17 ottobre, 2013

Sira e Sirio

Gli U’wa sono un’etnia americana i cui superstiti vivono in Colombia. Orgogliosi della loro veneranda tradizione, gli U’wa tentano di difendere il loro territorio e la loro cultura dall’uomo bianco che essi chiamano “riowa”. Rapaci e spregiudicate compagnie petrolifere, con l’avallo del governo colombiano, mirano a costruire pozzi per l’estrazione del greggio nella regione abitata dagli U’wa. E’ una triste vicenda che purtroppo si ripete spesso: multinazionali che mirano al profitto distruggono gli ecosistemi, mentre i nativi tentano di preservare la propria identità dall’aggressione e dallo snaturamento che la “civiltà occidentale” reca con sé.

È curioso che questa tribù pre-colombiana veneri il Creatore con il nome di Sira. Leggiamo nella carta del popolo U’wa.

La legge del nostro popolo si differenzia da quella dei bianchi, perché la legge del ‘riowa’ (bianco) viene dagli uomini e sta scritta su un foglio di carta, mentre la legge del nostro popolo viene da Sira (Dio). Fu Sira (Dio) che la dettò e la scrisse nel cuore dei nostri sapienti Werjayas (sciamani). Il rispetto verso i viventi ed i non viventi, ciò che si conosce e quello che non si conosce, appartiene alla nostra legge: la nostra missione nel mondo è quella di raccontarla, cantarla e metterla in pratica per sostenere l’equilibrio dell’universo. La nostra legge U’wa sostiene il mondo. La nostra legge è antica quanto la stessa terra. La nostra cultura si è organizzata seguendo il modello della creazione, per questo la nostra legge della terra e la terra stessa sono una cosa sola. La nostra legge non morirà”.

E’ possibile che il nome Sira sia in qualche modo legato alla pristina radice che significa “luminoso”, da cui il termine Sirio che identifica l’astro (in realtà un sistema ternario) più fulgido del firmamento? [1] “Sira” potrebbe significare “radioso”, essendo la luce in senso lato attributo divino. D’altronde nelle lingue indoeuropee la base deiwo rappresenta la più antica denominazione della divinità ed è collegata con la nozione di luce. Tale morfema si conserva nelle aree più marginali, come nel sanscrito deva, nel lituano diévas, ma è pure rintracciabile nel latino deus (con la variante divus) e nell’inglese devil, con palese scivolamento semantico.

L’analisi linguistica ci conduce a cercare addentellati tra Sirio, i numi ancestrali, enigmatiche provenienze sideree. Ci porta dai miti antichi con eroi che attraversano il cielo e la terra sino al Medioevo: nel Sacro Corano, infatti, reperiamo un misterioso versetto della sura n. 53, nota come An-Najm النّجْم, “la Stella”. Il versetto recita: “Egli (Allah) è il Signore di Sirio”.

Vero è che gli U’wa vivono in una plaga assai distante dal Medio Oriente dove i culti stellari incentrati su Sirio erano assai diffusi (si pensi agli Egizi, ma pure ai Dogon ed alle loro sorprendenti conoscenze astronomiche). Tuttavia l’ipotesi secondo cui le culture del passato ebbero un’origine comune è plausibile: ciò motiva le profonde somiglianze tra popoli tra loro discosti nel tempo e nello spazio. D’altronde le narrazioni magico - religiose manifestano una straordinaria persistenza: anche se cambiano dei particolari, anche se si agglutinano nuovi racconti ed esegesi, la sostanza della Tradizione resta ed è trasmessa lungo le generazioni. Così saremmo propensi a vedere nel Creatore degli U”wa una divinità originata da un’unica sorgente cui attinsero molte genti del passato.

A proposito di dei e di etimologie, vorremmo concludere questo breve articolo, soffermandoci sulla controversa etimologia dell’ebraico Eloha-Elohim. A nostro avviso, ha ragione il Professor Mauro Biglino che traduce Elohim con “splendenti” e non chi lo rende con “legislatori”. Infatti è parola confrontabile con il greco “helios”, sole, da un ceppo linguistico che designa probabilmente di nuovo la luce.

Insomma, la luce è divina, comunque sia definita nelle varie lingue.

Ringrazio l’amico Corrado Penna per la preziosa segnalazione.

[1] Il vocabolo Sirio contiene una radice “svar” che vale “scintillante”.

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13 commenti:

  1. Ciao Zret, voglio partecipare al tuo articolo apportando alcune notizie interessanti:

    E' indubbio che il sapere Siriano è molto antico che precede la dinastia faraonica e ancora prima quella degli Shem-Su-Hor, i Seguaci di Horus che colonizzarono l'Egitto dopo il Diluvio.

    Fermo restando alle tribù africane del Mali, in particolar modo i Dogon e gli indiani Hopi del Nord America, la maggior parte dei ricercatori, in ogni modo, è incline.a credere che la versione africana di queste cognizioni originasse dall'Egitto primordiale.

    L'illustrazione qui sotto riportata, mostra come gli egiziani avessero conoscenza delle stelle fisse e dei pianeti nel nostro Sistema Solare.

    http://i.imgbox.com/abgrnJ2z.jpg

    Schwaller de Lubicz commenta:

    "Qui iside regge lo scettro del wadj e l'ankh, la dilatazione o spiritualizzazione della vita. Erione regge lo scettro was, il flusso della linfa, fronteggiando Iside e presentando la vita con la mano sinistra.

    In altre parole, Orione offre la vita che trae da Sirio. Iside sembra trarre il potere da Sirio (o è lei stessa originaria di quell'astro da cui fu generato il nostro sistema solare?) e lo trasmette per mezzo di Orione ai figli del nostro Sole.

    Può darsi che questa energia fosse deviata in qualche punto di quel sottile canale di comunicazione? E, se è così, chi o quale delle stazioni ripetitrici ne è responsabile?"

    Murry Hope scrive:
    "Io mi ritrovo a indicare Orione, anche se non posso offrire nessuna prova in merito e dubito che qualcun altro possa farlo "in questo momento del tempo", anche se certe linee dell'attuale ricerca mi spingono a pensare che, ben presto gli scienziati scopriranno la trasmissione di energie sottili da un corpo celeste ad un altro, individuandone qualunque variazione."

    Ciao

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    1. Molo interessante quanto hai riportato, Wlady. Sirio ed Orione sono probabilmente tra le sorgenti delle culture primordiali terrestri.

      La "contattista" Tonini afferma di essere ambasciatrice dei Siriani... Merita un approfondimento.

      Ciao

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    2. ho letto qualcosa di questa contattista:
      indica correttamente Londra Vaticano e Washington come centri nevralgici del potere (marcio) ma sebbene tante cose da lei riferite hanno senso non ho finora visto alcun riferimento alle scie chimiche.

      Da cui il sospetto che anche lei possa essere stata manipolata dai soliti noti.

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    3. Errata corrige: "molto" non "molo".

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    4. Caro Zret, trovo molto interessanti gli spunti che hai offerto negli ultimi post in merito alle radici semantiche di certe parole. Forse potrebbe interessarti integrare alle tue conoscenze il lavoro di un grande semiologo italiano, Giovanni Semerano, che io ho avuto la fortuna di sentire parlare a un seminario nella mia facolta’, dove era ospite e amico della professoressa di sociologia. Di Semerano avevo acquistato un libretto piccolo ma assai denso titolato “La favola dell’indoeuropeo”, nel quale si confuta l’esistenza di tale presunto comune ceppo linguistico, la cosiddetta protolingua. L’ho cercato tra i miei libri per rinfrescarmi la memoria sugli argomenti sviluppati ma purtroppo non l’ho rintracciato – da quando ho traslocato non trovo piu’ nulla!
      Ti posto anche il link di un blogger che delinea un quadro di Semerano molto vivido, in linea con la straordinaria impressione che avevo provato anche io sentendolo parlare.
      http://labottegadifilosofia.blogspot.co.uk/2006/07/non-toccatemi-linfinito.html

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    5. Sì, Corrado, il tuo sospetto è più che motivato. Ho letto sull'ultimo numero di XTimes l'intervista alla Tonini ed ho compreso che è quasi certamente vittima di un colossale inganno: in primo luogo non accenna alle scie chimiche, inoltre è stata microchippata dai "benevoli ed evoluti" Siriani, come fosse un cane...

      Ciao

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    6. Avalon Carr, ho una certa conoscenza degli studi condotti da Semerano. Confesso, però, che alcune sue conclusioni mi lasciano perplesso. Non mi sentirei di liquidare l'indoeuropeo: la cultura dei kurgan esistette. Esistettero popoli settentrionali (si veda Vinci, Omero nel Baltico). Vero è che forse anche gli Indogermanici discendevano dai Sumeri ed i Sumeri dagli...., ma annichilire intere tradizioni nordiche e centro-asiatiche mi pare eccessivo. Nelle indagini etimologiche evito di lasciarmi affascinare dalle mere somiglianze foniche, altrimenti si rischia di scivolare nelle false etimologie alla Mike Plato, per intenderci.

      Ciao

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    7. Riprendo il tuo commento Zret da: "Sumeri dagli...."

      In questo caso mi riferisco alla civiltà Unaid 5000-4000 a.C. che è fiorita in Iraq, i quali adoravano dèi umanoidi, lucertiformi, mentre le divinità dei Sumeri sempre 4000-5000 a.C. che vivevano sempre nella stessa regione, presentano caratteristiche decisamente umane.

      Questo cambiamento e il programma di ibridazione attuato nella regione del Caucaso sono estremamente legati.

      L'élite frutto dell'ibridazione tra Anunnaki ed umani venne descritta dai sumeri e ci sono altri resoconti dell'incrocio tra extraterrestri ed umani , o tra dèi e abitanti del cielo e il genere umano.

      Di questo ne parla anche la Genesi 6,1-4. " i famosi Eroi dell'antichità, uomini famosi".

      Ciao

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    8. Errata corrige: "Ubaid" non Unaid;

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    9. Queste sono le statuine inerenti alla civiltà Ubaid fiorita in Iraq, nello stesso periodo dei sumeri.

      http://i.imgbox.com/aboSCTf4.jpg

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    10. Lungi da me, Avalon Carr, confrontare Semerano con il fantasioso Mike Plato. Nondimeno, come ci ha ricordato l'amico Wlady, gli studi glottologici ed archeologici devono tentare di risalire agli Altri da cui, piaccia o no, l'umanità o parte di essa discende. In ogni caso gli Altri influirono ed influiscono in modo determinante sulla storia umana. Di questo dovrà tener conto anche un glottologo, come un paleontologo.

      Ciao

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  2. Beh, Zret, pero' uno studioso di semiologia e un lestofante pseudo mago Otelma alla Mike Plato (il guerriero psionico!) non li metterei proprio sullo stesso piano. Soprattutto dopo aver preso in considerazione una come la Tonini, che non e' mica tanto meglio in termini di credibilita' di quella tale Iargana Wolfe sister.

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  3. L'autore è d'accordo con me: infatti scrive.



    E verso la fine di questo (ehm… ehm…) post estivo, mi richiudo su me stesso e torno all’inizio e al buon Giovanni Semerano, che ha cercato per tutta la sua vita di combattere la “favola” dell’invasione indoeuropea contro i suoi più tenaci sostenitori, ovvero i linguisti. Torno al GS perché, se è vero che l’ipotesi indoeuropea è stata ormai messa in crisi da più di una parte, lui si trova ormai in buona compagnia (chissà che chiacchierate si faranno lui e la Marija Gimbutas seduti una accanto all’altro su una nuvola di qualche paradiso, uno a scelta fra i vari proposti dai variegati olimpi delle tante religioni che hanno studiato). Ma, come ho cercato di far notare, il “nodo” della questione greca rimane. Anche perché sospetto che ci sia un certo “furore” ideologico, nel voler mostrare a tutti i costi che i greci fossero legati in qualche modo alle proto-culture semitiche (e quindi, in qualche misura, anche bibliche). Come è dimostrato dall’ultimo libro di Semerano di cui parlava, in apertura di post, il buon Umberto Galimberti.
    Il volume in questione è (vedi sopra) L'infinito: un equivoco millenario. Le antiche civiltà del Vicino Oriente e le origini del pensiero greco (Mondadori, 2001). Partendo dalla ormai nota ipotesi di una derivazione di tutte le lingue da una comune matrice accadico-sumera, il GS si spinge fino ad una revisione radicale dell'intera vicenda della Grecia arcaica e classica, non più miracolosa isola di razionalità, ma parte integrante di un'unica comunità che si estende dall’Anatolia, alla Mesopotamia, fino all’Egitto.
    Tutta la costruzione di questo libro si basa su una nuova interpretazione del termine apeiron, centrale nella filosofia di Anassimandro. Di questo presocratico ci resta appena un frammento, tramandato da Simplicio nel suo Commentario alla Fisica di Aristotele, poche decine di parole che sono bastate a definire un intero, potente schema di pensiero:

    principio delle cose è l'infinito... nascita e morte delle cose avvengono secondo necessità, poiché esse pagano la pena e reintegrano il torto che commettono le une alle altre secondo l'ordine del tempo...

    Anassimandro definisce l'elemento da cui hanno origine tutte le cose con il termine àpeiron, che abitualmente viene ritenuto costituito da a- privativo ("senza") e da péras ("determinazione", "termine") e tradotto pertanto come "indeterminato" o "in(de)finito". Secondo Semerano invece (ve la faccio breve) il termine sarebbe da ricollegarsi al semitico 'apar, corrispondente al biblico 'afar e all'accadico eperu, tutti termini che significano "terra". Il frammento di Anassimandro non si riferirebbe più, dunque, ad una concezione filosofica dell'infinito, ma ad una concezione di "appartenenza alla terra" che si ritrova in tutta una precedente tradizione sapienzale di origine asiatica e che è presente anche nel testo biblico: polvere sei e polvere ritornerai. Ecco qua che, secondo me, spunta il furore ideologico.
    Ammetto di non essere riuscito (ancora) a trovare il libro di Semerano per leggermelo con la dovuta attenzione, e che sto scrivendo le mie impressioni solo sulla base di quello che l’autore ha detto nella sua intervista. Ammetto anche che non mi dispiace del tutto l’idea di ricondurre Anassimandro (e magari anche gli altri presocratici) in una prospettiva meno metafisica e più “materialista”, accanto a Democrito e Talete. Ammetto pure che si potrebbe ovviare con un sorriso alla principale obiezione che è stata fatta a questa tesi, citando l’alternanza dei dittongo nella lingua ionica che si ritrova così spesso in Omero (ad esempio, un omerico “pòntos apèiritos” verrebbe tradotto, seguendo Semerano, con un discutibile “mare terroso” anziché “mare infinito”).

    Io tradurrei, però, apeiron con "indefinito". Tra l'altro non dimentichiamo che Omero era un aedo nordico e descriveva il mare immerso nelle brume, color del vino e sovente in burrasca.

    Ciao

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