cui si imprime alla vita un nuovo corso, una via per trovarsi e per perdersi. In verità, mai come oggi, l’esistenza è imprigionata nell’inautenticità, nel vuoto che fagocita tutto. All’insufficienza ontologica del vivere, sempre proteso veso un senso inattingibile, si somma il disvalore aggiunto della meccanicità che sclerotizza il mondo contemporaneo. I giorni si susseguono in uno stillicidio ghiacciato, immobili come cippi miliari.

La frattura della dipartita (“partire” è letteralmente “dividersi”) è preceduto da tanti traumi spesso invisibili, ma nell’invisibile si staglia l’essenza. Per questo motivo accade di colpo, solo se guardiamo l’esterno. Una laboriosa, silente gestazione precede gli atti più significativi.

Se non è una causa o una circostanza cogente a dirigere le scelte estreme, è la ricerca di una dimensione vera, di uno spazio che non subisca più la tirannia del tempo e delle sue scadenze. Il fine non è il viaggio (i cieli sono uguali in ogni dove), non è la meta, ma il proprio essere, quello che sfugge ad ogni definizione. Strappare le radici, cancellare ogni traccia, il passato non ha futuro.

Le definiscono sparizioni, ma non si erà già invisibili prima? Ora che si è scomparsi, il profilo spicca sulla superficie omogenea dell’assenza.

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9 commenti:

  1. Ciao Zret,

    credo che l'illusione di fuggire, sia cresciuta insieme al dilagare della socialità e dalla necessità pratica di abitare in spazi affollati.

    Se raccontiamo a qualcuno cosa ci è successo, non possiamo fare a meno di riferirgli solo degli atti, azioni e parole.

    Le sparizioni le paragono al silenzio, e quanto vi accade nella nostra intimità, e proprio in quel silenzio si cerca di sparire è lì che succedono le cose più importanti della nostra vita.

    Sparizione nel silenzio ...

    Ciao

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  2. Wlady, hai proprio enucleato il senso della breve riflessione, il silenzio. Accerchiati da un mondo falso e da un'umanità per lo più fatua, resta solo il rifugio del silenzio, un silenzio che è una sfida descrivere, come tutte le realtà essenziali.

    Ciao

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  3. Ciao Zret,
    vorrei scrivere poche righe sul silenzio. E' una dimensione che nel quotidiano si è persa, eppure è essenziale per il benessere personale. Viviamo immersi nel rumore, e non è naturale. Dopo una giornata trascorsa a contatto con ragazzini vocianti, è meraviglioso per me rientrare a casa e bearmi dell'assoluto silenzio che mi circonda. Credo che sia poi il sentimento della campagna che, coperta da un'ovattata coltre di neve, si prepara a rinascere a nuova vita in primavera.
    Buona serata, Sharon

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  4. Ciao Zret,
    vogliamo sparire?
    Sì, il silenzio che non ha confini. La libertà. C'è tanto da scoprire...

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  5. Si,va bene sparire. Ma dove andare e a chi sfuggire?

    Forse esistono vari tipi di sparizione: uno potrebbe essere quello di trovarsi sequestrati nell'universo di Magonia. Pare che sia successo persino nell'Alto Medio Evo - secondo quanto accennano alcune cronache - o forse prima, come ci ricorda l'ufologo Jacques Vallée.

    Non credo si tratti di una gran bella esperienza il finire risucchiati in una qualche tasca dimensionale contigua alla nostra - un frattale? - per poi non tornare più indietro a riferire come colà si vive e si sta.

    Ma la sparizione ontologicamente e metafisicamente più interessante corrisponde alla cosiddetta 'sparizione filosofica', evento caro agli Alchimisti d'ogni tempo e di tutte le epoche.

    Realizzazione a quanto pare rarissima - una o due persone per secolo su tutto il genere umano? -.

    Per quanto riguarda il Novecento siamo a conoscenza di un paio di questi casi: si dice di Fulcanelli e di un altro personaggio misterioso della Parigi esoterico-alchemica degli inizi del secolo scorso, il Dr. Alphonse Jobert.

    Gente che un bel mattino esce di casa e che nessuno ha mai più incontrato, almeno in quei paraggi. Ma, in Alchimia, chi si ritrae dal consesso umano lo fa 'en clairvoyant' e non da misero tapino e profano quale la gente comune.

    Espressione francese quest'ultima che è la traduzione di 'Oculatus abis', l'aforisma che suggella la fine del Mutus Liber.
    Solo a questa condizione una sparizione è legittima.

    E puoi sparire e ritrarti dove vuoi poichè disponi del 'corpo di libertà'. In tutti gli altri casi lo scomparire non è che un inutile fuggire da se stessi.

    Ovvero la tua vita non cambierà in alcun modo se prima non sei cambiato tu dentro.

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  6. Sharon, il silenzio ed il nulla sono i creatori di tutto.

    Paolo, Bungee, la meta è, infatti, dappertutto ed in nessun luogo.

    Oggi mi sento zen...

    Ciao

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  7. Caro Zret, ti auguro con tutto il cuore di non sparire almeno fino a quando tu non finisca la Grande Opera. Oggi il mondo ha bisogno di donne e uomini di desiderio, pronti a sacrificarsi per una causa... quale? Ognuno, nel proprio intimo, ricorda quale.

    Il ritiro alla Guènon, che per me è più una fuga per godersi la pensione come buon servitore dello Stato francese... già, dicevo, la sparizione per chi è in grado di poterla attuare, quella vera, metafisica, è giusta dopo aver dato tutto. Cosa? Dopo aver acceso la Luce e indicato ad altri il cammino. Così mi ha insegnato Scandurra.

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  8. E' saggio quanto scrivi, Angelo. Il compito non è stato ancora adempiuto. Perciò "Hic manebimus". Non spetta a me stabilire se "ottimamente" o no.

    Ciao

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