11 novembre, 2013

Nuova luce sull’oscura vicenda del P.I.D

Chi non conosce la cosiddetta leggenda circa il vero Paul Mc Cartney che, dopo la morte in un incidente stradale, sarebbe stato sostituito da un sosia? Questa epopea, nota con la sigla P.I.D., ossia “Paul is dead”, appassiona da decenni fans dei Beatles, giornalisti, studiosi della cultura pop. La storia è tanto intrigante perché alonata dal fascino ambiguo, anzi ambivalente del doppio.

E’ tema antico. L’equivoco si intreccia al senso della perdità della propria identità nell’Amphitruo di Plauto: nella commedia Giove, innamoratosi di Alcmena, assume le sembianze del di lei marito Anfitrione, per concupire la donna. Il dio Mercurio, aiutante di Giove, prende l’aspetto del servo di Anfitrione, Sosia, per favorire la tresca.

Il topos dell’equivoco, dello scambio sciolto nella tradizione letteraria attraverso l’agnizione, il riconoscimento risolutivo all’interno dell’epilogo, scade nel cliché (si pensi ad una squallida produzione cinematografica di Roberto Benigni), nella trovata che strappa una risata banale.

Il P.I.D. si colloca agli antipodi di codesta comicità stanca e ripetitiva per collocarsi quasi nella dimensione della tragedia. E’, però, una tragedia senza catarsi, con eroi imborghesiti, nonostante il loro spirito trasgressivo, di una trasgressione che rafforza lo status quo con le sue devianze volute ed autorizzate.

Secondo la ricostruzione più diffusa, la notte del 9 novembre 1966 Paul Mc Cartney era uscito dalla sala prove dopo un violento alterco con gli altri tre Beatles (stando ad un'altra versione Paul era uscito frastornato da una festa all'inizio di dicembre del 1965). Salì sulla sua auto per tornare a casa e, lungo la strada, diede il passaggio ad una ragazza che faceva l'autostop. La ragazza si chiamava Rita e gli raccontò che stava fuggendo di casa, perché era incinta e, contro il parere del fidanzato, aveva deciso di abortire. Solo lungo una stradina di campagna, Rita comprese che la persona al volante era Paul dei Beatles. La sua reazione esagitata spaventò e distrasse McCartney. Egli non si accorse che il semaforo stava diventando rosso. Pur riuscendo ad evitare l'impatto con un altro veicolo, la vettura del Beatle uscì di strada e si schiantò contro un albero, prendendo fuoco. Paul, sbalzato fuori dall'abitacolo, sbatté la testa contro l'albero. Sia Paul sia Rita persero la vita. Stando ad un’altra ricostruzione dell'incidente stradale, Paul rimase decapitato nello schianto contro un autocarro.

Davvero l’attuale Paul Mc Cartney è un impostore e l’impostura dura da tanti decenni? Chi intende smentire la “leggenda” adduce come “argomento” forte il seguente fatto: era impossibile trovare un sosia del vero Paul che fosse altrettanto talentuoso come bassista e compositore. Chi, invece, sostiene che il vero Paul morì nel 1966 (o 1965, come si è visto), affastella una messe di indizi disseminati in testi di canzoni, copertine di dischi, istantanee... da cui si evincerebbe che i tre Beatles sopravvissuti continuarono a rimpiangere ed a rievocare il sodale defunto. Sono indizi, non prove, benché molto numerosi e spesso significativi.

Il colpo di grazia ai negatori della “leggenda” è giunto dalle indagini antropometriche circa il profilo dei padiglioni auricolari, la distanza tra gli occhi, la forma dell'arcata dentaria... fra i due “simillimi”? Riteniamo di sì, quantunque gli increduli respingano le evidenze biometriche, asserendo che le analisi sono state condotte su fotografie poco definite, neanche fossero state scattate da Niépce e da Daguerre…

Il dibattito è infuocato né importa poi più di tanto stabilire chi abbia ragione e chi torto. E’ indubbio, però, che la possibile morte di Paul è circonfusa di un’aura sinistra, da rituale nefando, da liturgia ominosa.

Il volto del satanista Aleister Crowley campeggia sulla copertina dell’album Sergent Pepper: Crowley come inquietante mentore dei Fab four.

Più, però, di tante tracce diaboliche e funeree – particolare che nessuno sembra aver adocchiato – è la data della dipartita di Paul a suggerire alcunché di oscuro. L’incidente occorse il 9 novembre 1966, ossia 11 9 1966, secondo la sequenza usata nel Regno Unito ed altrove per le date.

L’incidente fu un sacrificio umano compiuto per ottenere da stigie entità di perpetuare il successo nel campo della musica? Fu un’immolazione cui seguì un senso di colpa codificato e sublimato nei messaggi subliminali di copertine e libretti?

Restava da risolvere un problema: dove trovare non tanto una controfigura credibile del vero Paul, ma un sosia che fosse altrettanto creativo ed abile nel suonare il basso? Forse non è difficile trovare la risposta, pensando al potere del numero 11 collegato a qualche rituale di magia nera. Fantasie? Può darsi. In ogni caso, il mito vive nella morte.

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5 commenti:

  1. L'argomento che hai rispolverato mi affascina da molti anni ormai. Plausibile la teoria secondo la quale Paul McCartney sarebbe stato ammazzato in un incidente stradale. Ma allora io mi domando e dico: Paul avrà pure avuto una famiglia composta di genitori e parenti. Avrà pur avuto una o più fidanzate 'ufficiali', visto che il tipo era assi ambito dalle donne.
    E tutta questa gente non ha fiatato essendo venuta a sapere della morte del vero Paul e della sua sostituzione con un sosia proveniente dal Canada?
    Tutto si sarebbe svolto con modalità indolore?
    Ed i proventi derivanti dai diritti sulla sua musica a chi sarebbero andati?
    Che esistano degli addentellati fra il sottobosco satanico inglese e la musica degli Anni Sessanta è cosa arcinota che la gente comune nemmeno sospetta. Come gli ascoltatori abituali della musica dei Beatles non sanno che esistono forti dubbi circa la paternità delle loro canzoni.
    Si vocifera da decenni ormai che i loro motivi siano stati composti dal musicologo Theodor Adorno e dal loro produttore George Martin. Nessun dubbio inoltre che i testi da loro cantati contengano esortazioni più o meno occulte a depravazioni sessuali tipo l'esibizionismo e il libertinaggio in genere. Sassi gettati nello stagno della mentalità borghese di allora. Ma anche messaggi trasversali di cattivo gusto da loro suggeriti dalla macchina da spettacolo creata e gestita dagli Illuminati e volta a porre le premesse del caos nel quale siamo immersi in questi ultimi tempi.

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    1. Molti aspetti sono enigmatici: come ottenere il silenzio di amici e parenti? Con ricatti, minacce o con il controllo mentale? Non saprei. Se pensiamo, invece, a come trovare un artista che avesse il talento del vero Paul, fatta salva l'ipotesi da Te riportata, ebbene, risponderei nel modo seguente: il numero 11 è simbolo, ma pure un portale verso altre dimensioni, uno strumento per incanalare energie. Fu un rituale di alta magia nera con cui uccidere e, nel contempo, permettere ad una larva di sopravvivere in un altro involucro?

      I trapiantati conservano la memoria, i gusti, le inclinazioni degli sventurati donatori ai quali sono stati predati gli organi.

      E' una congettura, ma...

      Ciao

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    2. Tra l'altro in una sua produzione il falso Paul accenna alla sua vera identità in modo quasi esplicito.

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  2. Risposte
    1. Il film "Il mostro", una mostruosa pellicola in cui pare che il buon Benigni alluda ai veri mandanti degli omicidi attribuiti al cosiddetto "mostro di Firenze".

      Ciao

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