01 ottobre, 2014

Gravità


Siamo nel 2014, ma la tecnologia per lo più è usata per il controllo e per allestire un inferno scintillante. Viviamo in un mondo che, da un punto di vista tecnico, è ancora in parecchi settori arcaico. Così, nonostante le mirabilia del progresso, molti lavoratori devono fronteggiare la forza di gravità: sollevare pesi, trainare carichi, spostare oggetti ponderosi. Le macchine hanno alleggerito e facilitato molti lavori manuali, ma è sufficiente osservare le operazioni che compiono i netturbini, i muratori, gli scaricatori, i facchini, i braccianti etc. per capire quanto la lotta contro la gravità sia dura e faticosa. Gli incidenti sul lavoro, a volte mortali, sono lì a dimostrare quale sia il tributo di sangue versato ad un sistema basato sul peso dello sfruttamento.

Che cos'è la gravità? Considerata una delle quattro interazioni fondamentali, essa è la più misteriosa, poiché - così risulta - a differenza delle altre, non è mediata da particelle. Pur ancorandoci alle masse, la gravità è di per sé debole a tal punto che taluni fisici pensano una grossa "quota" di questa forza sia annidata in un'altra dimensione. Non manca chi ne nega l'esistenza.

Si è che la gravità è una caratteristica della materia-energia e, come tutte le altre peculiarità del mondo ilico, è sfuggente. La materia è paradossale: è peso senza sostanza, esistenza senza essenza. La dimensione concreta ci elargisce i prodigi dei cinque sensi, ma ottunde lo spirito. Ci offre le sensazioni e le esperienze più disparate, ma ci condanna al declino, alla decomposizione, alla morte.

E' ineffabile piacere ed indicibile tortura, a seconda dei casi, dei destini, delle vite. Chi decise e perché di tuffarsi nella materia? La Coscienza non era sufficiente a sé stessa? Qual è la vera radice della divisione originaria? Nessuna risposta per chi è sotto il dominio della greve gravità.

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10 commenti:

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  2. Credo che la gravità che ci blocca a questa dimensione sia da ricercare nelle capacità del nostro cervello, vero è che bisogna sfatare il fatto che noi usiamo il cervello al 10%, ma lo usiamo meno dei delfini che possono percepire anche a 200 metri un corpo nell'acqua per via della capacità del loro sonar all'interno del cervello.

    Se l'umano potesse sfruttare al 100% il suo cervello supererebbe di gran lunga la gravità terrestre; purtroppo stiamo regredendo, un lento declino inesorabile, non del sapere vero o no che sia, ma dell'evoluzione che trasmette alle generazioni successive per la causa dell'uso delle macchine che pensano e svolgono attività per noi.

    L'umano doveva liberarsi dalla fatica ma rimane schiavo della sua stessa invenzione, la macchina, macchina intesa come tecnologia, pertanto la regressione se non contrastata con la ricerca del sapere avrà vinto sull'umanità, portandoci all'era della pietra con la difficoltà di accendere un fuoco senza un fiammifero o un accendino a portata di mano.

    Se il cervello acquisisse la possibilità di essere sfruttato al 100% si potrebbe viaggiare nel tempo, avanti e indietro ed essere invisibili perché la materia si scomporrebbe in onde elettromagnetiche facendola sparire.

    Ciao.

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    1. Sì, Wlady, la nostra mente è debole, inferma, meccanica, ripetitiva. Non sappiamo poi attingere alla fonte della Coscienza che ci donerebbe la beatitudine del Nirvana.

      Ciao

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  3. Avevo commesso un errore nello scrivere il primo...

    Probabilmente, scaturita da un’emblematica quanto ancestrale sventura occorsa alla sfera maggiormente pura di un ambito metafisico, di cui nulla possiamo dire, (essendo solo appena percettibile) prima conseguenza della raggrumazione dell’idea, la Gravità non sarebbe forse un sublime quanto atroce incanto? e di sicuro non si può comprendere con sole formule fisiche.
    L’essenza della gravità, che intuisco essere addensata di un esemplare nucleo poetico, (come liberazione interna alla forza d’attrazione stessa) è una potenza ardente che il pensiero moderno ha massimamente raffreddato. Questo “grave” quanto illuminante presentimento d’elevazione interno al proprio misterioso fondamento, nella Gravità in cui siamo intagliati, s’è progressivamente deformato con il definitivo tramonto dell’età artigianale, dissolvendo la percezione nobile della gravità in volgare gravezza, che è sinonimo d’imposizione: un’imposizione che appare sempre più irrimediabile.
    La crisi dell’epoca attuale, è l’inespressiva fiducia d’automazione (progresso) che mangia voracemente il senso profondo dell’esistenza, innestando nell’intimo rinnovamento delle cose una calcolata prevedibilità che condanna questa dimensione alla sterilità. La gravità adesso è relegata all’interno di un’assurda zona d’influenza dissociante, (tale è l’azione disfacente del satanismo) in cui trova avvizzimento ogni possibile significato autenticamente trascendente. Sarebbe proprio in questa drammatica disidratazione lirica del tempo il pericolo più grave mai occorso all’uomo: quello appunto di una gravità priva di sostanziale fondamento etico. Gli effetti di tale capovolgimento precipitoso dei tempi sono sempre più espliciti.
    La nostra salvezza è nel patire, originariamente inteso, nel sentire e partecipare attivamente del “continuo e misurato dolore che stilla sotto a tutte le cose”. E’ un tormento venato di fiducia interno alla combustione del sole, e che risuona nel nostro stesso cuore. La gravità è un canto e grido disperante, condensato nel Nulla iridescente, preesistente alla natura del Cosmo, in cui attinge la nostra essenza più profonda. Nell’inconcepibile e “addensato nulla”, siamo chiamati a riscattare la nostra identità, comprendere la figurazione simbolica che incarniamo e la selva simbolica in cui qui ci aggiriamo. Dobbiamo riscattare il “significato”, provare a farlo fino alla consumazione del tempo. Tempo, sensibilmente innervato alla gravità e con questa costituente un tutto unico inscindibile.

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    1. Bellissimo trattato, Giovanni, punto inferiore alle pagine dense ed alate di Heidegger sulla poesia e sul suo incanto.

      Incornicio le Tue sublimi parole e le propongo all'attenzione dei lettori.

      Ciao

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    2. Mi viene in mente la somiglianza fonica tra gravity e grave...

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    3. La gravità come tomba (grave in inglese) dell'anima?

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    4. Credo di si, benché non sia un glottologo, la gravity è assonante a grave (sepolcro). In un certo senso la gravità affonda in se stessa, condensandosi addosso il proprio nucleo (nucleo che amo qualificare come enigmatico) ed è proprio nell’allegorico seno della madre terra che il sepolcro affonda il proprio significato mistico. L’evento grave della morte che l’inumazione restituiva alla gravità, nel profondo di tenebre idealmente rischiarate dalla fiducia nella “nuova semina” occorsa alla vita dell’animo.
      E’ vitale recuperare la “determinazione primordiale” intesa come ascesi = esercizio massimamente attivo dello spirito, che sa riconoscere su quale convenzione si dispiega, o si piega, il proprio tempo.
      La percezione è che abbiano sospinto la corrente dei tempi costringendola dentro un rivolo infelice. L’inganno Arcontico attuale, è un’aberrazione solo apparentemente riuscita, in realtà se osservato da un punto prospettico maggiormente ampio si rivela essere solo un estremo quanto disperato espediente usato per tentare di forzare, prima dell’alba del nuovo Ciclo, il nostro scrigno immateriale…ma come sappiamo: non praevalebunt.

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    5. La convenzione massificante alla fine consolida, in una forma assai più consistente della gravità stessa, la convinzione intima che l’unica traccia da seguire sia una benevola ispirazione di natura immateriale e per la quale la gravità stessa, la sua necessità, fornisce il supporto malleabile su cui imprimere tracce di un passaggio che apre la via al trascendente. Questo non esclude l’inganno evidente, anzi lo contempla nelle dinamiche interne alla rotazione stessa degli astri. La via di risalita per noi, che nostro malgrado siamo parodie degli Argonauti, è nell’acquisizione di una domesticità salda pur nella consapevolezza che le nostre midolla sono inesprimibile nulla e non siamo nulla. Oggi scrivo qui e domani già sarò svanito.
      Orfeo comprese meglio di chiunque la gravità, che smuoveva le pietre col solo canto. Vi fu una stirpe ancestrale, di cui noi pur siamo larvale emanazione diretta, che fondò un Regno nel cuore degli uomini e cercando di eliminare la crudeltà, la meschinità, indicarono proprio quaggiù, in questa Terra, la direzione verso l’assoluto. E’ una tensione iridescente, che spiega i miei poveri motivi mortali istantaneamente e ben al di la di ogni mediazione concettuale. Siamo comunque in viaggio.
      Un caro saluto

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  4. Grave (n.) Look up grave at Dictionary.com
    Old English græf "grave, ditch, cave," from Proto-Germanic *graban (cognates: Old Saxon graf, Old Frisian gref, Old High German grab "grave, tomb;" Old Norse gröf "cave," Gothic graba "ditch"), from PIE root *ghrebh- (2) "to dig, to scratch, to scrape" (source also of Old Church Slavonic grobu "grave, tomb"); related to Old English grafan "to dig" (see grave (v.)).

    Pare che grave non sia legato al latino "gravis". Tuttavia certe somiglianze sono suggestive e sorgenti di riflessioni.

    La vita e la morte sono i pilastri su cui si basa l'essere.

    Non prevarranno, anche se i tempi finali saranno la più feroce, sanguinaria messe che la storia abbia mai conosciuto. Così credo.

    Ciao

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