Nel momento in cui il nostro cervello perde le sue peculiari funzionalità, la coscienza non è più in grado di interagire con questa dimensione, stabilendo un contatto con altri piani di realtà.
Più mi accosto alla materia, più essa si allontana; più interrogo l’anima, più essa tace.
Dopo la morte attendono gli uomini cose che non sperano e neppure immaginano.(Eraclito)
Il bel libro di Eben Alexander, “Milioni di farfalle” (titolo infelice nell'edizione italiana), narra un’esperienza di pre-morte. Il volume del neurochirurgo aggiunge alla letteratura sulle N.D.E. risvolti filosofici di notevole interesse. L’avventura in un mondo inesplorato spinge, infatti, l’autore a domandarsi se la coscienza individuale possa prescindere del tutto dalla materia-energia. Egli ritiene di sì, andando in rotta di collisione non solo con la maggior parte dei neuro-scienziati che, invece, vedono nella coscienza un epifenomeno del cervello, ma pure con chi cerca di elaborare teorie secondo cui la materia e la coscienza sarebbero pressoché consustanziali o interdipendenti.
La domanda di Alexander è cruciale e se ne trascina dietro altre non meno decisive. E’ necessario per la coscienza acquisire un corpo? In caso affermativo, l’assunzione di un corpo che cosa implica? Una caduta o un’evoluzione? Che ruolo ha la dimensione temporale nell’incarnazione della psiche?
Ha ragione l’autore: la sopravvivenza dell’anima, intesa come principio spirituale, contiene in sé l’esistenza di Dio e viceversa, anche se Dio va inteso in maniera molto differente da come lo descrivono le religioni positive. Comunque l’Essere è staccato dalla materia.
Mutatis mutandis, è una rivincita di Cartesio e del suo tanto esecrato dualismo, poiché la res cogitans è totalmente altra rispetto alla res extensa. Possiede, infatti, una differente natura ontologica. E’ una sostanza le cui caratteristiche fondamentali non coincidono con i tratti peculiari del mondo ilico.
Sull’altro versante ha ragione Stephen Hawking, che pur con argomentazioni più imbarazzanti che capziose, negando l’esistenza di Dio, rigetta ipso facto l’idea di un’anima in grado di sopravvivere alla disgregazione del soma. Le due affermazioni sono intercambiabili o, per lo meno, la seconda è un corollario dell’assunto.
Se, come scrive il Nostro, davvero “la coscienza è alla base di tutto”, è necessaria una rivoluzione copernicana, cambiare radicalmente il punto di osservazione ed adottare nuovi paradigmi interpretativi. In questo inedito contesto, paradossalmente emerge l’enigma della materia più del mistero riguardante la coscienza stessa. Il mito del Dio che si incarna, a questo punto, assumerebbe il significato cosmologico di una coscienza che resta inchiodata all’universo tangibile o per scelta o per un errore.
Rimangono, tra gli altri, il nodo di Gordio a proposito dell’azione dello spirito sulla materia e viceversa (sempre che non si escluda uno dei due termini), il tema abissale del libero arbitrio e la vexata quaestio del male (può il male dipendere dal libero arbitrio?). Se, però, sia pure come mera ipotesi di lavoro, accogliamo l’eventualità di una coscienza del tutto avulsa dalle restrizioni della corporeità, si apre uno spiraglio su una realtà finalmente reale.
Più mi accosto alla materia, più essa si allontana; più interrogo l’anima, più essa tace.
Dopo la morte attendono gli uomini cose che non sperano e neppure immaginano.(Eraclito)
Il bel libro di Eben Alexander, “Milioni di farfalle” (titolo infelice nell'edizione italiana), narra un’esperienza di pre-morte. Il volume del neurochirurgo aggiunge alla letteratura sulle N.D.E. risvolti filosofici di notevole interesse. L’avventura in un mondo inesplorato spinge, infatti, l’autore a domandarsi se la coscienza individuale possa prescindere del tutto dalla materia-energia. Egli ritiene di sì, andando in rotta di collisione non solo con la maggior parte dei neuro-scienziati che, invece, vedono nella coscienza un epifenomeno del cervello, ma pure con chi cerca di elaborare teorie secondo cui la materia e la coscienza sarebbero pressoché consustanziali o interdipendenti.
La domanda di Alexander è cruciale e se ne trascina dietro altre non meno decisive. E’ necessario per la coscienza acquisire un corpo? In caso affermativo, l’assunzione di un corpo che cosa implica? Una caduta o un’evoluzione? Che ruolo ha la dimensione temporale nell’incarnazione della psiche?
Ha ragione l’autore: la sopravvivenza dell’anima, intesa come principio spirituale, contiene in sé l’esistenza di Dio e viceversa, anche se Dio va inteso in maniera molto differente da come lo descrivono le religioni positive. Comunque l’Essere è staccato dalla materia.
Mutatis mutandis, è una rivincita di Cartesio e del suo tanto esecrato dualismo, poiché la res cogitans è totalmente altra rispetto alla res extensa. Possiede, infatti, una differente natura ontologica. E’ una sostanza le cui caratteristiche fondamentali non coincidono con i tratti peculiari del mondo ilico.
Sull’altro versante ha ragione Stephen Hawking, che pur con argomentazioni più imbarazzanti che capziose, negando l’esistenza di Dio, rigetta ipso facto l’idea di un’anima in grado di sopravvivere alla disgregazione del soma. Le due affermazioni sono intercambiabili o, per lo meno, la seconda è un corollario dell’assunto.
Se, come scrive il Nostro, davvero “la coscienza è alla base di tutto”, è necessaria una rivoluzione copernicana, cambiare radicalmente il punto di osservazione ed adottare nuovi paradigmi interpretativi. In questo inedito contesto, paradossalmente emerge l’enigma della materia più del mistero riguardante la coscienza stessa. Il mito del Dio che si incarna, a questo punto, assumerebbe il significato cosmologico di una coscienza che resta inchiodata all’universo tangibile o per scelta o per un errore.
Rimangono, tra gli altri, il nodo di Gordio a proposito dell’azione dello spirito sulla materia e viceversa (sempre che non si escluda uno dei due termini), il tema abissale del libero arbitrio e la vexata quaestio del male (può il male dipendere dal libero arbitrio?). Se, però, sia pure come mera ipotesi di lavoro, accogliamo l’eventualità di una coscienza del tutto avulsa dalle restrizioni della corporeità, si apre uno spiraglio su una realtà finalmente reale.
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Per dimostrare che la coscienza esiste fuori dal corpo non bastano forse i cosiddetti 'viaggi in astrale' compiuti dagli occultisti e da certi mistici nonchè le esperienze dei 'remote viewers'? Lo sanno anche i militari che certi paragnosti sono in grado di abbandonare il proprio corpo fisico e disassemblare la coscienza da esso. Non mi pare ci sia bisogno di andare a scomodare le NDE, come fa l'autore di tale libro.
RispondiEliminaEd una volta assodato che la coscienza può sussistere al di fuori del corpo, che cosa può c'entrare questa evidenza o dato di fatto con l'eventuale esistenza di Dio?
E poi l'anima sarebbe da considerarsi come un principio psichico da non identificare con il Sè spirituale, il quale apparterrebbe ad un altro piano della manifestazione, piano ben più elevato di quello psichico o animico.
Insomma l'autore è incappato in una strana esperienza di parziale risveglio della kundalini che gli ha permesso di toccare certe fenomeni 'proibiti' in quanto remoti rispetto alla coscienza ordinaria. Ma si direbbe che il suo è stato soltanto un breve assaggio che non gli ha consentito di tirare conclusioni importanti e men che meno definitive.
Rimango in sintonia con Stephen Hawking, pur negando l'esistenza di Dio, si proietta sull'infinito fatto di energie che non si creano e non si distruggono, ma semplicemente esistono da sempre; come nulla si crea, nulla si distrugge e, cambia solo destinazione.
RispondiEliminaCastaneda, si avvicina molto di più alla così detta normalità, per lui, sotto la vernice della razionalità dell'umana esistenza, esiste uno stregone, ma la vernice che ci avvolge è molto difficile da grattare, così Castaneda ci dice:
"Attraversare la superficie della persona per giungere al suo centro, alla sua essenza. E’ come se il mio stesso centro diventasse una sorgente di luce, di chiarezza, diretta al centro dell’altra persona.”
Scrive J. Zinker:
“Negli anni ho scoperto che tanta gente soffre di cecità funzionale. Non solo non notiamo i particolari visivi del nostro mondo, ma spesso ci sfugge l’evidenza. Nel mio lavoro uso molto gli occhi; qualche volta mi aiutano a scoprire ciò che il linguaggio della persona non mi dice …"
Nel corso dei millenni passati, abbiamo perso quella magia che era insita nell'uomo, ci siamo replicati all'infinito e, ogni replica (come una fotocopiatrice) ha fatto svanire la vera immagine dell'essere.
Ora quello che vediamo è un mostro a sette teste fatto di sola materia che è passata in una macchina infernale dove già esisteva altra materia che fondendosi ha creato qualcosa di indefinito. La matrice iniziale si è persa, così anche l'Anima si è fusa con la coscienza, ripetendo gli stessi errori e orrori, in quest'universo, allontanandoci dagli altri possibili universi.
Ritornando a Castaneda:
"La nostra percezione non può captare più di una cosa per volta. Perciò è inutile che ti preoccupi in anticipo. Vivi ogni cosa nel momento in cui si presenta, esso è unico. Non è tutti gli oggetti. Accettalo per quello che è e vivilo. Non esistono milioni di istanti da vivere. Non esiste altro che l’istante presente. Gli altri verranno dopo. Sono in cammino per trasformarsi nell’istante presente, ma se rimani calmo e tranquillo, senza metterti a fare troppe elucubrazioni o farti prendere dalla ansia, verranno uno dietro l’altro e la tua vita scorrerà serena.”
Scopro tra queste parole (e mi ripeto) il poema di Gilgamesh, se pur per differenza intrinseca legata ad una vita non eterna ma più lunga, ma questa è tutta un'altra cosa.
Citazioni di Castaneda:
Si vive solo due volte…Op. cit, pp. .73-74
Ciao.
Sono temi abissali. Tuttavia paleserò il mio piccolo parere: se esiste una coscienza altra rispetto alla materia, essa è sorgente inesauribile, ergo è simile a quello che di solito chiamiamo Dio. Ergo gli esseri coscienti sono divini. Hanno ragione quindi gli atei dagli atomisti in poi, sino a Hawking, a negare contestualmente l'idea di Dio e quella della sopravvivenza dell'anima. Essi si impegnano su questi due fronti, perché sanno che una coscienza svincolata dallo spazio-tempo è assoluta, ossia "absoluta".
RispondiEliminaPoi nessuno in questa materia possiede la verità ultima: anche la stessa materia potrebbe essere imperitura, benché i cosmologi lo neghino o non esistere o non esistere uno spirito o ancora tutto potrebbe avere altri connotati, ma l'esperienza di Alexander et al. ci suggerisce che l'anima è cieca al mondo materiale e veggente altrove.
Ciao
E allora se Dio non esiste, spiegatemi per qual motivo la materia è passata dalla disorganizzazione del Caos al Kosmos? Forse per sua virtù intrinseca? Chi ha realizzato i progetti e gli schemi che precedono il manifestato? Offritemi una spiegazione logica e smetterò di credere in Dio.
RispondiEliminaSono le domande che Hawking ed altri eludono con le tautologie.
EliminaCiao
Caro Zret,
RispondiEliminain questi tempi di soverchiante sciatteria, anche liguistica, mi rincuora leggere la tua bella prosa elegante e precisa. Te ne ringrazio.
L'argomento del tuo ultimo post mi interessa perche' ho letto il libro di Eben Alexander, intitolato in inglese "Proof of heaven". Alexander riporta esperienze di premorte vissute anche da altri in termini sorprendentemente simili. Solo che Alexander e' un neurochirurgo di fama, laureato ad Harvard, non certo nota come fucina di idee new age. Il che da' da pensare.
Una testimonianza video, proveniente dalla scienziata Jill Bolte Taylor, racconta la sua esperienza di ictus nel corso di un incontro organizzato da TED. E' molto intensa
hhttps://www.youtube.com/watch?v=WtgP_yM8E4I
Oltre alle esperienze di NDE, numerosa documentazione esiste sui cosiddetti viaggi fuori dal corpo. Pioniere nel divulgare le sue esperienze e' stato Robert Monroe, che ha costituito una fondazione che tiene corsi nei quali vengono insegnate certe tecniche che pare siano in uso alla CIA almeno dagli anni 50 (remote viewing, telecinesi, teletrasporto ecc). Esistono in commercio anche macchine, brevettate anche dallo stesso Monroe, che emettono onde sonore che faciliterebbero le uscite dal corpo fisico. Ne testimonia anche William Buhlman in "Adventure in the afterlife" e in "The secret of the soul : using out of body experiences to understand our true nature". In quest'ultimo testo viene anche riportata una curiosa teoria dell'autore. Egli ritiene, in base alle sue esperienze in altre dimensioni, che quando si muore, coloro che in vita hanno avuto una concezione molto materialistica della loro esistenza tendano a riaggregarsi con spiriti affini in una dimensione limitrofa a quella terrena. Qui essi riprodurrebbero una esistenza assai simile a quella appena conclusa, vivendo in condominio (se essi vivevano in consominio sulla terra), incontrando parenti e amici, consumando pasti e addirittura accoppiandosi. Agli spiriti piu' elevati sarebbero invece riservate sfere piu' alte nelle quali si e' piu' prossimi alla contemplazione del divino.
Che dire? Il tema istintivamente mi convince e mi interessa, ma non ne so abbastanza. Tuttavia mi attrae piu' del bilioso risentimento di Stephen Hawkins verso tutto cio' che e' in divenire. Fosse per lui e i suoi seguaci, saremmo tutti come quelle povere farfalle infilzate che si trovano in certi laboratori. Trapassate.
Avalon Carr, hai sollevato questioni non interessanti, vitali. Mi piacerebbe approfondirlletutti, se avessi tempo.
EliminaSì, Alexander è una mosca bianca perché il 99 per cento dei neurologi è materialista ed ateo (ed i materialisti sono atei). Questo è da sottolineare. Mi pare che in alcune tradizioni orientali si indichi che l'aldilà sarà creato secondo i nostri pensieri, desideri ed aspettative. Così ci costruiremmo il futuro ultraterreno con la nostra mente.
Circa i viaggi astrali, reputo che siano un'esperienza emozionante e pure spaventosa per chi crede che la realtà sia solo quella che si vede.
Hawking nega Dio con un argomento per me incomprensibile, accennando al nulla, come se il Nulla non fosse, alla fin fine, coincidente con Dio, come ci insegnano alcuni mistici. Fossi in lui, ricorrerei al solito ma più solido argomento del male.
E gli Altri che ruolo hanno in queste avventure liminali? E' un capitolo che per ora non apro.
Ciao
Mi viene in mente qualcosa che mi ha riportato mia madre, andata due settimane fa a visitare un mio zio stretto che, alternando sprazzi di lucidita' a momenti di incoscienza, stava per spirare. Mio zio vedeva nella sua camera suo fratello sua sorella defunti da anni che erano andati a prenderlo e, rivolgendosi ai presenti, li indicava perche' li salutassero. Ovviamente questi defunti nessuno poteva vederli. Tuttavia per mio zio erano li, assolutamente reali, e lui impartiva alla moglie (viva) istruzioni su cosa dovesse preparargli per il viaggio : vino, pane, formaggio, olive e salame. Mia madre concludeva "Soo subito accorsa quando ha cominciato a vedere I morti che rano andati a prenderlo perche' era chiaro che ne avrebbe avuto per poco."
RispondiEliminaRiguardo al ruolo degli altri, ricordo bene un tuo scritto nel quale riportavi le istruzioni che Gesu' impartiva a suo fratello in un vangelo gnostico affinche' questi sfuggisse alla "posta" di certi demoni pronti a ghermire l'anima del defunto. Mi sembra una spiegazione ancora convincente.
Hawking è un disperato. Come contorto e rattrappito è il suo corpo, tale appare la sua mente. Il primo non può che essere il riflesso dell'altra e viceversa.
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